Mi ricordo la prima volta che ho visto arrivare la mietitrebbiatrice a Varese.

Avanzava minacciosa, e devo dirvi che per un bambino sembrava veramente impressionante, sembrava una BCS come quella di mio zio Luigi, ma molto più grande, e se tuo papà ti ha detto –stai lontano dalla BCS perché taglia le gambe- figurati dalla mietitrebbiatrice.

Per quelli che non sanno com’è una BCS, nota macchina agricola di colore azzurro, immaginate un taglia capelli come quelli che si usano oggi, ma enorme.

Dopo la disamina sulle dimensioni e tipologia parliamo della mietitrebbiatrice, non tutti i contadini se la potevano permettere, infatti aveva un’unica funzione e la spesa per acquistarla diventava veramente onerosa.

Infatti quella che arrivò quel giorno a Varese giungeva da Parma, e avrebbe sostato in zona una settimana per mietere i campi dei contadini che si erano accordati per il pagamento e l’uso, con tanto di operatore della macchina agricola annesso.

Bisogna domandarsi di chi fosse la macchina. E qui viene a supporto il detto –contadino scarpe grosse e cervello fino-.

Infatti nel parmense, ma non solo lì, un gruppo di contadini si era messo d’accordo per acquistare la costosissima mietitrebbiatrice naturalmente dividendo le spese per l’acquisto e naturalmente anche l’utilizzo della stessa.

Nasceva perciò una cooperativa di persone che usavano alla bisogna un macchinario di proprietà comune, un po’ come la griglia per cuocere le costine condominiale che viene usata a turno su prenotazione.

I contadini però non si limitavano a questo, ma decisero di usare il macchinario non solo per i loro bisogni, ma anche per quei contadini che non avevano mietitrebbie a disposizione, cominciarono perciò a girare con il macchinario ed andavano per le varie provincie a mietere per chi ne facesse richiesta.

Naturalmente l’opera di mietitura non era gratuita, cioè spostamento, carburante, vitto e alloggio del o dei conducenti era a carico pro quota dei fruitori del servizio mietitura.

Il denaro che veniva guadagnato nel girare a mietere, tolto le spese restava ai contadini proprietari della mietitrebbia, e veniva diviso tra loro a seconda del capitale investito nell’acquisto del macchinario, ecco come nasce una S.P.A

Dobbiamo mettere in conto che dopo i primi contadini illuminati che hanno fatto questa scelta anche altri altrettanto furbi abbiano deciso di seguire questa strada, e a questo punto abbiamo fatto nascere la concorrenza.

Concorrenza, annate storte, piogge, freddo ed altro sono variabili che incidono, e infatti non tutti gli anni i proprietari della mietitrebbia ottengono risultati identici, quindi per poter restare ai vertici dovranno abbassare i prezzi, ottimizzare i costi o aumentare la qualità del servizio, a volte limando gli utili da dividere tra i proprietari a fine anno quando si tirano le somme.

Il mondo finanziario non è molto lontano da questo.

Ford alla fine dell’800 inizi ‘900 creò quasi dal nulla l’azienda automobilistica come la conosciamo oggi, al momento era l’unico ad avere la “mietitrebbia”,e al momento era addirittura senza soci.

Dopo poco tempo anche altre aziende si presentarono sul mercato, alcune con un unico proprietario, altre con più soci.

I contadini vendevano l’uso della mietitrebbia, le aziende le auto, alla fine dell’anno auto vendute meno costi sostenuti, uguale dividendo per il socio o i soci dell’azienda.

Molto diverso dal mondo rurale?

Passano gli anni le società diventano tante aumenta la concorrenza, per sopravvivere le aziende devono aumentare i prezzi, diminuire i costi, aumentare i servizi.

Crisi economiche e di altro genere, creano problemi alle aziende e agli utili delle stesse, ancora un parallelismo con il mondo contadino.

Il mondo azionario è sicuramente sensibile agli shock di mercato, ma proprio per la sua connotazione più facilmente riesce a rimettersi in linea con le valutazioni.

Faccio un esempio sempre partendo dai contadini, i nostri proprietari della mietitrebbia ne vogliono comprare una nuova e chiedono soldi In prestito ad un contadino con la promessa di renderli. Una normale obbligazione.

Comprata la nuova mietitrebbia purtroppo si rompe la prima che avevano acquistato, e ci vogliono soldi, si trovano di fronte ad un bivio, restituire i soldi al contadino, oppure riparare la mietitrebbia.

Consci del fatto che senza la prima macchina faranno fatica a rendere tutti i soldi al contadino e non riusciranno a pagare il secondo mezzo agricolo decideranno cosa fare: primo non percepiranno gli utili, secondo allungheranno i tempi nella restituzione al contadino.

Questo non è giusto, sono d’accordo, ecco perché entra in campo un nuovo giocatore nel mondo delle aziende, la banca.

La tanto vituperata banca garantirà il denaro a chi l’ha prestato, gli obbligazionisti, cioè i risparmiatori, fornirà liquidità alle aziende che restituiranno il prestito all’obbligazionista ( contadino) e potranno riparare la macchina e continuare a mietere, saranno debitori verso la banca.

Torniamo alle aziende automobilistiche. Poniamo il caso che l’azienda abbia chiesto ai risparmiatori del denaro attraverso un prestito obbligazionario denaro per costruire una nuova linea di produzione, i risparmiatori avranno una cedola di interesse e la restituzione del denaro alla fine, se succede che il mercato crolla la banca può finanziare l’azienda in modo che ripaghi il prestito al risparmiatore, assumendosi lei, con buona pace di tutti, il rischio per un eventuale default dell’azienda.

La situazione è certamente più complessa, entrando in gioco altri fattori, ma questa è la logica di base.

Ti aspetto sul mio canale Facebook per altre riflessioni.

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