Il gigante che da anni sembra addormentato, nonostante le notizie politiche proiettino delle ombre inquietanti sul suo futuro, sembra dare segni si risveglio.

Ci sono due notizie che hanno come riferimento il Giappone che in questi giorni mi hanno incuriosito, perché tecnicamente non sono collegate, ma la tempistica è a dir poco strana.

La prima riguarda le dimissioni di Shinzò Abe da primo ministro del Giappone per motivi di salute e la seconda che Warren Buffett, “l’oracolo di Omaha”, l’uomo diventato miliardario dal nulla grazie alle sue intuizioni, abbia deciso di investire sul Paese del Sol levante, nonostante negli ultimi 32 mesi tuti gli investitori hanno fatto il contrario, con deflussi di oltre 132 mld di dollari di investimenti dai mercati dal Giappone.

Buffett domenica ha compiuto 90 anni, da tempo era interessato al mercato Giapponese, aveva visitato il paese nel 2011 dopo il disastro di Fukushima, e nel 2019 ha acquistato obbligazioni corporate (emesse da aziende) in Yen.

Come sempre il guru della finanza, criticato, ma sempre preso ad esempio, ha sorpreso tutti facendo una scelta controcorrente, acquistando cioè aziende che si occupano di trading di materie prime, società che per anni hanno aiutato l’economia e l’industria giapponese reperendo sul mercato le materie necessarie al mondo produttivo.

Al di là delle partecipazioni delle primarie aziende giapponesi che il finanziere americano ha acquistato, la cosa che sorprende che all’alba dei suoi 90 anni continui ad operare usando la strategia che l’ha reso uno degli uomini più ricchi del mondo, cioè la filosofia Value Investing, che ha come obiettivo la creazione di valore nel lungo periodo.

Apparentemente le dimissioni di Abe e l’investimento di Buffett sono in antitesi, infatti molti credono che le dimissioni del primo ministro creeranno non pochi problemi all’economia giapponese.  Quindi mi sono chiesto “perché Buffett ha investito lo stesso?”

Mi sono fatto l’opinione leggendo qua e là, che il finanziere americano sia arrivato alla conclusione che Abe abbia in questi anni svolto un lavoro talmente buono, che l’economia nipponica dopo anni di sofferenza possa tornare a crescere stabilmente, ecco il perché della sua scelta.

Solo una sana e consapevole pianificazione finanziaria che comprende anche una logica e delle scelte in senso geografico può far sì che il gran lavoro di Abe sia di beneficio non solo a Buffett, ma anche a tutta l’economia mondiale e in ultimo a noi.

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