E se la gioia fosse nel viaggio?

Sto passando alcuni giorni di relax in Val di Mello, relax per la mente, ma non per il corpo visto le 5 h di cammino medie al giorno, come dicevano i latini “mens sana in corpore sano”.

Mi sono trovato a riflettere su due escursioni, la prima impegnativa con pendenze che arrivavano al 40%  e la seconda più tranquilla e godibile.

La prima escursione era la seconda volta che l’affrontavo e mi è parsa molto più impegnativa dello scorso anno, la seconda, mai fatta, me la sono goduta.

Durante il cammino la cosa bella è ascoltare i rumori della montagna, sentire gli odori godere le salite e le discese sino ad arrivare alla meta finale dove tutto quello fatto ha la sua sublimazione.

Quando, come mi è successo l’altro giorno, ti concentri solo sul risultato finale perché vuoi arrivare ti perdi tutto il gusto del cammino, ma perché succede questo?

Mi sono dato una spiegazione, si chiama allenamento, il COVID mi ha privato del movimento e quindi i miei muscoli poco allenati hanno sofferto l’ascesa e la mia mente ha portato tutte le energie sul risultato finale, con incorporata ansia di arrivare.

Mi sono detto che mi stavo comportando esattamente come farebbe un’investitore, che davanti ad un mercato duro, salite e discese anche repentine, non si gode il viaggio, ma va in ansia da risultato finale, viceversa quando come nella mia seconda escursione il terreno è più semplice si gode il viaggio.

Per quanto riguarda gli investimenti il mio allenamento è giornaliero e quindi muscoli e mente reagiscono in modo fluido e affrontano salite e discese con  il giusto approccio.

Essere consapevole di quello che il mercato può dare è frutto di allenamento, e quando sai come allenarti puoi aiutare gli altri ad allenarsi, ecco il perchè dei post, ecco i perché dei video ed ecco il perché dello studiare tutti i giorni, un personal trainer che non sa di cosa parla non è credibile.

Allenare i muscoli per la montagna o la mente per i mercati può e deve portare ad un unico risultato, godersi il viaggio.

Se pensi che possa essere il tuo personal training della finanza…..

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Come trattare il denaro tra paura e corona virus

Stiamo sicuramente vivendo un periodo particolare e tutt’altro che semplice: Il corona virus ha cambiato le nostre abitudini, ci ha costretto a stare a casa, ha generato difficoltà alle aziende e messo in discussione molte delle nostre certezze. Le emozioni e sensazioni vissute sono sicuramente molte, la principale è probabilmente la paura, che caratterizza questo periodo così particolare e sconosciuto. 
La paura è una normale reazione agli eventi sconosciuti e che presentano una minaccia e, pertanto, fondamentale per la sopravvivenza. è quella spinta che ci porta a stare a casa, a lavarci spesso le mani e a mantenere le distanze.
Differente è la paura incontrollata ed eccessiva, che può generare panico e portare ad assaltare i supermercati, le stazioni,  il pronto soccorso o i centralini appositi che rientrano in comportamenti irrazionali e privi di un fondamento e utilità, anche perché non riducono la sensazione di preoccupazione eccessiva, talvolta alimentandola. 
Quando ci si fa prendere dal panico non si riflettere sui rischi che si corrono comportandosi in un certo modo, a mente fredda nessuno si assembrerebbe in stazione con il rischio di infettarsi, ma l’emozione è talmente forte che prevale sulla razionalità.
Spesso e volentieri anche nella gestione del proprio denaro ci si fa prendere dal panico facendo le scelte sbagliate.
Anche in campo finanziario l’effetto dell’emotività può essere quello di comportamenti non funzionali portando l’investitore e liquidare tutto perchè, anche a causa delle notizie catastrofiche, vede la linea del mercato tendere verso lo zero, vivendo così grande timore. 

Ma cosa bisognerebbe fare in questi momenti?
Cerchiamo di fare chiarezza. Innanzitutto sarebbe il caso di non fare le scelte da soli, ma farsi aiutare da qualcuno del settore che ci aiuta ad osservare la realtà con maggiore oggettività oltre che competenza. Agire da soli quando si è in balia delle emozioni può infatti condurre a scelte irrazionali e sbagliate o ad ascoltare qualche parente o conoscente che a sua volta potrebbe agire “di pancia” o dare consigli che vanno bene per sè ma non per voi. Solo per fare un esempio: lo strumento che va bene per un settantenne in pensione non è detto che sia utile per un venticinquenne all’inizio della sua carriera lavorativa, ma questo lo si capisce solo lavorando con un consulente. 

Da professionista del settore ho cercato di dare il mio contributo e durante la crisi Corona Virus sul mio canale YouTube – Sergio Rota consulente finanziario – ho pubblicato un video ogni 2 giorni proprio per aiutare le persone a non farsi prendere dal panico nel campo degli investimenti e capire cosa sta succedendo. 
Tuttavia, tornando alla domanda precedente, importante sarebbe anche capire come si sono evolute le crisi precedenti. Ogni crisi di mercato sembra diversa, ma alla fine si risolve allo stesso modo.
La tabella che segue, elaborata da Andrea Rocco di Kaidan, ci mostra come le crisi di questi anni abbiano intaccato il mercato e come poi nel periodo successivo esso abbia recuperato dalle perdite subite.

Come potete vedere dal 2010 ad oggi le correzioni di mercato sono state molteplici e tutte recuperate nel periodo successivo.
Gli drawdown di mercato, pur facendoci male, sono, oserei dire, quasi salutari per il mercato stesso.
Immaginiamo di avere una molla, se ogni tanto non la lasciamo andare finiremo per sfibrarla e quindi perderà la sua elasticità. Il mercato è lo stesso, se continua a tirare prima o poi spaccherà e perderà la capacità di estendersi e fare un balzo più alto del precedente.
Cosa fare allora?
Per chi già ha investito sicuramente è importante ri-bilanciare il portafoglio, per chi non ha investimenti è il momento giusto per partire ad accumulare. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/05/04/investimento-anti-stress-4-5-2019/

Io sono a disposizione per analizzare la tua posizione se lo desideri contattami.

Come trasferire il frutto del nostro sudore agli eredi

Un analisi stabilisce che solo 1/3 delle aziende sopravvive alla seconda generazione.

Come possiamo trasferire il frutto del nostro sudore ai nostri eredi senza incorrere nel rischio di vederlo svanire come neve al sole?
Una delle caratteristiche delle piccole imprese è la forte connotazione emotiva che lega il proprietario alla sua azienda, spesso il rapporto è molto simile a quello che un genitore può avere con un figlio.
Questo è sicuramente un punto di forza dell’imprenditoria italiana, ma allo stesso tempo rappresenta anche il primo problema, spesso, questo rapporto così profondo impedisce all’imprenditore di accettare che qualcuno, un figlio o un genero o una nuora, possano prendere decisioni al suo posto perché, “ solo io so cosa è bene per la mia azienda”.
Passare il testimone non è facile, ma chiunque voglia dare continuità alla propria azienda deve prendere in considerazione questa opportunità.
Vediamo come è possibile pianificare un passaggio aziendale nel migliore dei modi.
La prima cosa da fare è analizzare il patrimonio, personale ed aziendale.
Una volta che si è fatta un’accurata analisi di tutto, molto meglio farsi aiutare da qualcuno esterno all’azienda, è utile andare ad identificare la persona, o le persone più adatte e cominciare a dar loro sempre più responsabilità, questo contribuirà a dare linfa, idee nuove e nuova spinta, e inoltre garantirà continuità all’azienda.
Fatto questo abbiamo garantito la continuità all’azienda, ma si devono anche tenere in considerazione le altre persone che fanno parte della famiglia e garantire loro la legittima.
Analizziamo un caso per cercare di chiarire.
Giovanni 68 anni ha un’azienda con 20 operai nella quale lavora il figlio minore Fabio. Di anni 34.
Giovanni è sposato con Anna 64 anni, in comunione dei beni, ed ha altri 2 figli Giorgio di 38 anni e Laura di 35, che sono rispettivamente un insegnante ed un medico.
Rientra quindi nella casistica, 1/3 al coniuge e 2/3 ai figli.
La famiglia ha un patrimonio mobiliare investito in vari strumenti di 1.000.000,00 di euro, una casa al mare del valore di 300.000,00 € l’abitazione principale del valore di 700.000,00 € più 1/3 della casa dei nonni materni che ha un valore complessivo di € 370.000,00.
L’azienda ha un valore di € 3.000.000,00 tra avviamento e immobili.
Se i due coniugi non fanno nulla alla loro dipartita il patrimonio di più di 5 mln di euro verrà diviso tra i 3 figli, con due criticità, la prima l’azienda sarà indivisa e quindi Fabio dovrà liquidare i fratelli, e non è detto che al momento in cui questo avviene possa avere le risorse disponibili, la seconda è l’aumento della possibilità di discussione tra i fratelli.
Come possiamo salvare l’azienda e non ledere la legittima?
Cominciamo con il dire che ci sono vari strumenti per risolvere il problema, patti di famiglia trust e soprattutto il testamento.

Con un testamento Giovanni e Anna potranno liberare una parte del loro patrimonio da destinare a chi vogliono, pari al 25% quindi 1.250.000,00, quota disponibile, come possiamo vedere dalla tabella.
Soluzione: scorporiamo il valore dell’azienda (avviamento) dall’immobile, facciamo 2mln e 1 mln. Giovanni e Anna creano un immobiliare dove inseriscono tutti gli immobili per un valore di 2 mln ( capannone 1 mln, casa famiglia 700.000,00 e casa al mare 300.000,00) più la partecipazione di € 123.000,00 della casa materna.
L’azienda comincerà a pagare l’affitto all’immobiliare che lo accantonerà in un fondo.
Alla morte di uno dei due coniugi si verificherà la seguente situazione, definita nel testamento.
Teniamo conto la comunione e quindi il calcolo sul 50%.

Abbiamo dato continuità all’azienda e rispettato le legittime, inoltre nel testamento verrà inserito un usufrutto per il coniuge superstite, su tutto.
Alla morte del secondo coniuge, cambia la divisione, disponibile 1/3 e legittima 2/3 di 3.125.000,00 € dati da 2.500.000,00 personali e 625.000,00 ereditati

Mancano due cose, la casa materna e il fondo affitto del capannone.
Entrambi saranno inseriti nei calcoli ed andranno a Laura e Giorgio e serviranno a saldare la differenza per il capannone, possiamo decidere di lasciare un eventuale eccedenza a loro per compensarli della quota disponibile, e nel testamento inseriremo inoltre che Fabio continuerà a pagare ai 2 fratelli l’affitto sino ad esaurimento dell’eventuale debito residuo per il capannone.
Abbiamo risolto i due problemi di prima salvare l’azienda e ridurre drasticamente la possibilità di discussioni tra i fratelli.
Sicuramente non è, anche da un punto di vista emotivo, un passaggio facile, ma peggio potrebbe essere vedere depauperato il patrimonio in interminabili beghe legali.
Sono a disposizione con il mio team di esperti per fare una valutazione.

Se me lo dicevi prima…….

Sentendo questa canzone di Jannacci mi è venuto da sorridere.

Molti italiani vivono di rimpianti per quanto riguarda il proprio denaro.

A chi non sarebbe piaciuto sapere in anticipo che ad una determinata data il titolo A o il titolo B avrebbero avuto un balzo in avanti del 20%, e poter quindi investire il proprio denaro? Anche sapere in anticipo di eventi come l’11 settembre, il Covid-19, piuttosto che l’esito del referendum della Brexit avrebbe sicuramente fatto la differenza per i nostri investimenti.

Ebbene, questo è il pensiero di uno speculatore, non di un investitore, ed è elemento fondamentale nel determinare la differenza tra chi raggiunge gli obiettivi rispetto a chi non li ottiene.

Mi è capitato di ricevere chiamate di clienti che chiedevano di investire in questo o in quello, ad esempio i Bitcoin, e spesso e volentieri si sono sentiti dire un bel no, lasciamo perdere. 

Non ho fatto questa scelta perché non voglio far guadagnare i miei clienti, ma perché voglio portarli a destinazione nel miglior modo possibile, con meno patema d’animo possibile, e non lasciarli vittime di un errore comportamentale molto diffuso. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/03/14/cinque-errori-da-non-commetter-con-gli-investimenti-effetto-gregge/ 

Se parliamo di Bitcoin e di investimenti con un guadagno sicuro, purtroppo mi è capitato di trovare, nella mia vita professionale, molti investitori scottati da investimenti del genere, un esempio su tutti? Opengate, che nella zona del varesotto ha fatto molte vittime.

Per non parlare poi del  famigerato sistema Ponzi, https://www.focus.it › economia › sc…Truffe: che cos’è lo schema Ponzi e come funziona – Focus.it o investimenti immobiliari con rendimenti a 2 cifre, che sono dietro l’angolo, mi è capitato di incrociare persone colpite da questi sistemi truffaldini.

Tra lo speculatore che cerca di guadagnare per lo storno di mercato e questi investimenti, c’è sicuramente differenza, ma gli psicologi comportamentali dicono che spesso l’idea dei guadagni facili  può portare facilmente a restare vittime di queste situazioni.

Ma chi è allora un investitore?

Un investitore è colui che pianifica i propri investimenti in base ad esigenze sue o della famiglia ed a obiettivi di vita, uno speculatore è uno da toccata e fuga.

Avrei potuto sembrare un pazzo quando dicevo, nel mese di marzo, che non bisognava vendere il giorno che il mercato ha fatto -17%, affermando che queste crisi violente hanno riprese altrettanto violente, e che se i risparmi sono stati investiti con orizzonti temporali corretti, lo storno sarebbe stato solo un incidente nel percorso di crescita.

Perché questa mia certezza? perché come ho già scritto altre volte, la cronaca è diversa dalla storia ed è da lì che traggo i miei insegnamenti. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/03/28/esperienza-e-memoria/(si apre in una nuova scheda)

– Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano trova un compagno-. Dicevo nel sorso di ieri, e lo ripeto anche oggi.

Avere poi un compagno di viaggio che conosce la strada è sicuramente un valore aggiunto e una maggiore sicurezza 

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Benessere? Una delle ragioni potrebbe essere la cultura.

“Negli ultimi anni, in un numero crescente di paesi, pratica culturale e benessere sono riconosciuti come fenomeni associati.”

Così Annalisa Cicerchia scriveva in un articolo del 2017 sul Giornale delle fondazioni.

La crescita di un paese e il suo benessere, nascono o per lo meno sono legati alla sua cultura.

Questo concetto viene riportato costantemente in molte pubblicazioni, qualcuno addirittura ha dichiarato: “La cultura è un vero farmaco”.

Sempre indagando sul rapporto cultura benessere, ho scoperto che un’indagine condotta in 78 paesi dalla London School of Economy, evidenzia che le regioni con un numero maggiore di atenei universitari hanno un PIL più alto. 

Andiamo con ordine.

Italia, culla della cultura per millenni oggi si trova a navigare a vista.

Da un rapporto del dicembre 2019 dell’OCSE PISA, non la nota città della torre, ma acronimo di Programme for International Student Assessment: http://www.triesteprima.it/formazione/scuola/studenti-italiani-poco-preparati-trieste-2019.html  si evince che gli studenti italiani hanno avuto un peggioramento della preparazione negli ultimi 10 anni.

Si nota che i nostri ragazzi hanno una preparazione in scienze, lettura e matematica inferiore agli studenti di molti paesi OCSE, (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), e leggono meno degli altri, questo è confermato da un indagine statistica sulle abitudini degli italiani  relativamente alla lettura, evidenzia che solo 4 italiani su 10 (Istat dati 2017) leggono un libro all’ anno, altra cosa che viene segnalata un diverso grado di cultura tra sud e nord Italia più elevato degli studenti del nord rispetto a quelli del sud.

E’ di questi giorni la notizia che nel bel paese non si riapriranno più le scuole a causa del Covid-19, e inoltre non siano pronti a fare lezioni a distanza, questo non fa certo onore al nostro paese, se siamo tra gli ultimi non è tutta colpa degli studenti.

Ma io mi occupo di denaro ed ho voluto capire ed approfondire l’analisi del rapporto cultura e benessere finanziario.

Studi recenti, oltre a quello citato, hanno dimostrato che cultura e benessere finanziario vanno a braccetto, quindi è ipotizzabile che per far ripartire questo paese gli investimenti vadano fatti in cultura.

Sono andato a verificare se è vero, un conto sono le parole l’altro i fatti, ed ho scoperto che la Cina che ha il PIL più alto si colloca in vetta anche nella cultura finanziaria, grazie anche all’esistenza di un piano per migliorare la conoscenza del denaro.

E l’Italia?

Come si nota dall’ indagine di Standard & Poor’s e Gallup fatta su 150.000 persone ci collochiamo al penultimo posto tra i primi 15 paesi europei (vedi grafico).

Dal grafico si vede che il nord Europa, che ha un grado di benessere migliore sia sociale che economico, ha un’educazione finanziaria migliore,

Dati tutti questi indizi possiamo sicuramente affermare che un grado di cultura maggiore corrisponde ad un benessere maggiore.

Nei prossimi mesi farò un piccolo corso di educazione finanziaria, disponibile sul mio sito www.sergiorotaconsulenza.it perché come dico da tanto tempo “Io non ci sto”.

Non è necessario diventare economisti, ma una cultura di base ci aiuta a migliorare i nostri risultati.

Una buona cultura finanziaria ed una corretta pianificazione possono farti raggiungere i tuoi obiettivi di vita. Vuoi saperne di più?

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Ho fatto il bene dei miei clienti?

Tempo di lettura 3 minuti

In questi giorni un senso di insicurezza mi sta invadendo, ci troviamo di fronte ad una situazione incredibile, l’Italia sta rischiando di essere declassata e il nostro debito pubblico , cioè i titoli di stato, acquistati dalla BCE che ieri si è dichiarata disponibile ad acquistare Junk bond, letteralmente titoli spazzatura, o addirittura acquistati da altri investitori/speculatori, ma non più nostri.

Cosa vuol dire tutto questo?

Provate a pensare di avere un debito con una finanziaria per un auto, non pagate le rate vi tolgono la macchina, per tenerla dovete: saldare.

Lo stesso vale per il nostro dedito, abbiamo emesso titoli di stato per finanziare opere pubbliche, spesso mai fatte, o per rifinanziare debito, cioè vecchi titoli di stato in scadenza.

Fino a quando la situazione politica era stabile e si lavorava, ci lasciavano fare, ma oggi la situazione politica non è tra le migliori, e voglio essere bravo, e la situazione economica non certo rosea, ecco perché non sono più propensi a lasciarci fare.

Negli anni scorsi mi sono quasi sentito in difetto quando dicevo ai clienti, abbiamo case in Italia, lavoro in Italia diversifichiamo i fondi nel mondo per non rischiare la concentrazione, li ho così salvaguardati da un errore tipico dell’investitore italiano. https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/02/15/cinque-errori-da-non-commettere-negli-investimenti/

Bene oggi mi trovo nella convinzione di aver fatto bene, nel breve periodo magari con i tassi dei BTP potevano fare buoni risultati in questi anni, ma sicuramente non sono mai stati esposti al rischio di vedere il valore dei loro titoli declassati del 30- 40 % in un giorno.

Una situazione simile l’abbiamo vista nel 2011 esattamente a settembre spread a 500 e valore dei titoli crollati, si può obiettare che poi sono risaliti, verissimo e sono andati, aggiungo io, a valori sopra il valore nominale di parecchio.

Le oscillazioni dei titoli di stato sono state simili a quelle delle azioni ed anche il rischio  si è allineato.

Pensare ad un declassamento del nostro debito, cioè essere etichettati come quelli che non pagano le rate, ci porterà ad avere un contraccolpo sul valore dei nostri titoli, che non sarà facilmente recuperabile come in passato, perché se saremo meno credibili saremo anche meno finanziabili.

Facciamo ordine,  tutto ciò che esiste sul mercato deve sottostare alla legge della domanda e dell’offerta, se la domanda è poca e l’offerta alta devo abbassare il prezzo per vendere, se la domanda è alta e l’offerta bassa posso alzare il prezzo.

Mettiamoci nei panni di un’investitore, non di uno speculatore, e chiediamoci, comprerei volentieri il titolo di una nazione poco affidabile? Naturalmente no per cui la domanda dei titoli potrebbe scendere e quindi il prezzo con lei.

Altra faccia della medaglia se il debito viene declassato banche e assicurazioni non potranno più tenere titoli in portafoglio, il patto di stabilità Che vuole tutelare gli investitori lo vieta, perciò lo devono vendere, quindi aumenta l’offerta e il prezzo scende.

Chiediamoci, se ci declassano cosa succederà ai nostri titoli?

Credo sempre di più di avere fatto il bene dei miei clienti difendendoli da questi rischi.

Se vuoi valutare il tuo rischio di portafoglio non esitare a contattarmi.

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Cos’é il reshoring? Per noi forse un bene.

Ecco qui l’ennesimo vocabolo inglese che ci viene propinato, ma vediamo cos’è e purché potrebbe essere buono.

In questi giorni è tornato a circolare questo vocabolo  reshoring, che rappresenta rientro in patria delle attività produttive.

Un fenomeno per la verità già in atto da alcuni anni in l’Italia, ma che subirà, secondo gli esperti, un’accelerata per colpa del corona virus.

Ma come mai questo fenomeno?

Alcuni studiosi di economia sostengono che, aziende che hanno delocalizato  negli anni scorsi si sono trovate di fronte ad alcuni cambi di paradigma, il differenziale dei salari si sta abbassando, il costo dei manager sempre più alto e il fatto che l’è-commerce si sta sempre più capillarizzando e velocizzando, stanno spingendo le aziende a tornare.

Analizziamo questo ultimo fattore.

Mi è capitato ultimamente di ordinare un libro su Amazon di riceverlo in poche ore, la diminuzione dei tempi di consegna sta spingendo le aziende a riportare la produzione in patria per soddisfare questa necessità, avere la produzione lontana aumenta i tempi, o per lo meno rende più difficoltoso soddisfare l’esigenza di recapitare in poche ore all’utente finale quanto ordinato.

La situazione che stiamo vivendo in questo periodo, ha portato l’è-commerce ad essere uno dei settori maggiormente interessati, in senso positivo, dealla crisi, siamo sicuri che una volta finita la pandemia rinunceremo alla consegna a casa della spesa da parte di un supermercato o del fruttivendolo del pese?

L’e-commerce sarà sempre più centrale nella nostra vita, come mi è capitato di scrivere recentemente.  https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/03/22/cosa-restera-dopo-la-crisi-quale-sara-la-nuova-600/(si apre in una nuova scheda)

Il tempo di consegna resterà un parametro centrale, in questi giorni molti alimentari di paese che garantiscono la spesa in giornata superano le grandi distribuzioni che ci mettono giorni.

C’è un altro fattore che potrebbe far aumentare il reshoring e si chiama deglobalizzazione.

Alcuni studiosi pensano che questo riacutizzarsi del nazionalismo possa portare ad una lenta deglobalizzazione con dogane rafforzate in stile anni 30.

Non penso sarà così, ma sicuramente assisteremo ad una maggiore attenzione per ciò che succede dentro i nostri confini, un po’ di “protezionismo” della nostra economia non farebbe male, qualcosa in difesa delle nostre aziende si sta già vedendo con il Golden Power, per evitare un altro 2008 dove si è assistito ad una mercificazione delle nostre aziende.

Deglobalizzazione  reshoring potrebbero rappresentare un momento di rinascita della nostra economia, con il ritorno a casa di un po’ di nostre eccellenze.

Resta inteso che un possibile ritorno in Italia della produzione, con magari aumento dell’occupazione non dovrà essere vanificato da politiche del lavoro scellerate.

È sicuramente giunto il momento di fare quadrato.

Guardando ai nostri portafogli non possiamo non tenere conto da qui in avanti di settori come il digitale, la sicurezza, la sanità, le-commerce, pagamenti elettronici, la pandemia ha fatto esplodere le richieste, e naturalmente ESG che sarà centrale nelle aziende del futuro.  https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/08/31/finanza-e-societa/(si apre in una nuova scheda)

Rivedere la propria pianificazione è importante dopo uno scossone del genere, io sono a disposizione qualora volessi un consiglio non esitare a contattarmi.

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Perché è ora di avere un consulente?

Ciclo di vita (Modigliani)

Dedico la prima ora della mia giornata alla lettura, sveglia un’ora prima per poter godere della lettura nel silenzio.
Tra gli articoli di oggi, sto recuperando quelli non ancora letti, me ne sono capitati un paio del professor Crespi, il primo parlava di dovere sociale del consulente finanziario il secondo esordiva con una ricerca Einaudi/Intesa sulla conoscenza della pianificazione.
Riflettevo su come le due cose siano strettamente collegate.
Sino ad oggi il consulente è stato considerato dagli italiani come la persona che ti deve far guadagnare più della banca, altrimenti a cosa mi servi? Infatti la domanda più gettonata di tutte resta sempre : “che tasso mi dai?”. questa aspettativa è sempre talmente forte che quasi lo stesso consulente potrebbe essere tratto in inganno e arrivare ad assecondarla, perchè altrimenti inutile al cliente. 

La posta in gioco in questo momento non sono 1 o 2 punti percentuali, ma è molto più alta: è benessere contro povertà.
Sempre sfogliando i giornali, usare la parola sfogliare sull’iPad è quasi ridicolo, ho trovato un indagine OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nella quale si evidenziava come il grado di benessere, che non va confuso con la quantità di denaro posseduta, è più alta nei paesi dove la presenza dei consulenti è più massiccia.
L’Enciclopedia Treccani definisce il benessere – benèssere (non com. bèn èssere) s. m. – Stato felice di salute, di forze fisiche e morali: provare un senso di benessere; dare un senso di benessere generale; le fatiche e gli esercizi che giovano al benessere corporale (Leopardi). Come vedete in nessuna affermazione si parla di denaro. 
È vero però che, come si suol dire, il denaro non fa la felicità, ma spesso aiuta.
C’è però una dissonanza tra il possedere denaro ed essere felici. Neanche Paperon De Paperoni era felice malgrado nuotasse nei $.
Possiamo perciò riassumere il rapporto denaro benessere così: un uso oculato del denaro per raggiungere obiettivi e soddisfare esigenze di vita, che ci rendano felici e quindi incrementano il nostro vissuto di benessere. 
A suffragare questa tesi su Financialounge, alla fine dello scorso gennaio, appariva un articolo a firma Chiara Merico che riprendeva il Global Investing Pulse, indagine di BlackRock la quale riportava che solo il 28% degli italiani pensa di avere un benessere finanziario, a fronte di un grande risparmio gli italiani infatti non sono grandi investitori.Ma perché gli italiani sono in questa situazione? Purtroppo la storia e la poca educazione finanziaria ci fregano.
La storia italiana fatta di case, a tal proposito ho scritto https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/06/30/falsi-miti-il-mattone-29-06-19/, certezze che oggi non abbiamo più, ma alle quali restiamo ancorati disperatamente.https://www.sergiorotaconsulenza.it/2020/02/07/non-facciamo-gli-struzzi/

Per quanto riguarda l’educazione solo nell’ultimo anno ho fatto 67 articoli e 8 seminari .
Pertanto il consulente assume un valore sociale poiché è ora di dare una mano a questo paese, il cui miglioramento passa anche da un miglior rapporto con il denaro, è ora di passare da risparmiatori ad investitori e da promotori a consulenti.

Cosa resterà dopo la crisi? Quale sarà la nuova 600

Ridendo e scherzando sono arrivato ad un anno di Sorsi di finanza, chi l’avrebbe mai detto l’anno scorso che saremmo stati in quarantena da lì ad un anno?

Parlando con un amico sulla crisi e di cosa ci lascerà, mi diceva che a suo cognato quando era in Giappone per lavoro molti anni fa, è capitato di avere in riunione persone con la mascherina, perchè influenzati e quindi non volevano infettare gli altri.

Da noi se si vedeva, prima di febbraio 2020, uno con la mascherina lo si prendeva per come direbbero i toscani, “bischero”, forse invece è un segno di grande civiltà che dobbiamo portarci a casa, e chi lo sa anche nei prossimi anni usarli quando siamo influenzati.

Si è parlato di economia e di E-commerce, mi ha raccontato che sua moglie, amante del lavoro a maglia è rimasta senza lana, ha chiamato la signora del mercato da cui si rifornisce la quale le ha detto che il figlio sta organizzando il sito per le vendite e che le avrebbe consegnato la lana a casa, un nuovo servizio che stava implementando.

Come si dice? La necessità aguzza l’ingegno.

Siamo certi che questa crisi, che ci sta cambiando le abitudini non lascerà strascichi e le persone cambieranno modo di rapportarsi e confrontarsi? certamente sì, ma questa rivoluzione farà nascere nuove esigenze e nuove idee.

Sino ad oggi il sabato era destinato alla spesa, ma in questo momento molti stanno imparando che te la consegnano anche a casa.

Sarà perciò liberato il tempo impiegato per fare la spesa, che potrà essere utilizzato per altro, qualcuno sul divano, ma altri si ingegneranno in qualcosa di nuovo.

Chiuderanno i supermercati? Non credo, per molti il rito della spesa resterà intatto.

Come dicevo prima si apriranno nuove strade e nuove esigenze che andranno soddisfatte, come si evolverà questo mondo?

Continuando la nostra chiacchierata ne è che il digitale la farà sempre più da padrone, specializzazione dei servizi e bisogno di consulenza, evoluzione del Green e attenzione all’ambiente, qui si apriranno nuovi scenari di lavoro.

Altro mondo che si avvantaggerà quello della telefonia, abbiamo scoperto lo Smart working e molto probabilmente sarà il futuro, molte persone vorranno lavorare da casa e migliorare la qualità della vita.

Questa crisi è come la guerra ci hanno detto, e come questa lascia sul campo delle vittime, ma come sempre dopo la guerra si ha la ricostruzione, oggi dobbiamo ricostruire una società e delle certezze, con l’auspicio che come nel secondo dopoguerra si riesca a trovare anche oggi una 600 che possa essere il simbolo della rinascita, io sono convinto che da qualche parte c’è perchè come l’araba fenice anche questa società saprà rinascere dalle sue ceneri.

Chiudo questo pezzo con una frase di auspicio presa dal libro di Francesco Guccini, -Tralummescuro, ballata per un paese al tramonto- che dice “Con la gran voglia di ballare che, nel dopoguerra, faceva risplendere di luce propria l’universo mondo tutto”.

                                                                                                     Sergio Rota

Riflessioni da “recluso”

In questi giorni da “recluso” per il Corona-virus mi sono trovato a vagare tra i miei pensieri e i miei ricordi.
Mi ricordo quando da piccolo Angelo, mio papà, mi raccontava della sua infanzia, delle serate in casa passate in compagnia dei suoi numerosi fratelli, del lavoro nei campi e dell’aria che si respirava, immagini di un mondo appena uscito da una guerra dove c’era la volontà di ripartire e riscattarsi in tutti i modi.
Con le dovute proporzioni mi sono trovato a pensare cosa fare appena questa mia “reclusione” sarà terminata.
Una sensazione ricorrente è quella di voler fare ed incontrare persone…Sì perchè per uno come me, che ama incontrare tante persone, non è la stessa cosa poterle vedere in videochiamata.

E’ bellissimo pensare che oggi con la tecnologia si possano condividere volti, foto, immagini e persino interi momenti della giornata…però il calore umano è decisamente un’altra cosa e in alcun modo raggiungibile con i mezzi tecnologici. 
Sono convinto che questa situazione ci farà riscoprire, o almeno me lo auguro, alcuni valori che la frenesia ci ha fatto dimenticare, la vicinanza alle altre persone, la condivisione e l’aiuto.

Chi come me ha i capelli bianchi si ricorda quando 50 anni fa ci si aiutava molto di più di adesso e senza tante richieste…Mio padre lavorava un pezzo di terreno e mi ricordo quando si faceva il fieno, nel momento in cui si doveva caricare le balle sul carro, lavoro fatto a mano se il numero non era elevato, spesso trovavi il vicino che ti dava una mano senza che tu glielo chiedessi.
Tante sono le immagini che mi vengono in mente… spesso associate a profumi e sapori, come quella della salsa preparata con cura e attenzione dalle mamme che si ritrovavano per unire le forze e facevano bollire i pomodori per poi imbottigliare il nettare rosso per l’inverno, mentre i bambini chiassosi giocavano in cortile. Anche qui tutte insieme proprio perchè l’unione fa la forza.

 Nel mio pensare romantico di un mondo che forse non c’è più, mi immagino il post corona virus dove tutti hanno voglia di rimettere in piedi questo stanco mondo, dove forse ci aiuteremo a vicenda per ripartire.
Mi piace pensare ad un mondo che ne uscirà più forte, perchè più unito, e come nel dopoguerra un nuovo boom economico, vi prego non svegliatemi voglio continuare a sognare.  

Sergio Rota