Un giorno un uomo entrò in un bosco. In lontananza si sentivano dei colpi d’ascia: incuriosito, l’uomo si avvicinò e vide un boscaiolo che lavorava senza badare a nessuno. L’uomo notò che, malgrado il boscaiolo picchiasse forte, la pianta era di poco scalfita; disse allora rivolto al boscaiolo: “Perché non affili la lama?” e il boscaiolo rispose: “Non ho tempo, devo tagliare le piante”. 

Spesso e volentieri il nostro atteggiamento verso le cose è simile a quello del boscaiolo: siamo talmente intenti nelle nostre azioni, che non ci fermiamo a riflettere e ad accertarci se ciò che stiamo facendo sia la cosa più corretta o se ci sia la possibilità di fare di meglio. Anche per gli investimenti spesso accade così. Questa storiella mi è tornata in mente l’altro giorno, mentre parlavo con un nuovo cliente. Durante la nostra chiacchierata ho fatto le classiche domande per capire cosa volesse dai suoi soldi e quali fossero i suoi obiettivi; la risposta è stata: “Non so cosa rispondere, io lavoro e accantono: non si sa mai”. 

Non pianificare i propri investimenti equivale a menare colpi d’ascia senza fermarci ad affilare la lama: la resa dell’ascia dopo un’affilatura diventa sicuramente migliore, come diventerà migliore il risultato dei nostri investimenti se questi sono ben finalizzati. Facciamo un esempio, così forse davanti a dei numeri capiamo meglio quello che voglio dire. 

Prendiamo tre ragazzi di vent’anni, Qui, Quo, e Qua. Il primo, Qui, accantona 100,00 € al mese sul conto corrente per quarant’anni; alla fine del periodo avrà nominalmente 48.000,00 €, dico nominalmente perché non tengo conto dell’inflazione. 

Il secondo, Quo, decide di accantonare 100,00 € al mese nello stesso strumento che ha usato sino ad ora suo padre e che avrà una resa a scadenza del 3 per cento annuo, perché non si sa mai; alla fine del periodo di quarant’anni avrà 91.945,20 €, sicuramente un ottimo risultato e certamente migliore di quello ottenuto dal suo coetaneo che non si era neanche preso la briga di vedere delle alternative al conto corrente. 

Il terzo, Qua, decide di investire in un fondo pensione per garantirsi un’integrazione alla propria pensione, perché si è informato e ha capito che sicuramente avrà dall’INPS un assegno di molto inferiore al suo stipendio quando andrà in pensione; Qua decide pertanto di investire 100,00 € in un fondo pensione, che guarda caso avrà lo stesso rendimento nominale del 3 per cento come è successo a Quo, per cui alla fine avrà un capitale di € 91.945,20 €. Qua inoltre avrà usufruito del risparmio fiscale. 

Mettiamo il caso che nella sua vita Qua non migliori la sua situazione lavorativa e abbia un’aliquota fiscale del 23 per cento: vuol dire che ogni anno facendo il 730 avrà sulla busta di luglio 276,00 €, che sono appunto il 23 per cento dei 1.200,00 € annui versati da Qua, per un totale nei 40 anni di 11.040,00 €. Alla scadenza avrà una tassazione sui soldi che ha portato in deduzione di 4.320,00 €, con un guadagno fiscale di ulteriori 6.720,00€. 

La domanda che sorge spontanea è: “Se Qua dovesse aumentare il suo reddito, cosa potrebbe succedere?” Sicuramente Quo e Qua hanno affilato la lama alla loro ascia: hanno in modo diverso pianificato il futuro. Di certo Qua l’ha fatto meglio e ha ottenuto di più: infatti, pur avendo lo stesso capitale di Quo, ha il plus della fiscalità.

A volte fermarsi a riflettere può essere importante: ti esorto a farlo il 25 febbraio prossimo, quando terrò un webinar sui perché della Previdenza. Ci saranno tanti esempi e che tu abbia venti o cinquant’anni non importa, perché c’è sempre un motivo per pensare alla propria pensione.

Puoi decidere se menare l’ascia nei tuoi anni di lavoro, senza badare se è affilata, oppure affilarla e – cosa ancora più importante – ogni tanto controllarne il filo.

PS. Se vuoi approfondire questi e altri temi iscriviti al mio gruppo Facebook e se già sei iscritto invita un tuo amico a farlo. E se vuoi leggere il mio libro “La Finanza dei Pomodori”

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