“Un mio amico ha investito in commodity e ha guadagnato un sacco!”. L’altro giorno ero da un cliente quando è arrivato il suo vicino di casa e si è seduto con noi durante la nostra chiacchierata.Ha subito aggiunto: “Peccato che non l’ho fatto anche io!” e ha rincarato la dose, chiedendomi in maniera diretta se avessi mai fatto investire in commodity anche il mio cliente.

Il lavoro svolto con il mio cliente è chiaramente rimasto segreto: ho colto comunque l’occasione per indagare quali fossero le basi da cui nascevano le affermazioni di questo suo conoscente. È emerso che questo signore pensava che le commodity fossero solo oro, petrolio, rame e pochi altri metalli preziosi, e pensava che il suo amico avesse investito in oro: se così fosse stato, però,nell’ultimo anno i guadagni non ci sarebbero stati (vedi grafico). 

Ho continuato a far domande e l’interlocutore si è rivelato loquace: mi ha parlato delle sue esperienze come investitore, che andavano dai buoni postali a trent’anni per i suoi figli fino a Eni, Enel, qualche azione e obbligazione bancarie e qualche fondo comune, che non ama molto perché fatica con le quotazioni. 

Direi che il vicino di casa del mio cliente è proprio il prototipo italiano dell’investitore. 

Nel continuare la nostra chiacchierata ho spiegato che le commodity comprendevano molto di più che quello che lui conosceva: mancavano ad esempio tutte quelle dell’agricoltura. Come non citareil film Una poltrona per due con il suo famoso succo d’arancia (ne avevo anche scritto qui), ma anche il gas naturale o l’alluminio. Il problema consiste nel fatto che l’investimento in questo asset si rivela solitamente volatile, perciò si tratta di un investimento che non può essere per cuori deboli. Se prendiamo solamente il petrolio, un anno e mezzo fa ha avuto un crollo verticale, con addirittura investitori disposti a perdere pur di vendere i contratti futures sul petrolio stesso. 

Come sempre, quando si parla di valutazioni extra in strumenti finanziari e la stampa diventa ridondante sull’argomento, la nostra fantasia comincia a volare, pensiamo a rendimenti a due cifre egià ci immaginiamo su uno yacht al largo della Sardegna o alla guida di una Lamborghini. Non voglio disilludere nessuno, ma ho visto poche persone nella mia vita arrivare a questi risultati: la sana pianificazione di cui scrivo spesso (e di cui di solito, purtroppo, si fa poco uso) e la gestione di spese e risparmi sono le uniche strade per arrivare ai risultati che desideriamo. Fare comeCappuccetto Rosso, insomma, non paga.

Una ricerca Consob ha rivelato che solo il 35 per cento degli italiani pianifica investimenti e risparmi, molti di meno rispetto a quelli che cercano sui cataloghi lo sconto per il detersivo. In questi giorni al Salone del Risparmio, annuale incontro per  il settore finanziario, si è parlato chiaramente di ESG, Cina e di tutti quegli argomenti riguardanti gli investimenti, ma anche di Educazione Finanziaria e di come ci sia un grande bisogno di conoscenza.

Se il vicino di casa del mio cliente avesse anche solo saputo cosa sono le commodity e come avvengono le quotazioni e gli scambi di queste ultime, forse si sarebbe reso conto che era un mercato particolare a cui lui poteva o meno partecipare. Se avesse investito e guadagnato in un periodo particolarmente felice, avrebbe avuto l’illusione di aver scoperto la gallina dalle uova d’oro, se invece avesse perso, avrebbe perso da lì in poi altre occasioni.

Come non mi stancherò mai di ripetere, ogni persona ha il suo mercato e la sua propensione al rischio. È come per la dieta: meglio andare da un nutrizionista e farsela fare su misura, che mettersi a cercare consigli su Internet e rischiare di rovinarsi la salute.

Un buon paziente conosce a grandi linee la sua malattia, ma la cura gliela darà solo un buon medico; un buon imprenditore conosce la sua azienda, ma il bilancio lo farà un buoncommercialista; un buon investitore conosce le sue finanze, ma gli investimenti glieli farà un bravo consulente.

Errare humanum est, ma perseverare non è sempre ovest.

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