Sell in May and go away – concettualmente: vendi in maggio e resta liquido sino all’autunno – è una delle credenze più popolari nel mondo degli investitori. A questa credenza possiamo anche associare “Vendo in fondo all’ottava” e “La terzina finisce venerdì e io entro” e tante altre che mi è capitato di sentire durante la mia vita di consulente. 

Queste credenze di solito cercano di rendere logico e prevedibile una cosa che è difficilmente prevedibile, cioè l’andamento di mercato. La verità è che queste credenze non hanno nessun fondamento logico.

L’ottava così come l’intende un investitore, ad esempio, era un tempo riferita alla settimana di Borsa, da lunedì a venerdì: cinque giorni. Un attentato, una pandemia improvvisa o un qualsiasi altro evento accidentale può infatti rompere la sequenza dell’ottava o qualsiasi sequenza logica che dir si voglia. Gli stessi gestori dei fondi usano strumenti di protezione dagli eventi inattesi e un trader esperto si copre sempre dalle possibili correzioni improvvise.

Diceva Benjamin Graham: “Nel mercato azionario si hanno due scelte: arricchirsi lentamente o impoverirsi rapidamente”. Ci vuole infatti una logica di lungo periodo nel mercato azionario, perché il fattore tempo è l’unica certezza per avere un guadagno pressoché sicuro. Se avessimo seguito il Sell in May negli ultimi dieci anni, avremmo perso il 27 per cento, come si può vedere dall’analisi di DNCA relativamente all’indice di borsa più importante: lo Standard & Poor 500

La verità è che queste credenze, insomma, assomigliano molto di più alla superstiziosa filastrocca recitata da Lino Banfi in “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” che alla sequenza logica di un matematico. Warren Buffet, da tutti conosciuto come il più grande investitore della Storia, afferma sulle previsioni di Borsa: “Le previsioni possono dirti molto sul carattere di chi le fa; ma non ti dicono nulla sul futuro”. Questo ci fa capire come prevedere ciò che il mercato potrà ottenere è un lavoro oserei dire inutile. Un consulente finanziario ha la possibilità di appiattire le oscillazioni del mercato attraverso la diversificazione, ma non può assolutamente prevedere l’andamento del mercato con precisione.

Utile è avvantaggiarsi nei momenti di crescita e proteggersi nei momenti di calo, e ci sono poche e semplici regole per farlo: una sopra tutte non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Harry Markowitz, che non a caso ricordiamo come l’economista che ha cambiato il concetto di investimenti, con questa affermazione riassumeva la logica dell’asset allocation. Bisogna investire cioè secondo la propria propensione al rischio e secondo i propri obiettivi e le proprie esigenze: tutti concetti che sono apparsi con la nascita della Finanza comportamentale, perché ci si è resi conto che psicologia e finanza viaggiano spesso a braccetto.

Se ottenere un risultato positivo dai propri investimenti sia il risultato della conoscenza di questo o quell’algoritmo o di questa o quella sequenza, lasciamolo teorizzare ai gestori: l’importante per noi deve essere avere ben chiaro quali siano i nostri obiettivi e il nostro tempo di investimento, sapere che qualcuno ci aiuterà a gestire le nostre emozioni e che il tempo aiuta il denaro a lavorare per noi.

Per pura necessità di stabilire una par condicio, stabiliamo perciò che la conoscenza del Mercato pesa nei risultati finanziari per il 50 per cento: il resto lo fanno i nostri comportamenti. Ecco perché nel mio Metodo SFIDE metto anche l’Educazione finanziaria, la E dell’acronimo appunto, come elemento fondamentale: bisogna cioè conoscere come facciamo le nostre scelte finanziarie, perché sapere quali sono gli errori più comuni che possiamo commettere ci aiuta a non ripeterli.

A tal proposito a giorni uscirà su queste pagine l’opuscolo “I 5 errori dell’Investitore”: invita un amico a scaricarlo così da aiutarlo a fare come te, cioè a non sbagliare. E se hai ancora dei dubbi sulle scelte da non fare…

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