“Regola 44: le coincidenze non esistono!” dice sempre Leroy Jethro ‘LJ’ Gibbs, lo storico protagonista della serie NCIS. Questa citazione mi è tornata in mente per l’ennesima volta mentre ero nel mio pensatoio (cioè la mia macchina) sulla strada di casa ieri sera.

Andiamo con ordine: ieri in pausa pranzo ho recuperato l’ascolto di un webinar, a cui non ero riuscito a partecipare mercoledì, che parlava di Educazione Finanziaria come motore per la crescita economica, e mi hanno colpito alcune frasi legate al tempo. Questa settimana il tempo è stato infatti protagonista in due incontri che ho avuto con i miei clienti. Durante l’ascolto del webinar, questi due fatti mi sono tornati in mente: due eventi legati alla percezione completamente diversa del tempo.

Qualche giorno fa un cliente mi ha fatto vedere un buono postale che scade alla fine del 2021: un titolo comprato trent’anni fa. Quante persone in Italia hanno comprato buoni trentennali? Tantissime, e queste persone non hanno mai messo in discussione la loro scelta: perché? Credo che la risposta sia la motivazione: “L’ho fatto per mio figlio/nipote, se a trent’anni si vorrà sposare, vorrà aprire un attività o avrà un figlio” questa per esempio è una delle motivazioni; oppure: “L’ho messo via per quando andrò in pensione e mi comprerò una baita”; e altre cose di questo genere. Il non poter utilizzare il denaro per trent’anni è ampiamente compensato da quello che è uno scopo emotivamente più grande

Poi un altro cliente, parlando del fatto che sua figlia abbia appena iniziato a lavorare, mi ha detto: “È giovane, ha appena cominciato a lavorare, vorrebbe accantonare qualcosa”. Propongo allora anche un fondo pensione, e la sua risposta è stata: “Sì, ma poi non li può toccare, anche se effettivamente dovrebbe farlo”. Sono emersi alcuni fattori importanti come la gioventù, il vincolo e il dovere. La riflessione non fa una piega. Queste sono le obiezioni più frequenti che incontro parlando di fondi pensione: e non molti, ahimè, aggiungono comunque alla fine: “… anche se effettivamente dovrebbe farlo”.

La durata di un fondo pensione potrebbe essere simile a quella di un buono trentennale, e i rendimenti anche meglio. Porto sempre come esempio il cliente che nel 1970 ha investito 8.000.000 di lire (circa 4.000 euro) e che oggi, a cinquantun anni di distanza, ha come controvalore più di 170.000,00 euro. Certo, cinquantun anni sono tanti, ma anche il risultato a trenta non sarebbe certo da buttare.

Perché però trent’anni, se parliamo di fondi pensione, sono visti in modo così diverso? Sono le percezioni che alterano spesso la realtà. Un esempio? Pensate al mese di marzo con una giornata bella e 16 gradi di temperatura, come vi sentite? Bene, c’è un bel calduccio! Pensate invece a ottobre, a una bella giornata e a 16 gradi: inizierete a dire che fa un po’ freddino, che avete bisogno di una giacca più pesante. Eppure i gradi sono in entrambi i casi 16: è la percezione a essere diversa.

Il tempo dei buoni postali è marzo: attendo tutto un inverno per arrivare ai 16 gradi di marzo e pregusto il calduccio che proverò a dare a mio figlio il frutto del suo buono il giorno della nascita di mio nipote; il tempo del fondo pensione è come ottobre, vivo il vincolo come il freddino, ma trent’anni sono sempre trent’anni. Il buono postale porta a un evento gioioso, il fondo pensione a uno non particolarmente felice: la pensione, cioè tradotto al “sono vecchio”.

Ecco perché servono i consulenti finanziari: per farti comprare la baita quando vai in pensione o la barca o semplicemente per farti vivere sereno la tua vecchiaia e goderti i nipoti attraverso l’accantonamento, con tanto di risparmio fiscale, la famosa ciliegina. Il tempo con l’interesse composto, la variabile più importante degli investimenti: bisogna solo avere la pazienza di aspettare e lui lavora per te.

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E se non hai ancora pensato alla tua baita da pensionato o alle vacanze con i nipoti…

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