Lo scorso 6 luglio, nella sua relazione annuale alla Banca d’Italia, il governatore Ignazio Visco ha riportato a galla lo spettro del Bail-In. Lo stesso governatore, che alla fine del 2020 aveva lanciato un allarme sui conti e la tenuta degli istituti di credito con minor capitalizzazione, ha espresso i suoi dubbi sulla capacità dei piccoli intermediari di adattarsi ai cambiamenti che il sistema bancario sta subendo e sulla possibilità di non avere dissesti finanziari. Alla fine del 2020 faceva notare che i costi operativi ormai erano tali da valere i tre quarti dei ricavi.

Visco ha sottolineato che l’effetto della recessione si somma alle difficoltà strutturali dei modelli delle banche commerciali tradizionali, da cui deriva una seria possibilità che si generi qualche dissesto tra le banche con minor capitalizzazione e quindi meno facilitate a cambiare struttura. In Italia è ancora in vigore, come tra l’altro in tutta Europa, la legge sul Bail-In, cioè la direttiva che dice che in caso di fallimento di una banca entrano in ballo anche i correntisti (il BRRD, Banking Recovery and Resolution Directive).

Visco ha evidenziato che i piccoli istituti devono assolutamente trovare una strada per migliorare i conti e ridurre i costi. In caso di impossibilità delle banche di migliorare i conti potremmo assistere a due scenari: l’acquisizione da parte delle banche più patrimonializzate degli istituti più piccoli oppure il fallimento degli stessi e quindi l’applicazione del Bail-In. 

In tutto questo chi ne farà le spese? Come sempre il risparmiatore, che vedrà cambiare la sua banca perdendo perciò un riferimento, perché dovrà adattarsi a una nuova operatività; oppure, in caso di Bail-In, oltre a perdere i riferimenti, potrebbe perdere anche del denaro. Le ultime acquisizioni hanno creato non pochi problemi ai risparmiatori, come ho più volte evidenziato, ma peggio sarebbe un bail-in. In caso di attuazione della direttiva BRRD i risparmiatori che detengono azioni o obbligazioni della banca si vedranno attaccare il loro patrimonio.

Nel 2015 il governatore Visco chiese di chiarire la normativa ai cittadini, in modo che sapessero a cosa sarebbero andati incontro in caso di attuazione: sappiamo tutti come andò a finire tra il 2015 e il 2016, quando fallirono le prime quattro banche. Oggi gli investitori sono più edotti su ciò che potrebbe succedere, ma purtroppo ancora molti detengono titoli di piccoli istituti ritenendoli sicuri.

Un sistema, quello bancario, che sta subendo una trasformazione violenta: sono state chiuse dieci mila filiali negli ultimi dieci anni, chiuse un numero enorme di banche e cancellata una generazione intera di bancari. Nei mesi scorsi è stato anche lanciato un monito sul fatto che potrebbero sparire le filiali entro il 2026. In tutto questo, il risparmiatore resta disorientato. 

Negli Stati Uniti i risparmiatori hanno figure di riferimento che lavorano per loro che si occupano dei loro risparmi, gli Advisor, che li consigliano nelle scelte da compiere. In Italia i consulenti finanziari detengono poco meno del 20 per cento dei patrimoni delle famiglie, ma creano il 3 per cento in più di ricchezza ai loro clienti. I risparmiatori hanno una sola strada per gestire correttamente i loro denari: avere un consulente che difenda i loro risparmi da fusioni, Bail-in e chi più ne ha più ne metta.

Il consulente finanziario, come il commercialista, lo psicologo, l’avvocato e il medico, può essere visto come un costo oppure come un’opportunità. La scelta sta a voi.

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