Riflessioni da ristrutturazioni

Ristrutturare casa, spesso non è solo un modo per abbellire la nostra abitazione, ma nelle ristrutturazioni si affrontano anche aspetti finanziari, fiscali, tecnici, di scelte dei materiali, di risparmio energetico ed ecologici. Insomma un esempio perfetto di pianificazione.

Non sempre dedichiamo la stessa attenzione ai nostri soldi.

L’altro giorno facendo zapping mi sono fermato a vedere una trasmissione americana dove si ristrutturano le case, penso ci siate passati tutti almeno una volta, ed una frase mi ha colpito in modo particolare.

Voi a questo punto penserete, quest’uomo pensa troppo ………

Ad un certo punto della ristrutturazione della casa sono sorti dei problemi strutturali e chi stava facendo i lavori ha chiesto nuovi soldi per far fronte al problema, nella discussione tra i coniugi per capire dove recuperare il denaro la moglie ha dichiarato, gli unici soldi che ci restano sono solo quelle del college delle nostre figlie, ma quello non si tocca, rinunciamo a ristrutturare il nostro bagno in camera, sembra logico se nonché manca un dato, le bimbe nel momento in cui il programma è stato girato avevano 2 e 3 anni.

Questo è un esempio di cultura della pianificazione che dovrà assolutamente arrivare anche da noi.

Sarebbe stato semplice pescare dal fondo per il college dei figli anche tenendo conto del tempo mancante alla meta, ma un progetto importante pianificato non può assolutamente essere messo in discussione.

Pianificare vuol dire mettere in fila, banalmente anche su un foglio di carta, le esigenze della famiglia, gli obiettivi di vita e tutti i sogni della famiglia, il tempo per raggiungerli e il denaro che è necessario accantonare.

Mi capita spesso di leggere che gli italiani non pianificheranno come gli anglosassoni per un problema di cultura “Siamo fatti così”, viviamo alla giornata diceva un sociologo durante un incontro a cui ho avuto occasione di partecipare lo scorso anno.

Personalmente ritengo che gli italiani siano persone talmente intelligenti che una volta che avranno compreso come la loro vita potrebbe cambiare pianificando i loro risparmi, non esiteranno a cambiare le loro abitudini.

Se si cominceranno poi a introdurre nella scuola percorsi formativi che vadano ad approfondire i temi finanziari basilari come la pianificazione e l’accumulazione per il futuro, certamente questo cambiamento sarà ancora più veloce e definitivo.  

Dobbiamo anche evidenziare che gli studi segnalano che chi ha pianificato i propri investimenti ha subito un minore stress e ha raggiunto i propri obiettivi nella quasi totalità dei casi.

Le scienze economiche comportamentali affermano che una volta imparato a pianificare si affrontano le scelte successive di investimento usando molto meglio il sistema razionale e non quello emotivo, riducendo in maniera importante la possibilità di sbagliare le scelte.

Il secondo ingrediente per una pianificazione efficace è avere al proprio fianco un consulente perché come dice un famoso detto “se voglio andare di corsa vado solo, se voglio andare lontano cerco un compagno”.

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Quale RSA scelgo?

Leggendo il sole 24 ore mi è balzato all’occhio un articolo che parlava del calo delle nascite intorno alle 400 mila unità nel 2021, un dato che si manifesta molto prima rispetto al previsto.

Una diminuzione delle nascite porta inevitabilmente ad un fenomeno, di cui abbiamo già parlato in altri sorsi, cioè l‘invecchiamento della popolazione.

Questa bolla demografica accentua un problema che ci toccherà tutti e specialmente chi, per sua fortuna, è giovane, quello della pensione. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/02/07/non-facciamo-gli-struzzi/

Non mi importa un fico secco pubblicizzare i fondi pensione per la fiscalità o qualsiasi altro strumento, usa quello che vuoi però: “BISOGNA PENSARCI”.

Una nazione con una popolazione più vecchia vuol dire maggiori costi previdenziali, maggiori costi per l’assistenza agli anziani e di conseguenza pressioni sulle casse INPS.

Le persone più colpite saranno i giovani.  Da una parte avranno un taglio maggiore della pensione, perché arrivando meno risorse all’INPS minori saranno le prestazioni che riceveranno in futuro, dall’altra però l’età consentirà loro di fare accantonamenti meno importanti ma per un lasso di tempo maggiore, garantendo quindi un risultato positivo.

Facciamo un esempio: 100 € mese per 30 anni con una rivalutazione del 3%

E se rendesse il 7 come hanno fatto i mercati azionati negli ultimi 50 anni?

Provate a pensare di regalare 20 anni ai vostri figli o nipoti, accantonando per loro sin dalla nascita, e per i genitori ci potrebbe essere la ciliegina sulla torta di un ulteriore guadagno dato dal risparmio fiscale.

Il Covid-19 accentua un problema, e ci impone di risolverlo. La mia funzione sociale è quella di sensibilizzare al problema e dare le soluzioni.

Possiamo obiettare che in un momento come questo pensare ad accantonare per la pensione non sia il problema primario, e potrei anche essere d’accordo, ma al di là di quello che è successo in questo momento nelle RSA poter scegliere in quale struttura essere assistiti in caso di bisogno fa la differenza.

Forse l’ho toccata un po’ troppo forte, ma la posta in gioco è proprio questa.

Al problema della demografia se ne aggiunge un altro, le nostre pensioni sono legate a corda doppia con il PIL nazionale, che già negli ultimi anni cresceva poco. Con il Covid-19 avremo sicuramente un peggioramento, ecco perché un accantonamento fatto sull’economia reale e globale sarebbe decisamente preferibile, tenendo conto che il PIL del mondo è cresciuto 6 volte rispetto al nostro.

Ultimo, ma non ultimo il suicidio fiscale di chi è dipendente, cioè lasciare il TFR in azienda dove la tassazione è molto più alta rispetto a quella dei fondi pensione. Infatti quando il lavoratore andrà in pensione sul TFR accantonato pagherà una tassazione separata calcolata con le aliquote IRPEF mentre con i FP l’aliquota massima sarebbe del 15% con ulteriori possibili riduzioni in base agli anni di permanenza nel fondo, fino ad un minimo del 9%

La pianificazione della rendita da avere nella terza età diventa fondamentale.

Perché siamo un paradiso fiscale?

Considerare l’Italia, uno dei paesi dove la pressione fiscale è tra le più alte d’Europa, un paradiso fiscale, può sembrare una follia, ma se parliamo di tasse di successione in Italia dobbiamo ritenerci fortunati in quanto abbiamo la tassazione più bassa del vecchio continente.

Sono anni che viene ventilata la possibilità di alzare le aliquote delle tasse di successione ed allinearle alla media Europea, circa il 23%.

Se si confrontano le aliquote europee con la nostra (vedi tabella) possiamo notare che l’incidenza sulle nostre tasche, qualora venissero ritoccate, sarà notevole.

Ho già accennato alle tasse di successione lo scorso anno nel sorso https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/11/23/a-volte-non-bastano-gli-scongiuri/ , ma quello che stiamo vivendo mi impone di tornare sull’argomento.

In questo periodo il Covid-19 la fa da padrone, ma ci sta portando a sforare il 150% del rapporto debito/PIL con chiare ripercussioni su economia, conti pubblici e naturalmente prima o poi sarà plausibile che qualcuno venga a batter cassa per chiederci di onorare i nostri debiti.

Anche se in Europa passasse la mozione franco/italiana dei Coronabond, che non influirebbero sul nostro debito pubblico, si potrebbe scendere dal 155% al 145% ad esempio,” la stessa differenza che c’è tra il correre e scappare” avrebbe detto mio padre.

Chiaramente occorre recuperare denaro per abbassare il debito, alzare le tasse sulla successione è una strada che potrebbe essere percorsa, anche tenendo conto dell’età media molto alta degli italiani e la percentuale di risparmio, e il patrimonio immobiliare annesso.

Se prendiamo in considerazione il parametro età possiamo ipotizzare il trasferimento dei patrimoni da una generazione all’altra nei prossimi 20 anni, questa potrebbe diventare una buona occasione per lo stato per alzare le aliquote e di conseguenza avere più entrate.

Senza abbassare le franchigie, ma tenendo conto della proposta di legge 2830/2005 che prevede di inserire nel calcolo delle successioni gli immobili al valore OMI (osservatorio del mercato immobiliare), il quale valuta gli immobili in base ai prezzi delle compravendite nella zona dove è sito l’immobile.

Questo parametro un valore mediamente doppio del valore catastale, quindi lo stato si troverebbe una base imponibile molto più alta tenuto conto delle proprietà immobiliari che passeranno di mano.

Al valore degli immobili si dovranno sommare i risparmi, e a questo punto le franchigie saranno, in molti casi, azzerate.

Tasse più alte vogliono dire entrate più alte per l’erario.

Lo studio di una pianificazione successoria, parolaccia con cui si identifica il trasferimento del frutto del nostro sudore agli eredi, è fondamentale per non avere un salasso erariale.

Ci sono strumenti che possono difenderci da questa possibilità? Assolutamente si.

Questi strumenti possono essere inseriti all’interno della pianificazione e risolvono, oltre al problema fiscale anche un altro annoso problema quello delle successioni legittime, di cui vi parlerò in un prossimo seminario.

In questo periodo ci siamo resi conto della nostra fragilità.

E’ importante recuperare una certa serenità, un passo per affrontare con il cuore più leggero il nostro futuro e sapere che i nostri sforzi non saranno stati vani, è quello di pianificare il trasferimento del nostro patrimonio.

Se pensi che pianificare il passaggio della tua ricchezza ai tuoi cari sia una cosa da tenere in considerazione non esitare a chiamarmi, studieremo e metteremo in atto la miglior strategia possibile.

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Possiamo chiamarlo ancora, oro nero?

Perché il petrolio è così importante e quali sono le dinamiche legate a questa materia prima che in questi giorni sta infuocando i mercati finanziari?

Il petrolio impatta sulla vita degli italiani per svariati motivi, il primo, di cui preferisco non parlare, il prezzo alla pompa, dove per assurdo il costo della materia prima conta poco, il secondo, il 90% degli italiani che investono in azioni hanno un titolo energetico, terzo il prezzo del petrolio impatta anche su altri settori, purtroppo il mondo attuale è ancora troppo interconnesso con questa materia prima, più del 80% dell’energia prodotta deriva ancora dal petrolio e quindi per molti anni saremo vincolati alle sue vicende.

Per quanto riguarda i titoli energetici dobbiamo aspettarci come logico un po’ di tensione, la domanda potrebbe essere dobbiamo vendere? Assolutamente no per due motivi, molte società come ENI ad esempio ha una spiccata parte di Green Energy e trarrà vantaggio dalle tensioni sull’oro nero, secondo appena il mercato riprende i titoli torneranno a prezzi adeguati.

Innanzi tutto cominciamo col dire che il petrolio viene estratto in zone diverse del mondo e con metodi diversi, e queste differenze ne caratterizzano il nome WTI o BRENT, i mercati su cui vengono scambiati, i costi di estrazione e quindi di conseguenza i prezzi di vendita.

Ad incidere poi sul valore del cosiddetto Barile, come per qualsiasi bene di consumo, sono le leggi della domanda e dell’offerta.

In una situazione come quella attuale, dove il mondo produttivo si è praticamente fermato, e quindi la domanda di energia si è quasi azzerata, è normale che l’offerta di prodotto non può essere soddisfatta dalla domanda che si è quasi azzerata, pertanto il prezzo del petrolio è sceso in maniera verticale.

Il primo problema che si innesca in questo modo, è che i paesi produttori, che basano buona parte delle loro economie sul petrolio, vadano in difficoltà sia a livello statale sia a livello privato.

Gli stati non introitano più perché le aziende non vendono, le aziende che non vendono devono chiudere e anche i lavoratori vanno in difficoltà. Come vedi il cerchio si è chiuso.  

Bloccare la produzione, che sarebbe in questo momento una soluzione logica è molto difficile e molto costoso, quindi si innesca il secondo problema importante di cui tenere conto cioè quello dello stoccaggio. Se il petrolio viene estratto ma non viene venduto, deve per forza essere immagazzinato, ma anche questo aspetto ha costi esorbitanti e necessità di spazi e di siti specifici.  A fine marzo di stimava che oltre il 75% degli spazi disponibili si fosse già esaurito e il costo per tenere in porto una petroliera carica è decuplicato.

A buttare benzina sul fuoco però, mai una citazione ha calzato così bene, ci sono anche gli speculatori che hanno cominciato a creare tensione sui contratti futures a breve termine dell’oro nero, di futures e di cosa sono ho parlato nel sorso del 14 dicembre  , qualche investitore sta pensando di entrare e speculare sul petrolio, ma come qualche testata giornalistica ha dichiarato, potrebbe essere questa pubblicità sugli ETF del petrolio, una trappola per i piccoli investitori.

Nell’immediato non si prevede un rialzo dei consumi perciò nessuno è disposto a comprare e chi ha a disposizione tanta materia prima pur di vendere è propenso a farlo a prezzi negativi in modo da liberare gli spazi e quindi continuare a produrre.

Un’ultima riflessione sugli altri settori, alla ripresa il costo energetico sarà basso per cui le aziende è presumibile che avranno costi di produzione inferiori, questo potrebbe essere un bene.

Questo virus così piccolo, tanto da essere invisibile, ha messo in evidenza tante delle controversie di questo mondo, ma ne sta valorizzando anche le cose positive. Se da un lato i problemi legati al petrolio stanno mettendo in difficoltà l’economia mondiale, dall’altro il nostro pianeta ne sta beneficiando in termini di inquinamento. L’aria e l’acqua sono tornate ai loro colori naturali, e la vita si sta riappropriando di aree dimenticate da tempo, i delfini a Venezia, scoiattoli a Milano etc. etc.

Per far fronte a questa ed alle altre crisi bisogna avere una pianificazione dei propri risparmi adeguata che diminuisca ansie e che ci permetta di approfittare delle oscillazioni, vuoi sapere come? Non esitare a contattarmi.


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Ti lascio con l’ultima chicca.

Siamo davvero sicuri che la mancanza di petrolio sia una cosa negativa? O forse dovremmo ripensare il nostro futuro in modo più sostenibile e più verde?

Come diceva il più grande scrittore italiano in una delle sue poesie più famose …… “ai posteri l’ardua sentenza”.

Ascoltare chi ne sa… fa sempre bene

La settimana scorsa ho partecipato ad alcune dirette FB organizzate da una società di formazione, nella quale ogni sera era invitato un esponente di spicco in ambito finanziario e nell’arco di due sere consecutive sono riuscito ad ascoltare il professor Legrenzi, il riferimento in Italia per la finanza comportamentale, e Leopoldo Gasbarro direttore di Wall Street Italia, testata giornalistica specializzata.

Qualche giorno dopo, li ho incrociati su FB contemporaneamente, infatti il direttore di WSI in un post pubblicizzava un articolo del professore.
Mi sono detto, non può essere una casualità, devo per forza leggere l’articolo e parlarne in un Sorso. Ed eccomi qua.
Nell’articolo il professore Legrenzi, a seguito della situazione economica che si verrà a creare nel nostro paese dopo la crisi sanitaria, vuole dare sette suggerimenti agli italiani, e anche ai loro consulenti, per gestire al meglio i risparmi accumulati negli anni.
Vediamo di cosa si tratta.  

Primo:

riguarda l’area geografica dove indirizzare i propri risparmi, e visto che il 90% degli italiani è investito in Italia e in €uro, sarebbe il caso di guardarsi un po’ intorno e indirizzarsi verso economie meno legate alla manifattura e con valute forti tipo il dollaro, considerato bene rifugio in momenti di crisi. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/02/15/cinque-errori-da-non-commettere-negli-investimenti/

Secondo:

indirizzato a chi per paura ha lasciato grosse somme sui conti correnti, denari che non compenseranno nemmeno l’inflazione, questo è il momento giusto per passare ad investimenti più redditizi in tempi più lunghi https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/04/06/dividend-aristocrats-6-4-2019/ , ed abbandonare gli investimenti in immobili che non siano destinati al uso della famiglia.

Terzo:

passare ad investimenti in paesi dove la tassazione è più bassa rispetto all’Italia, perché qui dove il debito paese aumenterà in maniera importante, potrebbero verificarsi degli aumenti di tasse per compensare il debito pubblico.

Quarto:

avere più fiducia nel futuro, poiché in campo finanziario è certamente più semplice rispetto ad altre materie, fare previsioni a dieci anni che a dieci mesi, aumentare la percentuale di titoli azionari in portafoglio. Perché i mercati azionari nel lungo periodo non hanno mai tradito nessuno. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/02/08/cosa-ci-puo-insegnare-esopo/

Quinto:

“non si sa mai” è inutile lasciare liquidità in conto, per quello servono le assicurazioni che ci coprono da qualsiasi rischio. E visto che nel resto del mondo vengono utilizzate normalmente, è il caso che iniziamo ad utilizzarle anche noi.

Sesto:

riguarda gli immobili che diventeranno sempre meno profittevoli e sempre meno amati dalle nuove generazioni, quindi tanto vale incominciare a ristrutturare i portafogli smobilizzando parte di questi immobili che fra l’altro, rischiano di diventare il veicolo di nuove tasse. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/06/30/falsi-miti-il-mattone-29-06-19/

Settimo:

iniziare ad attuare i primi sei suggerimenti senza fretta ma nemmeno con troppa calma perché secondo il professore chi inizierà per primo, sarà anche il primo a beneficiarne.

Come si può notare molto dei concetti espressi da Legrenzi li ho trattati nei miei sorsi, forse perché seguo da anni la finanza comportamentale, scienza che ritengo fondamentale per aiutare i miei clienti a non fare errori.
Se vuoi conoscere i mio metodo, che parte dagli insegnamenti del professor Legrenzi non esitare a chiamarmi.

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Non mancare al prossimo evento del 23 aprile sulla pianificazione, ci sarà anche un regalo per chi partecipa.

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Debito mondiale? Ma con chi? E chi paga?

L’altro giorno un amico mi ha inviato questa foto ed io ironicamente gli ho risposto: “con gli alieni”.
Ma non ho smesso di pensarci anche perché ho letto alcuni articoli che lo hanno trattato in questi giorni.
Mi ha colpito un articolo di Lorenzo Raffo, che segnalava il debito dei singoli paesi rapportato al loro PIL, negli USA ad esempio il debito privato è passato dal 55% del 1950 al 168,5% del 2007 salvo poi scendere al 150% nel 2018. Se lo sommiamo a quello pubblico la situazione diventa esplosiva, la Francia ormai ha anch’essa superato il 100% e per l’Italia meglio non parlare, e non sono le sole nazioni.
Torniamo alla domanda, ma con chi?
Ogni stato emette titoli per pagare la spesa pubblica, e questi titoli vengono acquistati da altri stati, da cittadini, da operatori del sistema finanziario SGR, fondi, ETF ed a altro ancora.
Ogni titolo ha una sua cedola, un suo rendimento, che per l’Italia va da uno 0,5 al 9% ad esempio, per i titoli in circolazione.
Sta avanzando l’ipotesi che gli stati possano accordarsi per fissare una cedola univoca da pagare agli investitori intorno all’ 1%.
Inoltre si pensa di diminuire il debito pubblico degli stati per una percentuale che va dal 5% a 15% con un bel risparmio in termini economici per le casse delle varie nazioni, che vedranno un aumento del debito da corona virus intorno al 10%..
Ma come ogni medaglia anche questa ha il suo rovescio. Chi perderà da queste operazioni?
Se per le nazioni potrebbe essere facilmente bilanciabile, anche se la Germania ad esempio non vorrà vedere il suo debito paragonato a quello Greco, o a quello italiano ad esempio, discorso diverso potrebbe essere per i risparmiatori e gli investitori detti sopra.
Provate a pensare ad un risparmiatore che ha investito 100.000,00 euro in un BTP scadenza 1 marzo 2041 con cedola 4% che pensa di incassare da qui alla scadenza € 44.000,00 e che, se dovesse avverarsi questa ipotesi alla fine ne incasserà 11.000,00.
Discorso analogo può essere fatto per la gestione separata di un’assicurazione che per legge deve avere una percentuale importante di titoli di stato in portafoglio, sarà costretta ad abbassare le condizioni garantite che le compagnie pagano agli investitori, altrimenti avrebbe perdite ingenti.
In ultima analisi ai fondi comuni che ad esempio investono in titoli di stato USA o europei, potrebbero veder crollare il loro rendimento sia in caso di riduzione del tasso e anche nell’ipotesi di taglio dei debiti, in quanto anche in questo caso il valore scenderà.
Tutto questo, in ogni caso, si potrebbe ripercuotere sui risparmiatori che in un modo o nell’altro potrebbero avere meno soldi.
Chiaramente questa è solo un’ipotesi sul tavolo degli attori mondiali, momentaneamente non si sono certezze su quello che potrà accadere, ma bisogna chiedersi se si è disposti a correre questo rischio, se si è disposti ad aspettare per vedere se decideranno o meno di rendere operativa questa soluzione.
Analizzare la propria posizione potrebbe essere importante, per non correre rischi.

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Esperienza e memoria

Qualche giorno fa, ascoltavo un’intervista del Professor Ruggero Bertelli, docente di Economia degli intermediari all’Università di Siena. Una sua frase mi ha fatto riflettere e quindi ho pensato di condividere queste riflessioni.

Che differenza passa tra esperienza e memoria?

Esperienza, nell’enciclopedia Treccani viene definita conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione.

Esperienza, va associata con esperimento, specialmente in campo scientifico. Come si può ben capire l’esperienza ha un certo fondamento scientifico, a meno che, come in quella che stiamo vivendo non sia guidata da sentimenti, quali la paura, che ne alterano i risultati.

Ogni qual volta facciamo un’esperienza in campo finanziario, dalla crisi del 2000 2003, alla crisi 2008, a quella che stiamo vivendo oggi pensiamo che sia diversa, adducendo sempre motivazioni diverse.

Nel 2000/2003: “questa è una guerra adesso ci sarà la terza guerra mondiale, internet è finito etc ”, facevano sembrare quella crisi diversa da tutte le altre, con paura che finisse il mondo, l’estinzione come i dinosauri o che altro ancora.

Nel 2008: “questa volta è diverso, è una crisi di sistema, non ci si riprenderà più, il sistema bancario è finito e i mercati non si riprenderanno più”.

Oggi 2020: “questa volta è diverso, il mondo non aveva mai dovuto affrontare una pandemia come questa e non riuscirà a fermarla, l’economia mondiale esplode, moriremo tutti…”

E mi sono limitato alle ultime che ci ricordiamo meglio. Ma mentre le viviamo, tutte le situazioni sembrano nuove e subentra la paura del cambiamento, dell’impossibilità di gestirle, di capirle e chi più ne ha più ne metta.

Se guardiamo oggi la crisi del 2008 ci limitiamo a verificarne l’impatto economico, rapportiamo i dati con la crisi precedente e analizziamo drawdown e riprese, una volta che la pancia smette di interferire con il cervello, questo razionalizza ed analizza.

Cosa succederà per la crisi attuale? Tra qualche tempo analizzeremo drawdown e ripresa con raziocino e dolori di pancia sempre minori, più la crisi si sarà allontanata.

Questa è la memoria, ricordo di un evento, del suo impatto e delle conseguenze e cosa è successo subito dopo. Oggi possiamo pensare all’11 settembre 2001 in maniera più razionale, sentiamo un dolore completamente diverso da allora perché sappiamo come è finita.

In quel momento però mantenere la barra dritta è stato faticoso, l’esperienza non era ancora diventata memoria.

Chi è addetto a gestire l’esperienza in campo finanziario? La figura del consulente serve a questo, fare in modo che l’esperienza venga superata nel migliore dei modi e diventi memoria per i clienti.

Cinque errori da non commettere con gli investimenti. More information

Quando mi sono seduto a scrivere questo sorso mi è venuta in mente la frase “ti piace vincere facile”, infatti mai come in questo momento siamo inondati di notizie e fake news.

Perché le troppe informazioni sono deleterie? Presto detto, se dispongo di troppe informazioni e non ho la capacità di capire quali sono quelle importanti da quelle meno, e soprattutto le vere dalle false, corro il rischio di fare errori di valutazione.

Dall’avvento dei motori di ricerca e dei social, le notizie a cui abbiamo accesso sono aumentate in maniera esponenziale, purtroppo allo stesso modo anche il numero delle notizie false o non corrette hanno avuto una crescita notevole.

Se leghiamo il numero elevato di informazioni al mondo finanziario ci troviamo di fronte al problema di trovare quelle giuste per fare investimenti in linea con le nostre aspettative, esigenze e obiettivi.

Al di là del fatto che oltre alle fake news, si possono trovare notizie manipolate a dovere, dobbiamo aggiungere che molte informazioni pur essendo vere, hanno logiche di breve periodo e quindi, logicamente, non possono essere utilizzate per strategie di lungo periodo. 

Nel pensare a come recuperare le informazioni corrette l’immagine che mi viene in mente è quella del setaccio, mettere in un setaccio tutto, e usare solo la parte che i buchi lasciano passare è importante, se si vuole usare solo quello che ci serve.

Il setaccio per le informazioni finanziarie è dato dall’esperienza, ecco perché è sempre meglio affidarsi ad un esperto per selezionare le giuste notizie che possono servire nella costruzione di un portafoglio adeguato.

Perché un consulente finanziario si forma giornalmente per il suo lavoro? Proprio per essere in grado di discernere le informazioni ed usarle per il bene del proprio cliente.

Facciamo un esempio, che fra l’altro abbiamo già affrontato in altri Sorsi precedenti. Spesso in economia sentiamo parlare dell’argomento Tassi, perché sono gli indicatori del costo del denaro e quindi influiscono direttamente sull’ economia reale. Una cosa importante della quale non tutti sono a conoscenza però, è il fatto che l’aumento o la diminuzione dei tassi di interesse, influisce direttamente su alcune tipologie di titoli, che poi sono anche quelli più usati in finanza perché considerati i meno rischiosi, cioè quelli obbligazionari. Ogni qualvolta variano i tassi vengono scritti fiumi di parole che evidenziano la bontà o meno per gli investitori di questa situazione, ma bisogna essere in grado di conoscere, in base ai propri investimenti quale notizia ci riguarda, usare l’informazione sbagliata potrebbe perciò avere conseguenze negative.

Cosi come un medico è più adatto a leggere e interpretare un’informazione medica su Google rispetto ad un paziente che cerca di capire i suoi disturbi, anche un consulente finanziario è più adatto a valutare delle informazioni finanziarie in modo critico e costruttivo rispetto ad un cliente, il quale rischia di fare una ricerca meno approfondita e di conseguenza più rischiosa nella costruzione del suo portafoglio personale.

Con questo ho concluso i Sorsi legati agli errori da evitare in campo finanziario. Tornerò sabato prossimo con un nuovo argomento. Ti auguro una buona domenica e ti saluto.

Cinque errori da non commetter con gli investimenti. Effetto gregge

Buongiorno e buon sabato. Mai come in questo momento in cui corona virus ci sta cambiando il modo di vivere, questo Sorso capita come si dice a fagiolo.
Oggi infatti parliamo di un comportamento piuttosto diffuso il cosiddetto effetto gregge, che rappresenta la modalità con cui molti investitori approcciano il mercato.
Cerchiamo di essere più chiari con un esempio. Se domani mattina una nota marca di abbigliamento casual per giovani, lanciasse sul mercato un jeans molto particolare, molti ragazzi correrebbero in negozio a comprarlo.
Questo è un tipico esempio di effetto gregge, cioè davanti ad un capo di vestiario che comprano tutti, la massa si adegua al mercato.
Spesso gli investitori si comportano con loro denaro allo stesso modo, ad esempio, in un gruppo di persone si comincia parlare di investimenti , quello che tecnicamente ha maggior conoscenza del mercato propone un titolo da acquistare facendosi forza della propria diciamo qualità di leader.
A questo punto tutti compreranno quel titolo, senza tener conto se l’acquisto e in linea con le proprie esigenze e il proprio grado rischio.
Questa cosa accadde in maniera spropositata verso la fine degli anni 2000. La famosa bolla sui titoli tecnologici. In quei momenti ricordo gli assembramenti di persone davanti alla vetrina di una nota banca a guardare il televideo con i “pizzini” più disparati sui quali avevano appuntato nomi di società che io a malapena avevo sentito nominare e delle quali invece loro volevano acquistarne le azioni o addirittura partecipare alla quotazione in borsa. Chiaramente il nome glielo aveva fornito il cugino “che ne sapeva” oppure lo zio “pratico di televideo”. Quando poi la bolla è scoppiata sappiamo tutti come è andata a finire.
Adesso guardiamo anche l’altra faccia della medaglia. Prendiamo per esempio il momento che stiamo vivendo, molti investitori seguendo le indicazioni del mercato reagiscono in maniera impulsiva e si pongono nella condizione di vendere, ma il risultato che ottengono è una perdita certa.
Anche in questo caso possiamo parlare di un effetto gregge, in quanto gli investitori non tengono conto del proprio orizzonte temporale e dei propri obiettivi, ma sull’onda di un movimento in questo caso emotivo, si allineano alla situazione del momento senza mettere in discussione la scelta, perché la logica è quella “se lo fanno tutti sicuramente è la scelta giusta”.
Per chiudere questo Sorso settimanale, voglio ribadire un concetto che ormai vado predicando da tempo. Investire i propri risparmi non è una scelta fatta a caso di un qualcosa che ha una resa più o meno importante, non si tratta di comprare a casaccio quello strumento piuttosto di un altro. E non è neanche il consiglio di un guru finanziario piuttosto che un altro. Investire significa destinare le proprie risorse ad obiettivi di vita più o meno lunghi che ci consentano di realizzare i nostri desideri e di proteggere il nostro futuro.

Cinque errori da non commettere negli investimenti. Overconfidence.

“Overconfidence”, in italiano eccesso di confidenza.
L’overconfidence (essere troppo sicuri di sé) è un tipo di bias (errore/distorsione) che riguarda il grado di cognizione relativo alle proprie abilità e la consapevolezza dei propri limiti, il che porta ad un’eccessiva fiducia nei propri mezzi e ad una sopravvalutazione di sé, portandoci spesso a sentirci più bravi degli altri.
Il più classico esempio di overconfidence è la guida.
Appena patentati salivamo in macchina e nell’ordine facevamo le seguenti operazioni: sedile, cinture, specchietti, freccia, partenza, e durante il tragitto, frecce alle rotonde, nessuna distrazione con cellulari o altro, attenzione massima a tutte le operazioni da fare.
Dopo anni di guida nell’ordine: partenza, cintura, durante il tragitto cellulare, frecce… “non sono mica un indiano”, e tutte le altre cose che non dovremmo assolutamente fare.
L’eccesso di confidenza dovuto all’utilizzo massiccio dell’auto ci porta ad abbassare molto la soglia di attenzione, perché ci consideriamo “ESPERTI”, perciò tutto quello che il buon senso ci dice di fare, lo tralasciamo.
Una cosa molto simile avviene per quelle persone che con gli investimenti arrivano allo stesso stadio di confidenza, tanto da abbassare le soglie di attenzione in quanto “ESPERTI”.
Se si approccia il mercato, facendo trading, che fra l’altro è molto in voga in questo momento su piattaforme che pubblicizzano guadagni facili e senza rischio, oppure semplicemente con acquisti una tantum, bisognerebbe sempre rispettare la propria propensione alla volatilità e all’accettazione di eventuali perdite.
Nella fase iniziale degli acquisti si rispettano queste regole, ma ad un certo punto, specialmente se si ottengono discreti risultati, si comincia a pensare di aver trovato “il metodo giusto” e quindi si comincia a derogare dai propri standard di volatilità/perdite.
La sensazione di sentirsi “esperti” è uguale all’usare il cellulare guidando, si aumenta cioè in maniera considerevole la possibilità di avere incidenti durante il percorso.
Spesso e volentieri l’overconfidence ci viene indotta dal classico amico che ci elenca l’innumerevole lista di successi che ha avuto negli investimenti, tralasciando, non per cattiveria, ma perché la mente cerca di rimuovere questi ricordi, gli errori. Cosi finiamo per accettare i suoi consigli, considerandolo “esperto”, salvo poi spesso svegliarci con un brutto risultato, e la giustificazione è la classica: “è la prima volta che mi succede”.
Evitare l’overconfidence si può, grazie all’aiuto di chi ci può dare una mano nello stabilire il nostro limite volatilità/perdita, impedendoci di andare oltre questo parametro fondamentale per non incorrere in incidenti di percorso dolorosi.
Dobbiamo inoltre tener conto che non esiste l’esperto che non prende mai una cantonata durante la sua vita da investitore. Lo stesso Warren Buffett, riconosciuto a livello mondiale come il più grande investitore in borsa, ha ammesso in alcune interviste di non avere il 100% di risultati positivi nel suo curriculum.

Altro tipo di Overconfidence che sembra, almeno in apparenza meno dannosa è la liquidità, lasciare il denaro sul conto pensando di non perdere è una pia illusione, il potere di acquisto infatti diminuisce a causa dell’inflazione.
La diversificazione resta l’unica difesa da questo comportamento, sfruttando anche strumenti che utilizzano questo sistema come regola fondamentale.