Sembrerebbe che il Governo Cinese abbia fatto il famoso uovo fuori dal cesto: la scorsa settimana si è scagliato nuovamente su uno dei colossi Big Tech e nella fattispecie contro Tencent, una società che detiene i diritti musicali, accusandola di anti-competitività e dandole trenta giorni per adeguarsi. La società ha dichiarato che si adeguerà alla richiesta del governo di Pechino, facendo quello che le è stato chiesto e assumendosi le sue responsabilità sociali e garantendo d’ora in poi una sana competitività.

In un momento in cui la Cina sta facendo una guerra per la supremazia economica con l’altro colosso mondiale, gli Stati Uniti d’America, sembra una mossa sbagliata quella di scagliarsi contro una big tech, tenendo conto che già altre società tra le più grandi, Alibaba per esempio, sono finite nel mirino del governo centrale. La supremazia economica infatti passa anche per la tecnologia: il potere tecnologico sarà fondamentale nella crescita. Ecco perché sembra veramente avventata la mossa del governo condotto da Xi Jinping.

Un’altra situazione che sembra in antitesi con la logica di crescita è il fatto che i consensi del Governo Cinese nascano dal benessere che in gran parte è creato dai colossi della tecnologia. Se continuiamo con una visione solo politica e di breve periodo possiamo solo dedurre che Pechino abbia preso un abbaglio. Guardando un po’ meglio – come evidenziato da alcuni economisti e da alcuni gestori tra cui Oliver Fox di JP Morgan – a livello economico la mossa di Pechino serve a sfavorire un regime di monopolio e a lasciare aperte le porte per chi vuole sviluppare nuove idee o per nuove iniziative che un regime monopolistico potrebbe non favorire.

Pechino vuole lasciare la possibilità ad altri innovatori di affacciarsi sul mercato, con l’eventualità di nuove iniziative imprenditoriali e di conseguenza l’attrattiva per i nuovi investitori che un regime di monopolio sfavorirebbero. Come sempre un mercato trasparente, con una regolamentazione e più player al suo interno, è più appetibile di un mercato con solamente pochi giocatori che possono accordarsi e che non lascerebbero spazio a nuove iniziative – sullo stile della vecchia Cina, per intenderci.

Una situazione analoga è accaduta una cinquantina di anni fa in un altro Paese orientale, il Giappone, quando il governo di Tokyo scatenò una guerra feroce in termine di competizione tra le aziende automobilistiche. A distanza di mezzo secolo vediamo quali sono state le conseguenze: Toyota, ad esempio, è sul tetto del mondo. Senza quella guerra competitiva, scatenata dal Governo del Sol Levante, il colosso automobilistico giapponese si troverebbe oggi in questa posizione di predominio?

Dobbiamo perciò riformulare il giudizio sulle scelte di Pechino: una correzione nel breve periodo è sopportabile, se l’obiettivo finale è quello di una crescita nel lungo, con una maggiore competizione e la possibilità di attrarre nuovi investitori. La guerra è appena cominciata, ma Pechino sembra avere le idee chiare.

Intanto per gli investitori si apre un’opportunità data dalla contrazione dei valori delle aziende Big Tech cinesi, contrazione che rappresenta come sempre un’opportunità di acquisto per coloro che hanno orizzonti temporali corretti e capacità di accettare la volatilità del Mercato. 

Come ripeto sempre, le opportunità di mercato vanno colte senza snaturare quella che è la propria pianificazione. Non posso pensare di passare da zero a cento in un attimo e poi da cento a zero l’attimo dopo: quanto potrebbe durare il motore? Un breve tratto a grandi velocità ci può stare, senza mai dimenticare la velocità di crociera.

Vuoi impostare il tuo cruise control e concederti anche qualche sparata? Hai solo una strada…

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *