Cinque errori da non commettere negli investimenti. Ancoraggio

“Ancoraggio”.

“Andreste in macchina guardando solo lo specchietto retrovisore? Naturalmente la risposta è no.”

L’Ancoraggio negli investimenti ha la stessa logica, cioè continuiamo a guardare indietro a quello che ci è successo, spesso questo atteggiamento ci porta a non fare investimenti perché esperienze passate, magari negative, ci bloccano.

Cerco di essere più chiaro. Alla la fine degli anni 2000 molti italiani si sono avvicinati alle mondo delle azioni con la prospettiva di guadagnare facilmente con i mercati azionari, purtroppo complice la bolla internet, le torri gemelle ed altro sino al 2003 i mercati sono scesi, gli investitori “fai da te” sono usciti dal mercato azionario con gravi perdite e la convinzione che con le azioni si perde. Niente di più sbagliato. E’stato il loro modo di rivolgersi a questo mondo che li ha penalizzati. Come si dice spesso “In finanza non ci sono pasti gratis”.

Uno studio fatto da Euler Hermes per Wall Street Italia, dimostra che gli italiani, pur risparmiando di più rispetto agli altri europei hanno meno ricchezza finanziaria, questo è dovuto, secondo la ricerca ad un modo diverso di investire.

La scarsa conoscenza degli strumenti e dei mercati unita alla convinzione che, con le azioni si perde ha tenuto lontano gli italiani dagli investimenti più redditizi.

Il mercato azionario non deve essere considerato come la roulette su cui puntare rosso o nero, ma come un mercato appunto legato alla legge della domanda e dell’offerta, bisogna comunque usare metodi e strumenti adatti per investire.

Quello appena descritto è un classico esempio di ancoraggio, che guida le nostre scelte di investimento facendoci perdere occasioni.

Tra gli investimenti prediletti dagli italiani troviamo le obbligazioni bancarie che, sino a poco tempo fa, erano considerate sicure e quindi da avere in portafoglio.

Le ultime vicende, da Banca Etruria sino alla più recente popolare di Bari, ci hanno messo di fronte ad una realtà molto diversa, malgrado questa situazione gli italiani sono sempre convinti che le obbligazioni bancarie ed i titoli di stato siano sicuri, questo è dovuto all’esperienza che ci fa dire “è sempre andata così ed andrà sempre così”, purtroppo non è sempre vero.

Questo è un altro ancoraggio comportamentale.

Cinque errori da non commettere negli investimenti. Bias domenistico.

“Bias Domestico.”

Potrei cominciare il sorso di oggi con il proverbio “Moglie e buoi dei paesi tuoi“.
Gli italiani hanno la predilezione per gli investimenti di casa nostra, amano strumenti che conoscono come i BTP,  i titoli obbligazionari della propria banca o ancora alcune azioni di aziende italiane, le più conosciute e pubblicizzate.
Questo tipo di investimento dà loro sicurezza perché la vicinanza con l’emittente, sia esso lo stato, una banca, o un azienda, dona loro l’illusoria convinzione di avere un certo controllo sull’investimento.

L’investitore è convinto di avere un controllo maggiore sul proprio investimento se l’emittente è a portata di mano, come se potesse intervenire in tempi brevi sulle scelte del governo o sulle politiche aziendali.
Gli esperti psicologi chiamano questo tipo di comportamento “Bias”  (distorsione) domestico.
Vorrei però fare una riflessione su questo tipo di comportamento.  La maggior parte degli italiani ama avere il lavoro vicino a casa, è proprietario/a di casa/e in Italia, ha gli affetti nel nostro paese. A tutto questo aggiungiamo che anche il denaro viene investito nei mercati italiani.

La domanda che mi sorge spontanea è: “concentrare tutto in un unico paese non potrebbe essere rischioso?”.

Nell’autunno 2018 una nota società di rating ha deciso di restare neutrale, per quanto riguarda il suo giudizio sull’Italia, cioè non ha dato suggerimento di vendere i titoli di stato italiani. Qualora lo avesse fatto il rating dell’Italia sarebbe sceso, i nostri titoli sarebbero diventati, come si dice in gergo finanziario “Junk” cioè titoli spazzatura e quindi per le regole europee avrebbero dovuto essere venduti dalle banche, dalle assicurazioni, etc che non avrebbero più potuto detenerli in portafoglio.

Vi immaginate cosa avrebbe voluto dire? Lo stato non avrebbe avuto la possibilità di ricomprare i propri titoli, quindi la prospettiva degli investitori sarebbe stata quella trovarsi in tasca titoli come minimo deprezzati, senza dimenticarsi che avrebbe potuto essere dichiarato addirittura il cosiddetto default, cioè il fallimento.

Quindi ricapitolando uno scenario non proprio allettante; alta possibilità di perdere il lavoro, valore degli immobili/case diminuito, e i nostri risparmi? Anch’essi investiti in Italia. Ecco quindi perché dare ascolto a chi ci suggerisce di ripartire il nostro patrimonio in diverse aree del mondo, perché ci aiuta a limitare o addirittura ad eliminare uno dei rischi più grossi in campo finanziario, cioè la concentrazione di interessi.

Come posso aiutarti? Usando la diversificazione e altri strumenti che mi permettono di darti il meglio in base alle tue esigenze ed obiettivi. Come sempre lo strumento finanziario non è il fine, ma il mezzo.

Quello che abbiamo trattato oggi è il primo dei 5 errori in campo finanziario che andremo a ad affrontare nei prossimi Sorsi.

Sabato prossimo parleremo di “ancoraggio” un altro dei comportamenti errati quando si investe.

Buon sabato

Over confidence-Effetto gregge-More information

Cosa ci può insegnare Esopo?

Ricordate la favola della “Gallina dalle uova d’oro” di Esopo ?

C’era un contadino che aveva molte galline, una mattina si recò nel pollaio per raccogliere le uova del giorno prima, e si accorse che una gallina aveva deposto un uovo tutto dorato. Lì per lì pensò si trattasse dello scherzo di un vicino, ma quando si recò al mercato per vendere le uova, scoprì che quello dorato era veramente di oro massiccio. La mattina dopo si alzò di buon’ora e andò nel pollaio e trovò un altro uovo d’oro. Fece così per diverse mattine e regolarmente trovava un bellissimo uovo d’oro.

Un bel giorno pensò che non era il caso di aspettare, così decise di uccidere la gallina e di prendere tutte le uova in un colpo solo.  Ma quando aprì la gallina non trovò le uova che pensava ci fossero.

Credo che la morale di questa storia sia chiara a tutti. Come dice l’antico proverbio popolare “Chi troppo vuole nulla stinge”. Malgrado sia una favola scritta molto molto tempo fa, rispecchia perfettamente quella che è la società moderna.

Anche in campo finanziario poi, sempre più persone hanno la brama di avere le “uova” subito, cioè il guadagno immediato, ma il vero problema è espresso nella massima sopra citata, che la saggezza popolare ci spiega con poche parole. Proviamo a pensare se il contadino della favola di Esopo al posto di farsi prendere dall’avidità avesse continuato a far deporre le uova d’oro alla gallina accantonandole e accumulandole?  Sicuramente la sua ricchezza sarebbe cresciuta, ma avrebbe dovuto attendere per un periodo di tempo decisamente più lungo.

Anche in finanza spesso si ha la convinzione di utilizzare i titoli azionari per il guadagno immediato. Ma è una pura illusione perché il loro valore può salire ma può anche scendere. Ma soprattutto, con quale criterio scegliamo un titolo piuttosto che un altro? Perché ce l’ha consigliato il vicino di casa? La scelta dovrebbe essere molto più ragionata e dovrebbe ricadere sui titoli delle aziende più solite e che producendo utili possono ricambiare la nostra fiducia con dividenti alti e stabili nel tempo.

Le azioni rappresentano il capitale delle aziende, e se queste fanno programmi di crescita e sviluppo di diversi anni, quello dovrebbe essere anche il nostro obiettivo temporale. Il fatto di guadagnare in poche settimane o pochi mesi non è una cosa certa, ma solo fortuna, perché allo stesso modo nel breve termine il valore potrebbe scendere e noi potremmo subire delle perdite.

Investire vuol dire usare gli strumenti giusti nei tempi e nei modi corretti. L’unico modo per investire correttamente è quello di pianificare gli investimenti con una logica temporale del tutto personale, usando ancora la saggezza popolare come spunto di riflessione. “La pazienza è la virtù’ dei forti”, e io aggiungerei anche dei ricchi.

Indici e pandemie

Questo 2020 era iniziato in maniera troppo tranquilla con gli accordi firmati tra Trump e Xi Jinping e la ritrovata stabilità del nostro governo governo. Quindi ci voleva qualcosa per scuotere un po’ i mercati.

Potevamo farci mancare una bella pandemia, una epidemia virale a livello globale ? Basta dirlo ed eccoci serviti.

I mercati questa volta si sono dimostrati meno originali del passato, infatti come puoi vedere dalla foto, gli avvenimenti come quello in corso legato ad un’infezione virale del ormai famoso “Corona Virus” nell’ultimo secolo sono stati diversi. Alcuni di questi avvenimenti, diverse decine di anni fa, ma altri decisamente più recenti, la famosa SARS del 2002 2003, l’influenza Aviaria e la Mucca Pazza.  Tutti quanti sono passati con un po’ di apprensione generale, qualche bistecca e qualche coscia di pollo in meno sulle nostre tavole, e ormai non ce ne ricordiamo quasi più, anche se nel momento topico sembrava, come dalle notizie di questi giorni, che il mondo fosse destinato ad una fine imminente, figlia di una emotività legata più alla vicinanza con le vittime che ad un rischio vero e proprio.

Certamente, anche i mercati in quei momenti se ne erano accorti, eccome. E’ sufficiente guardare il grafico in corrispondenza dei fatti citati e vedere i cali anche repentini.

Come in passato tra qualche mese quando i ricercatori avranno individuato l’antidoto per questo nuovo virus e i malati saranno guariti, anche i mercati si rimetteranno in carreggiata e ricominceranno a correre. Se ti ricordi del Sorso del 25 maggio scorso  (https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/05/25/montagne-russe-dei-mercati-che-fare/), aperto con l’immagine di un ottovolante, ti proponevo una ricetta per azzerare o quanto meno smussare le montagne russe dei  mercati. Ecco, la ricetta non è cambiata. Anzi proprio l’immagine che hai di fronte che mette in evidenza un percorso di montagne russe di quasi un secolo dimostra la bontà della mia ricetta. Con questo non voglio dire né che dobbiamo snobbare quello che sta succedendo a livello sanitario né che dobbiamo incominciare a fare speculazione finanziaria. Dico soltanto che ogni momento è buono per investire, senza temere che gli avvenimenti del momento possano stravolgere i nostri piani e i nostri obiettivi, ma consapevoli che comprare a prezzi più bassi e quindi più convenienti ci consentirà risultati migliori e più in fretta. Avrai un’ulteriore dimostrazione di quanto dico, se parteciperai alle due serate “Ritorno al Futuro” del 05 febbraio e 04 marzo. Perciò non perderti questa occasione.

2010/2020 Uno sguardo sul passato recente

Cosa ci ha lasciato questo decennio?

Se guardassimo indietro al 2010 cosa vedremmo?

Sicuramente gli Stati Uniti che tentavano di uscire dalla crisi che i mutui Subprime avevano scatenato.

Una situazione che ha spinto la banca centrale americana a immettere sul mercato montagne di liquidità e di abbassare i tassi ai minimi storici.

A distanza di 10/12 anni fatichiamo a ricordarci gli impiegati di Lehman Brothers che uscivano dai loro uffici con gli scatoloni in mano, immagini che hanno fatto il giro del mondo e che hanno comunicato un messaggio unico nella storia: “Le banche possono fallire”.

Immagini e notizie catastrofiche che parlavano solo di crisi e fine di un’era; sui mercati si poteva toccare con mano lo sconforto, gli investitori erano allo sbando.

In Europa non stavamo meglio, aleggiava il problema del debito sovrano che sarebbe sfociato nella crisi del 2011.

Si parlava di fine dell’Europa, di fallimento della Grecia e dell’Italia a rischio con spread a 500 punti, di Portogallo e Spagna e chi più ne ha più ne metta.

Un quadro sicuramente deprimente che ha portato ad un nuovo paradigma dell’economia ed a nuove tendenze sui mercati.

Di questo e di molto altro tratterò e approfondirò nei seminari del 05 febbraio e 04 marzo, dove affronteremo insieme un viaggio, da dove veniamo e dove stiamo andando, come sposare i nostri obiettivi ai nuovi trend di investimento.

Quale è la differenza tra paura e rischio ?


La paura è un movimento irrazionale dato dall’incertezza del momento.
Cosa fa nascere la paura sui mercati finanziari?
Di solito è una notizia che i media enfatizzano a portare il risparmiatore a pensare che il proprio denaro sia in pericolo e quindi la possibilità di perdere diventa veramente importante. 
Spesso e volentieri abbiamo notato che le notizie hanno poi avuto conseguenze meno gravi sugli investimenti dei risparmiatori di quanto si pensasse. Un esempio la reazione alle notizie sulle vicende iraniane che hanno creato più tam tam mediatico e paura tra gli investitori di quanto sia in effetti successo.
In alcune trasmissioni si è parlato addirittura di terza guerra mondiale, la cosa ha sconvolto le persone che hanno pensato di disinvestire o addirittura lo hanno fatto.
Luca Spoldi su “Investiment” del 13 gennaio titolava il suo articolo “Si possono fare soldi in borsa anche vendendo la paura”.
Nell’articolo si spiega come una mano forte che si trova nel mercato ha approfittato della paura dei risparmiatori per speculare sulla discesa dei mercati.
La paura è legata alle emozioni che come detto più volte non sono amiche degli investimenti, ecco perchè si parla di finanza comportamentale, scienza che studia come mitigare gli errori che nascono dalla pancia.
Il rischio, a differenza delle paure, è un parametro misurabile e, come tale, riducibile usando delle tecniche di investimento che attuano la diversificazione o la decorrelazione.
Ci sono indicatori ben precisi che misurano ad esempio il rischio di un titolo aziendale correlato al mercato in cui l’azienda produce.
Ci sono poi indicatori di rischio legato alle esperienze dei risparmiatori.
I risparmiatori possono vedere la riduzione del rischio di portafoglio dando quante più informazioni sul loro rapporto con il denaro ai loro interlocutori che, maggiori dati avranno a disposizione maggiori saranno le difese che potranno usare per difendere il portafoglio dei loro assistiti.
Concludendo, le paure non sono amiche degli investitori e necessitano di un “moderatore” per ridurre la loro incidenza, mentre il rischio può essere ridotto con l’uso degli indicatori e delle informazioni dei risparmiatori.
Nei prossimi seminari affronteremo questi argomenti, non perdere i prossimi eventi, un investitore cosciente ha statisticamente più risultati di uno che non ha conoscenze in campo finanziario. Buon sabato.

Uomo o macchina?

Potrei partire con delle previsioni per il 2020 ma come ormai hai imparato dai miei Sorsi precedenti, le previsioni le fanno gli astrologi e non i consulenti.(https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/07/20/un-anno-di-mercati-e-poco-sembra-essere-cambiato-cosa-dobbiamo-aspettarci/) Quindi ……

……quindi parto con questo primo Sorso dell’anno con alcune riflessioni. La prima viene da una statistica che ho letto, fatta dalla Consob dove risultano in continuo aumento le masse di risparmio gestite tramite Robo Advice cioè tramite delle piattaforme elettroniche con algoritmi matematici. Leggendo questo articolo mi è venuta una riflessione sui lavori che stanno o sono stati sostituiti dalle macchine. Vi è capitato recentemente di andare in albergo? Il cappuccino ve lo fa una macchina, allo stesso modo il bigliettaio è stato sostituito da un obliteratore meccanico, il casellante sta per essere sostituito dal telepass o dal pagamento elettronico. Sempre vagando nei miei pensieri mi sono chiesto: “berrei una birra presa da un distributore automatico in un pub?” La risposta è no. Anche in campo medico si stanno usando i robot, ma con il paziente ci parla un uomo.  Il logo del mio team di lavoro, anche se formato dalle iniziali dei cognomi dei due componenti, mette in contrapposizione l’intelligenza artificiale con quella naturale. La seconda considerazione viene da uno di voi, che chiameremo Gigi, che qualche giorno fa mi ha chiamato un po’ allarmato dalle ultime vicende mediorientali e come avrebbero potuto influire su suoi risparmi. Mi sono sentito di rassicurarlo dopo averlo invitato ad attendere qualche giorno per vedere come sarebbero andate avanti le cose. In effetti chi avrebbe potuto chiamare Gigi se al posto di una persona a gestire i suoi risparmi ci fosse stato un computer con delle formule matematiche? La terza riflessione nasce da un evento a cui ho partecipato dove il relatore ha fatto emergere le emozioni delle persone portandole a superare i loro limiti.  Riassumendo il tutto, la sintesi che otteniamo è: “Il mondo della consulenza non necessita solo di click su questo o quello strumento finanziario, o di algoritmi che decidono quando è il momento di comprare o vendere un titolo. Il mondo della consulenza ha bisogno soprattutto di persone e di fiducia. Persone che tra loro si scambino idee ed opinioni ed emozioni, interagendo per trovare le soluzioni più adatte.  Persone con cui parlare non solo quando accade un fatto sociopolitico così grave, ma anche quando si cercano soluzioni per acquistare una casa per un figlio, oppure per fare un confronto tra il tasso di interesse applicato da due società finanziarie per acquistare un’auto nuova, oppure per sapere come mettere da parte dei soldi e risparmiare sulle tasse, oppure ancora come accelerare le pratiche quando viene a mancare un nostro caro oltre a fornirci qualche parola di conforto. Ecco, queste cose un Robot Advisor non le fa”. Quindi per concludere, penso che sia normale che una macchina possa sostituire l’uomo per le operazioni finanziarie più comuni, anche i cassieri in banca sono stati sostituiti in parte dai bancomat, però per la consulenza vera e propria, quella fatta per temi molto più importanti che incontriamo nella vita di tutti i giorni e che riguardano le nostre emozioni e i nostri sogni, le persone restano un elemento insostituibile. Scegli tu ora la persona che più ti aggrada. Ci sentiamo presto. Ciao.

Una poltrona per due

Siamo quasi a Natale e ci sono due cose che in questo periodo dell’anno non mancano mai, il “Panetun” e Il film “Una poltrone per due”………………

A parte gli scherzi, questo film mi permette di parlare di strumenti finanziari tra i più complessi “Gli Strumenti Derivati”. Tanto bistrattati e spesso oggetto di notizie catastrofiche. Ma se ti domandassi: “Una pistola è buona o cattiva?” la tua risposta dovrebbe essere “Dipende da chi la usa”. Ecco lo stesso vale per i derivati, che non sono né buoni né cattivi, dipende da come vengono utilizzati.

Nati come strumenti di protezione in Olanda già nel ‘500 sono diventati poi strumenti di speculazione.

Un esempio di come possono essere utilizzati per fare speculazione ne è il film, dove sia i Duke & Duke che i nostri “eroi” Valentine e Wintorpe investono in futures. Questi ultimi sono strumenti derivati in cui tramite un contratto specifico due parti si impegnano ad acquistare o vendere ad una data futura una certa quantità di merce, nel nostro caso di succo d’arancia. Ma il sottostante (cioè l’elemento su cui viene stipulato il contratto futures) potrebbe essere qualsiasi cosa, dal petrolio ad un indice di borsa. I nostri “eroi” conoscono la situazione del succo e quindi sanno che la produzione quell’anno sarà buona per cui tanta merce poco prezzo, mentre i Duke, che hanno avuto una stima fasulla, pensano ad una produzione scarsa, quindi prezzo alto. Valentine e Wintorpe aspettano che il prezzo salga spinto anche dall’uomo dei Duke, che pensa di comprare ad un prezzo buono per poi vendere alto, quando arriva a 142 $ vendono il futures sul succo, pur non possedendolo fisicamente (vendita allo scoperto) il succo di arancia per poi ricomprare il futures ad un prezzo più basso quando viene confermata una buona produzione, in questo caso il guadagno è dato dalla differenza tra prezzo di vendita 142 $ e di acquisto 46 $.

Valentine e Wintorpe hanno avuto un guadagno stratosferico senza possedere il succo di arancia, sembra la quadratura del cerchio, guadagno facile e senza rischi. Purtroppo come spesso succede l’apparenza inganna, infatti ci sono alcune controindicazioni. Per primo bisogna avere una “base” detta margine (rappresentata dalla somma versata da Coleman e dalla “Signorina”) per poter partecipare alla contrattazione, ed inoltre la perdita potrebbe essere ingente e va pagata a fine seduta, come successo ai Duke che sono così finiti in bancarotta, quando hanno dovuto pagare per i contratti Futures comprati a prezzo alto. I derivati sono potenzialmente molto rischiosi, sono paragonabili ad una scommessa vera e propria. Ma non sono tutti uguali. Facciamo un esempio di strumento a copertura dei rischi. Nel 1800 il Canada produceva il grano che veniva venduto a Boston. Il problema era che, se la produzione fosse stata favorevole il prezzo sarebbe sceso notevolmente con guadagno dei commercianti americani e perdita per i produttori canadesi, se la produzione fosse stata scarsa sarebbe successo il contrario, il prezzo sarebbe salito con riduzione dei margini degli americani ed un guadagno per gli altri. Come risolvere l’enigma? Stipulando un contratto con un prezzo equo per entrambi, a Boston sapevano quanto avrebbero pagato il covone e i canadesi sapevano quanto avrebbero guadagnato, con buona pace di tutti. Questi contratti sono chiamati Futures. Ma ci sono altre tipologie di derivati che spiegare ora sarebbe lungo e complicato. Se vuoi maggiori informazioni non esitare a contattarmi oppure a partecipare al Corso di Finanza che ho organizzato nel mese di gennaio con il patrocinio del comune di Saronno e che puoi consultare sulla mia pagina Sergio Rota- Consulente finanziario.

Al prossimo Sorso, Ciao.

MES dopo lo SPREAD

Il MES o meglio conosciuto come “Fondo salva stati” entra in vigore nel 2012 con la funzione di contrastare gli choc del debito sovrano nell’eurozona, cioè deve servire ad aiutare i paesi in difficoltà.  Il fondo come detto ha la funzione di stabilizzare le economie in difficoltà attraverso risorse finanziarie garantite dagli altri Stati dell’Eurozona. La nazione che partecipa in maniera più cospicua è la Germania che garantisce il 27% del fondo, l’Italia partecipa per il 18%. Il denaro non viene fisicamente versato, è più che altro un impegno. Comunque questo impegno fa si che il fondo abbia molta più credibilità delle singole nazioni, e può perciò prendere a prestito il denaro a tassi più bassi da prestare alle nazioni in difficoltà.

L’accesso ai fondo salva stati è garantito alle nazioni che hanno comunque i parametri in ordine, come il rapporto tra debito e PIL ad esempio. Il fondo salva stati ha già erogato finanziamenti per Cipro, Grecia e Spagna e dobbiamo dire che ha funzionato perfettamente, tanto che queste nazioni sono quasi fuori dalla crisi. Allora perché tutta questa polemica in Italia? Presto detto. Sappiamo tutti che il nostro paese non ha i parametri solidi, rapporto debito/PIL e soprattutto la crescita negli ultimi anni ci vedono in difficoltà, e quindi non potrebbe in caso di bisognoaccedere al fondo se non a particolari condizioni che adesso vediamo. Negli accordi tra i vari stati si dice che l’accesso è concesso alle nazioni che non hanno procedure di infrazione, un deficit negli ultimi 3 anni inferiore al 3% e un rapporto debito/PIL inferiore al 60%.

Queste misure renderebbero molto difficoltoso per il nostro paese accedere agli aiuti del fondo, anche se potrebbero essere un buon motivo per mettere mano una volta per tutte ai nostri conti pubblici. Inoltre teniamo conto che abbiamo già versato 14  miliardi di euro. Solo in caso di difficoltà perciò, si prospetterebbe per l’Italia la possibilità di una ristrutturazione del debito.  In quel caso risparmiatori possessori di titoli di stato vedrebbero scendere il valore dei titoli che hanno in portafoglio. In questo modo si potrebbero reperire risorse per evitare il default, ma il costo da pagare per i risparmiatori sarebbe ingente. Altro punto nodale, è il timore che la banca centrale europea vedrebbe aumentare il suo potere, togliendo di fatto la possibilità di manovra alle banche nazionali, cosa che nei fatti è già attuale. Non mi voglio addentrare in riflessioni e considerazioni politiche che non mi competono, ma sicuramente l’approvazione di questi nuovi trattati potrebbero essere per il nostro paese un brutto colpo, ma anche uno sprone a cercare di modificare una spirale che da molto tempo, piano piano sta stritolando la nostra economia. Per evitare queste problematiche la diversificazione di portafoglio e l’investimento globale sono le uniche soluzioni. Condividi questo sorso con i tuoi amici, investire consapevolmente riduce i rischi.

Il capitale umano

Incontrando il proprio consulente finanziario ci si aspetta di parlare di interessi, cedole e capitale. Nei discorsi ci dimentichiamo del capitale vero cioè il capitale umano. Recentemente un mio cliente ha avuto suo malgrado un sinistro di una certa entità, che ne ha compromesso l’attività lavorativa.

Nella disgrazia, la fortuna che ha una copertura assicurativa che lo tutela contro gli infortuni, con un capitale di invalidità permanente importante. Il capitale erogato dalla compagnia per la garanzia di invalidità gli permetterà di sostenere le cure di riabilitazione e di non toccare il capitale che faticosamente ha messo da parte.

“assicurazióne s. f. [der. di assicurare]. – 1. a. Il fatto di assicurare, di assicurarsi, cioè di rendere o rendersi certo, o sicuro, o protetto”. Queste sono le prime parole che trovate sulla Treccani per definire assicurazione. Ci sono due vocaboli sui quali mi soffermerei, “sicuro e protetto”, chiediamo a gran voce la protezione del capitale finanziario e non lo facciamo per il capitale che lo genera: l’uomo. Quando penso all’assicurazione mi viene in mente il concetto italiano di assicurazione: “mi ripago il cancello se si rompe”, “cambio la televisione se si fulmina”, “se cado in negozio prendo la diaria” concetti ripetuti da molti, come se il fine ultimo dell’assicurazione fosse recuperare i soldi del premio. Aggiungiamoci poi che vediamo l’assicurazione come un costo e spesso evitiamo di assicurarci perché “sono soldi buttati via, se non mi succede nulla?”. Mi capita spesso di sentire queste parole, ma se chiedete al mio cliente cosa pensa del premio assicurativo di 700,00 € annui pagato per 13 anni che oggi gli permette di curarsi in clinica e di non avere assilli finanziari non potrà far altro che dirvi, “I soldi meglio spesi nella mia vita”. Non basta pensare che le probabilità che succeda a me sono poche, fino a cinque secondi prima lo pensava anche lui.

Gli italiani sono un popolo fatalista, che preferisce accantonare risparmi in vista degli imprevisti ma esita a coprirsi dai rischi”, (Il sole 24 ore- Giorgio Gaia Fedi 25 maggio 2019). Nell’ articolo si fa riferimento ad un retaggio culturale ed alla poca informazione. Purtroppo ci collochiamo anche in campo assicurativo tra gli ultimi in Europa, dati ANIA (Associazione italiana imprese assicuratrici) solo il 45% delle case è assicurato malgrado l’80% della popolazione sia proprietario di casa, solo Portogallo e Grecia peggio di noi. Si scende poi al 24% sugli infortuni e ad un misero 6% per quanto riguarda la premorienza. Sempre nello stesso periodo il “Corriere della sera” evidenziava come la mancanza di cultura finanziaria portasse l’italiano a non assicurarsi, ma a preferire tenere i soldi in conto per tutelarsi. Anche questa settimana non bastano le corna a salvarci, bisogna assolutamente ripianificare la propria posizione assicurativa, ma non da soli, in quanto l’emotività potrebbe crearci brutti scherzi.