“I titoli di Stato sono spazzatura”, parole e musica di Bill Gross.

In una nota, colui che è considerato da tutti il Re delle Obbligazioni, si è espresso in questo modo molto colorito per segnalare la sua preoccupazione sui titoli di debito degli Stati, e di quelli americani in particolare. Quali sono le ragioni per cui Bill Gross, colui che in piena crisi mutui sub-prime consigliava il governo americano, si esprime in questo modo?

La sua preoccupazione parte dal rendimento dei Tresuary americani: i titoli di Stato statunitensi a dieci anni hanno infatti toccato recentemente l’1,29 per cento  di rendimento annuo. Gross esterna la sua paura che gli investitori che acquistano tresuary a dieci anni con un rendimento così basso – sotto l’inflazione, per intenderci – potrebbero trovarsi con una perdita capitale importante una volta che il rendimento dei titoli risalirà al 2 per cento. Cerchiamo di capire cosa può succedere. Immaginiamo di avere una bilancia: da una parte i tassi di interesse e dall’altra il valore del titolo;al salire di uno, corrisponde la discesa dell’altro: ma perché?

Pensiamo di acquistare il titolo all’1.29 per cento oggi e di pagarlo 100. Tra sei mesi il Tesoro americano emette un titolo al 2 per cento con rendimento che costa 100. Un nuovo investitore quale titolo prenderà? Sicuramente quello al 2 per cento. Quindi come posso io vendere il mio titolo all’1,29 per cento? Facile: faccio uno sconto sul prezzo, cioè lo ingolosirò facendoglielo pagare meno di 100. Ecco spiegata la prima preoccupazione di Gross: se i tassi salgono al 2 per cento,l’investitore vedrà una diminuzione di capitale importante.

Seconda preoccupazione: chi comprerà i tresuary quando la FED smetterà di comprarli? Ho già spiegato come le Banche centrali prima o poi faranno il tapering. Gross si chiede: con un’inflazione al 2 per cento e una prospettiva di crescita economica ancora importante, chi comprerà i titoli quando la FED smetterà di farlo? Domanda lecita: legge della domanda e dell’offerta, se nessuno li vuole il prezzo scende o addirittura non si arriva al collocamento, ed essendo i titoli di Stato un’entrata per lo Stato cosa potrà succedere?

Alla luce di quanto detto le preoccupazioni di Gross sono lecite: ma anche noi dobbiamo averle? Gross ragiona come un gestore, cioè colui che compra e vende giornalmente titoli, e il suo modo di ragionare va assolutamente bene per chi fa il suo lavoro, ma non per l’investitore.

Torniamo ai nostri titoli di Stato americani a dieci anni all’1,29 per cento: se li ho comprati per tenerli dieci anni e guadagnare quella cedola all’anno, la domanda nasce spontanea: mi interessa qualcosa della variazione dei tassi possibile dell’anno prossimo? La risposta è NO: io porto a scadenza il titolo incasso 100 e arrivederci. Quello che abbiamo appena visto è la classica diversità che passa tra strategia e tattica; la prima è tengo dieci anni e arrivederci, la seconda è: lavoro tutti i giorni sul differenziale compro/vendo.

Ultimo spunto di riflessione: se il denaro è messo a dieci anni per permettere a mio figlio di portare a termine gli studi, è strategia o tattica? Per me la risposta è una e una sola.

Vuoi fare strategia? Anche Napoleone non studiava da solo la sua strategia.

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