La settimana scorsa un sociologo definiva la problematica previdenziale come una situazione da monitorare con molta attenzione: secondo lui con il sistema di previdenza attuale stiamo creando nuovi poveri. Il giorno dopo Il Sole 24 Ore riportava quelle che sono le intenzioni del Governo appena incaricato in merito alle pensioni: una patata bollente da affrontare subito.

Anche questa volta, come tutte le altre, non mi aspetto certo un miglioramento delle condizioni previdenziali. Credo che non si possa più derogare dalla previdenza complementare: lo sanno anche i governi, che ogni volta vogliono incentivarla; credo però che non basti il solo vantaggio fiscale per aumentare le adesioni. Non si dovrebbe infatti fare un fondo pensione solo per il guadagno fiscale, che pure è un bellissimo incentivo. A prescindere da questo – e, a mio avviso, anche dallo strumento – un accantonamento previdenziale o con finalità previdenziali va fatto in qualunque caso.

Dobbiamo però fare una riflessione importante, che nasce da due cose che mi sono capitate recentemente. La prima: ho letto la nuova tabella che mette in evidenza come gli Italiani si collochino al 63° posto per Educazione Finanziaria. Un fatto, questo, che sicuramente non agevola la previdenza complementare, già di per sé difficile da comprendere: figuriamoci se affrontata senza la giusta preparazione. 

La seconda: la settimana scorsa ho incontrato un cliente per parlare della sua necessità di fare una piccola ristrutturazione di casa. Una volta stabilita la cifra che gli necessita, mi chiede: “La prendiamo dal fondo pensione? Tu mi avevi detto che, nel caso di ristrutturazione della prima casa per me o per i figli, potevo farlo”. Ho fatto una riflessione con lui e, come mi capita spesso, ho usato una delle mie metafore, per rendere più immediato il concetto: “Credo che tu, come tutti noi, abbia un armadio; nel tuo armadio ci saranno dei cassetti dove riporre la biancheria, le magliette, i maglioni e così via; magari nel cassetto dei calzini hai i fantasmini per l’estate e le calze di lana per l’inverno: non credo che nel mese di agosto, con 37 gradi all’ombra, tu abbia messo i calzettoni di lana”. 

Allo stesso modo dovremmo ragionare per quanto riguarda i nostri investimenti: dobbiamo imparare a usare i cassetti mentali. Il cassetto nel breve termine, il cassetto del medio termine, il cassetto del lungo termine… Meglio ancora: il cassetto della ristrutturazione casa, il cassetto dello studio dei figli, il cassetto della previdenza… Il nostro portafoglio di investimenti ha delle logiche di breve, di medio e di lungo termine e bisogna mantenere una cifra per le spese correnti, una per gli imprevisti, una per gli investimenti e una per la previdenza. I calzini corti di cotone li uso in estate, non per andare a sciare: allo stesso modo uso il denaro accantonato per la riserva e le spese impreviste per ristrutturare casa.

Ogni cassetto ha la sua funzione, come le cose che ci mettiamo dentro: non possiamo mettere tutto in un unico cassettone alla rinfusa. Buttereste calzini, boxer, maglioni e magliette alla rinfusa dentro lo stesso cassetto? Non credo. Allora perché farlo con il denaro?

Prendiamo il denaro per la ristrutturazione dalla riserva, perché è accantonata per le spese impreviste o che non facciamo tutti i giorni: non lo prendiamo dal fondo pensione, perché quello serve per garantire un reddito da accantonare alla pensione e che logica può avere, se non strettamente necessario, svuotarlo oggi per riempirlo domani?

Cassetti mentali ed Educazione Finanziaria sono due facce della stessa medaglia: sapere che l’inflazione erode la liquidità ci farà tenere, per esempio, una cifra più contenuta nel cassetto liquidità; sapere invece che la volatilità è amica dei piani di accumulo ci farà riempire con più denaro il cassetto per lo studio dei figli, piuttosto che il cassetto per la previdenza o quello per la casa al mare.

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