Andare controcorrente

Il gigante che da anni sembra addormentato, nonostante le notizie politiche proiettino delle ombre inquietanti sul suo futuro, sembra dare segni si risveglio.

Ci sono due notizie che hanno come riferimento il Giappone che in questi giorni mi hanno incuriosito, perché tecnicamente non sono collegate, ma la tempistica è a dir poco strana.

La prima riguarda le dimissioni di Shinzò Abe da primo ministro del Giappone per motivi di salute e la seconda che Warren Buffett, “l’oracolo di Omaha”, l’uomo diventato miliardario dal nulla grazie alle sue intuizioni, abbia deciso di investire sul Paese del Sol levante, nonostante negli ultimi 32 mesi tuti gli investitori hanno fatto il contrario, con deflussi di oltre 132 mld di dollari di investimenti dai mercati dal Giappone.

Buffett domenica ha compiuto 90 anni, da tempo era interessato al mercato Giapponese, aveva visitato il paese nel 2011 dopo il disastro di Fukushima, e nel 2019 ha acquistato obbligazioni corporate (emesse da aziende) in Yen.

Come sempre il guru della finanza, criticato, ma sempre preso ad esempio, ha sorpreso tutti facendo una scelta controcorrente, acquistando cioè aziende che si occupano di trading di materie prime, società che per anni hanno aiutato l’economia e l’industria giapponese reperendo sul mercato le materie necessarie al mondo produttivo.

Al di là delle partecipazioni delle primarie aziende giapponesi che il finanziere americano ha acquistato, la cosa che sorprende che all’alba dei suoi 90 anni continui ad operare usando la strategia che l’ha reso uno degli uomini più ricchi del mondo, cioè la filosofia Value Investing, che ha come obiettivo la creazione di valore nel lungo periodo.

Apparentemente le dimissioni di Abe e l’investimento di Buffett sono in antitesi, infatti molti credono che le dimissioni del primo ministro creeranno non pochi problemi all’economia giapponese.  Quindi mi sono chiesto “perché Buffett ha investito lo stesso?”

Mi sono fatto l’opinione leggendo qua e là, che il finanziere americano sia arrivato alla conclusione che Abe abbia in questi anni svolto un lavoro talmente buono, che l’economia nipponica dopo anni di sofferenza possa tornare a crescere stabilmente, ecco il perché della sua scelta.

Solo una sana e consapevole pianificazione finanziaria che comprende anche una logica e delle scelte in senso geografico può far sì che il gran lavoro di Abe sia di beneficio non solo a Buffett, ma anche a tutta l’economia mondiale e in ultimo a noi.

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L’anno del dragone

Il titolo di oggi rievoca un celebre film degli anni 80, e sicuramente vi farà pensare subito al paese di cui il Dragone è il simbolo, analizziamo alcuni dati che contraddistinguono l’economia di questo paese e ci chiederemo se e perché investire in Cina.

Nei miei “Sorsi” ho parlato diverse volte della Cina, ma quasi sempre ho trattato i contrasti politici con gli USA e dei tanti litigi che in questi anni hanno portato a ripicche reciproche sotto forma di dazi.

Quello di oggi invece è una riflessione che nasce da un articolo che mi è passato tra le mani in questi giorni, di una società di investimenti svizzera, Pictet per l’esattezza, che mi ha fatto riflettere un po’.

In Cina vive un quinto della popolazione mondiale, il 39% delle aziende produttive sono di alta qualità, e in Cina si produce un sesto del PIL mondiale.

Se non fosse sufficiente le previsioni di crescita del FMI per questo nefasto e bisesto 2020 in Cina sono del 1%, certamente molto meno del 6/7% a cui ci aveva abituato negli ultimi anni ma decisamente meglio di quanto previsto per il PIL mondiale del – 5% circa e addirittura del nostro poco gratificante -10% e forse più.

Certamente la Cina che già oggi è la seconda potenza economica mondiale è destinata a raggiungere presto il più alto gradino del podio.

Con i programmi di sviluppo già in essere, primo tra tutti “Made in China 2025”, è destinata a lasciare il posto di eterna manifattura a basso costo per diventare in futuro una delle zone del mondo dove sviluppo tecnologico e sostenibilità la proietteranno ad essere protagonista assoluta dei prossimi decenni.

Già oggi la Cina è il paese dove si investe di più per le energie pulite e rinnovabili, più di USA e Giappone, e già oggi la Cina è da considerare tra i protagonisti tecnologici, pensate al 5 G o al recente lancio della navicella spaziale su Marte.

Sul mondo obbligazionario, malgrado la commercializzazione dei titoli in valuta locale (Remimbi) sia iniziata solo nel 2017 sono già stati collocati quasi il 3% agli investitori stranieri con un aumento stimato al 10-15%  nei prossimi anni con flusso di 300 miliardi su quello che è il secondo mercato obbligazionario e sicuramente destinato a diventare il primo.

E’ impensabile oggi pensare al mondo degli investimenti e della finanza e non tener conto della Cina e di tutto quello che la accompagna.

Di come la ricchezza che verrà prodotta nei prossimi decenni debba nella giusta percentuale far parte anche dei risparmi degli italiani perché che ci piaccia o no, è la crescita della ricchezza che crea benessere, sta a noi cogliere le opportunità che il mondo finanziario ci mette a disposizione.

Se vuoi approfondire il tema Cina, sai come rintracciarmi. Ciao.

Nei miei “Sorsi” ho parlato diverse volte della Cina, ma quasi sempre ho trattato i contrasti politici con gli USA e dei tanti litigi che in questi anni hanno portato a ripicche reciproche sotto forma di dazi.

Quello di oggi invece è una riflessione che nasce da un articolo che mi è passato tra le mani in questi giorni, di una società di investimenti svizzera, Pictet per l’esattezza, che mi ha fatto riflettere un po’.

In Cina vive un quinto della popolazione mondiale, il 39% delle aziende produttive sono di alta qualità, e in Cina si produce un sesto del PIL mondiale.

Se non fosse sufficiente le previsioni di crescita del FMI per questo nefasto e bisesto 2020 in Cina sono del 1%, certamente molto meno del 6/7% a cui ci aveva abituato negli ultimi anni ma decisamente meglio di quanto previsto per il PIL mondiale del – 5% circa e addirittura del nostro poco gratificante -10% e forse più.

Certamente la Cina che già oggi è la seconda potenza economica mondiale è destinata a raggiungere presto il più alto gradino del podio.

Con i programmi di sviluppo già in essere, primo tra tutti “Made in China 2025”, è destinata a lasciare il posto di eterna manifattura a basso costo per diventare in futuro una delle zone del mondo dove sviluppo tecnologico e sostenibilità la proietteranno ad essere protagonista assoluta dei prossimi decenni.

Già oggi la Cina è il paese dove si investe di più per le energie pulite e rinnovabili, più di USA e Giappone, e già oggi la Cina è da considerare tra i protagonisti tecnologici, pensate al 5 G o al recente lancio della navicella spaziale su Marte.

Sul mondo obbligazionario, malgrado la commercializzazione dei titoli in valuta locale (Remimbi) sia iniziata solo nel 2017 sono già stati collocati quasi il 3% agli investitori stranieri con un aumento stimato al 10-15%  nei prossimi anni con flusso di 300 miliardi su quello che è il secondo mercato obbligazionario e sicuramente destinato a diventare il primo.

E’ impensabile oggi pensare al mondo degli investimenti e della finanza e non tener conto della Cina e di tutto quello che la accompagna.

Di come la ricchezza che verrà prodotta nei prossimi decenni debba nella giusta percentuale far parte anche dei risparmi degli italiani perché che ci piaccia o no, è la crescita della ricchezza che crea benessere, sta a noi cogliere le opportunità che il mondo finanziario ci mette a disposizione.

Se vuoi approfondire il tema Cina, sai come rintracciarmi. Ciao.

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Chi ha il pane non ha i denti chi ha i denti non ha il pane.

Leggendo un articolo l’altro giorno sul ruolo del consulente ho fatto un pò di riflessioni che vorrei condividere.

L’articolo rimarcava il fatto che le persone maggiormente bisognose di un consulente finanziario fossero quelle con un reddito basso e quindi con un risparmio altrettanto basso, che deve essere perciò ottimizzato al massimo, non tanto in termini di rendimento, ma in termini di allocazione, cioè di progetto.

Questo sembra un controsenso, ma se ci riflettiamo bene non lo è affatto, infatti quel poco risparmio deve avere un risultato importante, non tanto e solo in termini di rendimenti ma soprattutto in termini di obiettivi.

Una convinzione diffusa è che avere un consulente finanziario serva solo ed unicamente a quelle persone che hanno il denaro.

La definizione di consulente è “Professionista a cui si ricorre per avere consiglio, o chiarimenti su materia inerente la sua professione”.

Il concetto italiano di consulente è “Colui che mi fa guadagnare in borsa, che mi dà le dritte su  qualche titolo”,  la spiegazione più calzante di consulente è “ colui che mi aiuta ad arrivare ai miei obiettivi di vita ottimizzando finanziariamente le mie scelte”.

Come si può notare la visione comune è completamente diversa di quella che dovrebbe essere la realtà.

Altra convinzione diffusa tra le persone è che chi ha molti soldi sia in grado di gestirli da solo, uno studio fatto nel 2019 apparso in un articolo di patrimoni e finanza riporta un dato che identifica che il fai da te rende sino al 3% meno rispetto ad un patrimonio gestito in consulenza.

Gestire da soli i propri i denari ha la stessa logica di un medico che pretende di operarsi da solo, lasciamo stare la preparazione tecnica e prendiamo in considerazione la parte emotiva, quest’ultima gioca sicuramente dei brutti scherzi e ci porta a fare errori di valutazione veramente importanti.

Il Covid 19 ha accentuato questo fenomeno, tanto che i clienti più resilienti che hanno quasi per intero recuperato il calo del marzo 2020 sono quelli gestiti da chi non si fa prendere dal panico e che ha capacità di risposte immediate, come evidenziato in molti articoli negli ultimi tempi.

“Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane”, questo detto calza perfettamente con gli investitori.

Solo una sana e consapevole pianificazione… ed un consulente aggiungerei, salvano il risparmiatore da errori che possono pesare in modo determinante sulla sua salute finanziaria.

Che denti hai? E il pane?

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Non mi stancherò di parlarne

L’epidemia di questi mesi ha influito sulla crisi economica nel nostro paese e anche il sistema previdenziale già indebolito da incongruenze e squilibri decennali è arrivato al punto di non ritorno.

In questi miei pensieri del sabato, molte volte ho parlato di pensioni e di previdenza, ma qualche settimana fa una notizia secondo me sconvolgente, ha attraversato il cielo finanziario italiano come un meteorite pronto ad impattare il suolo italico del tutto inattesa e soprattutto del tutto inascoltata. Di conseguenza non potevo esimermi dal commentarla. 

Purtroppo il malefico virus di questi mesi non solo ha portato via una stragrande quantità di “nonni”, non solo ha indebolito un’economia già debole e che già non cresceva da diversi anni, ma ha accelerato anche un processo molto temuto ma che si sarebbe dovuto consolidare solo tra diversi anni, intorno al 2030 circa, cioè che il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi arrivasse in una posizione di equilibrio. Purtroppo da un rapporto della CGIA di Mestre risulta che nello scorso mese di maggio questo rapporto si è addirittura invertito e il numero di pensioni stimate ha superato il numero dei lavoratori attivi. Il Covid ha fatto calare il numero dei lavoratori in modo sensibile, invece il numero di coloro che hanno lasciato il lavoro perché raggiunti limiti di età o di anzianità lavorativa, accentuati da quota 100, dal gennaio dello scorso anno è aumentato in maniera importante, spostando il piatto della bilancia molto velocemente anziché in modo più graduale come era previsto. Dalla foto possiamo vedere i dati regionali decisamente poco confortanti.

Tutto questo non fa bene ad un’economia in difficoltà e ad un sistema previdenziale molto delicato.  Ricordo infatti che il nostro sistema pensionistico non è un sistema a capitalizzazione cioè non è un sistema dove i pensionati vengono sostenuti con i contributi da loro versati durante gli anni di lavoro, ma un sistema a ripartizione, cioè dove le pensioni degli attuali pensionati vengono pagate dai contributi versati dai lavoratori attuali. Questo sistema si basa prima di tutto sul fatto che il numero dei lavoratori sia sufficientemente alto da sostenere chi è in pensione. Se questo numero per qualsiasi motivo diminuisce, il sistema va in sofferenza.

Aggiungiamo il rapporto ISTAT di qualche giorno fa dal quale risulta il minor numero di nascite dall’unità d’Italia, mi pare fosse il 1861.

Il quadro si fa preoccupante non solo per i nostri figli, ma anche per coloro che tra qualche anno dovrebbero raggiungere i limiti per il pensionamento ed invece rischiamo nuove misure restrittive. Non mi stupirei se qualcuno ricominciasse a parlare di riforma del sistema. Staremo a vedere.

Per i nostri giovani le alternative ci sono, alternative che in altri paesi sono obbligatorie da anni ma che da noi faticano a prendere piede per svariati motivi che è inutile stare ancora ad elencare.  Non si può pretendere che siano solo loro a preoccuparsi del loro futuro previdenziale e ad accollarsi l’onere anche solo mentale di pensare a come provvedere alle loro esigenze previdenziali future. In questo momento hanno bisogni e consumi dettati da ben altre motivazioni ed esigenze.

Siamo noi che dobbiamo cambiare la visione delle cose, che con la nostra esperienza in campo lavorativo e sociale dobbiamo incominciare a far nascere in loro l’idea che il futuro previdenziale parte dai loro atteggiamenti attuali. Che la loro sicurezza finanziaria deve incominciare da subito. Non c’è più tempo da perdere. Ogni giorno perso è un mattone in meno nella costruzione delle fondamenta della nostra solidità di domani.

Solo una sana e consapevole pianificazione  salva l’uomo …………

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Ma voi lo sapete prima….

Beati voi che lavorate in banca e che sapete tutto dei titoli, ma vi tenete per voi le notizie”.

Spesso mi è capitato di sentire questa frase, la cosa mi fa sorridere e rispondere in questo modo: “secondo te se sapessi veramente come vanno e cose lavorerei ancora?”

Al di là delle battute e del retaggio culturale italiano, dobbiamo tener conto che quello di cui molti investitori parlano si chiama Insider Trading, ed è un reato.

Avere informazioni privilegiate su un titolo ed avvalersene in prima persona, o per mezzo di altri, è in finanza un reato molto grave.

Negli anni abbiamo visto alcuni manager che hanno manipolato il mercato grazie alle loro notizie finire poi regolarmente tra le braccia della giustizia.

È notizia di questi giorni che una nota azienda tedesca sta passando i suoi guai, o per lo meno i suoi manager, proprio perché si connota un reato di questo genere.

Non è possibile prevedere i movimenti del mercato in maniera esatta soprattutto nel breve periodo, ma è normale analizzare le tendenze dei mercati negli anni e scoprire che la variabile più importante, quella che aggiusta qualunque crisi è il tempo.

Sicuramente nei prossimi anni l’economia sarà diversa da quella che stiamo vivendo oggi, e aziende saranno più Green, più tecnologiche ed avremo più E-commerce.

Come faccio ad esserne sicuro? Economia Green, di cui ho più volte parlato e che quindi non ribadisco, (Voglio sciare a Copenaghen ) e Tecnologica la faranno da padrone, basti pensare quello che sta succedendo nelle città, con la crescita esponenziale delle Smart City dove tecnologia e sostenibilità sono alla base della crescita e dello sviluppo, dove si troverà parcheggio con un APP, si avranno trasporti eco intelligenti e tanto altro ancora.

Notizia di questi giorni che in Lombardia ci sono due nuove richieste per l’avvio di Start Up (nuove attività) ogni giorno e di queste il 75% si occupa di tecnologia.

Merita un discorso a parte l’E-commerce, il corona virus ci ha reso molto più americani.

Mi ha sempre fatto sorridere vedere i telefilm americani con i protagonisti che mangiavano cibo cinese in cartoncini colorati di rosso, oggi anche noi prendiamo cibo d’asporto, mi piace il termine “italiano”, dai nostri ristoranti.

L’economia che varia ed anche gli investimenti che di conseguenza varieranno. Dobbiamo essere pronti a cogliere le opportunità che i cambiamenti dei prossimi anni ci offriranno.

Come sempre visione, strategia e pianificazione fanno la differenza, altro che …. “Se me lo dicevi prima”.

“Solo una sana e consapevole pianificazione salva l’uomo ……..”

Contattami senza esitazione, il tempo stringe.

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Nonostante tutto…….

Il mercato del lavoro americano ha fatto un saldo come non succedeva dal 1939. Il segnale che tutto il mondo aspettava. Nonostante tutto,  il Covid 19 fa meno paura.

Questa settimana ha vissuto momenti belli e momenti brutti sia da un punto di vista sanitario sia da un punto di vista economico finanziario. Purtroppo spaventa ancora molto il livello di contagi in molte parti del mondo e soprattutto negli Stati Uniti dove molti governatori di stati importanti come la California hanno ricominciato a parlare di lock down perché i malati e i morti non accennano a diminuire. Forse lo stesso modo di vivere degli americani, un po’ sopra le righe, li sta mettendo in difficoltà. Certamente però questo loro modo di interpretare la situazione sta portando anche dei buoni risultati, soprattutto relativamente al secondo dei due aspetti sopra citati. Due notizie sopra tutte le altre, la prima che uno dei principali colossi farmaceutici USA, cioè Pfizer ha reso noto che i risultati sulla sperimentazione di un vaccino anti Covid 19 hanno dato risultati positivi, la seconda che gli occupati sono aumentati di 4,8 milioni di unità decisamente sopra le aspettative degli esperti, facendo scendere il tasso di disoccupazione di oltre il 2% dall’ultima rilevazione di poche settimane fa.

Dobbiamo leggere questo dato tenendo conto che i risparmiatori americani hanno continuato ad investire nelle aziende del loro paese facendo ripartire sia i mercati finanziari ma di conseguenza anche il mercato del lavoro, i consumi, gli investimenti privati, insomma facendo ripartire il volano della crescita.

Possiamo notare che l’approccio è completamente diverso dal nostro, che per finanziare la ripresa emettiamo nuovo debito https://bit.ly/Btpfutura vedi il mio sorso “Tafazzi”di qualche settimana fa.  Un modello, quello americano da cui dovremmo imparare, una struttura dove qualsiasi forma di risparmio privato va ad aiutare direttamente il mondo produttivo che poi fa da traino a tutto il resto. La vostra domanda a questo punto potrebbe essere: Ma come facciamo in Italia a fare direttamente questa cosa ? Qualche anno fa il ministero del Tesoro e il governo crearono un nuovo strumento finanziario chiamato PIR che va a convogliare parte dei fondi raccolti, direttamente sulle PMI cioè le medie e piccole imprese private del nostro paese. Incentivare gli investimenti privati dei risparmiatori direttamente su chi la ricchezza la crea e non continuamente sul debito fine a se stesso, può essere da una parte carburante per le nostre imprese e dall’altra un aiuto per il lavoro. Esistono svariate forme di strumenti su cui si possono destinare diversificando i propri risparmi, e proprio perché la scelta non è delle più semplici dovremmo imparare sempre dai risparmiatori americani che come è evidenziato da un articolo apparso qualche giorno fa su Wall Street Italia per quasi l’80% si affida a dei professionisti del settore con fiducia e soddisfazione https://www.wallstreetitalia.com/consulenza-finanziaria-cerulli/

E come sempre, solo una sana e consapevole pianificazione finanziaria può fare la differenza.

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Btp futura, speriamo non sia un investimento da……

Dal 6 luglio sarà possibile acquistare un nuovo titolo di stato che verrà offerto esclusivamente ai risparmiatori italiani con lo scopo di finanziare la ripresa post corona virus.

Le caratteristiche tecniche non voglio nemmeno analizzarle, saranno sicuramente interessanti, anche perché altrimenti mi domando chi lo sottoscriverebbe.

Quando ho letto il nome di questo nuovo BTP e cioè Futura mi è venuto un po’ da sorridere, infatti un paese che non ha politiche di nessun tipo per i giovani mi domando che futuro possa avere!

Sul nuovo piano Colao quanto è stato destinato a Istruzione e Ricerca, 2 miliardi su un totale di oltre 170, cioè le briciole ( https://bit.ly/PianoColao ).

Inoltre, quando propongo un investimento ad un cliente, questo investimento deve essere “adeguato “al suo profilo finanziario ed avere un rapporto rischio rendimento in linea.

Un titolo a 10 anni con tasso fisso, ma soprattutto emesso con Rating BBB-  non è adatto per investitori prudenti, per le agenzie di rating l’Italia ha lo stesso livello di Cipro e Romania, e oggettivamente i titoli di queste nazioni non li collocherei a cuor leggero.

Giusto per farci capire, se un investitore, magari un’azienda, avesse un rating del genere verrebbe cacciato in malo modo se si presentasse in banca per chiedere un prestito.

La stessa azienda, o il suo proprietario perché dovrebbero finanziare i debiti di un ente, lo stato appunto, di cui magari sono pure creditori?

Se aggiungiamo poi che lo stato spende da decenni più di quello che incassa tanto da accumulare un totale di debiti ormai nemmeno pronunciabile, che ha un sistema (fisco) costantemente in discussione perché crea troppa pressione, poi servizi che sono inadeguati pensiamo a sanità, trasporti, scuola e servizi pubblici in genere, a un soggetto di questo tipo bisognerebbe dare fiducia? 

Senza arrivare agli estremi che il nostro paese non sia in grado di rimborsare questi titoli alla scadenza, ma pensiamo solo alle oscillazioni di prezzo che si potranno verificare in questi 10 anni e quindi l’eventualità di non poterli vendere in caso di necessità.

Quando si parla di investimenti il trait d’union tra consulente e cliente è la fiducia, evidenziare bene caratteristiche e i rischi a cui si va incontro nel fare un investimento fa parte di quel processo di fiducia, oltre che analizzare le alternative con gli stessi orizzonti temporali e sottolineare rischi e rendimenti.

Non prendetemi per un NON patriota, qui la patria non centra nulla. Anzi in questo caso il discorso è inverso, è la patria che dovrebbe tutelare meglio i suoi cittadini/risparmiatori.

Analizziamo insieme il tuo profilo di investimento e le alternative perché come sempre solo una sana e consapevole pianificazione finanziaria può fare la differenza.

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Perché nuovi beni rifugio?

I beni rifugio, come l’oro o il dollaro americano, o i gioielli o ancora gli immobili sono stati per anni la chimera di molti investitori che li ritenevano la soluzione ideale per investire il loro denaro con pochi rischi.

Altri investimenti come le azioni o le obbligazioni emesse da società, o i fondi che vanno ad investire su queste società erano considerati speculativi o comunque meno affidabili, spesso e volentieri i nuovi trend venivano visti come rischiosi e quindi da evitare.

Il Covid 19 con il lockdown ha messo però in evidenza i benefici che molti settori hanno avuto. Pensiamo allo smart working che in due mesi si è incrementato in tutto il mondo più che negli ultimi vent’anni, o alla cappa di smog che attanagliava le grandi metropoli e che si è praticamente dissolta nel nulla, anche se non sappiamo per quanto tempo.

Su un periodico finanziario, Advisors Professional del 5 giugno, un articolo titolava: “Ora gli ESG sono i beni rifugio”.

Vi ricordate cosa si intende per ESG vero? http://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/08/31/finanza-e-societa/(si apre in una nuova scheda)

Una recente ricerca di Bank of America-Merrill Lynch ha messo in evidenza come le società che hanno registrato una buona performance durante la fase più acuta dell’emergenza Covidabbiano ottenuto punteggi più elevati in termini di politiche sulla forza lavoro, la salute, la sicurezza e la qualità dei prodotti. Le imprese che valorizzano realmente la relazione con gli stakeholder saranno ben posizionate per emergere più forti dalla crisi.

Quanto evidenziato dalla ricerca non è una novità infatti un’analisi di Green Italy per Union Camere del 2017 evidenziava come le aziende che hanno applicato le regole e le direttive ESG nel biennio 2015/17 hanno avuto una crescita del 57% maggiore rispetto alle altre.

Possiamo dire quindi che la conversione in ottica ESG come ho già scritto in un precedente Sorso (Vedi link sopra) è indispensabile per l’ambiente, ma anche per le aziende e lo sviluppo di questi temi avvicinerà sempre di più questi due mondi che per molti anni sono stati considerati in contrapposizione l’uno contro l’altro. 

Il mondo finanziario quindi i gestori di Fondi Comuni, le SGR (Società di gestione del Risparmio), le Banche etc. si stanno sempre più orientando verso le aziende che hanno fatto della filosofia ESG una base della loro strategia aziendale, questo porterà nuovi capitali in queste aziende, denaro che potrà essere usato per fare nuovi investimenti e migliorare di conseguenza la produttività e la crescita.

Sicuramente ne avremo tutti un vantaggio, infatti i criteri ESG mettono al primo posto il rapporto con tutte le componenti con cui si ha a che fare e che devono interagire tra di loro e non essere in conflitto, aziende, ambiente, lavoratori, fornitori, clienti ecollaboratori, quindi la conversione verso questo nuovo “mondo” può dare linfa a tutto il sistema.

La transizione verso un’economia diversa e più sostenibile è ormai inarrestabile. Cerchiamo di salire su questo treno in corsa per non esserne travolti e sfruttare la sua spinta verso il futuro.

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“Il Tempo vince sempre”.

Vi ricordate cosa successe l’11 settembre 2001 ? Come l’evento terroristico più grave del secolo si abbattè sui mercati finanziari e soprattutto su quello dei titoli tecnoligici ? Sembra ieri e sono passati quasi vent’anni.

Tutti ci ricordiamo di quel fatidico settembre di quasi un ventennio fa,  e tutti abbiamo ancora negli occhi le torri di New York che si sbriciolarono e crollarono a terra portandosi dietro migliaia di vite umane. E non fu l’unica cosa che trascinarono con loro, infatti di quei giorni ricordiamo in modo altrettanto nitido il crollo dei mercati finanziari e specialmente dei mercati dei titoli tecnologici, il Nuovo Mercato italiano e il Nasdaq in USA.

 Sinceramente non sono uno di quei consulenti ossessionati dai numeri, che tutti i giorni vanno a vedere le percentuali esatte di crescita o storno dei mercati, però qualche giorno fa quando sfogliando, si fa per dire visto che è in formato digitale, il “Sole”, ho letto del record del Nasdaq che ha superato i 10.000 punti sono rimasto del tutto impressionato. “ Diecimilaaaa mi sono detto.” E poi ho incominciato a rimuginare.

Come ho già detto in un mio Sorso precedente CronacaVs storia un mese dopo e precisamente ad ottobre 2001 un quotidiano finanziario pubblicava l’articolo:“ Wall Street batte Bin Laden“ L’indice principale di Wall Street era tornato al valore precedente “Le Torri”.

 In quei giorni invece l’indice tecnologico americano che veniva da un massimo di circa 4.400 punti scese a circa 1400 e toccò il suo minimo circa un anno dopo a settembre del 2002 arrivò a 832. Poi da lì una crescita continua e costante alimentata dalla nascita di tutte le aziende internet e social fino a toccare pochi giorni fa il punto massimo mai raggiunto di 10.094 e rotti con una crescita percentuale a tre zeri.

Mica pizza e  fichi !!

Ho fatto qualche calcolo solo per curiosità. Se avessi investito allora 5.165,00 €uro, cioè il controvalore di 10 milioni delle vecchie lire, oggi sarebbero oltre 62.500,00 con una crescita media annua di oltre il 14%.       

Ma la domanda che mi viene spontanea è: “Chi avrebbe resistito così tanto tempo senza voler monetizzare i guadagni?” Quindi bisogna costringersi ad investire parte delle nostre disponibilità in strumenti che hanno delle regole precise. Questo vuol dire costruirsi una pensione coi fiocchi!!

Quello che predico continuamente ai ragazzi e ai loro genitori.

Come ho detto sopra, Il TEMPO vince sempre. Come sempre è la miglior medicina e la miglior strategia. Tutto il resto sono variabili che non possiamo governare ma che il tempo ci aiuta a indirizzare verso la strada giusta.

Spesso quando parliamo di investimenti stiamo a scervellarci sul momento in cui dobbiamo comprare, o ci fissiamo uno “stop loss”  (stop alla perdita) per vendere che poi non rispettiamo, sul tasso fisso o variabile, sulle cedole, sulle valute, su questa o quella azione e dimentichiamo l’unica variabile che conta davvero e cioè il TEMPO, e soprattutto dimentichiamo che è l’unica variabile che possiamo  gestire in proprio perché tutte le altre non dipendono da noi.

Possiamo solo lasciare che gli eventi seguano il loro corso che nascano nuove aziende ( Zoom) e il mondo vada nella direzione del cambiamento, ma della crescita nello stesso tempo.

Per concludere cerchiamo di gestire meglio i nostri mal di pancia, magari aiutandoli con una pillola di “razionalità” e diamo retta a coloro che ci aiutano nella gestione dei nostri risparmi perché la loro esperienza e le loro competenze contano più di mille telegiornali.

E  se non abbiamo ancora fatto questa scelta,  questo è il momento giusto per farlo. 

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Una storia già vista. ” Non tutti i mali vengono per nuocere”

Il nome del protagonista è Eric Yuan, probabilmente non vi dice molto, e sinceramente anch’io fino a qualche mese fa non lo conoscevo. La sua storia è quello di un immigrato cinese che grazie alla sua caparbietà, ma anche grazie alle sue competenze ed infine alla fortuna ha saputo realizzare i suoi sogni e i suoi obiettivi, parlo del fondatore di Zoom, vi invito ad andare a leggere la sua storia che è molto bella.

Storie simili a quelle di Zoom nel mondo statunitense in particolar modo ne abbiamo viste in questi anni, Microsoft, Apple, Facebook Google per citare le più note.

Nel 2000 bolla di internet, sono passati 20 anni e tanta acqua sotto i ponti, delle aziende che ho citato solo Microsoft e Apple erano aziende solide, non come oggi, ma avevano già una storia, Google nata nel ’98, era ancora una realtà di là da venire e Facebook nasceva solo nel 2004.

Nel 2000 il Nasdaq perse il 50% del suo valore e molte aziende fallirono, alcune testate giornalistiche decretarono la fine di internet.

Oggi possiamo certamente dire che si sono sbagliati e che le aziende legate alla tecnologia sono vive e vegete, e come ci ha insegnato Zoom hanno ancora spazio di crescita e le nuove idee non sono certo finite.

Il lockdown che ha costretto tutti a casa, ha fatto scoprire al mondo la possibilità di interconnettersi tramite l’applicazione video ZOOM, quindi di poter interagire a distanza ed effettuare riunioni di lavoro, video conferenze, lezioni tra studenti e allievi, presentare video e diapositive, insomma di continuare la propria attività pur rimanendo distanziati. Potete solo immaginare cosa sia successo alle azioni della società ZOOM che in poche settimane ha raggiunto una capitalizzazione di borsa di oltre 46 miliardi di dollari ed il nostro Eric è considerato uno degli uomini più ricchi del mondo.

L’insegnamento più grande che mi viene da questa vicenda è che nella vita c’è spazio per tutti.

Proprio questa crescita dell’azione Zoom con un balzo del 200% mi ha fatto riflettere, perché se è vero che non sono un sostenitore della speculazione, è anche vero che sono un sostenitore degli investimenti, e la tecnologia negli investimenti ci può stare.

Purtroppo se parlo di investimenti tecnologici, molti investitori non stanno neanche ad ascoltare quello che voglio dir loro, come se la bolla internet avesse spazzato ogni certezza, ed aggiungo ogni possibilità di guadagno.

Ci sono due elementi che stanno alla base di queste scelte e sono entrambi figli di una scarsa educazione finanziaria, la poca conoscenza del rischio e l’amore sviscerato per gli investimenti di casa

In questi giorni abbiamo visto collocare sul mercato svariati miliardi di BTP italia, gli italiani, lasciatemi dire molti non seguiti da un consulente, pensano di aver fatto un affare perché avranno o almeno pensano di avere un buon tasso di poco sopra al 1,5% e un rischio basso.

Voglio solo mettere l’accento sul rischio paese che con l’acquisto di un Btp si va a correre, e mi viene da pensare: oggi è più facile che venga declassato il debito italiano, con ripercussioni sui Btp o che fallisca Google o Facebook?

Solo una sana e consapevole pianificazione salva l’uomo dallo stress e dal rischio paese.

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