Un’esperienza bellissima: garantire un futuro migliore

Da due settimane ho cominciato attivamente la mia esperienza in Economic@mente – Metti in Conto il tuo Futuro, un progetto di ANASF, l’Associazione Nazionale Consulenti Finanziari, che prevede l’erogazione di lezioni ai ragazzi di 4° e 5° superiori per renderli consapevoli del mondo economico e di alcuni concetti base che un investitore deve conoscere. I consulenti mettono gratuitamente le loro conoscenze al servizio degli studenti. 

È un’esperienza bellissima. Temevo di trovarmi di fronte dei ragazzi disinteressati, che mi avrebbero accolto con sufficienza cellulare alla mano, come spesso accade di sentirli descrivere etichettandoli in maniera negativa; ho invece incontrato persone che vogliono sapere, ma deluse da un sistema che non le sta aiutando in tal senso. 

Perché ho voluto condividere questa mia esperienza? È uscito in questi giorni Il Rapporto CONSOB 2022 sulle Scelte di investimento delle Famiglie italiane, da cui si evince che abbiamo una bassa conoscenza in tutto quello che riguarda la finanza e specialmente del mondo della consulenza. La cosa positiva è che da questa ricerca si evince che i clienti dei consulenti hanno per lo meno due caratteristiche che li distingue dagli altri: la prima è la diversificazione maggiore del portafogli, una condizione che, come dico da sempre, è fondamentale. Anche nel mio libro La Finanza dei Pomodori parlo di come sia importante pensare come i contadini: piantare più qualità di ortaggi e verdure per garantirsi un raccolto sicuro. La seconda caratteristica dei clienti dei consulenti è che mediamente hanno una cultura finanziaria maggiore: se è vero come è vero che maggior cultura è uguale a maggior benessere, allora abbiamo fatto bingo. 

Il benessere di cui si parla non deve essere inteso solo come quantità di denaro, anche se comunque è stato dimostrato che chi si avvale di un consulente ha mediamente un portafoglio più performante; parliamo della qualità di vita. Un cliente mi ha detto recentemente: “Ho deciso di far gestire tutti i miei soldi da te per due motivi: primo perché ci sei sempre quando ho bisogno di te, secondo perché quando ci sono dei problemi sei sempre pronto a darmi chiavi di lettura e pillole di saggezza che mi rendono più tranquillo”.

Ecco perché ho deciso di partecipare a Economic@mente: per aiutare nel mio piccolo questa nazione a essere meno ignorante in materia economico-finanziaria. I ragazzi sono il futuro di questo Paese e non possiamo pensare di lasciarli in balia dei social o chissà che altro: se sono coinvolti, sono come spugne che assorbono e non sono diversi da noi adulti; sono le opportunità ad essere diverse e noi dobbiamo dar loro quelle giuste.

Ho sempre pensato che chi ha di più, in termini non soltanto economici, abbia il dovere morale di aiutare chi ha di meno a migliorare: alla fine ne trarremo un beneficio tutti. Il mio è anche il modo, sicuramente un po’ egoista, di lasciare ai miei figli e ai miei nipoti un mondo migliore o per lo meno la speranza che lo possa essere.

Ci saranno novità nei prossimi mesi per quanto riguarda la formazione e l’Educazione finanziaria: mi farò promotore di alcune iniziative che rivolgerò sia ai miei clienti sia a chi non lo è. Molti nel corso del tempo mi hanno presentato amici che sono diventati lettori di queste pagine e alcuni sono diventati addirittura clienti a loro volta. Chiedo anche a voi di aiutarmi ad allargare la nostra comunità di persone che leggono e si informano di Economia e di Finanza, per essere più consapevoli di ciò che ci circonda: una nazione più colta è una nazione più benestante. Aiutiamoci a lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo migliore.

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I 5 Errori dell’Investitore

Volevo fare lo psicologo. Mi hanno sempre incuriosito la mente e le reazioni umane. 

Il mio professore di Letteratura delle superiori diceva sempre: “Se voglio le emozioni leggo una poesia, se voglio un consiglio leggo un manuale, l’una tutte emozioni, l’altro tutto raziocino. Non esiste però un manuale per l’amore: dovrete sempre soffrire”. Una frase che allora mi faceva sorridere, ma la cui verità profonda ho ritrovato, e con la quale mi scontro giornalmente, nel mio lavoro.

La riflessione del mio professore si sposa perfettamente alla Finanza. Gli investitori che basano le loro scelte solo sulle emozioni saranno infatti sempre destinati a soffrire; di contro invece gli investitori che baseranno il loro rapporto con il denaro solo su un manuale non avranno mai la gioia. Charles Spurgeon diceva: “Non è quanto abbiamo, ma quanto lo apprezziamo a renderci felici”. Come dico sempre, il denaro è il mezzo, non il fine.

Quando sono diventato Consulente finanziario ho abbracciato la Finanza Comportamentale, una neuroscienza che studia il comportamento umano in rapporto ai propri risparmi e ai propri investimenti; questo proprio perché mi sono reso conto che il risultato dei nostri investimenti dipende più dalle nostre emozioni che dai mercati finanziari

Nella mia esperienza ho imparato che non esistono gli investitori completamente razionali, perché la nostra emotività entra sempre in gioco. In tutti questi anni di lavoro, ho avuto modo di riscontrare cinque errori che le persone commettono nel loro essere investitori, tutti creati dall’emotività che è accentuata da fattori esterni quali le notizie di pubblico dominio, le opinioni delle persone che ci stanno intorno, la paura di ciò che non ci è vicino oppure, più banalmente, le nostre abitudini o le nostre esperienze. Le soluzioni a questi errori esistono, ma prima di riuscire a risolverli bisogna riconoscerli, perché solo la consapevolezza di ciò che si sbaglia può portarci a non sbagliare più.

Mi ricordo che una sera, parlando con un amico dei problemi della vita, gli dicevo: se hai una soluzione, allora hai un problema, se non ce l’hai allora è un dato di fatto. Filosofammo a lungo su questa affermazione tanto cara a chi si occupa di PNL. Vorrei aggiungere che, se il problema non lo conosco, non posso neanche avere la soluzione: quando sono cosciente del problema lo posso infatti risolvere. Questo discorso, che sembra quasi fine a sé stesso, ha invece una grande risonanza tra gli investitori, che spesso non sanno esattamente quale sia la loro situazione e, non conoscendo né la soluzione né il problema, non affrontano gli investimenti e perdono occasioni.

Nel tentativo di permettere alle persone di conoscere (e riconoscere) alcuni tra gli errori più classici in Finanza, ho scritto una Guida: I 5 ERRORI DELL’INVESTITORE. Perché, come diceva Socrate, la conoscenza rende liberi: anche di fare le scelte giuste per i propri investimenti. In questa nuova guida, molto breve e priva di troppi tecnicismi, ho descritto gli errori che ho più spesso ritrovato in questi anni sulla mia strada di consulente e che attraverso il mio Metodo SFIDE, cerco di risolvere con tutte le persone che entrano in contatto con me. 

Puoi scaricare la Guida qui. Buona Lettura!

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I cassetti mentali

La settimana scorsa un sociologo definiva la problematica previdenziale come una situazione da monitorare con molta attenzione: secondo lui con il sistema di previdenza attuale stiamo creando nuovi poveri. Il giorno dopo Il Sole 24 Ore riportava quelle che sono le intenzioni del Governo appena incaricato in merito alle pensioni: una patata bollente da affrontare subito.

Anche questa volta, come tutte le altre, non mi aspetto certo un miglioramento delle condizioni previdenziali. Credo che non si possa più derogare dalla previdenza complementare: lo sanno anche i governi, che ogni volta vogliono incentivarla; credo però che non basti il solo vantaggio fiscale per aumentare le adesioni. Non si dovrebbe infatti fare un fondo pensione solo per il guadagno fiscale, che pure è un bellissimo incentivo. A prescindere da questo – e, a mio avviso, anche dallo strumento – un accantonamento previdenziale o con finalità previdenziali va fatto in qualunque caso.

Dobbiamo però fare una riflessione importante, che nasce da due cose che mi sono capitate recentemente. La prima: ho letto la nuova tabella che mette in evidenza come gli Italiani si collochino al 63° posto per Educazione Finanziaria. Un fatto, questo, che sicuramente non agevola la previdenza complementare, già di per sé difficile da comprendere: figuriamoci se affrontata senza la giusta preparazione. 

La seconda: la settimana scorsa ho incontrato un cliente per parlare della sua necessità di fare una piccola ristrutturazione di casa. Una volta stabilita la cifra che gli necessita, mi chiede: “La prendiamo dal fondo pensione? Tu mi avevi detto che, nel caso di ristrutturazione della prima casa per me o per i figli, potevo farlo”. Ho fatto una riflessione con lui e, come mi capita spesso, ho usato una delle mie metafore, per rendere più immediato il concetto: “Credo che tu, come tutti noi, abbia un armadio; nel tuo armadio ci saranno dei cassetti dove riporre la biancheria, le magliette, i maglioni e così via; magari nel cassetto dei calzini hai i fantasmini per l’estate e le calze di lana per l’inverno: non credo che nel mese di agosto, con 37 gradi all’ombra, tu abbia messo i calzettoni di lana”. 

Allo stesso modo dovremmo ragionare per quanto riguarda i nostri investimenti: dobbiamo imparare a usare i cassetti mentali. Il cassetto nel breve termine, il cassetto del medio termine, il cassetto del lungo termine… Meglio ancora: il cassetto della ristrutturazione casa, il cassetto dello studio dei figli, il cassetto della previdenza… Il nostro portafoglio di investimenti ha delle logiche di breve, di medio e di lungo termine e bisogna mantenere una cifra per le spese correnti, una per gli imprevisti, una per gli investimenti e una per la previdenza. I calzini corti di cotone li uso in estate, non per andare a sciare: allo stesso modo uso il denaro accantonato per la riserva e le spese impreviste per ristrutturare casa.

Ogni cassetto ha la sua funzione, come le cose che ci mettiamo dentro: non possiamo mettere tutto in un unico cassettone alla rinfusa. Buttereste calzini, boxer, maglioni e magliette alla rinfusa dentro lo stesso cassetto? Non credo. Allora perché farlo con il denaro?

Prendiamo il denaro per la ristrutturazione dalla riserva, perché è accantonata per le spese impreviste o che non facciamo tutti i giorni: non lo prendiamo dal fondo pensione, perché quello serve per garantire un reddito da accantonare alla pensione e che logica può avere, se non strettamente necessario, svuotarlo oggi per riempirlo domani?

Cassetti mentali ed Educazione Finanziaria sono due facce della stessa medaglia: sapere che l’inflazione erode la liquidità ci farà tenere, per esempio, una cifra più contenuta nel cassetto liquidità; sapere invece che la volatilità è amica dei piani di accumulo ci farà riempire con più denaro il cassetto per lo studio dei figli, piuttosto che il cassetto per la previdenza o quello per la casa al mare.

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Primo: non prenderle!

“Primo: non prenderle!” Lo diceva il mitico Enzo Bearzot, commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, Campione del Mondo nel 1982. Cosa c’entra l’affermazione di un allenatore di calcio con la Finanza? Rappresenta una delle logiche più seguite dalle persone. La citazione mi è venuta in mente mentre ascoltavo un informatore energetico, mentre mi raccontava che molte persone stanno decidendo di avere un prezzo bloccato dell’energia elettrica (anche se in questo momento molto alto) con il rischio che il prezzo possa scendere nei prossimi mesi.

La stessa cosa succede parlando di mutui: l’altro giorno parlando con una coppia che vuole comprare casa, la prima cosa che mi hanno detto è stata: “Sceglieremo sicuramente il tasso fisso, non vogliamo sorprese”. Al di là del fatto che ogni situazione è unica, nello specifico con la loro capacità di risparmio e il loro reddito era preferibile un mutuo a tasso variabile, con controllo rata grazie ad aggiuntivi. 

Primo non prenderle, appunto; anche se così facendo si aumentano le probabilità di pagare di più, se si parla di finanza, e si diminuiscono le probabilità di vincere, se si parla di calcio. L’incertezza crea stati d’animo che portano le persone a fare scelte che razionalmente non hanno logica: la paura che il costo dell’energia possa continuare a salire e che i tassi possano fare altrettanto spingono a compiere scelte di pancia, che come dico spesso non sono le migliori.

Una dimostrazione la troviamo anche nel mercato. Il mercato azionario odia l’incertezza: la direzione non chiara crea ansia e volatilità. Il mercato preferisce avere informazioni chiare, per poi prendere una direzione. Per assurdo il mercato potrebbe salire nel momento in cui sia conclamata la recessione, e questo per due motivi: l’ha già scontata prima (il mercato infatti anticipa gli eventi) e ha già coscienza di dove andrà. Per spiegare questo apparente paradosso uso la mia passione per la montagna e racconto di quando ho affrontato un sentiero, che ho percorso più e più volte, dopo che una tromba d’aria aveva fatto cadere una serie di piante.

Quando ho cominciato la salita ho avuto una sensazione di ansia: il sentiero era poco visibile, faticavo a orientarmi e la paura di sbagliare strada era tanta; ho fatto ricorso alla mia esperienza e alla mia conoscenza della zona, ho preso per riferimento una roccia e ho proceduto verso di lei fino a quando ho ritrovato il segnale bianco rosso che evidenziava il sentiero; solo nel momento in cui ho raggiunto il sentiero, lo stato d’ansia si è placato e mi sono goduto l’ascesa.

Come succede con il mercato, io mi sono affidato all’esperienza per prendere una direzione: ho percorso più strada del solito, ma alla fine sono arrivato alla meta. Il mercato invece oscilla e alterna giornate di rosso con quelle di verde fino a quando non riesce a ritrovare il sentiero già segnato per poi procedere spedito.

L’esperienza ci insegna che il mercato quando torna a salire raggiunge picchi più alti rispetto ai massimi fatti registrare in precedenza. Qualcuno starà pensando che questa volta sarà diverso e non succederà così. Eppure, quando nei primi Anni Duemila il Nasdaq scese dai 5.000 punti alla metà a causa della crisi Dot-com, molti dicevano che non sarebbe più tornato a quel valore: vent’anni dopo sappiamo com’è andata e ora il Nasdaq viaggia sopra i 10.000 punti.

Amo Bearzot, ma senza uno splendido Paolo Rossi, che a difendere non era proprio bravo, non avremmo vinto quel mondiale. La morale è: non prendiamole, ma non chiudiamoci nemmeno a riccio, altrimenti l’unico rischio che corriamo è di non arrivare alla meta o di non arrivarci nel migliore dei modi.

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Ti piace perdere facile?

“Si ricomincia a parlare di spread tra Bund e BTP, il debito pubblico torna sotto i riflettori: l’inflazione potrebbe essere un bel mezzo per abbassare il debito pubblico”, ho detto io. “Mi scusi, ma negli Anni Settanta in Italia avevamo un’inflazione del 12 per cento e il debito pubblico ha continuato a crescere, quindi la sua affermazione non è esatta”, mi ha risposto un signore durante una nostra chiacchierata. Bisogna ammettere che questo signore ha ragione a dire che quarant’anni fa abbiamo avuto un’inflazione al 12 per cento, ma avevamo anche dei titoli di Stato con un rendimento superiore 14-15 per cento. Oggi invece, di fronte a un’inflazione intorno all’8 per cento, abbiamo titoli di Stato con rendimenti che ad andar bene sono al 2 per cento.

Dal punto di vista dell’investitore degli Anni Settanta, avere dei rendimenti al 14-15 per cento era importante: voleva dire mantenere il proprio potere d’acquisto, e anzi avere un guadagno, il tutto davanti a un aumento dei prezzi del 12 per cento. Quei rendimenti sono però rimasti indelebili nel nostro debito, che ha continuato a crescere e che con la Pandemia è arrivato a picchi altissimi. Questo debito andrà abbassato e l’inflazione all’8 per cento a fronte di un rendimento del 2-3 per cento può dare una mano allo Stato Italiano. Cerchiamo però di fare chiarezza.

Oggi con 100.000,00 € compro una certa quantità di prodotti: mettiamo di pagare l’IVA al 10 per cento su questi prodotti, quindi la nostra tassa sarà di 10.000,00 €. Lo Stato di contro dovrà pagare a un investitore con 100.000,00 € l’interesse del 2 per cento (rendimento ipotetico), cioè 2.000,00 € sui titoli di Stato. Con un’inflazione all’8 per cento, la stessa quantità di prodotti dovrò pagarla 108.000,00 € con una tassa di 10.800,00 €. A fronte di 2.000,00 € di cedole pagate, lo Stato incassa 800,00 € in più. Questo vuol dire che con i nostri consumi stiamo ripagando il debito pubblico, anche se sarebbe meglio farlo con un aumento del PIL, perché questo vorrebbe dire aver ripreso a produrre con aumento reale di benessere per tutti.

Purtroppo concetti come inflazione, tassi e altro sono per gli Italiani piuttosto ostici: abbiamo, ahimè, un’educazione finanziaria che ci colloca agli ultimi posti per conoscenze e comportamenti finanziari e attitudine al lungo periodo. (vedi foto)

Un esempio lampante? Il denaro sui conti correnti. Se conoscessimo bene il concetto di inflazione, lo avremmo tolto ieri: perché il pane che costa 3,00 € al chilo oggi, domani lo pagheremo 3,24 € e, se i nostri soldi non rendono l’8 per cento, io ci sto perdendo. Manteniamo i soldi sul conto per avere una via d’uscita: se mi succede qualcosa, se rompo la macchina, se ho una spesa imprevista di qualsiasi tipo e così via… Salvo poi la macchina acquistarla a rate, cioè raddoppiando la perdita: all’inflazione infatti aggiungo i costi di finanziamento.

Lungo periodo questo sconosciuto per gli Italiani? Direi di no. Gli Italiani investono per lunghi periodi, ma senza rendersene conto. Investire con strumenti di breve durata, ad esempio un titolo obbligazionario a tre anni e rinnovarlo per altri cinque e poi per altri cinque e poi per altri quattro e poi per altri tre… vuol dire aver investito per vent’anni, ma con lo strumento sbagliato. Aver investito 4000,00 € nel 1970 oggi vuol dire averne 189.000,00 € (esempio reale). Questo è lungo periodo, ma noi lavoriamo per 42 anni ed il nostro TFR potrebbe avere analoghi risultati.

La cultura da sempre è sinonimo di benessere: la Cina sta investendo in cultura per aumentare il benessere e i Paesi dove la cultura finanziaria è più alta maggiore è il benessere. I 1.800 miliardi lasciati sul conto corrente dagli Italiani dimostrano come la poca cultura porti ad avere meno benessere.

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8 motivi perchè è meglio il consulente di una banca

Business people are analyzing and planning business. Business Strategy Consulting

L’altro giorno ho scritto di un fatto che mi è accaduto recentemente (https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/12/10/%f0%9f%98%a0-nel-2020-non-si-puo-accettare/), un cliente, dopo averlo letto, mi ha scritto un messaggio whatsapp dicendomi, chi è cliente di un consulente è consapevole del perché è meglio, ma gli altri no. Perché non spieghi quali sono i vantaggi?

Prendo spunto da questa domanda per scrivere  gli 8 vantaggi che si possono trarre decidendo di affidarsi ad una figura professionale come la mia.

Ecco i vantaggi che un risparmiatore/investitore può ottenere rivolgendosi ad un Consulente Finanziario:

1) ALLINEAMENTO DI INTERESSI: più cresce il portafoglio del cliente più guadagna il consulente, obiettivo comune.

2) ️MINORI RISCHI: il consulente non ha interesse a proporre al cliente operazioni particolarmente rischiose (in caso di perdita del cliente perde anche lui)

3) ASSISTENZA nel tempo: se il cliente si sente trascurato disinveste e il consulente ne ha un danno diretto. Generalmente il consulente e il cliente fanno un patto di visite periodiche di assistenza.

4) DEDIZIONE E CURA: Il numero limitato di persone da seguire garantisce una maggiore attenzione da parte del consulente.

5) PERSONALIZZAZIONE degli investimenti in funzione delle proprie esigenze.

6) CORRETTA PIANIFICAZIONE FINANZIARIA possibile solo attraverso la conoscenza della situazione familiare, lavorativa e personale dei clienti, quindi sono richiesti al consulente competenza, sensibilità e tempo.

7) INFORMAZIONE E COINVOLGIMENTO nelle scelte di investimento. Il consulente ha l’obbligo di fornire informazione e assistenza in tutte le fasi del rapporto con il cliente.

8) TUTELA: Il Consulente Finanziario è collegato, attraverso un contratto di agenzia, ad un solo intermediario abilitato (banca) che risponde in solido per gli eventuali danni procurati al cliente. Inoltre, è una delle poche figure professionali che se non si attiene alle regole previste perde definitivamente il suo lavoro (cancellazione dall’albo).

Riassumendo:

 Il Consulente Finanziario è un lavoratore autonomo, iscritto all’Albo Nazionale dei Consulenti Finanziari, che segue un numero contenuto di clienti che gli affidano i loro risparmi.

La somma dei risparmi dei clienti rappresentano il suo “portafoglio”.

La remunerazione del Consulente Finanziario è legata alla gestione, al mantenimento e alla crescita del “portafoglio” stesso.

Deve rispettare delle rigide regole di comportamento, pena la sospensione o, nei casi più gravi, la radiazione dall’albo.

E tu che rapporto hai con il tuo consulente o la tua banca di riferimento?

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Come sarebbe bello per i nostri soldi se avessimo un’amnesia

Tempo di lettura 2 minuti

L’altro giorno mi sono imbattuto in un articolo che parlava di Warren Beffet, l’uomo che ha fatto degli investimenti la sua ragione di vita nel quale erano  riportati i comportamenti che l’hanno guidato nella sua “carriera” da investitore.

La frase che mi ha colpito di più è stata: “Bisogna essere pazienti: non si produce un bambino in un mese mettendo incinte nove donne.”

Dietro questa frase ci possiamo trovare il succo della filosofia di Buffett, infatti il grande investitore professa sempre calma e lungo periodo per gli investimenti, ricordo una sua intervista nei primi anni 2000 in cui dichiarava “Il nostro periodo di investimento ideale è per sempre”.

Oltre al lungo periodo tra i cavalli di battaglia di Buffett c’è l’investimento azionario che permette di avere un guadagno più importante rispetto ad uno nel nel reddito fisso, naturalmente rispettando gli orizzonti temporali.

Purtroppo spesso gli investitori non hanno la forza di Buffett e ad ogni stormir di fronde  si scordano il lungo termine e vendono, quando i mercati scendono si mettono in discussione le scelte fatte e si liquida, perchè, malgrado la razionalità consigli di stare investiti, l’emozione ha il sopravvento.

Tutti conosciamo la vicenda di Ulisse che si fa legare al palo della sua nave durante il viaggio di ritorno a Itaca per evitare di cadere nel tranello delle sirene che volevano attirarlo con il loro canto.

Resistere alle sirene non è facile il loro canto inebria ed attira e ci fa perdere il raziocinio.

Siamo soggetti ogni giorno al canto delle sirene, i canali social, giornali, telegiornali e chi più ne ha più ne metta, sirene che ci portano a fare spesso scelte sbagliate o guidate da mode.

Proviamo a pensare ad un contadino che decide ogni anno di  cambiare tipo di coltivazione o animali da allevare, ad esempio sullo slancio di nuove mode, un anno i kiwi, l’anno dopo il mango etc, un anno gli struzzi, l’anno dopo i cavalli.

Se il nostro contadino si comportasse in questo modo dovrebbe reinventare il proprio lavoro ogni anno.

Un articolo che ho scritto di recente segnala questo come uno dei bias comportamentali che maggiormente influenzano gli investitori,   https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/03/14/cinque-errori-da-non-commetter-con-gli-investimenti-effetto-gregge/ portandoli a fare scelte sbagliate.

Probabilmente l’amnesia è la patologia migliore per un investitore,

Un investitore che soffre di amnesia si dimentica delle correzioni di mercato e continua ad investire non perdendo il rialzo che si ha dopo ogni crisi, si dimentica dei suggerimenti dei guru del Bar sotto casa e di quello che legge sui giornali.

Chiaramente questa è una provocazione, l’unica alternativa all’amnesia è l’educazione finanziaria e la pianificazione fatta con un consulente, queste due variabili insieme ci permettono di fare scelte oculate e in linea con i nostri obiettivi.

Perché scegliere di pianificare è vincente? Perchè un consulente ha dalla sua l’educazione finanziaria che deriva dal lavoro, gli strumenti per la pianificazione ed in ultima analisi il fatto di poter razionalizzare quando i mercati oscillano.

Non tutti possiamo diventare milionari come Warren Buffett, ma sicuramente possiamo raggiungere i nostri obiettivi.

Ci sono quindi due strade, provocarsi un’amnesia o scegliere un consulente con cui fare la vostra analisi finanziaria.

BUONI POSTALI

▶️ Per anni rifugio primario dei risparmi degli italiani, oggi al centro di polemiche e dispute legali.
📍 I buoni fruttiferi postali sono stati per anni il parcheggio più gettonato dei risparmi degli italiani, ci si metteva di tutto, dai soldi del battesimo a quelli del matrimonio, si aspettava 20 o 30 anni per vederli raddoppiare o triplicare.
❇️ Non discuterò se un investimento con la stessa durata in un altro strumento avrebbe reso di più, ma sul fatto che gli italiani oggi sono stati traditi, ed hanno perso una delle certezze di investimento.
🔍 Andiamo con ordine, le poste hanno deciso unilateralmente di limare i rendimenti, hanno affisso le nuove condizioni negli uffici, non hanno l’obbligo di spedire a casa le variazioni, e gli italiani si sono trovati con meno soldi in tasca.
🆘 Le ultime “edizioni” hanno rendimenti infinitesimali e quindi non hanno più appeal per i risparmiatori.
Parlerò ancora dei buoni postali.
Questa è l’ennesima prova che solo una sana pianificazioni finanziaria può salvarci.

BASTA UN TIMBRO
📍 I BFP buoni fruttiferi postali, sono al centro di una controversia, Sul finire degli anni ‘80 la posta emise dei buoni della serie P\Q che riportavano un timbro sul retro piuttosto dubbio, infatti non venivano riportati, nei buoni trentennali,i rendimenti degli ultimi 10 anni.
🆘 I risparmiatori si sono trovati, una volta scaduti i buoni con decurtazioni del capitale atteso anche vicine al 50% come riportato in un articolo del sole 24 ore di sabato scorso.
✅ Da alcuni anni i contenziosi tra risparmiatori e Posta sono aumentati all’ABF, Arbitro bancario finanziario, e dal 2020 si sta assistendo ad un fatto strano, mentre prima Poste pagava regolarmente i contenziosi, perdeva nel 52% dei casi, oggi ha cominciato a non rispettare più i dettami di ABF e la controversia si sta dipanando in altre sedi giudiziarie.
A questa situazione aggiungiamo che i BFP perdono praticamente con tutti gli strumenti finanziari come rendimento su durate ventennali, durata che è la più gettonata tra i risparmiatori.
🤔 Mi chiedo come sia possibile allora che malgrado tutto questo i BFP siano ancora l’investimento con più masse in Italia e i “Post people “ continui a sottoscriverli.
Sembra strano, ma una ricerca ha evidenziato che i risparmiatori con meno cultura finanziaria sono i sottoscrittori di questi strumenti.

OGNI OFELE’ FA EL SO MESTE’

Nei giorni scorsi parlavo con una persona che mi diceva che un suo amico gli ha consigliato di investire in una società petrolifera perché per logica se sono scese molto saliranno anche molto.Ho esternato le mie rimostranze nel giocare tutto su un “cavallo” del genere, ma la risposta è stata il mio amico è uno che studia, a questo punto chiedo se fa l’analista finanziario, ma scopro che fa altro.Chi viene ai miei seminari sa che parlo spesso dell’amico carrozziere di un cliente che suggerisce titoli con guadagni ipotetici a 2 cifre, ma che continua a fare il carrozziere, ho l’impressione che sia la stessa cosa suggeritore diverso, ma dinamica uguale.Ieri mattina leggendo Il sole 24 ore scopro che Exxon, società petrolifera, esce dall’indice Dow Jones, indice che annovera i primi 30 titoli statunitensi, la stessa società solo pochi anni fa era il primo titolo del listino.Da tempo predico che se si vuole investire su società energetiche meglio puntare i fari su quelle legate ad energie rinnovabili che avranno molto più futuro rispetto a quelle petrolifere, nel Dow Jones però le società energetiche hanno visto ridurre il loro peso al 2,5% del listino, contro un 27,5% delle Big Tech, quindi prudenza.Stiamo assistendo a campagne per il clima, energie pulite e tanto altro, gli Emiri stanno diversificando gli investimenti per non farsi trovare impreparati, le società stesse diversificano, ENI pubblicizza carburanti ecologici, BP produce colonnine per ricaricare auto elettriche, e qualcuno vuole investire sui petroliferi? Forse si può pensare per una speculazione di breve, ma non ne sono molto convinto.Pensare che le società petrolifere potranno fare molta strada è lo stesso ragionamento fatto da chi pensava che le automobili non avrebbero mai sostituito i cavalli, sappiamo tutti come è finita.OGNI OFELE’ FA EL SO MESTE’ mai titolo fu più esatto, questo proverbio milanese sottolinea che ogni pasticciere, estendendolo ogni artigiano, deve fare ciò che gli compete e non fare lavori di cui non sa.