Tra il 1900 e il 1910 il passaggio dal cavallo alle automobili ha subito un’accelerazione modificando per sempre il modo di effettuare spostamenti. Oggi siamo probabilmente di fronte a un altro cambiamento epocale che trasformerà il modo di muoversi: l’idrogeno. L’idrogeno resta centrale nel concetto di decarbonizzazione: costituisce l’alternativa ai combustibili fossili che hanno sino ad ora rappresentato la fonte energetica centrale.

L’idrogeno ha vari colori. Quello “marrone” o “grigio” possiede meno appeal, perché è estratto dal carbone e dal gas naturale, che hanno bassi costi di estrazione ma alto impatto inquinante; esiste poi l’idrogeno “blu”, che non si disperde nell’ambiente pur essendo estratto con un processo simile al primo: ha un impatto ambientale più basso e un costo lievemente più alto; da ultimo l’idrogeno “verde”, che ha un processo estrattivo diverso: infatti avviene per elettrolisi. Dobbiamo tener conto che l’elettrolisi ha un costo elevato, perché necessita di molta energia a causa del processo di scissione dell’acqua. La produzione di idrogeno attualmente avviene attraverso l’energia rinnovabile, usata per il settanta per cento nell’elettrolisi: questo abbatte di parecchio l’impatto sull’ambiente, perché quando arriveremo al 100% di energia rinnovabile, avremo un impatto carbon pari a zero; però significa anche costi molto elevati.  

Dunque è facile intuire che l’acquisizione dell’idrogeno è stata sino ad ora frenata da un lato dai prezzi onerosi di produzione e dall’altro dall’impatto ambientale non proprio conveniente; possiamo anche aggiungere che le attuali energie pulite, eolico e fotovoltaico in primis, non bastano a dare energia sufficiente per il suo processo produttivo. Tuttavia la diminuzione del costo delle energie rinnovabili oggi in atto rende ancora più appetibile puntare sull’idrogeno: si parla di energia rinnovabile a basso costo per favorire la transazione all’idrogeno verde e anche di una maggiore quantità della stessa.

Si stima che nel 2030 gli investimenti in idrogeno verde saranno di 300 miliardi di dollari, cifra che è destinata a diventare 15 mila miliardi di dollari entro il 2050 secondo la Energy Transitions Commission. Del resto basta pensare che dal dicembre 2020 al giugno 2021 gli investimenti sull’idrogeno sono triplicati: le iniziative in tal senso sono ben 359.

L’Europa sta facendo da apripista, ma anche il Colosso Cinese e gli Stati Uniti si stanno muovendo in questa direzione. L’idrogeno verde sta prendendo sempre più piede e se ne parla sempre di più: ha ormai raggiunto il livello mediatico del 5G e della Blockchain.  Siamo comunque ancora lontani da avere l’idrogeno come fonte di energia: si dovranno superare i problemi energetici per attivare l’elettrolisi, processo che – lo ricordiamo – ha dalla sua la possibilità di essere attivo 24 ore su 24, diminuire i costi e avere una legislazione in linea. 

Come tutte le nicchie, in questo campo gli investitori trovano allo stesso modo opportunità e rischi: solo pianificando in modo chiaro gli investimenti, una parte di essi possono essere destinati all’idrogeno. Resta sempre, per chi non vuole mettere tutto il capitale subito, il vecchio e caro piano d’accumulo, che abbassa la volatilità emotiva degli investitori. Del resto, solo una sana e consapevole pianificazione libera l’investitore dalle ansie del mercato.

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