Sabato scorso ho trascorso una mattinata parlando di Finanza con dei ragazzi tra i sette e i tredici anni. I bambini sono davvero delle spugne che assorbono concetti e nozioni alla velocità della luce e spetta a noi mettere a loro disposizione il liquido giusto: da parte loro ho trovato sempre e solo interesse e grande voglia di sapere. Durante la lezione siamo partiti dal baratto e siamo arrivati a parlare di interesse composto e di previdenza: per chi asserisce che ai ragazzi interessano solo i videogiochi vorrei rispondere: “Certo, se gli presentiamo solo quelli!”. Quindi chapeau ai genitori che hanno mandato i loro figli al mio piccolo seminario.

Come se non bastasse, durante la settimana alcuni articoli mi hanno fatto riflettere ancora di più su questa esperienza con i più giovani. Il primo parlava dell’invecchiamento della popolazione che continua a crescere: la pandemia ha rallentato un trend che sicuramente ricrescerà e l’invecchiamento della popolazione avrà ripercussioni economiche sulla sanità e sulla previdenza.

Il secondo invece parlava dell’indagine OCSE “Pensions at a Grange 2021” dove emergono dei dati che devono darci da pensare. Chi entra oggi nel mondo del lavoro andrà in pensione a settantun’anni e, complice il contributivo ovvero il sistema adottato per il calcolo previdenziale in Italia, avrà una decurtazione del suo reddito importante. Questo studio evidenzia che oggi l’Italia ha un’età pensionabile di 1,3 anni più bassa della media OCSE, grazie a quota 100 opzione donna e alchimie del genere, ma che dovrà suo malgrado alzare questa età per una serie di motivi, non ultimo il costo sul PIL della quota previdenziale (che è la seconda dei Paesi OCSE). Per i lavoratori autonomi si calcolano mediamente decurtazioni che partono dal 30 per cento e per le donne con lavori discontinui la decurtazione sarà del 27 per cento: entrambe le aliquote di ben 5 punti più alte di quelle OCSE.

Il terzo articolo infine potrebbe essere considerato la sublimazione dei due precedenti: si parlava del fatto che oggi la pandemia ha evidenziato un fenomeno già consolidato, che era quello che i pensionati aiutano i figli grazie alla certezza del loro reddito. Si stimava che gli studi dei nipoti spesso ricadono sui nonni pensionati piuttosto che sui genitori. Come sempre parliamo di medie e statistiche, ma questa fotografia non è delle più rassicuranti.

Ed ecco qui la mia riflessione. Lavoreremo più anni, avremo meno risorse e quindi è chiaro che urge pensare al proprio futuro: arrabbiarsi con lo Stato perché non garantisce la pensione o sbraitare contro il governo non risolvono il problema. È ora di agire.

Ai ragazzi che ho incontrato sabato scorso ho spiegato che ci sono due variabili che lavorano per loro e che, se usate nel modo giusto, faranno la differenza: il tempo, guarda caso, e l’interesse composto, che come diceva Einstein è considerata “l’ottava meraviglia”. Tre anni fa scrivevo: “Non facciamo gli struzzi!”. Oggi lo voglio ribadire: far finta che il problema non esista e che qualcuno ci penserà è la stessa cosa che camminare su un filo sospesi in aria senza protezione e sapendo che se si cade non ci si può salvare.

A questo proposito hai già scaricato la mia Guida alla Previdenza? Se vuoi approfondire questi e altri temi iscriviti al mio gruppo Facebook e se già sei iscritto invita un tuo amico a farlo e a scaricare la Guida. E se vuoi iniziare a pensare al tuo futuro e a come fare per proteggerti…

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