Un cliente di un Consulente Finanziario scrive a “Il Sole 24 ore” – 4 giugno 1988.

” Si investe meglio nei momenti peggiori.
Sono un vecchio cliente di Fideuram da più di 14 anni e desidererei portare a conoscenza dei lettori “Il Sole 24 Ore” la mia viva esperienza di “fondista” rivolgendomi soprattutto ai nuovi e giovani consumatori finanziari più che ai clienti che hanno sottoscritto Fondi comuni.
Ho iniziato acquistando Fonditalia nel 1973 (lire 8milioni e 200).
All’inizio del 1975 stavo perdendo soldi e la minusvalenza su 10 milioni investiti era sostenibile (-27%) e naturalmente non ci stavo e “bruciava”.
Il mio consulente in quell’anno mi propose di fare un versamento aggiuntivo di ulteriori 10 milioni per mediare il costo medio, ma io mi opposi e lo presi per matto.
Ma oggi posso dire che entrambi abbiamo commesso un errore: io di non avergli creduto, lui di essersi intimidito di fronte alla mia reazione e di non aver insistito con convinzione e determinazione per farmi capire che la proposta era davvero sensata.
Allora credevo di averci perso, pur non avendo liquidato, ma in realtà non mi rendevo conto di perdere un’ottima occasione per entrare anzitempo in “zona guadagno” e far rendere di più negli anni successivi la liquidità che intanto avevo lasciato in conto corrente. Se avessi ascoltato il mio consulente, oggi invece di avere 105 milioni ne avrei avuti 250.
Perché ho raccontato questa mia esperienza? Semplice. Perché centinaia di migliaia di risparmiatori stanno oggi commettendo lo stesso mio errore del 1975 e migliaia di consulenti finanziari dovrebbero con convinzione e determinazione far capire e motivare i loro clienti che è nei momenti di grande ribasso e “perdita” che si possono cogliere delle enormi opportunità. “
SILVANO CALABRESI (Padova)

Vecchia Italia o Italia vecchia? 3 problemi 1 soluzione

L’istat ha diffuso in questi giorni i dati sulla popolazione italiana.

Risultiamo più vecchi, le nascite sono ai minimi storici e l’alfabetizzazione è tra le più basse in Europa.

Per le nostre tasche sembrano notizie irrilevanti, ma è veramente così?

La presenza di 1 giovane ogni 5 anziani aumenta lo squilibrio pensionistico, sempre più si dovrà ricorrere al debito per pagare le pensioni.

Per non gravare troppo sul debito pubblico tutte le misure portano ad una riduzione dell’assegno pensionistico.

Il problema viene scaricato sul cittadino, non sono supposizioni sta già avvenendo il passaggio al sistema contributivo ne è un esempio.

Soluzione: piano di accumulo per la vecchiaia

Sulla stessa lunghezza d’onda il decremento delle nascite, la forza lavoro sarà poca e quindi il ricorso a lavoratori stranieri è inevitabile.

Nel lungo periodo sarà necessario rivedere i processi produttivi ci sarà sempre più bisogno di specializzazione e quindi di persone preparate e formate.

Meno persone meno consumi, meno consumi meno produzione, meno produzione meno lavoro, è un circolo vizioso, il trend può essere invertito solo attraverso un nuovo paradigma produttivo, che il COVID sta accelerando legato a digitalizzazione e smart working.

Dobbiamo pensare di mantenere un reddito consono e garantirci la possibilità di una serena terza e quarta età a prescindere da quello che sarà il futuro del lavoro, per cui la soluzione: piano di accumulo per la vecchiaia

È provato che dove c’è cultura c’è benessere. 

Un indagine dimostra che nei paesi dove formazione e istruzione sono più marcate sono aumentati benessere e nascite. 

La logica donne al lavoro meno bambini viene ribaltato nelle zone dove la cultura è più alta e dove si può ipotizzare un futuro per i propri figli, dove il lavoro e il welfare sono finalizzati alla famiglia.

Resta alta la natalità e la mortalità infantile nei paesi poco sviluppati, ma in quelli evoluti natalità bassa e mortalità infantile bassa dove bassa cultura e welfare, viceversa dove la politica della famiglia è alta maggior natalità e minor mortalità infantile.

In Italia al momento questo non c’è, aggiungo che un popolo “ignorante “ è più facile da guidare.

Aumentare la formazione, la propria conoscenza e specializzazione fa aumentare la possibilità di avere salari più interessanti che permettono un risparmio più alto.

Soluzione: piano d’accumulo per la vecchiaia.

Un ‘unica soluzione a tre problemi che convogliano in un unico risultato, ci saranno meno risorse per la vecchiaia e vivremo di più.

Nei propositi dei 2021 non si può non mettere un accantonamento per la vecchiaia.

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😠 NEL 2020 NON SI PUO’ ACCETTARE


La settimana scorsa ho incontrato un cliente over 70, si lamentava del fatto che gli sportelli vicino a lui fossero sempre chiusi o aperti solo su appuntamento.

Infatti siamo sotto lockdown ‘leggero’, come dicono i politici a cui piace riempirsi la bocca, ormai da molte settimane e stiamo vivendo una situazione simile a quella della primavera scorsa.

“Devo fare il bonifico per la visita specialistica ,ma fino a venerdì prossimo non mi danno appuntamento. Inoltre dovevo vendere due titoli, ma non me l’hanno fatto fare,

E’ vero, esiste il canale online, ma non ne ho dimestichezza,  non mi fido”. E’ stata la sua prima affermazione

Molti (specie tra i diversamente giovani) hanno proprio un rifiuto della tecnologia.

Ha continuato poi: ” Lei quando ho bisogno corre, mi ha spiegato un sacco di cose, non avevo mai fatto caso a questo sino ad oggi, ma ho capito cosa devo fare”

Condividevo la gestione di questo cliente con la banca sottocasa dove per comodità, almeno così pensava, faceva depositare la pensione.

Morale della favola, al bonifico ci ho pensato io, l’ho aiutato a vendere con l’online i due titoli, ho fatto le operazioni che dovevo fare per la mia parte di gestione e me ne stavo andando quando: ” signor Sergio non se ne vada non abbiamo finito” mi dice la moglie mettendomi in mano un assegno cospicuo da versare sul loro conto.

“Ci siamo accorti che la competenza e la disponibilità valgono molto di più di una pseudo comodità, abbiamo deciso di chiudere tutto e dare tutto a lei, ci sentiamo più seguiti e tutelati”

Me ne sarei andato contento anche senza questa ultima parte perché il mio lavoro non è soltanto denaro, ma è soprattutto rapporti umani, e quando una cosa la fai con passione poi tutto il resto viene da solo.

A questi clienti dico GRAZIE prima di tutto per le loro parole.

La soluzione c’è, è alla portata di ogni correntista/investitore, basta cercarla. 

Sta a te scegliere se essere libero o vincolato alle decisioni di una banca

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Come evitare un suicidio…fiscale

In questi giorni sulle principali testate giornalistiche di settore si parla dell’aumento della propensione al risparmio degli italiani arrivato al 20%, allo stesso tempo sottolineano che il denaro resta sui conti correnti con perdite dovute all’inflazione, infatti dal 2000 ad oggi la merce da mettere in un carrello spendendo 100,00 € si è quasi dimezzata.

Le stesse testate pongono l’accento su una possibile patrimoniale e qualcuno ipotizza un prelievo forzoso sui conti.

Stiamo arrivando alla fine del 2020 e c’è ancora tempo per chi lo vuole di evitare anche quest’anno un suicidio fiscale che si sommerebbe alla perdita di potere d’acquisto del denaro sui conti ed all’eventuale patrimoniale, sottoscrivendo o aggiungendo denaro sul fondo pensione.

Spesso quando parliamo di fondo pensione i risparmiatori storcono il naso, la perdita della possibilità di usare il denaro nell’immediato li blocca.

Se il “ costo “ di lasciare i soldi sul conto è alto, quello per la non sottoscrizione di un fondo pensione è molto più alto, ed addirittura per un dipendente potrebbe essere elevatissimo.

I numeri a volte possono rappresentare l’entità del problema, facciamo qualche esempio.

Esempio 1, dipendente senza fondo pensione

  • Dipendente che lavora da 40 anni in un’azienda 
  • Ipotesi di TFR accantonato 48.000,00 €  (1200,00 € per anno), con un 1% all’anno in capitalizzazione composta per 40 anni arriviamo a 61.000,00 €.
  • Capitale liquidato al netto dell’imposta 46.970,00 € (61.000,00 – 23% aliquota minima)

Esempio 2, dipendente con TFR versato nel fondo pensione

  • Dipendente che lavora da 40 anni in un’azienda
  • Ipotesi di TFR accantonato 48.000,00 €  (1200,00 € per anno), con un 1% all’anno in capitalizzazione composta per 40 arriviamo a 61.000,00 €
  • Capitale liquidato al netto dell’imposta  ipotesi peggiore 51.850,00 € (61.000,00 -15% aliquota peggiore per permanenza in fondi pensione da 0 a 15  anni)
  • Capitale liquidato al netto dell’imposta 55.510,00 € (61.000,00 -9% aliquota migliore per permanenza in fondi pensione da 35 anni in su)

Qualsiasi sia l’ipotesi, la migliore o la peggiore il risparmio fiscale è sicuramente importante cresce con il crescere della permanenza nel fondo dal quindicesimo anno sino al trentacinquesimo infatti l’incremento è di 0.3% all’anno.

Esempio 3 libero professionista / dipendente senza fondo pensione

  • accantonamento di € 2.000,00 all’anno per 40 anni 80.000,00
  • Ipotesi di rendimento 2%  capitale 127.000,00. €

Esempio 4 libero professionista / dipendente con fondo pensione

  • accantonamento di € 2.000,00 all’anno per 40 anni 80.000,00
  • Ipotesi di rendimento 2%  capitale 127.000,00. €
  • Risparmio fiscale annuo 600,00 € ( ipotesi aliquota 30%) per 40 anni 24.000,00
  • Tassazione a scadenza massima 19.050,00 €, minima 11.430,00. (Valgono le regole per il TFR)
  • Capitale finale ip peggiore 131.950,00 €, ip migliore 139.570,00€

Un dipendente può sommare il TFR all’accantonamento personale. 

La domanda che dobbiamo porci è se vale la pena di “spendere” tutti questi soldi.

Una quota parte del 20% del risparmio deve assolutamente essere dirottato nei fondi pensione per evitare un suicidio fiscale importante.

Solo pianificando il proprio futuro ed accantonando in previdenza possiamo evitare salassi fiscali e minor potere di spesa domani.

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La sindrome di Cappuccetto Rosso

Tutti quanti conosciamo la storia di Cappuccetto rosso che  decide, malgrado le raccomandazioni della mamma,  di passare per il bosco evitando così la strada più lunga, ma sicura, una scorciatoia che stava per costarle cara.

Anche in campo finanziario ci sono persone che pensano di passare per il bosco, la famosa scorciatoia verso i guadagni, il trading.

Sabato scorso -Il Sole 24 ore Plus- ha dedicato 4 pagine per mettere in allerta i risparmiatori dal guadagno facile.

Negli articoli tra l’altro si parla di social, dove sono sempre più frequenti pubblicità sul trading  e sulle  piattaforme che servono per il trading, facendolo sembrare la soluzione di tutti i problemi finanziari delle persone.

Se la più importante testata finanziaria decide di dedicare 4 pagine a questo fenomeno la situazione è seria.

La scorciatoia in campo finanziario potrebbe costare cara a chi la volesse percorrere in quanto i lupi che si possono trovare sono molti.

Capita guardando facebook, oppure un programma alla TV di vedere persone che preparano manicaretti e mentre assistiamo  è come se i sapori esplodessero nella nostra bocca  facendoci aumentare desiderio e voglia di gustare, è lo stesso che ci capita vedendo rendimenti a due cifre pubblicizzati dalla piattaforma A o da chi sventola metodi infallibili sul trading.

Per aumentare la possibilità di riempire la rete  inoltre usano influencer che mostrano risultati e metodi miracolosi a cui si sono affidati per moltiplicare il proprio patrimonio.

Una delle tecniche persuasive più comuni  è quella della scarsità o dell’esclusiva, ad esempio “solo per pochi”, lo spiegherò solo ai primi 100” , “non fatelo perché non è per tutti” etc, è noto che a tutti piace l’esclusività.

I miracoli li lascerei a qualcuno di più potente, credo sia importante invece avere una strategia negli investimenti.

Razionalmente chi crede che bastino poche ore di corso, oppure un metodo per arricchirsi in borsa? La persona che scopre “il metodo” non ha bisogno di venderlo per guadagnare, gli basta applicarlo.

Ci sono gestori di fondi, investitori istituzionali che passano ore ad analizzare analisi fondamentali, bilanci e altri 1000 parametri e, malgrado questo un virus, un attacco alle torri gemelle o altro possono stravolgere completamente quello che si è ipotizzato.

Come molti economisti hanno detto ultimamente è più semplice sapere dove sarà il mercato tra 10 anni che tra 10 mesi, nel lungo periodo il mercato crescerà sempre.

Per salvare Cappuccetto rosso è intervenuto il cacciatore con il suo coltello, io come cacciatore in finanza posso aiutarvi con le mie armi che sono tra le altre pianificazione e diversificazione…. così che la favola possa avere un lieto fine.

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Tre motivi per un buon 2021

Tra le cose che stanno succedendo in questo periodo ci sono sicuramente tre fattori che fanno sperare in un 2021 con buone prospettive di crescita.

Andiamo con ordine, Pfizer ha dichiarato questa settimana che il suo vaccino è sicuro al 95%, una notizia che si accoda a quella di altri vaccini e a quella data la scorsa settimana dalla stessa azienda che dava una sicurezza al 90%.

Che l’industria farmaceutica sarà sugli scudi nel 2021 lo testimonia anche il fatto che Warren Buffet guru della finanza mondiale ha implementato i suoi investimenti in questo settore, di solito “L’Oracolo di Omaha” anticipa i mercati con la sua nota lungimiranza.

Se l’industria farmaceutica crescerà lo farà grazie al vaccini che una volta iniettati ci permetteranno di tornare verso la normalità e quindi ad una ripresa della produttività con la conseguente crescita del PIL mondiale e quindi del benessere.

La seconda notizia che dobbiamo guardare è la politica fiscale e monetaria che le autorità e le banche centrali stanno continuando ad attuare.

La spinta fiscale sommata ai tassi bassi dovrebbe spingere la produzione e di conseguenza le materie prime che trarranno giovamento della ripresa industriale.

La crescita della produzione e l’aumento di domanda delle materie prime darà al settore sicuramente una spinta che potrebbe, nel breve, portare ad un aumento dei prezzi delle stesse, ma i tassi bassi e la liquidità sul mercato dovrebbero favorire la crescita della produzione nel lungo periodo.

Quindi se ci dobbiamo attendere un aumento dei prezzi delle materie prime per l’aumento della domanda, ci dobbiamo attendere una crescita strutturale e lunga per le politiche fiscali e monetarie.

Terzo motivo per essere ottimisti è l’accordo commerciale stipulato tra Cina Giappone Corea ed altre nazioni asiatiche più Australia e Nuova Zelanda, che prevede una serie di ottimizzazioni nei rapporti commerciali che vanno dalla riduzione delle tariffe per il 92% delle merci sino alla protezione dei dati e all’ottimizzazione del trading.

Il RECP, questo l’acronimo di Regional Comprehensive Economic Partnership, interessa un terzo della popolazione mondiale.

Da non sottovalutare in questo accordo la presenza di due antagonisti storici Cina e Corea ed il fatto che non si sia chiusa la porta all’entrata in un secondo momento dell’India, questo testimonia la volontà di far sì che questo accordo porti vantaggi a tutti.

Un accordo di questa portata potrebbe essere deflagrante nel momento in cui Biden, una volta salito alla Casa Bianca, allentasse le pressioni commerciali con la Cina.

Per l’Italia ci potrebbero essere ottimi spiragli per l’export, infatti dopo l’accordo con il Giappone che porterà ad un incremento stimato del 13% del nostro export verso il paese del sol levante, l’aumento degli scambi porterà beneficio a tutti quei paesi che fanno parte della nuova via della seta lanciata dal governo cinese nel 2015 e durerà sino al 2046 di cui noi facciamo parte.

Dobbiamo aspettarci comunque un po’ di volatilità.

Come sempre giusti orizzonti temporali e giusti strumenti ci possono aiutare nell’affrontare il mercato.

Materie prime, industria 4.0, commercio, consumi e farmaceutici una serie di settori ed idee di investimento per chi vuole avvantaggiarsi della ripresa post pandemica.

Sergio

Tre motivi per cominciare ad accumulare

Child hand inserting coin and saving money in piggy bank with grass and blue sky background

Perché risparmiarmi?

Questa è forse la domanda più difficile a cui un risparmiatore deve rispondere, e 

la risposta più frequente che viene data è: perché  non si sa mai.

Una risposta che al suo interno ha due delle questioni aperte sui risparmiatori italiani, la poca propensione alla pianificazione e la poca conoscenza delle soluzioni assicurative.

Inoltre la mancanza di consapevolezza e di analisi dei risparmiatori sui numeri reali fa si che non riescano a trasformarsi in investitori.

Uno dei sogni di una giovane coppia sicuramente è avere un figlio, ma il sogno non tiene conto che un figlio, secondo Federconsumatori, può costare una cifra che oscilla tra i 5850,00 e  i 13.800,00 € nel primo anno di vita.

L’analisi di Federconsumatori tiene conto di varie voci che vanno dal costo del seggiolino sino a quello dei biscotti.

Al costo del primo anno dobbiamo aggiungere quelli che servono per portare alla maggiore età un figlio.

Federconsumatori ha stimato che portare un figlio alla maggiore età costa dai 113.00,0 ai 271.000,00 a seconda delle fasce di reddito.

Fonte: Federconsumatori

Dopo aver raggiunto la maggiore età la spesa si concentra sugli studi universitari.

Sul Corriere della sera Manuela Gabanelli ha evidenziato che per una triennale il costo di una laurea è mediamente 27.000,00 e per una magistrale 45.000,00 che vanno sommati aI 165.000,00 per portare il figlio alla maggiore età.

Negli Stati Uniti la pianificazione per lo studio dei figli è la base della pianificazione di una famiglia, in Italia si stima che solo 1 famiglia su 3 pianifichi lo studio dei figli con tutti i disagi che il non averci pensato comporta.

Fonte: Corriere della sera

Quanto costa comprare una casa?

La risposta è naturalmente dipende, ma una cosa dobbiamo assolutamente valutare, cioè quanto vogliamo spendere per il nostro indebitamento.

Richiederne più dell’80% del valore dell’immobile o  meno dell’80% fa la differenza.

Mettiamo di voler acquistare un’abitazione del valore di € 200.000,00 richiedere € 180.000,00 o € 160.000,00 porta il tasso da più del 2% a poco di più dell’1% con un bel risparmio di denaro.

La rata passa dai 670,00 € circa per il primo caso ai 530,00 del secondo, con un risparmio mensile di € 140,00 che fanno in 30 anni di mutuo la bellezza di 50.400,00 €.

Terza ed ultima motivazione per accantonare la terza/quarta età.

La vita si allunga, il sistema pensionistico è in difficoltà a causa del problema demografico, se a questo sommiamo il passaggio al sistema contributivo che limerà le entrate, la possibilità di garantirci una vecchiaia tranquilla o magari anche solo una RSA migliore diminuiscono a vista d’occhio.

Si stima che il passaggio al contributivo comporti una diminuzione media del 30% della pensione.

Facciamo un esempio, mio padre è andato in pensione con quasi il 100% dell’ultimo stipendio, ipotizzando di fare lo stesso percorso io andrei in pensione con il 76% dell’ultimo stipendio con le aliquote di oggi, ma si presume che peggiorino con l’aumento dei pensionati e la diminuzione dei lavoratori.

Cosa possiamo fare?

Un piano d’accumulo  potrebbe ad esempio essere la soluzione ideale per tutte le problematiche.

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UNA MODERNA FAVOLA DI FINANZA – Pinocchio-

A news boy dressed in vintage knickers, newsboy hat and fake long Pinocchio nose stands with a fake newspaper in the middle of a field in Utah, USA. He is trying to sell you fake news.

Pinocchio amava vagare per le strade, giocare con gli amici e non si preoccupava del suo futuro – tanto qualcuno ci penserà, l’hanno fatto per mio padre lo faranno per me, perché è sempre stato così e sempre così sarà- pensava tra sè e sè.

Un giorno Pinocchio incontrò un grillo parlante che gli parlò dell’importanza di accantonare qualcosa per la propria vecchiaia. “Ma io devo divertirmi”- disse Pinocchio e affermò che non aveva tempo per pensare a queste cose e che ci avrebbe pensato quando sarebbe diventato vecchio.

Malgrado le continue sollecitazioni del grillo, Pinocchio non ne voleva sapere, e neanche le letture che questi gli proponeva lo interessavano minimamente, così come il sapere che ci sarebbe stato un bel taglio al suo assegno di vecchiaia non sembrava spostarlo dalle sue convinzioni.

Pinocchio lavorava e guadagnava soldi che regolarmente spendeva per divertimento ed amici, “cellulari alla moda ed auto di lusso”, ma nella sua testa la voce del grillo parlante non si quietava.

Un giorno mentre con il suo nuovo smartphone navigava sul suo social preferito incappò nella pagina della premiata ditta “Il gatto e la volpe” che pubblicizzava guadagni a due cifre in borsa, con un metodo sicuramente infallibile che l’avrebbe reso ricco.

Ecco pensò –“ ho trovato come garantirmi una vecchiaia sicura, altro che quel maledetto grillo che mi vuol far accantonate per tutta la vita”-, così con i soldi che aveva si comprò un corso e cominciò la sua carriera da investitore/speculatore.

Parlò a tutti gli amici la sua grande conoscenza in campo finanziario grazie al corso fatto e che da lì a poco sarebbe stato ricchissimo.

In un primo momento le cose sembrano andar bene, pareva ormai certo che quella sarebbe stata la sua strada.

Dopo i primi guadagni si fece ingolosire e cominciò ad alzare la posta – più soldi, più guadagno – pensò, ma dopo un po’ arrivò una crisi finanziaria e tutti i guadagni andarono in fumo, avvilito e sconfitto decise che la finanza e la borsa erano il male e che non ci avrebbe più dato attenzione.

“Al diavolo tutti” pensava “aveva ragione il mio amico Lucignolo bisogna godersi la vita, non studiare e non privarsi di nulla per la vecchiaia quando ci arriveremo ci penseremo”, così ricominciò la sua vita di sperperatore.

Passano gli anni e Pinocchio si avvicina alla pensione e comincia a sognare viaggi in paesi esotici, cene luculliane e bella vita, avrò più tempo pensava, non dovrò andare a lavorare e potrò godermi i miei soldi.

Arrivò l’agognato momento e la mattina della pensione si recò di buonora allo sportello per ritirare quanto gli spettava, dopo aver fatto la fila arrivò il suo turno e apprese dall’addetto che il suo assegno era meno della metà dell’ultimo stipendio.

Cominciò ad urlare come un pazzo chiedendo di parlare con il direttore.

Il signor Mangiafuoco direttore dell’istituto si avvicinò a Pinocchio e con fare minaccioso gli spiegò che c’erano troppe persone da pagare e non abbastanza soldi, questo è quello che ti spetta, e vedi di fartelo bastare.

Uscito con le pive nel sacco cominciò a fare i conti, tra bollette ed altro non potrò permettermi pranzo e cena tutto il mese, come farò?

Mentre pensava tutto questo incontrò il suo amico Lucignolo che come lui aveva ritirato la pensione cominciarono a parlare di come avevano sperperato i loro soldi e Pinocchio maledisse il giorno che non aveva dato retta al grillo parlante.

Cosa fare ora che sono vecchio e non riesco più a lavorare? Mentre pensava questo vide passare un vecchio compagno di scuola, quello che gli aveva fatto conoscere il grillo parlante e cominciarono a parlare.

L’amico apprese delle difficoltà di Pinocchio e lo invitò ad andare con lui al centro dove faceva volontariato e distribuiva i pasti a chi non poteva permetterselo.

La morale di questa storia: se non vuoi fare la fine di Pinocchio ascolta il grillo parlante che non ti promette guadagni mirabolanti, ma di prendersi cura di te.

Strategia e tattica

Quando si parla di strategia e tattica pensiamo subito a qualcosa legato al mondo militare o al massimo relativo ad una squadra di calcio o ad un team sportivo in genere, cosa c’entrano quindi la tattica e la strategia con gli investimenti finanziari? 

La strategia rappresenta il perché si fanno le cose, la tattica il come queste cose vengono fatte.

Quando si approccia un investimento finanziario di solito si predilige la tattica alla strategia, si identifica cioè lo strumento e in quello si va ad investire.

Pensare ad una manovra militare in cui si sa perfettamente come fare le cose, ma non si è a conoscenza del perché farle, avrà certamente vita breve, cioè sappiamo che dobbiamo attaccare in una certa direzione ma non sappiamo perché in quella direzione e a cosa porterà questa scelta.

I maggiori condottieri del mondo sono riconosciuti come strateghi e non come tattici, perché è molto più complesso fare una strategia che fare una tattica, la quale è una conseguenza della prima.

Sun Tzu nel suo libro “L’arte della guerra” scriveva “Tutti possono vedere le mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia”

Ecco perché è così difficile all’interno degli investimenti finanziari creare degli obiettivi, cioè il perché faccio le cose, strategia, piuttosto che acquistare strumenti che mi possono dare più o meno risultati, tattica.

Quale potrebbe essere un approccio importante per creare una strategia adatta alle nostre esigenze ecco la domanda da porsi.

Bisogna partire dal concetto che la strategia è un piano, più approfonditamente si dettaglia il piano di azione e più sene creano e maggiore sarà il successo.

Quando chiedo ai clienti perché fanno un fondo per i nipoti per esempio,  mi rispondono che lo fanno perché li potrà aiutare se vogliono acquistare casa, o negli studi, o per il matrimonio o……

Questa è la prima parte della strategia, cioè individuazione del problema, aiutare i nipoti.

Seconda parte della strategia è individuare per ogni sotto problema, la quantità di denaro da accantonare, non è lo stesso per una casa o per lo studio quindi  individuare l’obiettivo, o i piani d’azione.

Facile non credo proprio, ma una buona strategia permette di variare in corsa l’obiettivo finale con una fatica minore rispetto a non avere nessuna strategia.

Facciamo un esempio, accantono senza uno scopo e metto da parte per mio nipote 100 € al mese per 15 anni, cioè 18.000,00 euro totali, bastano per l’università? Forse si, ma forse no dipende dall’Università se la fa in Italia o meno, se deve alloggiare o meno….

Un l’analisi dei costi presunti fatta a priori potrebbe stabilire ad esempio che mediamente una università costi per 5 anni 5.000,00 di tasse all’anno e che un appartamento condiviso 300 euro mese cioè 2.700,00 all’anno per 9 mesi o 3.600,00 per 12 cioè 13.500,00 o 18.000,00 da aggiungere ai 25k di tasse, e mi fermo quì, naturalmente le cifre sono ipotetiche ed inventate.

Sul corriere della sera Manuela Gabanelli parlava di 27.000,00 € per una triennale e 45.000,00 € per una magistrale, quindi le mie cifre non sono poi molto sbagliate.

Il nonno prima scoprirà che i suoi 100,00 € se vuole aiutare in toto il nipote sono pochi, e che sono meglio 250,00 € mese e prima potrà variare il piani d’azione.

Proviamo a pensare se il nipote decide di andare all’estero con un aggravio di circa 20.000,00 € il nonno 1 coprirebbe il 27% delle spese, mentre quello che no ha accantonati 250,00€ il 69%, per quest’ultimo aggiustare il tiro è molto più semplice.

Una buona strategia di investimento data da una buona pianificazione potrebbe portare più facilmente l’investitore ad ottenere i risultati sperati. 

Un grande stratega ha il perché, ma a mettere a terra il perché ci pensa chi la strategia la elabora, ecco perché si possono avere obiettivi grandi, ma senza chi ci aiuta a metterli in atto resteranno solo desideri, ecco l’utilità di un consulente.

Prendere la strategia elaborarla, aggiungere la tattica e puntare al risultato.

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La mietitrebbiatrice SPA

Mi ricordo la prima volta che ho visto arrivare la mietitrebbiatrice a Varese.

Avanzava minacciosa, e devo dirvi che per un bambino sembrava veramente impressionante, sembrava una BCS come quella di mio zio Luigi, ma molto più grande, e se tuo papà ti ha detto –stai lontano dalla BCS perché taglia le gambe- figurati dalla mietitrebbiatrice.

Per quelli che non sanno com’è una BCS, nota macchina agricola di colore azzurro, immaginate un taglia capelli come quelli che si usano oggi, ma enorme.

Dopo la disamina sulle dimensioni e tipologia parliamo della mietitrebbiatrice, non tutti i contadini se la potevano permettere, infatti aveva un’unica funzione e la spesa per acquistarla diventava veramente onerosa.

Infatti quella che arrivò quel giorno a Varese giungeva da Parma, e avrebbe sostato in zona una settimana per mietere i campi dei contadini che si erano accordati per il pagamento e l’uso, con tanto di operatore della macchina agricola annesso.

Bisogna domandarsi di chi fosse la macchina. E qui viene a supporto il detto –contadino scarpe grosse e cervello fino-.

Infatti nel parmense, ma non solo lì, un gruppo di contadini si era messo d’accordo per acquistare la costosissima mietitrebbiatrice naturalmente dividendo le spese per l’acquisto e naturalmente anche l’utilizzo della stessa.

Nasceva perciò una cooperativa di persone che usavano alla bisogna un macchinario di proprietà comune, un po’ come la griglia per cuocere le costine condominiale che viene usata a turno su prenotazione.

I contadini però non si limitavano a questo, ma decisero di usare il macchinario non solo per i loro bisogni, ma anche per quei contadini che non avevano mietitrebbie a disposizione, cominciarono perciò a girare con il macchinario ed andavano per le varie provincie a mietere per chi ne facesse richiesta.

Naturalmente l’opera di mietitura non era gratuita, cioè spostamento, carburante, vitto e alloggio del o dei conducenti era a carico pro quota dei fruitori del servizio mietitura.

Il denaro che veniva guadagnato nel girare a mietere, tolto le spese restava ai contadini proprietari della mietitrebbia, e veniva diviso tra loro a seconda del capitale investito nell’acquisto del macchinario, ecco come nasce una S.P.A

Dobbiamo mettere in conto che dopo i primi contadini illuminati che hanno fatto questa scelta anche altri altrettanto furbi abbiano deciso di seguire questa strada, e a questo punto abbiamo fatto nascere la concorrenza.

Concorrenza, annate storte, piogge, freddo ed altro sono variabili che incidono, e infatti non tutti gli anni i proprietari della mietitrebbia ottengono risultati identici, quindi per poter restare ai vertici dovranno abbassare i prezzi, ottimizzare i costi o aumentare la qualità del servizio, a volte limando gli utili da dividere tra i proprietari a fine anno quando si tirano le somme.

Il mondo finanziario non è molto lontano da questo.

Ford alla fine dell’800 inizi ‘900 creò quasi dal nulla l’azienda automobilistica come la conosciamo oggi, al momento era l’unico ad avere la “mietitrebbia”,e al momento era addirittura senza soci.

Dopo poco tempo anche altre aziende si presentarono sul mercato, alcune con un unico proprietario, altre con più soci.

I contadini vendevano l’uso della mietitrebbia, le aziende le auto, alla fine dell’anno auto vendute meno costi sostenuti, uguale dividendo per il socio o i soci dell’azienda.

Molto diverso dal mondo rurale?

Passano gli anni le società diventano tante aumenta la concorrenza, per sopravvivere le aziende devono aumentare i prezzi, diminuire i costi, aumentare i servizi.

Crisi economiche e di altro genere, creano problemi alle aziende e agli utili delle stesse, ancora un parallelismo con il mondo contadino.

Il mondo azionario è sicuramente sensibile agli shock di mercato, ma proprio per la sua connotazione più facilmente riesce a rimettersi in linea con le valutazioni.

Faccio un esempio sempre partendo dai contadini, i nostri proprietari della mietitrebbia ne vogliono comprare una nuova e chiedono soldi In prestito ad un contadino con la promessa di renderli. Una normale obbligazione.

Comprata la nuova mietitrebbia purtroppo si rompe la prima che avevano acquistato, e ci vogliono soldi, si trovano di fronte ad un bivio, restituire i soldi al contadino, oppure riparare la mietitrebbia.

Consci del fatto che senza la prima macchina faranno fatica a rendere tutti i soldi al contadino e non riusciranno a pagare il secondo mezzo agricolo decideranno cosa fare: primo non percepiranno gli utili, secondo allungheranno i tempi nella restituzione al contadino.

Questo non è giusto, sono d’accordo, ecco perché entra in campo un nuovo giocatore nel mondo delle aziende, la banca.

La tanto vituperata banca garantirà il denaro a chi l’ha prestato, gli obbligazionisti, cioè i risparmiatori, fornirà liquidità alle aziende che restituiranno il prestito all’obbligazionista ( contadino) e potranno riparare la macchina e continuare a mietere, saranno debitori verso la banca.

Torniamo alle aziende automobilistiche. Poniamo il caso che l’azienda abbia chiesto ai risparmiatori del denaro attraverso un prestito obbligazionario denaro per costruire una nuova linea di produzione, i risparmiatori avranno una cedola di interesse e la restituzione del denaro alla fine, se succede che il mercato crolla la banca può finanziare l’azienda in modo che ripaghi il prestito al risparmiatore, assumendosi lei, con buona pace di tutti, il rischio per un eventuale default dell’azienda.

La situazione è certamente più complessa, entrando in gioco altri fattori, ma questa è la logica di base.

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