One man, handsome gentleman, sitting in cafe, reading newspaper.

Tornare al bar seduti a bere un caffè è stata una bella sensazione, con la riapertura dei bar sono tornati anche in voga i commissari tecnici, quelli che fanno le formazioni degustando un vinello frizzante, e con loro anche i “geni della finanza”, coloro che al bar sciorinano cultura dopo aver letto il titolo di un articolo di finanza.

Mentre degustavo il caffè due persone dietro di me disquisivano in questo modo: “Adesso che è salito Draghi e lo spread è sceso è il caso di rinegoziare il mutuo, sto andando in banca a chiedere di pagare meno, meno spread meno rata”.

Non ci sono dubbi che ci sia ancora da fare sull’educazione finanziaria degli italiani.

Lo spread di cui si sente parlare tutti i giorni in TV e i tassi dei mutui non hanno una relazione diretta, lo spread che paghiamo nella rata infatti rappresenta un costo che il sottoscrittore subisce perché la banca gli ha prestato il denaro.

Lo spread sui mutui concorre con i tassi ufficiali europei ,Euribor per i mutui a tasso variabile e Eurirs per quelli a tasso fisso a determinare il tasso che verrà applicato ai mutui.

I parametri economici si influenzano l’un l’altro in qualche modo, ma non sempre in maniera diretta, rata del mutuo e spread sul debito non hanno una relazione lineare.

Lo spread di cui sentiamo parlare regolarmente in ogni TG o trasmissione di approfondimento, rappresenta il costo che l’Italia paga in più rispetto alla Germania per il suo debito, ed è la cartina di tornasole della credibilità del nostro paese.

Per capire come incide lo spread facciamo due esempi numerici.

Esempio 1: il tasso del Bund tedesco è 0 e lo spread a 100.

La Germania emette Bund per 100.000.000,00 di € che vengono comprati dai risparmiatori, a scadenza restituirà 100.000.000,00 € , l’Italia per lo stesso prestito deve restituire 101.000.000,00 €.

Esempio 2: tasso del Bund tedesco 0 spread a 500.

Stesse emissioni alla fine la Germania restituisce 100.000.000,00 € e l’Italia 105.000.000,00 €.

Il costo che l’Italia sostiene è superiore. Ma perché il Bund tedesco come parametro?

Se guardiamo con attenzione il grafico una risposta l’abbiamo 3 governi in 30 anni per loro una ventina per noi.

La stabilità politica è sinonimo di riforme, lavoro, infrastrutture, cultura…..e questo per il mercato è una garanzia, i risparmiatori preferiscono prendere meno, ma essere sicuri di riavere il denaro.

L’Italia con la sua instabilità garantisce meno la restituzione del denaro, o la stabilità del valore del titolo stesso e quindi per poterli collocare deve ingolosire gli investitori con una cedola più alta.

Instabilità politica=costi.

L’avvento di Draghi avrà effetto sulle nuove emissioni, gli ultimi BTP a 10 anni hanno un rendimento dello 0,5%, sicuramente una cosa positiva per il debito che formeremo da oggi in avanti, magari meno per gli investitori/speculatori in titoli di stato.

Purtroppo abbiamo un grosso fardello alle spalle rappresentato dal debito formato sino ad oggi,  non prendere il Recovery fund potrebbe rappresentare non salire su un treno e poi pentirsene tutta la vita.

Un investitore informato non va in banca a chiedere di pagar meno il mutuo, può invece pensare di valutare la vendita di BTP in portafoglio visto gli alti prezzi, può pensare che il Recovery fund farà ripartire l’economia, quella europea sicuro, quella italiana speriamo cosa che renderebbe interessante investire nell’economia reale. 

Come diceva Socrate “Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza.”

Un investitore consapevole sbaglia meno, e se affiancato può scegliere ancora meglio.

Ti piacerebbe approfondire un argomento? Scrivi nei commenti cosa ti piacerebbe parlare potrebbe essere l’argomento della prossima pubblicazione.

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