La settimana scorsa ho incontrato un imprenditore che non è mio cliente, la tipica persona che io da sempre definisco 85/15, cioè: 85 per cento di tempo e risorse in azienda e il rimanente per quello che sono gli affari personali. Abbiamo fatto una bella chiacchierata sulla situazione politica italiana, sulla guerra e sulle materie prime. Lui lavora i metalli e ha studiato una nuova procedura per ridurre gli sprechi e l’energia. Si lamentava della fatica nell’approvvigionamento e dei costi che sono lievitati, dell’inflazione e di tutte le notizie che si leggono sui giornali.
Dopo aver parlato dei fatti mondiali, siamo scesi nel particolare, soprattutto per quanto riguarda la sua situazione: sposato con due figli, un figlio di 17 anni e una figlia di 15, casa di proprietà, baita in montagna ereditata dai genitori di cui vorrebbe rilevare la parte del fratello, la voglia di acquistare un capannone più grande perché l’azienda sta prendendo nuove commesse. Dopo aver analizzato le risorse presenti, sia personali sia dell’azienda, siamo andati a incasellarle nella sua pianificazione. Qui alla mia domanda: “Se Lei dovesse mancare, ha già provveduto? Provi a pensare se tutto quello che sta facendo in questo momento, gli investimenti nell’azienda e tutto il resto, fossero vanificati da una sua dipartita”. La risposta è stata una faccia stranita e un’affermazione: “C’è già mia moglie che mi pungola sempre per questa cosa, ma io non ci ho davvero ancora pensato”. Oltre agli scongiuri di rito, l’invito alla riflessione ha avuto il suo effetto: abbiamo analizzato tutte quelle situazioni che potrebbero crearsi se lui non ci fosse più.
Il primo scenario, che è anche il più probabile, è il fatto che il figlio, che sta studiando meccanica, possa entrare in azienda; la figlia invece vuole dedicarsi alla medicina. Questa situazione, apparentemente logica, porta al suo interno un grosso problema: se lui non ci sarà più, l’azienda passerà alla moglie e ai figli con la possibilità, come già ho visto più volte, di una discussione tra eredi. La possibilità di uno smembramento è alta. Proviamo a pensare se si possa riequilibrare il suo patrimonio tra gli eredi, in modo che l’azienda vada a suo figlio, ma allo stesso tempo anche sua figlia e sua moglie non siano penalizzate: a tal proposito suggerirei un incontro a tre con il suo commercialista.
Il giorno dopo ci siamo trovati a pranzo e abbiamo strutturato un’ipotesi di massima per tutelare gli sforzi profusi e gli investimenti fatti e da fare. Al di là della soluzione – che essendo ad personam non è replicabile, quindi non metto la soluzione – la riflessione da fare è: stiamo tutelando nel migliore dei modi il nostro patrimonio?
Il fatto più ricorrente che vedo nella mia attività sono i genitori che aiutano economicamente i figli per l’acquisto della casa o per altre situazioni di vita; questa cosa purtroppo crea spesso problemi una volta che i genitori vengono a mancare; il fratello o la sorella che si ritengono danneggiati dalle scelte dei genitori rivendicano i loro diritti con conseguenti lotte tra parenti.
Pensare in anticipo a una cosa del genere, con un semplice testamento olografo per le cose più semplici, sino ad arrivare a strutture più complesse quali il Trust, i patti di famiglia o altro può essere una soluzione a questa situazione. L’inflazione al 7 per cento e la correzione temporanea dei mercati non sono nulla di fronte alla possibilità che il nostro lavoro e i nostri sacrifici siano vanificati per una scelta strategica che spesso non facciamo perché dolorosa da fare, ma gli scongiuri non bastano.
Una pianificazione così profonda vale per tutti? La risposta è no, naturalmente, ma solo la presenza di due figli, di due immobili, di altre proprietà o di una piccola attività rende comunque necessaria una riflessione.
PS. Se vuoi approfondire questi e altri temi iscriviti al mio gruppo Facebook e se già sei iscritto invita un tuo amico a farlo. E se vuoi leggere il mio libro “La Finanza dei Pomodori”…
Comments are closed