Lo scorso sabato parlavo su queste pagine dell’importanza fondamentale del Capitale Umano. Nel corso dello stesso giorno, l’inserto de Il Sole 24 Ore riportava una ricerca fatta dall’Università di Milano-Bicocca e Doxa per conto di IVASS, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, sulle conoscenze assicurative degli Italiani. I risultati mettono in evidenza, ancora una volta mi viene da dire, come la nostra cultura finanziario/assicurativa sia veramente scarsa.

Un italiano su tre non conosce la differenza tra rischio e incertezza; più del 75 per cento ha parlato del rischio infortuni e malattia, ma nel nostro Paese solo il 10 per cento circa ha polizze in tal senso. Una questione, quella della conoscenza e della cultura, che ho più volte evidenziato, su cui ho scritto e anche tenuto seminari, perché penso che una maggiore conoscenza possa portare beneficio a tutti.

In televisione assistiamo giornalmente a reportage su calamità naturali e di altra natura, ma solo il 5,1 per cento di noi è assicurato in tal senso. Quante risorse si potrebbero liberare per la comunità, se dal 5 passassimo solo al 10 per cento di assicurati contro le calamità? Una cifra che rimarrebbe comunque ancora molto bassa, eppure sarebbe in grado di arrecare benefici a tutti noi. Quando parlo di cultura e conoscenza intendo questo; sapere e fare vuol dire maggior tutela per ciascuno di noi e meno aggravio per la società: vinceremmo tutti.

Quanto costa non essere assicurati? Provate a pensare di lasciare 50 mila euro per coprirvi da eventi non prevedibili. Se investissimo questo capitale, potremmo realizzare nel tempo, ad esempio, un 2 per cento annuo, cioè mille euro. Se l’investimento resta dieci anni, avremo portato a casa un buon rendimento; da questo toglieremo il premio assicurativo, che mettiamo essere di mille euro annui; adesso avrete pensato: ecco, non ci abbiamo guadagnato, anzi, ci abbiamo perso come se l’avessimo lasciato sul conto corrente. Facciamo però che al decimo anno ci succeda un danno stimato di 30 mila euro: nel caso A, soldi investiti e assicurazione, quest’ultima paga e noi abbiamo sempre i nostri 50 mila euro iniziali; nel caso B, ovvero no assicurazione, dobbiamo levare i 30 mila euro dal capitale, con una perdita secca del valore del danno. Dunque è la stessa cosa?

E se non succede nulla? D’accordo, il guadagno ipotetico è stato eroso dal premio assicurativo, ma camminereste su una fune da una parte all’altra del Grand Canyon senza protezione? E quanto sareste disposti a spendere per averla? Non è che perché non vediamo il vuoto che questo non ci sia.

Anche molti abitanti della Sardegna o della Sicilia, martoriati in queste ultime settimane dalle calamità naturali, probabilmente avrebbero voluto pensarci prima, anche il mio vicino di casa che ha avuto un infortunio grave avrebbe voluto pensarci prima, anche il proprietario del cane che ha fatto cadere il ragazzino in scooter voleva pensarci prima… E così via. 

Detto questo e fatti i dovuti scongiuri, è chiaro che noi Italiani non possiamo essere sempre i fanalini di coda della conoscenza finanziaria: per questo vi invito a scaricare la mia Guida sulle Assicurazioni qui e cercare di riflettere sul perché è davvero necessario assicurarsi. Non si parla di prodotti, ma di noi: cerchiamo di capire quello che potrebbe davvero servirci.

Se vuoi approfondire questi e altri temi iscriviti al mio gruppo Facebook e se già sei iscritto invita un tuo amico a farlo e a scaricare la guida: facciamo insieme scelte rassicuranti.

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