“Il nostro settore è in continua evoluzione: ho quarant’anni di lavoro alle spalle eppure ancora provo esaltazione nel sentir parlare di apparecchi a idrogeno piuttosto che completamente elettrici”. Questo è quanto mi ha detto di recente una cliente in riferimento all’utilizzo delle pompe di calore, settore energia quindi, un settore che per gli investitori ha significato gioia in tanti momenti, ma anche dolore in molti altri. Oggi invece il settore energetico come si sta muovendo? Facciamo un po’ di riflessioni.

Tra il 1900 e il 1910 il passaggio dal cavallo alle automobili ha subito un’accelerazione, modificando per sempre il modo di effettuare gli spostamenti. Oggi siamo probabilmente di fronte a un altro cambiamento epocale, che trasformerà il modo di muoversi: l’idrogeno. L’idrogeno resta centrale nel concetto di decarbonizzazione: costituisce l’alternativa ai combustibili fossili che hanno sino ad ora rappresentato la fonte energetica centrale. L’altro giorno ricordavo come nel 2003 lessi un articolo che diceva che nel 2020 il 30 per cento delle automobili vendute sarebbe stato elettrico o ibrido: mi sembrava una percentuale alta; e sbagliavo, perché invece era bassa.

Il cambiamento ci passa davanti e bisogna essere bravi a cogliere le occasioni. Il cambiamento non avviene in modalità on/off, ma ci vuole tempo, prove, errori: parliamo proprio dell’idrogeno, tanto per fare un esempio. La produzione di idrogeno avviene attualmente attraverso l’energia rinnovabile, usata per il 70 per cento nell’elettrolisi: questo abbatte di parecchio l’impatto sull’ambiente, perché quando arriveremo al 100 per cento di energia rinnovabile, avremo un impatto carbon pari a zero; però significa anche costi molto elevati.  Dunque è facile intuire che l’acquisizione dell’idrogeno è stata sino ad ora frenata da un lato dai prezzi onerosi di produzione e dall’altro dall’impatto ambientale non proprio conveniente; possiamo anche aggiungere che le attuali energie pulite, eolico e fotovoltaico in primis, non bastano a dare energia sufficiente per il suo processo produttivo. Tuttavia la diminuzione del costo delle energie rinnovabili oggi in atto rende ancora più appetibile puntare sull’idrogeno: si parla di energia rinnovabile a basso costo per favorire la transazione all’idrogeno verde e anche di una maggiore quantità della stessa.

Si stima che nel 2030 gli investimenti in idrogeno verde saranno di 300 miliardi di dollari, cifra che è destinata a diventare 15 mila miliardi di dollari entro il 2050 secondo la Energy Transitions Commission. Del resto basta pensare che da dicembre 2020 a giugno 2021 gli investimenti sull’idrogeno sono triplicati: le iniziative in tal senso sono ben 359. L’Europa sta facendo da apripista, ma anche il Colosso Cinese e gli Stati Uniti si stanno muovendo in questa direzione. L’idrogeno verde sta prendendo sempre più piede e se ne parla sempre di più: ha ormai raggiunto il livello mediatico del 5G e della Blockchain.  Siamo comunque ancora lontani da avere l’idrogeno come fonte di energia: si dovranno superare i problemi energetici per attivare l’elettrolisi, processo che – lo ricordiamo – ha dalla sua la possibilità di essere attivo 24 ore su 24, diminuire i costi e avere una legislazione in linea.  Siamo lontani dall’acquisizione in larga scala dell’idrogeno, come carburante per automobili ad esempio: al momento pare che sia possibile impiegarlo in tal senso, ma non sappiamo ancora quando giungeranno a completare il loro ciclo gli esperimenti su cui si sta lavorando e che cambieranno il paradigma.

Un’altra strada che si sta percorrendo è quella del riscaldamento civile. Fotovoltaico è una parola entrata ormai prepotentemente nelle nostre case: appaiono nuovi pannelli solari sui tetti delle nostre abitazioni ogni giorno e la crisi energetica degli ultimi tempi ha accelerato la transazione Green. Si tratterà di un fenomeno momentaneo? Non credo. Lo scorso anno ho assistito a diverse conferenze sulle comunità energetiche, una politica che vuole rendere i piccoli paesi, i borghi o interi quartieri delle città indipendenti energeticamente attraverso una mutualità (chiamiamola così) tra i soggetti dell’energia. Siamo già arrivati, i pannelli sono già super performanti? Assolutamente no. Vero però che non si torna indietro: il petrolio e il carbone daranno ancora spallate, ma non potranno essere il futuro; probabilmente non scompariranno mai del tutto, ma ridurranno moltissimo il loro appeal.

Gli investimenti in energie rinnovabili ormai stanno diventando un asset importante, non è più una nicchia come lo era solo fino a poco tempo fa. L’obiettivo che mi sono posto quest’anno è portare i portafogli dei miei clienti minimo al 70 per cento con investimenti sostenibili, perché le aziende Green sono quelle che nel medio periodo avranno maggior redditività. Alcune ricerche hanno evidenziato che le aziende che hanno fatto o che stanno facendo transazione energetica sono quelle che hanno i bilanci migliori e che quindi a tendere remunereranno meglio gli investitori.

Gli investitori però trovano come sempre allo stesso modo opportunità e rischi: solo pianificando in modo chiaro gli investimenti una parte di essi può essere destinata all’idrogeno oppure all’eolico, tanto per fare un altro esempio. Resta sempre, per chi non vuole mettere tutto il capitale subito, il vecchio e caro piano d’accumulo, che abbassa la volatilità emotiva degli investitori. Del resto, solo una sana e consapevole pianificazione libera l’investitore dalle ansie del mercato.

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