A rischio il conto del coniuge? Più di un cliente, dopo aver letto questa questa notizia comparsa sui giornali nei giorni scorsi, mi ha fatto delle domande in proposito. Cerco di rispondere qui.
La Corte di Cassazione, con la Sentenza n° 8.000 del 22 marzo 2021, ha avvallato quanto disposto dall’Agenzia delle Entrate in merito alla possibilità di verifica della posizione bancaria del coniuge, “ove vi fosse una delega a operare”.
Sappiamo bene che una delle usanze più comuni, tra gli Italiani che contraggono matrimonio, è la cointestazione del proprio conto corrente oppure la delega a operare al coniuge. L’Agenzia delle Entrate ha perciò cominciato a indagare per i movimenti del delegato, sul conto dell’altro coniuge o dei famigliari.
Nella Sentenza n° 8.000 della Cassazione erano sotto la lente in particolare i movimenti di un contribuente per redditi professionali, che secondo l’Agenzia delle Entrate non sono stati dichiarati e fatti transitare impropriamente sul conto della moglie per eludere la tassazione. L’Agenzia ha fatto notare che i movimenti fatti dal coniuge su quello dell’altro, in assenza di una giustificazione (cioè tacciabili) hanno una presunzione di ricavi non dichiarati. In assenza di una giustificazione si può quindi incorrere in un accertamento fiscale.
Cerchiamo di fare ordine. È possibile avere un conto cointestato o con delega e far transitare il denaro dell’altro coniuge: l’importante è avere una giustificazione sulla provenienza dello stesso. Una coppia che fa transitare gli stipendi o i proventi delle fatture su un conto non corre rischi, sempre che gli stessi siano tacciabili. La coppia, che ha un conto casa nel quale arrivano bonifici dai relativi conti personali/professionali, non corre rischi. Il frontaliere che versa contante sul conto cointestato dopo averlo cambiato nel Paese straniero può giustificare la provenienza del denaro: e quindi non si connota la possibilità di un’evasione, essendo la provenienza del denaro tacciabile (anche se è sempre consigliabile, per una tranquillità maggiore, effettuare un bonifico).
Corrono rischi invece coloro che versano, ad esempio, contante sul conto del coniuge senza un’adeguata giustificazione o che ricevono bonifici sul conto della moglie e intestati a loro e così via. L’Agenzia delle Entrate può, anche in assenza di contraddittorio, fare accertamenti sui conti correnti: lo stabilisce la sentenza, adducendo che sono accertamenti amministrativi atti a verificare illeciti e discrezionali dell’Ufficio, che non è perciò tenuto a informare il contribuente dell’accertamento.
Come sempre noi Italiani non difettiamo di fantasia. Vorrei però far notare che questi escamotage per non pagare le tasse potrebbero ribaltarcisi contro, perché il costo stesso dell’accertamento potrebbe essere elevato. Come sempre incorrere in un accertamento, a prescindere dalla legittimità delle accuse, è un problema che comporta costi e fastidi, e l’onere della prova della correttezza dei movimenti è in capo al contribuente.
In casi come questo avere una buona copertura assicurativa per l’assistenza legale, specialmente per un professionista, potrebbe essere una spesa che in caso di bisogno tornerebbe molto utile. Le assicurazioni possono aiutarci in molte delle situazioni che la vita ci pone davanti: ne parlerò anche nel mio webinar del prossimo 31 maggio, quando parleremo delle varie tipologie di tutela.
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