Un’esperienza bellissima: garantire un futuro migliore

Da due settimane ho cominciato attivamente la mia esperienza in Economic@mente – Metti in Conto il tuo Futuro, un progetto di ANASF, l’Associazione Nazionale Consulenti Finanziari, che prevede l’erogazione di lezioni ai ragazzi di 4° e 5° superiori per renderli consapevoli del mondo economico e di alcuni concetti base che un investitore deve conoscere. I consulenti mettono gratuitamente le loro conoscenze al servizio degli studenti. 

È un’esperienza bellissima. Temevo di trovarmi di fronte dei ragazzi disinteressati, che mi avrebbero accolto con sufficienza cellulare alla mano, come spesso accade di sentirli descrivere etichettandoli in maniera negativa; ho invece incontrato persone che vogliono sapere, ma deluse da un sistema che non le sta aiutando in tal senso. 

Perché ho voluto condividere questa mia esperienza? È uscito in questi giorni Il Rapporto CONSOB 2022 sulle Scelte di investimento delle Famiglie italiane, da cui si evince che abbiamo una bassa conoscenza in tutto quello che riguarda la finanza e specialmente del mondo della consulenza. La cosa positiva è che da questa ricerca si evince che i clienti dei consulenti hanno per lo meno due caratteristiche che li distingue dagli altri: la prima è la diversificazione maggiore del portafogli, una condizione che, come dico da sempre, è fondamentale. Anche nel mio libro La Finanza dei Pomodori parlo di come sia importante pensare come i contadini: piantare più qualità di ortaggi e verdure per garantirsi un raccolto sicuro. La seconda caratteristica dei clienti dei consulenti è che mediamente hanno una cultura finanziaria maggiore: se è vero come è vero che maggior cultura è uguale a maggior benessere, allora abbiamo fatto bingo. 

Il benessere di cui si parla non deve essere inteso solo come quantità di denaro, anche se comunque è stato dimostrato che chi si avvale di un consulente ha mediamente un portafoglio più performante; parliamo della qualità di vita. Un cliente mi ha detto recentemente: “Ho deciso di far gestire tutti i miei soldi da te per due motivi: primo perché ci sei sempre quando ho bisogno di te, secondo perché quando ci sono dei problemi sei sempre pronto a darmi chiavi di lettura e pillole di saggezza che mi rendono più tranquillo”.

Ecco perché ho deciso di partecipare a Economic@mente: per aiutare nel mio piccolo questa nazione a essere meno ignorante in materia economico-finanziaria. I ragazzi sono il futuro di questo Paese e non possiamo pensare di lasciarli in balia dei social o chissà che altro: se sono coinvolti, sono come spugne che assorbono e non sono diversi da noi adulti; sono le opportunità ad essere diverse e noi dobbiamo dar loro quelle giuste.

Ho sempre pensato che chi ha di più, in termini non soltanto economici, abbia il dovere morale di aiutare chi ha di meno a migliorare: alla fine ne trarremo un beneficio tutti. Il mio è anche il modo, sicuramente un po’ egoista, di lasciare ai miei figli e ai miei nipoti un mondo migliore o per lo meno la speranza che lo possa essere.

Ci saranno novità nei prossimi mesi per quanto riguarda la formazione e l’Educazione finanziaria: mi farò promotore di alcune iniziative che rivolgerò sia ai miei clienti sia a chi non lo è. Molti nel corso del tempo mi hanno presentato amici che sono diventati lettori di queste pagine e alcuni sono diventati addirittura clienti a loro volta. Chiedo anche a voi di aiutarmi ad allargare la nostra comunità di persone che leggono e si informano di Economia e di Finanza, per essere più consapevoli di ciò che ci circonda: una nazione più colta è una nazione più benestante. Aiutiamoci a lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo migliore.

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Perché anche io faccio la mia parte

La scorsa settimana mi sono trovato a chiacchierare con alcuni ragazzi e tra loro c’era chi mi ventilava la possibilità di fare trading, e quindi guadagnare subito, con transazioni veloci e frequenti. Ho chiesto se secondo loro questo fosse il modo corretto di investire e la risposta è stata: “Mordi e fuggi. Con il mondo che ci aspetta, meglio l’uovo oggi”. Mi sono sembrati ragazzi senza sogni e senza visione del futuro e una perfetta immagine del cliché che molto spesso ci propinano i media, cioè dei giovani che pensano che investire voglia dire guadagno facile e veloce.

Questa settimana invece sono stato a fare lezione in una scuola con il progetto Economic@mente – Metti in Conto il tuo Futuro, di cui sono formatore; ho trovato ragazzi desiderosi di capire, a cui nessuno ha mai spiegato cosa voglia dire investire, risparmiare e soprattutto pianificare. Una delle domande che mi è stata posta dagli studenti è stata: “Perché venire a tenere questo corso in una scuola, tra l’altro gratuitamente?” “Ragazzi – ho spiegato –, lo faccio perché ho dei figli e anche un nipote: le nazioni con maggiore benessere sono quelle con una cultura finanziaria più elevata e se voglio lasciare un mondo con maggior benessere ai miei cari devo dare il mio contributo per migliorare la cultura finanziaria in Italia”.

Agenda 2030

Sono un sostenitore, come ho più volte evidenziato in quello che scrivo, dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile: 17 obiettivi che potranno migliorare il benessere delle persone. Credo che sia un dovere di tutti fare la propria parte, a partire del servirsi meno dell’automobile per ridurre l’inquinamento fino a progettare un pannello solare ultra efficiente. Ogni persona deve dare il contributo per quello che può. Quello che io posso fare è trasferire la mia conoscenza agli altri, per permettere loro di arrivare ai loro obiettivi e quindi a contribuire al loro benessere attraverso la pianificazione. Oltre a questo posso fare in modo che i portafogli dei miei clienti siano in linea con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

Da inizio anno ho cominciato a migliorare i portafogli dei miei clienti per portarli ad essere sostenibili. Una volta che avrò terminato la conversione, otterremo due risultati: il primo è che i miei clienti ne avranno un beneficio, perché se è vero che la maggior parte degli aiuti pubblici vanno verso la sostenibilità, e che chi si occupa di selezionare le aziende in cui investire nelle società di gestione guardano sempre più spesso ai bilanci di sostenibilità, a lungo andare i portafogli ne avranno un vantaggio. Il secondo risultato sarà quello che gli investimenti aiuteranno il mondo ad essere un posto migliore: non è forse l’obiettivo di ogni genitore lasciare ai propri figli un mondo migliore?

Sempre restando nell’Agenda 2030, tra gli obiettivi c’è anche quello di permettere l’accesso ai servizi bancari a un numero sempre maggiore di persone, ma per poter accedere a questi servizi bisogna avere la consapevolezza di quello che si sta facendo. Sempre più spesso è evidenziato il valore sociale dei Consulenti finanziari: molte figure di spicco della finanza italiana, e non solo, lo hanno rimarcato più e più volte. 

I giovani sono il futuro di questa Nazione, e quindi è giusto che abbiano consapevolezza di quello che fanno: per averla l’unico modo possibile è che qualcuno li aiuti. Se facendo questo egoisticamente ne avrò un vantaggio anche per la mia famiglia e per i miei clienti, credo che si possa dire chiuso il famoso cerchio.

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L’evoluzione è servita

“Il nostro settore è in continua evoluzione: ho quarant’anni di lavoro alle spalle eppure ancora provo esaltazione nel sentir parlare di apparecchi a idrogeno piuttosto che completamente elettrici”. Questo è quanto mi ha detto di recente una cliente in riferimento all’utilizzo delle pompe di calore, settore energia quindi, un settore che per gli investitori ha significato gioia in tanti momenti, ma anche dolore in molti altri. Oggi invece il settore energetico come si sta muovendo? Facciamo un po’ di riflessioni.

Tra il 1900 e il 1910 il passaggio dal cavallo alle automobili ha subito un’accelerazione, modificando per sempre il modo di effettuare gli spostamenti. Oggi siamo probabilmente di fronte a un altro cambiamento epocale, che trasformerà il modo di muoversi: l’idrogeno. L’idrogeno resta centrale nel concetto di decarbonizzazione: costituisce l’alternativa ai combustibili fossili che hanno sino ad ora rappresentato la fonte energetica centrale. L’altro giorno ricordavo come nel 2003 lessi un articolo che diceva che nel 2020 il 30 per cento delle automobili vendute sarebbe stato elettrico o ibrido: mi sembrava una percentuale alta; e sbagliavo, perché invece era bassa.

Il cambiamento ci passa davanti e bisogna essere bravi a cogliere le occasioni. Il cambiamento non avviene in modalità on/off, ma ci vuole tempo, prove, errori: parliamo proprio dell’idrogeno, tanto per fare un esempio. La produzione di idrogeno avviene attualmente attraverso l’energia rinnovabile, usata per il 70 per cento nell’elettrolisi: questo abbatte di parecchio l’impatto sull’ambiente, perché quando arriveremo al 100 per cento di energia rinnovabile, avremo un impatto carbon pari a zero; però significa anche costi molto elevati.  Dunque è facile intuire che l’acquisizione dell’idrogeno è stata sino ad ora frenata da un lato dai prezzi onerosi di produzione e dall’altro dall’impatto ambientale non proprio conveniente; possiamo anche aggiungere che le attuali energie pulite, eolico e fotovoltaico in primis, non bastano a dare energia sufficiente per il suo processo produttivo. Tuttavia la diminuzione del costo delle energie rinnovabili oggi in atto rende ancora più appetibile puntare sull’idrogeno: si parla di energia rinnovabile a basso costo per favorire la transazione all’idrogeno verde e anche di una maggiore quantità della stessa.

Si stima che nel 2030 gli investimenti in idrogeno verde saranno di 300 miliardi di dollari, cifra che è destinata a diventare 15 mila miliardi di dollari entro il 2050 secondo la Energy Transitions Commission. Del resto basta pensare che da dicembre 2020 a giugno 2021 gli investimenti sull’idrogeno sono triplicati: le iniziative in tal senso sono ben 359. L’Europa sta facendo da apripista, ma anche il Colosso Cinese e gli Stati Uniti si stanno muovendo in questa direzione. L’idrogeno verde sta prendendo sempre più piede e se ne parla sempre di più: ha ormai raggiunto il livello mediatico del 5G e della Blockchain.  Siamo comunque ancora lontani da avere l’idrogeno come fonte di energia: si dovranno superare i problemi energetici per attivare l’elettrolisi, processo che – lo ricordiamo – ha dalla sua la possibilità di essere attivo 24 ore su 24, diminuire i costi e avere una legislazione in linea.  Siamo lontani dall’acquisizione in larga scala dell’idrogeno, come carburante per automobili ad esempio: al momento pare che sia possibile impiegarlo in tal senso, ma non sappiamo ancora quando giungeranno a completare il loro ciclo gli esperimenti su cui si sta lavorando e che cambieranno il paradigma.

Un’altra strada che si sta percorrendo è quella del riscaldamento civile. Fotovoltaico è una parola entrata ormai prepotentemente nelle nostre case: appaiono nuovi pannelli solari sui tetti delle nostre abitazioni ogni giorno e la crisi energetica degli ultimi tempi ha accelerato la transazione Green. Si tratterà di un fenomeno momentaneo? Non credo. Lo scorso anno ho assistito a diverse conferenze sulle comunità energetiche, una politica che vuole rendere i piccoli paesi, i borghi o interi quartieri delle città indipendenti energeticamente attraverso una mutualità (chiamiamola così) tra i soggetti dell’energia. Siamo già arrivati, i pannelli sono già super performanti? Assolutamente no. Vero però che non si torna indietro: il petrolio e il carbone daranno ancora spallate, ma non potranno essere il futuro; probabilmente non scompariranno mai del tutto, ma ridurranno moltissimo il loro appeal.

Gli investimenti in energie rinnovabili ormai stanno diventando un asset importante, non è più una nicchia come lo era solo fino a poco tempo fa. L’obiettivo che mi sono posto quest’anno è portare i portafogli dei miei clienti minimo al 70 per cento con investimenti sostenibili, perché le aziende Green sono quelle che nel medio periodo avranno maggior redditività. Alcune ricerche hanno evidenziato che le aziende che hanno fatto o che stanno facendo transazione energetica sono quelle che hanno i bilanci migliori e che quindi a tendere remunereranno meglio gli investitori.

Gli investitori però trovano come sempre allo stesso modo opportunità e rischi: solo pianificando in modo chiaro gli investimenti una parte di essi può essere destinata all’idrogeno oppure all’eolico, tanto per fare un altro esempio. Resta sempre, per chi non vuole mettere tutto il capitale subito, il vecchio e caro piano d’accumulo, che abbassa la volatilità emotiva degli investitori. Del resto, solo una sana e consapevole pianificazione libera l’investitore dalle ansie del mercato.

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Cosa resterà di questo 2022

Per descrivere le situazioni macroeconomiche che si sono configurate in questo 2022 non dico che dovremmo scrivere una nuova Divina Commedia, ma sicuramente ci sarebbe bisogno di un bel tomo. Come tutti i libri che si rispettino e che abbiano un riassunto sulla quarta di copertina, l’obiettivo di oggi è quello di ricapitolare quelli che sono i fatti più importanti e salienti di questo anno ormai giunto al termine. 

È fondamentale iniziare dal conflitto russo/ucraino scoppiato in febbraio: uno scontro che ha creato ripercussioni sociali pesanti e situazioni politiche altrettanto impegnative e che anche dal punto di vista economico ha creato non pochi sconquassi. La cosa che più ci colpisce è il discorso energetico, infatti tra chiusure di oleodotti-gasdotti e battibecchi politici sull’energia ci siamo trovati ad avere un aumento notevole del costo del gas naturale e di tutte le fonti di energia che servono per riscaldarci e per i nostri fabbisogni quotidiani. L’aumento del costo dell’energia ha ripercussioni sia sulla vita delle famiglie sia sulle imprese: se da una parte si riversa nel costo delle bollette, dall’altra si comporta allo stesso modo sulle valutazioni delle aziende. Il costo esagerato dell’energia potrebbe influire sulla produzione, e quindi sulle aspettative di risultato finanziario delle aziende, creando variazioni pesanti di prezzo sui mercati. Come tutte le crisi passate anche questa ha un’altra faccia: da una parte abbiamo avuto un aumento del costo energetico, dall’altra però abbiamo assistito a un’accelerazione delle strategie Green. Un passo importante, se non verso la liberazione, quanto meno verso la diminuzione della dipendenza dal petrolio e dal carbone; per non parlare delle notizie importanti che si sono diffuse sull’uso dell’idrogeno, sul nucleare di ultima generazione, sullo sfruttamento dell’eolico sino ad arrivare ai pannelli fotovoltaici installati direttamente sui balconi di casa.

La seconda situazione importante per questo 2022 si è rivelato l’aumento dei tassi di interesse, praticamente a tutte le latitudini. Le Banche Centrali hanno dichiarato guerra all’inflazione (di cui scriverò qui di seguito) aumentando rapidamente i tassi di riferimento. La prima evidente ripercussione di questo aumento l’abbiamo vissuta sui valori obbligazionari. I corsi delle obbligazioni sono scesi pesantemente, così come i valori dei titoli di Stato: vi siete mai chiesti il perché? Un’obbligazione emessa quattro anni fa che distribuisce una cedola del 2 per cento è appetibile se i titoli emessi oggi hanno una cedola dell’1 per cento e quindi il suo corso (prezzo) sale per chi la vuole acquistare: pago un po’ di più per avere una cedola più alta. Se viceversa i titoli oggi offrono il 3 per cento il corso scende: se vendo devo pagare perché qualcuno compri il mio tasso più basso. Se decidessimo di tenere il titolo in portafoglio vedremmo comunque una diminuzione del suo valore. Mantenere il titolo sino alla scadenza fa recuperare il capitale iniziale, rispettare la duration dei fondi obbligazionari ne riduce la possibilità di perdita.

La terza situazione da analizzare riguarda l’inflazione. Da dieci anni le Banche Centrali tentano di stimolare l’inflazione definita buona, cioè quella che permette l’aumento dei prezzi, ma anche l’aumento dei salari e quindi una situazione positiva per tutta la filiera. L’inflazione che si è paventata da inizio anno è stata molto più alta di quella buona: analizziamo insieme le cause di tutto. 

Marzo 2020: Emergenza Covid, fabbriche chiuse con zero produzione, cassa integrazione e aiuti spot che arrivano sui conti delle famiglie che, essendo chiuse in casa, non possono spendere immediatamente. Poi, con le successive riaperture post emergenza Covid, tutti volevano comprare, ma le fabbriche si sono trovate in difficoltà per la mancanza di materie prime. Il risultato che ne è scaturito è stato un aumento della domanda con lo svuotamento dei magazzini e a seguire poi la carenza delle materie prime (un esempio per tutti: i microchip per le automobili, con tempi di consegna prolungati a volte oltre i sei mesi). Tutta questa situazione ha portato a uno shock di domanda, cioè quando molti chiedono e pochi offrono; la conseguenza è che chi offre la cifra più alta si aggiudica il prodotto, così aumentano i prezzi e quindi l’inflazione.

Passiamo poi alla Cina: l’economia della potenza asiatica rappresenta la seconda economia mondiale, a poca distanza dalla vetta. Quest’anno anche loro però hanno dovuto affrontare qualche problema. Il Governo cinese ha istituito chiusure più o meno lunghe in molte regioni, perseguendo una politica Covid Zero, che ha influito notevolmente sull’economia. Le fabbriche chiuse, i porti con migliaia di navi pronte a scaricare e che non potevano attraccare per mancanza di personale, i capitani dei rimorchiatori che, chiusi in casa insieme al resto della popolazione, non potevano lavorare… Tutti fattori, questi, che hanno bloccato l’economia, portando il PIL reale a un risultato inferiore rispetto alle aspettative. Oltre alle chiusure causa Covid, anche i timori sull’immobiliare cinese hanno avuto ripercussioni: nelle ultime settimane il governo centrale ha comunque rassicurato un po’ i mercati, annunciando sostegni al settore. I mesi appena trascorsi ci hanno fatto vedere che, nel momento in cui le politiche Covid Zero si allentano, i mercati reagiscono in maniera sempre molto positiva. 

E dunque in tutto questo bailamme come ci si deve comportare? Cosa succederà da qui in avanti? La risposta alla prima domanda è sempre la stessa: nei momenti di burrasca bisogna mantenere gli investimenti tenendo la barra a dritta e al massimo, se si dispone di liquidità, fare versamenti aggiuntivi. Potrà sembrare il suono di un disco rotto, ma è un disco che si basa sull’esperienza: da sempre dopo una flessione di mercato si ha una ripresa; più la molla è compressa, più forte sarà il rimbalzo. “Ma questa volta è diverso!” è l’obiezione che alcune volte mi capita di sentire. Qualcuno di voi pensa di tornare al cellulare senza fotocamera? Non credo. Se il mondo progredisce, anche l’economia lo farà e di conseguenza i nostri denari; l’unica cosa da fare è avere pazienza e cogliere le occasioni. Per rispondere alla seconda domanda mi rifaccio invece a quello che affermano molti economisti: è più facile sapere dove i mercati saranno tra dieci anni piuttosto che tra sei mesi. Quello che succede in questi mesi influenzerà le scelte per i prossimi dieci anni. Se continuerà la guerra energetica si avrà un’accelerazione della green energy: seguire i trend può quindi fare la differenza in un’ottica di ripresa di valore. Ho già cominciato da anni a impostare i portafogli in un’ottica green e nel 2023 se possibile daremo una accelerata.

Auguro a tutti Voi di passare le festività con le persone più care e che il 2023 sia per tutti noi un anno con meno preoccupazioni e più momenti sereni.

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I 5 Errori dell’Investitore

Volevo fare lo psicologo. Mi hanno sempre incuriosito la mente e le reazioni umane. 

Il mio professore di Letteratura delle superiori diceva sempre: “Se voglio le emozioni leggo una poesia, se voglio un consiglio leggo un manuale, l’una tutte emozioni, l’altro tutto raziocino. Non esiste però un manuale per l’amore: dovrete sempre soffrire”. Una frase che allora mi faceva sorridere, ma la cui verità profonda ho ritrovato, e con la quale mi scontro giornalmente, nel mio lavoro.

La riflessione del mio professore si sposa perfettamente alla Finanza. Gli investitori che basano le loro scelte solo sulle emozioni saranno infatti sempre destinati a soffrire; di contro invece gli investitori che baseranno il loro rapporto con il denaro solo su un manuale non avranno mai la gioia. Charles Spurgeon diceva: “Non è quanto abbiamo, ma quanto lo apprezziamo a renderci felici”. Come dico sempre, il denaro è il mezzo, non il fine.

Quando sono diventato Consulente finanziario ho abbracciato la Finanza Comportamentale, una neuroscienza che studia il comportamento umano in rapporto ai propri risparmi e ai propri investimenti; questo proprio perché mi sono reso conto che il risultato dei nostri investimenti dipende più dalle nostre emozioni che dai mercati finanziari

Nella mia esperienza ho imparato che non esistono gli investitori completamente razionali, perché la nostra emotività entra sempre in gioco. In tutti questi anni di lavoro, ho avuto modo di riscontrare cinque errori che le persone commettono nel loro essere investitori, tutti creati dall’emotività che è accentuata da fattori esterni quali le notizie di pubblico dominio, le opinioni delle persone che ci stanno intorno, la paura di ciò che non ci è vicino oppure, più banalmente, le nostre abitudini o le nostre esperienze. Le soluzioni a questi errori esistono, ma prima di riuscire a risolverli bisogna riconoscerli, perché solo la consapevolezza di ciò che si sbaglia può portarci a non sbagliare più.

Mi ricordo che una sera, parlando con un amico dei problemi della vita, gli dicevo: se hai una soluzione, allora hai un problema, se non ce l’hai allora è un dato di fatto. Filosofammo a lungo su questa affermazione tanto cara a chi si occupa di PNL. Vorrei aggiungere che, se il problema non lo conosco, non posso neanche avere la soluzione: quando sono cosciente del problema lo posso infatti risolvere. Questo discorso, che sembra quasi fine a sé stesso, ha invece una grande risonanza tra gli investitori, che spesso non sanno esattamente quale sia la loro situazione e, non conoscendo né la soluzione né il problema, non affrontano gli investimenti e perdono occasioni.

Nel tentativo di permettere alle persone di conoscere (e riconoscere) alcuni tra gli errori più classici in Finanza, ho scritto una Guida: I 5 ERRORI DELL’INVESTITORE. Perché, come diceva Socrate, la conoscenza rende liberi: anche di fare le scelte giuste per i propri investimenti. In questa nuova guida, molto breve e priva di troppi tecnicismi, ho descritto gli errori che ho più spesso ritrovato in questi anni sulla mia strada di consulente e che attraverso il mio Metodo SFIDE, cerco di risolvere con tutte le persone che entrano in contatto con me. 

Puoi scaricare la Guida qui. Buona Lettura!

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Eravamo quattro amici al bar.

Correva l’anno 1991 quando Gino Paoli cantava “Quattro amici”, raccontando una storia comune a tanti: quattro amici dai tempi della gioventù che si danno appuntamento al bar, anno dopo anno, trovandosi di fronte ai reciproci cambiamenti di età, ideali e prospettive. A tutti capita di entrare nei locali e trovare gruppi di persone che disquisiscono di sport e di politica, che parlano di fatti di cronaca e si animano sulla finanza. Ecco allora che da quei discorsi nascono splendide formazioni calcistiche, con tanto di indicazioni sul calciomercato (perché in fondo siamo tutti un po’ allenatori) e prendono vita più o meno sensati gruppi di governo; i fatti di cronaca sono commentati come da giornalisti affermati e si consigliano farmaci da banco o vecchi rimedi della nonna; si suggeriscono persino investimenti in questo o in quel titolo di mercato, da acquistare perché suggerito a sua volta dall’amico che fa il macellaio o il carrozziere o l’infermiere o lo psicologo… Il mestiere che l’amico dell’amico fa non è importante, ma è importante sapere che questi studia le notizie sulle aziende, definendo e individuando – lui e lui soltanto – il nuovo colpo del secolo. 

Per lo sport, la politica e la cronaca siamo portati a esprimere chiaramente i nostri pareri personali e questo in fondo va più che bene: si trattasse anche di semplici illazioni, non supportate da nessuna competenza specifica, la cosa non nuocerebbe a nessuno; per quanto riguarda la salute e anche la finanza purtroppo invece i sentito dire e le dicerie riportate dall’amico dell’amico o del parente di turno vanno per la maggiore e sono molto spesso deleterie: si riportano scelte e azioni altrui che si dice abbiano funzionato o abbiano garantito il successo ad altri. Perché usiamo questo approccio tanto differente e soprattutto in materia di investimenti siamo portati a credere e a puntare denaro sui sentito dire?

Una delle possibili cause è la scarsa conoscenza in ambito finanziario, proprio a livello di cultura generale: questo deficit genera la corsa alle notizie che sponsorizzano un minimo di guadagno, affidandosi ai primi rumor o a quanto trovato su Internet o sulle riviste della più disparata natura, che non solo sui titoli ma anche per le diagnosi mediche hanno sempre qualcosa da dire. Dobbiamo però chiederci: il social network di turno, il motore di ricerca, la pagina della rivista possono operarci dove serve? Fare un’anamnesi corretta e completa della nostra vera o presunta malattia? Prescriverci il farmaco adeguato? Ovviamente la risposta è no: tutto ciò non è possibile, in primo luogo perché ogni individuo e paziente è singolo e unico, con una storia clinica e non solo; in secondo luogo la conoscenza non è esaustiva e soprattutto va applicata adeguatamente da chi la possiede: nel caso specifico, il medico. 

Negli ultimi vent’anni questa abitudine ha portato molti investitori a dissipare i loro risparmi in aziende tecnologiche e in obbligazioni con cedole altissime date da Cirio o Parmalat, a subire oscillazioni pazzesche delle criptovalute e chi più ne ha più ne metta. Queste sono state scelte spesso derivanti da conoscenze poco approfondite del campo finanziario e dall’affidarsi a fonti spesso non adeguate. A complicare il tutto, oltre alla scarsa educazione finanziaria, c’è la percezione di poca stabilità dei risparmiatori italiani, i quali vivono con ansia le situazioni politiche del nostro Paese, dei mercati e delle economie mondiali, in cui l’arraffa e scappa sembra l’unica strada che possono percorrere gli investimenti, senza una riflessione accurata e consapevole. 

È da considerare infine la confidenza e la fiducia che i risparmiatori hanno verso ciò che conoscono e che ha sempre dato loro risultati, cioè i titoli di Stato e le obbligazioni bancarie. Purtroppo abbiamo ultimamente assistito al tradimento di queste ultime, abbiamo visto i titoli di Stato oscillare come e più delle azioni nonché avere rendimenti negativi, il tutto sommato alla bolla tecnologica e ai mutui subprime per arrivare al Covid e alla guerra Russo/Ucraina. Questo insieme di fattori ha creato nei risparmiatori la necessità di sicurezza, che ha come conseguenza stretta il non eseguire investimenti, come dimostra il fatto che i depositi sui conti correnti sono in grande aumento ormai da anni. 

Lasciare i risparmi sui conti fa tuttavia diminuire anno dopo anno il potere di acquisto; non investire nel mercato azionario ha fatto perdere occasioni, ma anche l’indirizzarsi su obbligazioni bancarie e titoli di Stato ha determinato spesso solo l’incremento di ansia e stress. Tutto questo ci porta a una riflessione: oggi più che mai i risparmiatori necessitano di un’anamnesi corretta dei loro bisogni, perché solo la conoscenza approfondita del paziente può fare la differenza nella cura. 

Anche le istituzioni dal canto loro si sono accorte di come una poca conoscenza finanziaria possa portare a rischi e a scelte disfunzionali: ormai da qualche anno ottobre è stato indetto Mese dell’Educazione Finanziaria, con lo scopo di offrire ai risparmiatori occasioni informative e formative per comprendere la necessità di una corretta conoscenza e pianificazione. Una maggiore cultura finanziaria può anche garantire una maggiore stabilità sociale: pensiamo al disastro che potrebbe creare un’errata pianificazione previdenziale, in un momento storico in cui lo Stato garantisce una pensione sempre più bassa. 

Avere un medico del risparmio potrebbe incrementare la possibilità di una vecchiaia tranquilla, consigliare la casa giusta per le nostre tasche, permetterci di mandare i figli all’università, fare investimenti giusti per i propri bisogni ma anche per le proprie risorse e così via. È importante imparare a non commettere errori, come cercare informazioni in Internet, affidarsi a persone poco competenti in materia, seguire la massa e via dicendo. Chiedetevi sempre: “Farei lo stesso per la mia salute?”

Anche i Consulenti finanziari dal canto loro non devono commettere lo sbaglio di applicare la stessa cura a tutti i propri pazienti, imparando ad analizzare i singoli bisogni, considerare limiti e risorse, scegliendo e costruendo il piano di azione migliore, personalizzato, rendendo il proprio interlocutore capace di discernere tra giusto e sbagliato, di comprendere e di arricchire la propria conoscenza in campo finanziario, cosa che permette di capire e superare momenti difficili per gli investimenti come quelli che stiamo vivendo..

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E se avesse ragione Maslow?

“Ti andrebbe di parlare con mio cugino? È disperato!”, mi ha detto qualche giorno fa una delle mie più care clienti. Ho poi parlato di persona con suo cugino, che mi ha raccontato la sua storia. L’anno scorso un amico gli ha detto di aver comprato casa con il guadagno fatto con i Bitcoin e lui si è fatto convincere a investire i soldi che aveva: pensava di guadagnare a tal punto da permettersi di fare un mutuo più basso. Oggi, con lo sciacquone che hanno avuto le criptovalute, non si può neanche permettere la caparra per comprare casa. Il suo amico in compenso non si fa più sentire e, quando ha tentato di chiedergli qualche lume, ha semplicemente risposto che le cripto sono il futuro e che non ci sono problemi; non è sicuro che l’amico sia ancora investito pesantemente e ha tra l’altro scoperto che possiede anche un mutuo.

Questo che vi ho riportato è sicuramente un caso estremo, ma le persone che sono rimaste imbrigliate all’interno delle criptovalute sono molte. A prescindere da quello che è scaturito dalla chiacchierata tra me e il cugino della mia cliente e dalla soluzione che abbiamo concordato, la cosa importante è riflettere sulla scelta che ha portato all’investimento in Bitcoin.

Mi viene in mente la Piramide di Maslow. Abraham Maslow è stato uno psicologo statunitense del secolo scorso ed è tra i dieci psicologi più cercati sui motori di ricerca. È famoso per la sua teoria della piramide dei bisogni. Senza entrare completamente nella sua teoria, la cosa che più colpisce è che alla base della piramide sono sistemati i bisogni primari, che sono riassunti in cibo e calore, ritenuti anche più importanti di sicurezza, amicizia e altro. Questo vuol dire che l’essere umano, prima ancora di pensare alla propria autorealizzazione, ha la necessità di pensare agli strumenti primari che gli permettono di vivere.

Quando apriamo una nuova attività, la prima cosa che pensiamo è creare ricavi sufficienti per garantirci cibo e calore; dopo, ma molto dopo, penseremo di avviare un bar alla moda, se la nostra attività è un bar, piuttosto che un ufficio in Piazza Duomo se la nostra attività è una società di consulenza… E via di questo passo. La piramide può reggersi esclusivamente sulla base, sulla punta può stare solo in equilibrio: è molto più probabile che un colpo di vento faccia cadere una piramide che si appoggi sulla punta piuttosto di una che lo fa sulla base. Ecco perché l’autorealizzazione è collocata in cima alla piramide: è qualcosa da soddisfare solo dopo aver coperto tutti gli altri bisogni.

Se trasferiamo nel mondo finanziario il concetto della piramide, dobbiamo posizionare sulla base i beni primari, cioè dobbiamo mettere i denari che ci permettano cibo e calore. Subito dopo andranno le riserve per imprevisti, le spese programmate e via dicendo. A seguire la garanzia del tenore di vita una volta finito di produrre, poi ancora gli altri progetti di vita e in cima alla piramide quello che è definito extra rendimento. L’extra rendimento purtroppo è subdolo e infatti lì collochiamo quegli investimenti che potenzialmente ci possono dare più rendimento, ma anche un po’ più di rischio; sono quegli investimenti che ci scatenano più adrenalina, esattamente come succede a un pilota di Formula 1 quando sale sulla sua monoposto (con la differenza però che lui ci è abituato, perché lo fa di mestiere).

Il cugino della mia cliente ha posizionato la sua piramide sulla punta e il primo colpo di vento ha fatto crollare la piramide. La prima decisione che abbiamo preso insieme è stata quella di creare la base della piramide: meno adrenalina e meno rendimento potenziale, ma sicuramente ora la piramide non crollerà. Da lì in poi arriverà tutto il resto. E per quanto riguarda i Bitcoin? Abbiamo sviluppato insieme una strategia per non uscirne completamente in perdita, ma neanche per non avere tutta la volatilità.

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Primo: non prenderle!

“Primo: non prenderle!” Lo diceva il mitico Enzo Bearzot, commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, Campione del Mondo nel 1982. Cosa c’entra l’affermazione di un allenatore di calcio con la Finanza? Rappresenta una delle logiche più seguite dalle persone. La citazione mi è venuta in mente mentre ascoltavo un informatore energetico, mentre mi raccontava che molte persone stanno decidendo di avere un prezzo bloccato dell’energia elettrica (anche se in questo momento molto alto) con il rischio che il prezzo possa scendere nei prossimi mesi.

La stessa cosa succede parlando di mutui: l’altro giorno parlando con una coppia che vuole comprare casa, la prima cosa che mi hanno detto è stata: “Sceglieremo sicuramente il tasso fisso, non vogliamo sorprese”. Al di là del fatto che ogni situazione è unica, nello specifico con la loro capacità di risparmio e il loro reddito era preferibile un mutuo a tasso variabile, con controllo rata grazie ad aggiuntivi. 

Primo non prenderle, appunto; anche se così facendo si aumentano le probabilità di pagare di più, se si parla di finanza, e si diminuiscono le probabilità di vincere, se si parla di calcio. L’incertezza crea stati d’animo che portano le persone a fare scelte che razionalmente non hanno logica: la paura che il costo dell’energia possa continuare a salire e che i tassi possano fare altrettanto spingono a compiere scelte di pancia, che come dico spesso non sono le migliori.

Una dimostrazione la troviamo anche nel mercato. Il mercato azionario odia l’incertezza: la direzione non chiara crea ansia e volatilità. Il mercato preferisce avere informazioni chiare, per poi prendere una direzione. Per assurdo il mercato potrebbe salire nel momento in cui sia conclamata la recessione, e questo per due motivi: l’ha già scontata prima (il mercato infatti anticipa gli eventi) e ha già coscienza di dove andrà. Per spiegare questo apparente paradosso uso la mia passione per la montagna e racconto di quando ho affrontato un sentiero, che ho percorso più e più volte, dopo che una tromba d’aria aveva fatto cadere una serie di piante.

Quando ho cominciato la salita ho avuto una sensazione di ansia: il sentiero era poco visibile, faticavo a orientarmi e la paura di sbagliare strada era tanta; ho fatto ricorso alla mia esperienza e alla mia conoscenza della zona, ho preso per riferimento una roccia e ho proceduto verso di lei fino a quando ho ritrovato il segnale bianco rosso che evidenziava il sentiero; solo nel momento in cui ho raggiunto il sentiero, lo stato d’ansia si è placato e mi sono goduto l’ascesa.

Come succede con il mercato, io mi sono affidato all’esperienza per prendere una direzione: ho percorso più strada del solito, ma alla fine sono arrivato alla meta. Il mercato invece oscilla e alterna giornate di rosso con quelle di verde fino a quando non riesce a ritrovare il sentiero già segnato per poi procedere spedito.

L’esperienza ci insegna che il mercato quando torna a salire raggiunge picchi più alti rispetto ai massimi fatti registrare in precedenza. Qualcuno starà pensando che questa volta sarà diverso e non succederà così. Eppure, quando nei primi Anni Duemila il Nasdaq scese dai 5.000 punti alla metà a causa della crisi Dot-com, molti dicevano che non sarebbe più tornato a quel valore: vent’anni dopo sappiamo com’è andata e ora il Nasdaq viaggia sopra i 10.000 punti.

Amo Bearzot, ma senza uno splendido Paolo Rossi, che a difendere non era proprio bravo, non avremmo vinto quel mondiale. La morale è: non prendiamole, ma non chiudiamoci nemmeno a riccio, altrimenti l’unico rischio che corriamo è di non arrivare alla meta o di non arrivarci nel migliore dei modi.

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La Variabile della Motivazione

Ogni giorno si possono seguire sui social guru che millantano metodi infallibili per guadagnare, ascoltare l’esperienza di persone che in un mese o anche meno hanno comprato una Tesla o altre cose di questo genere: peccato che tutto questo non sia reale e che anzi si tratti di veri e propri specchietti per le allodole. Certo che a raccontarla così manca in effetti una variabile molto importante: il perché assistiamo a un certo tipo di narrazione, con l’esca facile che ne consegue.

Quando una persona decide di fare una cosa, lo fa sempre per un motivo: sotto, per quanto nascosta, c’è sempre una vera motivazione. Chi propone questi metodi infallibili, invece, pare basarsi sul come fare, senza interessarsi minimamente del perché. Nel film “Robin Hood – Il principe dei ladri” un giovane Kevin Costner afferma di aver visto ragazzini senza esperienza di guerra combattere e sconfiggere guerrieri di professione solo perché difendevano un ideale. Avevano, cioè, una fortissima motivazione. Nella finzione, così come nella vita, la base di una corretta pianificazione dei propri investimenti sono i perché: sono i motivi che spostano gli equilibri.

La scorsa settimana ho incontrato un cliente preoccupato, come molti altri, dell’attuale situazione economica: mi parlava dei suoi investimenti, mi chiedeva se per caso non fosse meglio mettere i propri soldi sul conto corrente, se non fosse necessario alleggerire da qualche parte e altre domande di questo genere. L’unico investimento che però non ha mai messo in discussione è stato quello fatto per la nipote, cioè l’accantonamento per l’università. Dopo la nostra chiacchierata si è tranquillizzato e non ha di certo liquidato, anzi: ha fatto un aggiuntivo sul fondo per la nipote. La cosa che davvero mi ha più colpito è proprio questa: nonostante i pensieri, le preoccupazioni e i leciti dubbi per quello che sta succedendo, il mio cliente non ha minimamente messo in dubbio la sua forte motivazione nei confronti dell’investimento fatto a suo tempo per la nipote. Il fine era evidentemente troppo alto.

Trovare il perché è la cosa più difficile quando faccio la pianificazione con i miei clienti, quando questo si trova però non si torna indietro: chi trova il suo vero perché poi non lo mette più in discussione. Ho spesso parlato dei piani di accumulo, davvero un grande strumento per investire; i PAC però sono un come si investe e se questo non è sostenuto da un perché è fine a sé stesso. Il cliente che l’11 settembre 2001 ha sottoscritto un piano per la casa della figlia non l’ha mai messo in discussione malgrado i ribassi sino al 2003: il perché era troppo grande.

Un esercizio interessante per quanto riguarda la propria pianificazione è quello di mettere su un foglio di carta i propri valori e le proprie motivazioni: vi accorgerete subito, magari anche con stupore, che questi combaciano perfettamente. È da lì che bisogna partire per definire la propria pianificazione: io l’ho fatto per la gestione dei miei investimenti, ma anche per il mio lavoro e per tutto quello che faccio nella vita. Per fare le cose ho sempre bisogno di un perché, che è sempre in linea con i miei valori. Vado in bicicletta perché fa bene alle mie ginocchia malandate e ho deciso di andare solo o con persone che come me non amano andare appaiati, ma in fila indiana, perché vanno rispettati anche gli automobilisti. Ho deciso, nel mio lavoro, di essere il più semplice possibile perché tutti capiscano: un investitore consapevole fa le scelte migliori per lui, il mio compito è aiutarlo a fare le scelte migliori.

Il Consulente Finanziario ha il compito di capire le motivazioni dei propri clienti, perché solo attraverso quelle motivazioni può far bene il suo lavoro: i mercati non li può cambiare, ma i perché li può capire, così come i valori che li guidano. Come il bravo atleta ha risorse fisiche, un coach e una forte motivazione che lo aiutano a ottenere risultati, anche l’investitore che ha risorse, un consulente e una motivazione forte ottiene risultati.

Ho visto clienti che con risorse non illimitate, ma con un grande perché che hanno ottenuto ottimi risultati: la morale quindi è che conviene sempre pensare bene alle proprie motivazioni.

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La Sindrome dell’Escursionista

Gino e Franco decidono di affrontare insieme la loro prima ascesa a un 3.000 metri: pianificano l’impresa e il giorno stabilito di buonora sono già in cammino verso la cima. Tutto procede per il meglio: l’ascesa è dura, ma non impossibile; acqua e alimenti sono sufficienti e tutto sembra volgere al meglio; l’impresa, prevista in quattro ore, sta per essere compiuta, quando all’orizzonte appaiono delle nuvole minacciose. 

Gino comincia a spazientirsi e propone di rientrare; Franco invece ribadisce che sono solo a poche centinaia di metri dalla vetta, tenendo anche conto del tempo di percorrenza. Le nubi si avvicinano ancora: Gino gira i tacchi e comincia a scendere, Franco invece si copre adeguatamente, controlla il GPS e prosegue la sua salita. Dopo poche centinaia di metri Franco scollina e, come succede spesso in montagna, l’altro versante della montagna risulta privo di nuvole e regala un panorama fantastico: nel giro di pochi minuti è nel rifugio che lo accoglie per la notte. Gino di contro scende di buon passo dalla montagna e arriva al paese dopo quasi quattro ore: è stato accompagnato dalla pioggia per tutto il tragitto.

La lezione più importante che un investitore può imparare da questa breve storiella è che scappare da un mercato in ribasso potrebbe risultare un errore madornale, perché non si può sapere a che punto è arrivata la fase di ribasso: mantenere la rotta, cioè mantenere orizzonti temporali e logiche di investimento, è la tattica vincente.

Gino, impaurito dalle nuvole, scappa e torna in paese, perdendo così l’opportunità di godersi un meraviglioso paesaggio e in più prende acqua per tutto il tragitto. Le nuvole del cielo sono naturali; le nuvole del mercato, invece, spesso sono create ad arte da chi vuole che il Gino di turno venda in modo da poter acquistare a prezzi più bassi. Franco di contro ha tenuto la ferma convinzione che avrebbe scollinato, ricevendo come premio un magnifico panorama e niente pioggia. Si può obiettare che Franco avrebbe potuto arrivare in cima e avere comunque nuvole e pioggia: verissimo, ma le nuvole prima o poi si sarebbero diradate, magari il giorno dopo, quando si sarebbe alzato dopo la notte passata nel rifugio.

Lo stesso vale per l’investitore: prima o poi le nuvole create dagli speculatori si diraderanno e la ripresa del mercato li premierà, e con una guida adeguata potrebbero addirittura avvantaggiarsi. La guida, colui cioè che ti può guidare fuori dalla tempesta, è fondamentale: prova a pensare se insieme a Gino e a Franco ci fosse stata una guida esperta. Avrebbe rassicurato Gino dicendogli che a breve sarebbero arrivati al rifugio e che li avrebbe portati lui fuori dalle nuvole; e avrebbe evitato a Franco di assumersi il rischio di proseguire senza una chiara visione, accompagnato solo dall’ausilio del suo GPS. 

Il risultato di avere una guida esperta per Gino significava riuscire a scalare il 3.000 mt. come desiderava e per Franco non rischiare in nessun caso mentre raggiungeva la vetta. Qual è allora lo scopo della guida? Portare gli alpinisti alla loro meta, facendo in modo che non corrano pericoli o che almeno siano pronti ad affrontarli. 

Lo stesso vale per il Consulente Finanziario, che ha lo scopo di portare gli investitori alla loro meta non facendo correre loro rischi e preparandoli ad affrontare gli ostacoli che potrebbero trovare sul loro percorso. Per affrontare i mercati colmi di nuvole, come in questo periodo, bisogna sapere come muoversi tra i cumuli, conoscere la destinazione e, solo se necessario, correggere la rotta: questo solo per arrivare prima alla meta o evitare un passaggio difficoltoso.

Chi come me ama le montagne capisce che puoi affrontare un sentiero semplice se ben segnato, ma anche questo può diventare difficoltoso, se non si rispetta il buon senso e non si conoscono i rischi: così facendo però le probabilità che ti succeda qualcosa diminuiscono.

Rispettare e conoscere i mercati ci porterà sempre alla meta: come l’alpinista, anche il risparmiatore potrà fare il suo 3.000. Buona escursione!

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