Le piante si coltivano bene fin da piccole

Sabato scorso ho trascorso una mattinata parlando di Finanza con dei ragazzi tra i sette e i tredici anni. I bambini sono davvero delle spugne che assorbono concetti e nozioni alla velocità della luce e spetta a noi mettere a loro disposizione il liquido giusto: da parte loro ho trovato sempre e solo interesse e grande voglia di sapere. Durante la lezione siamo partiti dal baratto e siamo arrivati a parlare di interesse composto e di previdenza: per chi asserisce che ai ragazzi interessano solo i videogiochi vorrei rispondere: “Certo, se gli presentiamo solo quelli!”. Quindi chapeau ai genitori che hanno mandato i loro figli al mio piccolo seminario.

Come se non bastasse, durante la settimana alcuni articoli mi hanno fatto riflettere ancora di più su questa esperienza con i più giovani. Il primo parlava dell’invecchiamento della popolazione che continua a crescere: la pandemia ha rallentato un trend che sicuramente ricrescerà e l’invecchiamento della popolazione avrà ripercussioni economiche sulla sanità e sulla previdenza.

Il secondo invece parlava dell’indagine OCSE “Pensions at a Grange 2021” dove emergono dei dati che devono darci da pensare. Chi entra oggi nel mondo del lavoro andrà in pensione a settantun’anni e, complice il contributivo ovvero il sistema adottato per il calcolo previdenziale in Italia, avrà una decurtazione del suo reddito importante. Questo studio evidenzia che oggi l’Italia ha un’età pensionabile di 1,3 anni più bassa della media OCSE, grazie a quota 100 opzione donna e alchimie del genere, ma che dovrà suo malgrado alzare questa età per una serie di motivi, non ultimo il costo sul PIL della quota previdenziale (che è la seconda dei Paesi OCSE). Per i lavoratori autonomi si calcolano mediamente decurtazioni che partono dal 30 per cento e per le donne con lavori discontinui la decurtazione sarà del 27 per cento: entrambe le aliquote di ben 5 punti più alte di quelle OCSE.

Il terzo articolo infine potrebbe essere considerato la sublimazione dei due precedenti: si parlava del fatto che oggi la pandemia ha evidenziato un fenomeno già consolidato, che era quello che i pensionati aiutano i figli grazie alla certezza del loro reddito. Si stimava che gli studi dei nipoti spesso ricadono sui nonni pensionati piuttosto che sui genitori. Come sempre parliamo di medie e statistiche, ma questa fotografia non è delle più rassicuranti.

Ed ecco qui la mia riflessione. Lavoreremo più anni, avremo meno risorse e quindi è chiaro che urge pensare al proprio futuro: arrabbiarsi con lo Stato perché non garantisce la pensione o sbraitare contro il governo non risolvono il problema. È ora di agire.

Ai ragazzi che ho incontrato sabato scorso ho spiegato che ci sono due variabili che lavorano per loro e che, se usate nel modo giusto, faranno la differenza: il tempo, guarda caso, e l’interesse composto, che come diceva Einstein è considerata “l’ottava meraviglia”. Tre anni fa scrivevo: “Non facciamo gli struzzi!”. Oggi lo voglio ribadire: far finta che il problema non esista e che qualcuno ci penserà è la stessa cosa che camminare su un filo sospesi in aria senza protezione e sapendo che se si cade non ci si può salvare.

A questo proposito hai già scaricato la mia Guida alla Previdenza? Se vuoi approfondire questi e altri temi iscriviti al mio gruppo Facebook e se già sei iscritto invita un tuo amico a farlo e a scaricare la Guida. E se vuoi iniziare a pensare al tuo futuro e a come fare per proteggerti…

L’Inflazione è buona o cattiva?

Sta tornando prepotentemente in voga il concetto di inflazione, una delle variabili macroeconomiche più chiacchierate. L’inflazione è buona cosa oppure è una cosa negativa? Cerchiamo di fare chiarezza. 

Le Banche Centrali da qualche anno stanno cercando di portare l’inflazione intorno al 2 per cento: un valore che facilita un aumento dei prezzi, è vero, ma che come conseguenza porta anche l’aggiornamento dei salari e una crescita del sistema sostenibile. Quindi per il sistema produttivo un’inflazione strutturale al 2 per cento è da considerarsi una cosa positiva. Lo stesso non si può dire per gli investitori: se anche un investitore percepisse un aumento di stipendio grazie all’inflazione, ma poi lasciasse il denaro a giacere su un conto corrente, annullerebbe sostanzialmente il guadagno dello stipendio, perché il potere d’acquisto del denaro si limerebbe dell’inflazione. Qualche tempo fa leggevo su Focus Risparmio un articolo di Annamaria Lusardi: con la pandemia il denaro sui conti correnti degli Italiani è cresciuto da 1.584 miliardi del febbraio 2020 a 1.800 miliardi a fine settembre 2021. Quindi gli Italiani sono sicuramente promossi in risparmio e bocciati in investimento.

Da alcuni mesi, come dicevo, l’inflazione è tornata a far parlare di sé: il dato tedesco la colloca al massimo da ventotto anni a questa parte. All’inflazione in crescita dobbiamo aggiungere un altro dato preoccupante per i risparmiatori: i tassi delle obbligazioni. Il caso più evidente? Il BTP a dieci anni, che rende annualmente intorno all’1 per cento: questo senza tener conto dell’interesse composto. Se detengo un BTP a dieci anni con un’inflazione buona al 2 per cento, perdo mediamente il 10 per cento del valore del mio denaro. 10.000,00 € oggi sarebbero 9.000,00 € tra 10 anni: 1.000,00 € di cedola da aggiungere e 2.000,00 € di erosione dell’inflazione da togliere. Da qui la bocciatura in investimento per gli Italiani: l’Educazione Finanziaria, su cui io spingo particolarmente, non è un mio vezzo, è una necessità per tutti noi.

“Ma io ho paura di investire in azioni”, potreste obiettare voi. Giusto. Ecco allora che ci viene incontro Andrea Rocco, che sul suo blog specialistico Kaidan spiega, in un articolo del giugno 2021, come negli ultimi dieci anni un portafoglio bilanciato e diversificato avrebbe abbattuto la volatilità e di conseguenza i mal di pancia degli investitori; loro vedono il valore degli investimenti variare ridotto del 40 per cento: una bella cura contro il mal di stomaco causato da tutte le crisi vere e presunte che il Mercato ci ha lasciato in questi anni.

Questa mattina, 4 dicembre, sarò insieme a un gruppo di ragazzi tra gli 8 e i 13 anni: parleremo di soldi, di come si forma il denaro e di come si può amministrare. Un conto è parlare della necessità di fare educazione finanziaria, un conto è partire davvero dalle generazioni più giovani per far comprendere quanto sia importante formare il prima possibile il nostro atteggiamento nei confronti del denaro. La Finanza ci sembra sempre una cosa astrusa e lontana dalla nostra vita di tutti i giorni, eppure è racchiusa in qualsiasi azione compiamo. Di questo potrete leggere presto nel mio libro, di prossima pubblicazione con la casa editrice EC Edizioni di Biella, “La Finanza dei Pomodori”. Cosa c’entra il mondo contadino con la Finanza? Apparentemente nulla: eppure nel mondo contadino è possibile ritrovare molti spunti utili a comprendere alcuni dei principi fondamentali che governano i mercati. Perché si può parlare di Finanza senza per forza esprimersi in “economichese”.

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Il Black Friday e l’Avversione alla Perdita

Che bello, ci sono gli sconti! La maggior parte delle persone, in questi giorni, è stata colpita da una vera e propria euforia da acquisti e da caccia all’affare: la causa principale è stata il Black Friday, una tradizione americana, legata al Giorno del Ringraziamento, da qualche anno diventata consuetudine anche da noi in Europa. Persino io, appena ho scoperto che le cartucce per la mia stampante erano scontate su Amazon, le ho ovviamente acquistate senza pensarci due volte. Si è trattato di un vero e proprio acquisto impulsivo: in casa, infatti, avevo già una scorta di cartucce. 

Come spesso mi accade, ho iniziato a riflettere sulle dinamiche che ci portano a certi comportamenti. La pancia anche oggi ha vinto: la sola gioia di risparmiare pochi euro mi ha fatto fare un acquisto poco utile. Quante volte nella vita facciamo azioni cosiddette “di pancia”? Se avessi avuto un addetto agli acquisti, mi avrebbe fatto probabilmente notare che avevo già in magazzino delle cartucce; ancora meglio, avrei attivato un programma di acquisto delle cartucce sistematico, in funzione del mio consumo.

Eppure il Black Friday fa leva proprio sulle nostre decisioni d’impulso: stimola i nostri sensi nella direzione del piacere per avere acquistato qualcosa, giocando sulla paura di perdere lo sconto. In Finanza Comportamentale questo sentimento che si scatena in noi è chiamato Avversione alla Perdita. Il timore di mancare l’occasione diventa la leva per fare acquisti senza fare un’analisi approfondita del reale bisogno, proprio come è capitato a me con il mio toner: avrei dovuto fare invece una scelta diversa e più logica.

Su questo contano quegli investitori di Borsa che sfruttano l’euforia, ad esempio, per indurre i piccoli risparmiatori ad acquistare azioni sull’onda dell’entusiasmo; oppure aspettano l’arrivo di notizie negative per far crollare il mercato e poi ricomprare a prezzi più bassi; in entrambi i casi fanno leva sull’avversione alla perdita, che sia perdita di un’opportunità o perdita di capitale. Il risparmiatore si comporta come me con le cartucce: compra perché l’azione va bene e tutti ne parlano come se fosse l’unica cosa da fare – magari le cartucce le avrei trovate scontate anche tra un mese! – oppure viceversa vende per paura, sempre a causa di un fattore emotivo simile. Anche il risparmiatore medio insomma farebbe bene ad avere un addetto agli acquisti che possa fargli fare la scelta giusta o che, ancora meglio, gli crei un automatismo in base alle sue effettive necessità.

L’automatismo migliore, per chi non vuole farsi prendere né dall’euforia né dal panico, è il piano d’accumulo. Conosciuto come PAC, il piano d’accumulo è uno strumento che permette di acquistare in maniera costante sui mercati e che abbatte l’euforia delle risalite; investe sempre la stessa cifra e accentua il valore delle discese; con la stessa cifra acquista più quote, cioè non ci fa acquistare di più con i prezzi alti e ci fa fare in automatico il 3×2 a prezzi bassi. Anche con un automatismo attivo potrebbe essere comunque utile avere un addetto agli acquisti, ovvero un Consulente Finanziario che, in presenza di cali di borsa, attivi il nostro personale black friday, facendoci acquistare quando ci sono gli sconti, appunto durante gli storni di mercato. Quando in Borsa si alza il cortisolo, non è necessario correre in farmacia, ma bisogna avere una cura sistemica (il PAC) e un medico (il consulente) che regoli la dose di antistress. 

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Assicurare il nostro capitale umano

Lo scorso sabato parlavo su queste pagine dell’importanza fondamentale del Capitale Umano. Nel corso dello stesso giorno, l’inserto de Il Sole 24 Ore riportava una ricerca fatta dall’Università di Milano-Bicocca e Doxa per conto di IVASS, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, sulle conoscenze assicurative degli Italiani. I risultati mettono in evidenza, ancora una volta mi viene da dire, come la nostra cultura finanziario/assicurativa sia veramente scarsa.

Un italiano su tre non conosce la differenza tra rischio e incertezza; più del 75 per cento ha parlato del rischio infortuni e malattia, ma nel nostro Paese solo il 10 per cento circa ha polizze in tal senso. Una questione, quella della conoscenza e della cultura, che ho più volte evidenziato, su cui ho scritto e anche tenuto seminari, perché penso che una maggiore conoscenza possa portare beneficio a tutti.

In televisione assistiamo giornalmente a reportage su calamità naturali e di altra natura, ma solo il 5,1 per cento di noi è assicurato in tal senso. Quante risorse si potrebbero liberare per la comunità, se dal 5 passassimo solo al 10 per cento di assicurati contro le calamità? Una cifra che rimarrebbe comunque ancora molto bassa, eppure sarebbe in grado di arrecare benefici a tutti noi. Quando parlo di cultura e conoscenza intendo questo; sapere e fare vuol dire maggior tutela per ciascuno di noi e meno aggravio per la società: vinceremmo tutti.

Quanto costa non essere assicurati? Provate a pensare di lasciare 50 mila euro per coprirvi da eventi non prevedibili. Se investissimo questo capitale, potremmo realizzare nel tempo, ad esempio, un 2 per cento annuo, cioè mille euro. Se l’investimento resta dieci anni, avremo portato a casa un buon rendimento; da questo toglieremo il premio assicurativo, che mettiamo essere di mille euro annui; adesso avrete pensato: ecco, non ci abbiamo guadagnato, anzi, ci abbiamo perso come se l’avessimo lasciato sul conto corrente. Facciamo però che al decimo anno ci succeda un danno stimato di 30 mila euro: nel caso A, soldi investiti e assicurazione, quest’ultima paga e noi abbiamo sempre i nostri 50 mila euro iniziali; nel caso B, ovvero no assicurazione, dobbiamo levare i 30 mila euro dal capitale, con una perdita secca del valore del danno. Dunque è la stessa cosa?

E se non succede nulla? D’accordo, il guadagno ipotetico è stato eroso dal premio assicurativo, ma camminereste su una fune da una parte all’altra del Grand Canyon senza protezione? E quanto sareste disposti a spendere per averla? Non è che perché non vediamo il vuoto che questo non ci sia.

Anche molti abitanti della Sardegna o della Sicilia, martoriati in queste ultime settimane dalle calamità naturali, probabilmente avrebbero voluto pensarci prima, anche il mio vicino di casa che ha avuto un infortunio grave avrebbe voluto pensarci prima, anche il proprietario del cane che ha fatto cadere il ragazzino in scooter voleva pensarci prima… E così via. 

Detto questo e fatti i dovuti scongiuri, è chiaro che noi Italiani non possiamo essere sempre i fanalini di coda della conoscenza finanziaria: per questo vi invito a scaricare la mia Guida sulle Assicurazioni qui e cercare di riflettere sul perché è davvero necessario assicurarsi. Non si parla di prodotti, ma di noi: cerchiamo di capire quello che potrebbe davvero servirci.

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L’importanza di fare scelte consapevoli

In questi giorni ho assistito a un incontro, tenuto da una società di gestione, in cui si è parlato di uno strumento legato all’Uomo, per essere più precisi un fondo di investimento, che investe in situazioni strettamente legate alla vita: dall’istruzione al lavoro, dagli animali da compagnia fino al tempo libero, prendendo perciò in considerazione tutti gli elementi che riguardano la nostra esistenza. In passato ho avuto modo di dire che il capitale più importante è quello umano: oggi più che mai questa realtà è al centro dell’attenzione globale. Anche nell’Agenda 2030, cui ho già fatto cenno, ci sono temi mirati sull’Uomo: dal superamento della povertà fino all’istruzione, passando dalla sconfitta della fame e arrivando alla parità di genere. In questo caso l’investitore comune, quello che percepisce questa tendenza, cosa dovrebbe fare? Perché un conto è parlarne in maniera astratta con bellissimi grafici, un’altra cosa è invece la pratica.

Credo che il risparmiatore debba partire da alcune piccole cose: la prima è difendersi da quelli che possono essere i problemi causati al suo maggior capitale, vale a dire se stesso, attraverso un’adeguata copertura assicurativa (a tal proposito, ti invito a scaricare la mia guida qui), perché come dico sempre assicurarsi è una tutela e non un costo.

La seconda cosa da fare è investire consapevolmente, ma nella pratica cosa vuol dire? Significa formarsi, capire quali sono gli obiettivi di investimento e cercare di conoscere almeno un po’ di più il mondo finanziario, ma anche scegliere ad esempio i risparmi sostenibili, che garantiscono il bene del mondo nel tempo, per avere un’eredità da lasciare ai nostri figli e nipoti.

Fare queste cose tutte insieme naturalmente non è facile: ecco perché ritengo, e anzi ribadisco da tempo, che tutti quanti dovremmo avere un consulente finanziario, non solo per scegliere il titolo migliore sul mercato, ma anche e soprattutto per fare scelte consapevoli, che facciano il bene nostro e di chi ci sta intorno.

A chiusura di questa riflessione vi lascio tre motivi per cui rivolgersi a un consulente:

  1. La tranquillità – Il giorno che il mercato italiano, nel marzo 2020, ha perso il 17 per cento ho mandato un video a tutti i miei clienti nel quale spiegavo perché saremmo usciti da quella crisi e che era sbagliato vendere: il tempo mi ha dato ragione.
  2. La tutela – Il consulente è legato con contratto d’agenzia a un solo intermediario (banca) e risponde in solido se reca danni al cliente.
  3. La corretta pianificazione finanziaria – Conoscere la situazione familiare, lavorativa e personale del cliente è un lavoro che si fa nel tempo e con la giusta sensibilità. Quando mi chiedono perché vedo la maggior parte dei miei clienti a casa loro rispondo: “Solo conoscendo il mondo del mio cliente posso realmente aiutarlo”.

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Meglio l’uovo oggi o la gallina domani?

Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Questo è uno dei dilemmi che l’uomo si porta dentro dalla notte dei tempi.Molto spesso nel mondo finanziario questo dilemma si tramuta nell’affermazione “meglio l’uovo oggi, che la gallina domani”: un modo per evidenziare che il risparmiatore non ha una visione prospettica degli investimenti, ma usa una logica arraffa e scappa in perfetto stile ‘assalto al saloon’ del Far West.

Come sempre, quando si parla di Finanza, dobbiamo tener conto della parte emotiva degli investitori. Ci sono parole che toccano la nostra emotività come amore, gioia, felicità, guadagno. In questi giorni, ad esempio, abbiamo assistito all’ascesa e alla fine di una criptovaluta: Squid Game. I risparmiatori sono caduti nella trappola dei suoi ideatori, che hanno giocato sui sentimenti e sul momento: l’omonima serie televisiva sta avendo infatti un grandissimo successo e sta suscitando anche numerose polemiche. Se ne è parlato e se ne parla ancora talmente tanto che – esperienza insegna – quando sentiamo parlare tanto di qualcosa, anche se non ci interessa direttamente, ne siamo comunque in qualche modo coinvolti.

In una trasmissione radiofonica uno psicologo diceva che molto probabilmente gli investitori avevano usato la logica del “se va bene uno, andrà bene anche l’altro”, anche se stiamo paragonando mele con pere: alla fine gli ideatori della criptovaluta sono scappati con la cassa lasciando gli investitori con un pugno di mosche. Questo comunque non precluderà la visione della serie, segno evidente che le due cose hanno lo stesso nome, ma non sono la stessa cosa. A bocce ferme e dopo quello che è successo possiamo affermare che sicuramente non è stata una scelta razionale e che si poteva prevedere un epilogo del genere, ma a volte le nostre emozioni ci fanno fare scelte che a freddo si possono definire folli.

Questo tipo di logica è riscontrabile tra gli investitori che si affidano a presunti metodi per fare soldi. Provate a mettere sul vostro motore di ricerca “fare soldi con gli investimenti”: troverete ricette per la felicità, idee per guadagnare, come vivere di rendita, come fare soldi senza lavorare… Tutte cose sicuramente importanti, ma che hanno un problema di fondo: chi ve li suggerisce difficilmente vi fa vedere come ha creato la sua ricchezza.

Ci sono guru degli investimenti che hanno fatto i soldi vendendo metodi per fare soldi, ma non con quei metodi. L’unico che ha detto chiaro quello che ha fatto è Warren Buffett, che ha più volte dichiarato di avere orizzonti temporali lunghi e di comprare e dimenticarsi degli investimenti. Ma chi è veramente disposto a fare questo? Decade quindi la logica arraffa e scappa tipica di investimenti come i Bitcoin, ma molto più simile a un titolo da cassetto cioè con tempi lunghi. 

Non ci sono pasti gratis: se vuoi guadagnare tanto nel breve periodo devi assolutamente prenderti dei rischi. Se invece vuoi guadagnare tanto nel lungo periodo devi prenderti del tempo.

È una ricetta facile, ma di difficile esecuzione: resta sempre il dubbio, uovo o gallina? Sicuramente la scelta influenza la vita di ogni persona, che davanti al dilemma decide per l’una o l’altra strada.

Se anche tu vuoi provare a risolvere il dilemma…

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Il prossimo trend: la S

Si parla ormai costantemente di ESG negli investimenti: ma cosa significa questo acronimo inglese? È presto detto: la E sta per l’ambiente (Environmental), la S per il contesto sociale (Social) e la G per il buon governo delle aziende (Governance). Se di ambiente si parla già con fortune alterne dalla Conferenza di Rio del 1992, oggi, grazie anche alla pandemia, entra prepotentemente in campo il discorso sociale.

La S infatti sarà, per qualche società di gestione, il vero argomento di interesse dei prossimi anni.

Non esiste una barriera netta tra i tre obiettivi dell’ESG: attenzione alla persona, lavoro minorile, inclusione e via dicendo non sono infatti target fini a se stessi, ma puntano a formare persone che possano vivere dignitosamente all’interno di una comunità e che a loro volta diventino così attente da essere motore del miglioramento del Pianeta.

Quella che ci aspetta è una battaglia difficile che solo attraverso una logica di investimenti mirata può portarci a migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli. William Shakespeare diceva: “Quando un padre dà a suo figlio, entrambi ridono. Quando un figlio dà a suo padre, entrambi piangono”. Se lasciamo un mondo migliore ai nostri figli, tutti quanti noi saremo felici.

Oggi l’atteggiamento verso l’eco divide le persone in tre categorie: gli eco-attivi, gli eco-attenti (“ci deve pensare lo Stato”) e gli eco-disattenti o disinteressati. L’obiettivo del prossimo futuro è far diventare tutti quanti degli eco-attivi. Nessuno di noi può chiamarsi fuori da questa responsabilità. Non credo ci sia qualcuno che voglia coscientemente la distruzione del Pianeta: per lo stesso motivo anche le società di gestione del risparmio sono chiamate a fare la loro parte.Gli investimenti sostenibili e legati a quella che è l’Agenda 2030 sono il motore di questo cambiamento.

“Ma io vivo ora e vorrei che il mio denaro avesse anche un ritorno” potrebbe essere l’obiezione legittima di un investitore: la risposta, come sempre, sta nei numeri. Già nella mia tesi del 2018 (Università dell’Insubria) avevo sostenuto una lunga disanima circa la capacità di essere maggiormente performanti da parte delle aziende che avevano fatto una transazione Green, rispetto alle cosiddette “aziende Carbon”. La Cina ha come obiettivo la decarbonizzazione entro il 2060, altre realtà addirittura prima: quindi si faranno investimenti verso le aziende che permetteranno la transazione Green. 

Per tornare ai numeri, il costo della transazione Green delle aziende è ampiamente assorbito e diventa utile, una volta che la gestione delle aziende (G) è migliorata, efficientando risorse e processi produttivi. Una logica circolare, dunque. Proviamo a disegnare uno scenario e capire come posso in questo scenario guadagnare ora.

Per creare una società responsabile dobbiamo investire in educazione (aziende per la formazione), gli individui educati riciclano (aziende che riciclano), le persone educate chiederanno alle aziende per le quali lavorano di inquinare meno e chiederanno alla governance di essere responsabili (aziende Green). Per la transazione bisogna cambiare le logiche di produzione e serviranno nuovi software e nuove procedure (aziende digital e hi-tech).

Per ora mi fermo qui: penso che ci sia abbastanza per un investitore che oggi voglia guadagnare subito e lasciare un’eredità positiva ai suoi eredi.

Oggi finisce la possibilità di partecipare alla ricerca “Che investitore sei”, se non l’hai ancora fatto o se non hai ancora invitato i tuoi amici a farlo non ti rimane che fare click sul link o inviarlo https://forms.gle/VupZWQqDWu49d1nK9

La percezione del tempo

“Regola 44: le coincidenze non esistono!” dice sempre Leroy Jethro ‘LJ’ Gibbs, lo storico protagonista della serie NCIS. Questa citazione mi è tornata in mente per l’ennesima volta mentre ero nel mio pensatoio (cioè la mia macchina) sulla strada di casa ieri sera.

Andiamo con ordine: ieri in pausa pranzo ho recuperato l’ascolto di un webinar, a cui non ero riuscito a partecipare mercoledì, che parlava di Educazione Finanziaria come motore per la crescita economica, e mi hanno colpito alcune frasi legate al tempo. Questa settimana il tempo è stato infatti protagonista in due incontri che ho avuto con i miei clienti. Durante l’ascolto del webinar, questi due fatti mi sono tornati in mente: due eventi legati alla percezione completamente diversa del tempo.

Qualche giorno fa un cliente mi ha fatto vedere un buono postale che scade alla fine del 2021: un titolo comprato trent’anni fa. Quante persone in Italia hanno comprato buoni trentennali? Tantissime, e queste persone non hanno mai messo in discussione la loro scelta: perché? Credo che la risposta sia la motivazione: “L’ho fatto per mio figlio/nipote, se a trent’anni si vorrà sposare, vorrà aprire un attività o avrà un figlio” questa per esempio è una delle motivazioni; oppure: “L’ho messo via per quando andrò in pensione e mi comprerò una baita”; e altre cose di questo genere. Il non poter utilizzare il denaro per trent’anni è ampiamente compensato da quello che è uno scopo emotivamente più grande

Poi un altro cliente, parlando del fatto che sua figlia abbia appena iniziato a lavorare, mi ha detto: “È giovane, ha appena cominciato a lavorare, vorrebbe accantonare qualcosa”. Propongo allora anche un fondo pensione, e la sua risposta è stata: “Sì, ma poi non li può toccare, anche se effettivamente dovrebbe farlo”. Sono emersi alcuni fattori importanti come la gioventù, il vincolo e il dovere. La riflessione non fa una piega. Queste sono le obiezioni più frequenti che incontro parlando di fondi pensione: e non molti, ahimè, aggiungono comunque alla fine: “… anche se effettivamente dovrebbe farlo”.

La durata di un fondo pensione potrebbe essere simile a quella di un buono trentennale, e i rendimenti anche meglio. Porto sempre come esempio il cliente che nel 1970 ha investito 8.000.000 di lire (circa 4.000 euro) e che oggi, a cinquantun anni di distanza, ha come controvalore più di 170.000,00 euro. Certo, cinquantun anni sono tanti, ma anche il risultato a trenta non sarebbe certo da buttare.

Perché però trent’anni, se parliamo di fondi pensione, sono visti in modo così diverso? Sono le percezioni che alterano spesso la realtà. Un esempio? Pensate al mese di marzo con una giornata bella e 16 gradi di temperatura, come vi sentite? Bene, c’è un bel calduccio! Pensate invece a ottobre, a una bella giornata e a 16 gradi: inizierete a dire che fa un po’ freddino, che avete bisogno di una giacca più pesante. Eppure i gradi sono in entrambi i casi 16: è la percezione a essere diversa.

Il tempo dei buoni postali è marzo: attendo tutto un inverno per arrivare ai 16 gradi di marzo e pregusto il calduccio che proverò a dare a mio figlio il frutto del suo buono il giorno della nascita di mio nipote; il tempo del fondo pensione è come ottobre, vivo il vincolo come il freddino, ma trent’anni sono sempre trent’anni. Il buono postale porta a un evento gioioso, il fondo pensione a uno non particolarmente felice: la pensione, cioè tradotto al “sono vecchio”.

Ecco perché servono i consulenti finanziari: per farti comprare la baita quando vai in pensione o la barca o semplicemente per farti vivere sereno la tua vecchiaia e goderti i nipoti attraverso l’accantonamento, con tanto di risparmio fiscale, la famosa ciliegina. Il tempo con l’interesse composto, la variabile più importante degli investimenti: bisogna solo avere la pazienza di aspettare e lui lavora per te.

Per avere le idee più chiare, scarica gratuitamente la mia Guida sulla Previdenza.

E se non hai ancora pensato alla tua baita da pensionato o alle vacanze con i nipoti…

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Esigenze e pianificazione

L’altro giorno parlavo con un potenziale cliente, una persona che mi segue da tempo, legge i miei articoli e ha visto i miei video. Durante la nostra chiacchierata si è disquisito del portafoglio che ha in un altro istituto. Mi ha detto che, da quando mi segue, ha cercato di mettere in pratica un po’ dei miei suggerimenti: Cina, ambiente, attenzione ai titoli di Stato e ai rischi… Mi ha anche detto che ultimamente, dopo aver visto i video sulle obbligazioni, ha venduto alcuni titoli e ne ha comprati degli altri, qualcosa di meno amministrato e un po’ più di gestito. Mi ha detto che, ormai, i rischi se li è tolti.

Andando a indagare puntualmente durante l’analisi, ho scoperto che, per quanto riguarda la sua pensione, è iscritto a un fondo di categoria. Gli ho fatto i complimenti per aver scelto la previdenza complementare, ma l’ho fatto riflettere per quello che riguarda l’investimento: guardando il prospetto ho infatti scoperto che è stato messo nel profilo più conservativo.

Ho cercato a questo punto la composizione del fondo in questione e i rendimenti dello stesso, per poter ragionare se lo strumento fosse o meno il più adatto alle sue esigenze. Per un uomo che ha davanti a se ancora vent’anni di lavoro, lasciare il proprio fondo pensione in un profilo conservativo vuol dire mettere a rischio il proprio futuro: infatti all’interno del fondo abbiamo rischio Paese, tasso e altro. Mi ha detto che gli è stato proposto questo profilo con una serie di motivazioni che andavano dalla conservazione del capitale sino a un rendimento minimo.

A questo punto una riflessione era legittima: la scelta del fondo pensione è stata fatta in modo sensato, ma l’energia spesa per fare questa scelta, come affermano alcuni psicologi comportamentali, rende l’azione dolorosa: possiamo associarla alla paralisi decisionale del consumatore che, avendo troppe varietà a disposizione, spesso decide di non decidere.

L’aver superato le ingenti difficoltà di decisione per il fondo pensione – vincolo, durata, riscatto e altro – hanno talmente ingolfato il sistema emotivo che si è lasciato ad altri la decisione più importante, cioè l’investimento. Se lascio la scelta a una persona preparata ho fatto tredici, ma viceversa se chi mi propone il fondo pensione non mi conosce o ancora peggio non è il suo lavoro primario occuparsi dei fondi, allora ho sbagliato cavallo.

Dopo questa riflessione ho consigliato al mio interlocutore di leggere Ogni ofelè fa el so meste  e gli ho ribadito che è proprio questa la ragione per cui è necessario avere un consulente preparato, che sappia estrarre dalle parole del cliente le sue esigenze: spesso i bisogni più importanti non si riescono nemmeno a esternare.

La pianificazione degli investimenti, attraverso l’analisi delle proprie esigenze, è l’unica strada per raggiungere i propri obiettivi, sia che si abbiano già capitali, sia che si stia provvedendo a formare un capitale.

… Vuoi pianificare? 

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Ottobre, mese dell’Educazione Finanziaria

Annamaria Lusardi, una degli esponenti di spicco del comitato EduFin, parla sulle pagine de Il Sole 24 Ore dell’Italia e di come la conoscenza finanziaria non sia proprio tra le cose preferite dagli Italiani. Lusardi si trova ora nel nostro Paese – anche se solitamente vive negli Stati Uniti, dove ha una cattedra all’Università di Washington – per il Mese dell’Educazione Finanziaria che da ormai qualche anno è promosso dal Comitato per l’Educazione Finanziaria di cui lei è anche la direttrice.

Alcuni dati contenuti nell’articolo mi hanno fatto riflettere: mi sono chiesto cosa sto facendo, in qualità di esperto del settore, per aiutare le persone a capire la Finanza. In un mondo dove si vogliono abbattere le disparità di genere, in Italia abbiamo, tra i quindicenni, una disparità tra maschi e femmine per quanto riguarda l’Educazione Finanziaria, con le femmine meno addentro alle questioni finanziarie rispetto ai pari età maschi. Settimana scorsa scrivevo che, nel corso della mia attività, ho trovato molte meno donne che si interessano di finanza rispetto agli uomini: ora una persona più autorevole di me dà conferma ufficiale che questa realtà ha già una sua evidenza addirittura dall’età dell’adolescenza. Tanto che Annamaria Lusardi auspica che l’Educazione Finanziaria diventi obbligatoria nelle scuole in modo da abbattere le disparità di genere.

Solo il 37 per cento degli Italiani ha una conoscenza minima su temi quali inflazione o diversificazione: un dato ben al di sotto della media degli altri Paesi OCSE. Mi batto da anni sulla necessità di fare educazione finanziaria sin da piccoli: e a tal proposito terrò ancora una volta un mini-corso per le bambine e i bambini delle scuole elementari durante il prossimo mese di dicembre. Penso infatti che capire sin da piccoli il modo in cui si formano risparmio e denaro sia importante per un corretto approccio alla finanza in età adulta.

Quello che ci dovrebbe far riflettere è che il Portogallo ha reso obbligatoria l’educazione finanziaria nelle scuole e che in Nuova Zelanda questa materia è entrata di diritto con la riforma delle pensioni; mentre noi, che siamo un Paese di risparmiatori e che quindi avremmo davvero bisogno di avere un’educazione finanziaria di prima qualità per trasformare il risparmio in investimento, non abbiamo progetti che vadano in quella direzione. La conoscenza, come ho ribadito più volte, è sinonimo di benessere, inteso non solo come denaro, ma anche come qualità della vita.

Lo sviluppo del nostro Paese, come è evidenziato anche nell’articolo del Sole, passa anche dalla conoscenza della Finanza e dalla consapevolezza degli investitori italiani, che non hanno ancora metabolizzato fino in fondo il concetto di lungo termine e che continuano ad avere troppa liquidità sui loro conti correnti. Gli investimenti nell’economia reale aiutano la crescita del Paese e, di conseguenza, anche del suo benessere.

Giovani e donne si dimostrano l’anello debole della catena: non hanno conoscenze di base e perciò andrebbero educati alla Finanza: nell’articolo si chiama a gran voce l’intervento della scuola e ci si augura l’avvento di una “Greta Thunberg della Finanza”. Per fortuna molti strumenti sono già disponibili, soprattutto a partire da Internet, per chi voglia farsi almeno una prima idea del mondo finanziario: esistono blog, video, gruppi sui social, lezioni via streaming e molto altro. Del resto voi state leggendo proprio uno di questi canali di formazione e informazione finanziaria.

Che cosa allontana allora le persone dalla Finanza? La metafora del medico può aiutarci nella spiegazione. “Lei soffre di una forma acuta di acufene”: detta così autorevolmente spaventa; “lei ha qualche problema di udito”: è più leggero, anche nella lettura. Lo stesso vale per la Finanza: “Dobbiamo decorrelare il portafoglio”, detto così fa venire l’ansia, ma “Immagini di comprare tre ristoranti che facciano solo risotti. Se il risotto non piace non lavorerò, provi invece a pensare a tre ristoranti in cui uno cucina i risotti, uno la pastasciutta e nel terzo si preparano i secondi: la possibilità che qualcosa piaccia e mi faccia guadagnare con i clienti si alza perché facciamo cose diverse” è più semplice e più vicino alla realtà del cliente. Il mio professore di Fisica delle superiori diceva sempre che il difficile non è sapere le cose, il difficile è trasferire la conoscenza agli altri in modo chiaro. E aveva ragione.

NB. Il mese di Ottobre è il Mese dell’Educazione Finanziaria. Ti chiedo un piccolo aiuto per diffondere sempre di più i concetti della Finanza: leggi un articolo di finanza in più e invita anche un tuo amico a farlo, magari proprio su questo sito. E se ti va, fallo anche iscrivere alla mia newsletter settimanale. Presto saranno disponibili online 4 video, uno per settimana, dove parlerò di argomenti che possono essere utili per tutti, dai tassi in giù.