Sta tornando prepotentemente in voga il concetto di inflazione, una delle variabili macroeconomiche più chiacchierate. L’inflazione è buona cosa oppure è una cosa negativa? Cerchiamo di fare chiarezza. 

Le Banche Centrali da qualche anno stanno cercando di portare l’inflazione intorno al 2 per cento: un valore che facilita un aumento dei prezzi, è vero, ma che come conseguenza porta anche l’aggiornamento dei salari e una crescita del sistema sostenibile. Quindi per il sistema produttivo un’inflazione strutturale al 2 per cento è da considerarsi una cosa positiva. Lo stesso non si può dire per gli investitori: se anche un investitore percepisse un aumento di stipendio grazie all’inflazione, ma poi lasciasse il denaro a giacere su un conto corrente, annullerebbe sostanzialmente il guadagno dello stipendio, perché il potere d’acquisto del denaro si limerebbe dell’inflazione. Qualche tempo fa leggevo su Focus Risparmio un articolo di Annamaria Lusardi: con la pandemia il denaro sui conti correnti degli Italiani è cresciuto da 1.584 miliardi del febbraio 2020 a 1.800 miliardi a fine settembre 2021. Quindi gli Italiani sono sicuramente promossi in risparmio e bocciati in investimento.

Da alcuni mesi, come dicevo, l’inflazione è tornata a far parlare di sé: il dato tedesco la colloca al massimo da ventotto anni a questa parte. All’inflazione in crescita dobbiamo aggiungere un altro dato preoccupante per i risparmiatori: i tassi delle obbligazioni. Il caso più evidente? Il BTP a dieci anni, che rende annualmente intorno all’1 per cento: questo senza tener conto dell’interesse composto. Se detengo un BTP a dieci anni con un’inflazione buona al 2 per cento, perdo mediamente il 10 per cento del valore del mio denaro. 10.000,00 € oggi sarebbero 9.000,00 € tra 10 anni: 1.000,00 € di cedola da aggiungere e 2.000,00 € di erosione dell’inflazione da togliere. Da qui la bocciatura in investimento per gli Italiani: l’Educazione Finanziaria, su cui io spingo particolarmente, non è un mio vezzo, è una necessità per tutti noi.

“Ma io ho paura di investire in azioni”, potreste obiettare voi. Giusto. Ecco allora che ci viene incontro Andrea Rocco, che sul suo blog specialistico Kaidan spiega, in un articolo del giugno 2021, come negli ultimi dieci anni un portafoglio bilanciato e diversificato avrebbe abbattuto la volatilità e di conseguenza i mal di pancia degli investitori; loro vedono il valore degli investimenti variare ridotto del 40 per cento: una bella cura contro il mal di stomaco causato da tutte le crisi vere e presunte che il Mercato ci ha lasciato in questi anni.

Questa mattina, 4 dicembre, sarò insieme a un gruppo di ragazzi tra gli 8 e i 13 anni: parleremo di soldi, di come si forma il denaro e di come si può amministrare. Un conto è parlare della necessità di fare educazione finanziaria, un conto è partire davvero dalle generazioni più giovani per far comprendere quanto sia importante formare il prima possibile il nostro atteggiamento nei confronti del denaro. La Finanza ci sembra sempre una cosa astrusa e lontana dalla nostra vita di tutti i giorni, eppure è racchiusa in qualsiasi azione compiamo. Di questo potrete leggere presto nel mio libro, di prossima pubblicazione con la casa editrice EC Edizioni di Biella, “La Finanza dei Pomodori”. Cosa c’entra il mondo contadino con la Finanza? Apparentemente nulla: eppure nel mondo contadino è possibile ritrovare molti spunti utili a comprendere alcuni dei principi fondamentali che governano i mercati. Perché si può parlare di Finanza senza per forza esprimersi in “economichese”.

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