Uno dei ricordi di quando da piccolo andavo al mercato è quello del salumiere.

Stando vicino al suo camion ed osservando potevi notare che regolarmente metteva qualche grammo in più di prosciutto o formaggio e diceva -Che faccio lascio?-.

In questi giorni penso che i clienti di molte banche italiane si potrebbero sentire come il  prosciutto o il formaggio, venduti sul mercato a peso.

Abbiamo appena archiviato l’acquisto di UBI da parte di Intesa, la relativa cessione di un numero consistente di filiali a Bper e già si parla di nuove manovre e acquisizioni UniCredit e MPS e di BPM con Bper , o di manovre già in corso come l’acquisizione da parte di Credit Agricole del Credito Valtellinese.

In tutto questo i clienti non hanno voce in capitolo vengono venduti alla stessa stregua delle filiali.

In un reportage di Plus, l’inserto del sabato de “Ilsole24ore” del 13/02, si parla dei disagi per i clienti delle banche interessate al risiko bancario, disagi che vanno dall’impossibilità di usare i propri denari, infatti spesso e volentieri la migrazione da una banca all’altra che dovrebbe avvenire nel “migration weekend” ha problemi e ritardi, al cambio di IBAN, carte, procedure e chi più ne ha più ne metta.

Purtroppo molto frequentemente i disagi si protraggono per lungo tempo, in questo periodo poi alle difficoltà usuali dobbiamo sommare il fatto che il personale è poco causa Covid.

Poca presenza in filiale cambio di sistemi operativi, poco tempo per la formazione, gli stessi operatori delle banche si dichiarano disorientati.

L’altro giorno parlavo con un professionista, correntista UBI, e mi dichiarava il suo disagio non solo dal punto di vista lavorativo, ma soprattutto da quello umano.

La perdita dell’identità dovuta alle continue mutazioni di proprietà e la perdita del contatto con operatori storici, hanno fatto sparire una componente fondamentale nel rapporto banca/cliente, la fiducia.

Questa affermazione mi ha fatto riflettere, in passato si apriva il conto nella banca sotto casa, perché portava il nome della città o perché si conosceva il direttore, oppure perché era la banca storica della famiglia, un legame forte, quasi affettivo.

I fatti degli ultimi anni, da Veneto banca in giù sino ad essere trattati come merce dq collocare, ha completamente minato questo legame.

Oggi più che mai si ha bisogno di ritrovare valori e rapporti umani in un mondo, quello bancario, che sembra averli smarriti.

Valori, vicinanza e condivisione sono tre propulsori che devono spingere i consulenti nei rapporti con la clientela per ridare al risparmiatore smarrito un po’ di certezze, ecco perché essere consulente non lo ritengo un lavoro, ma una missione.

Una missione difficile in un paese dove la prima cosa da fare è creare risparmiatori consapevoli, che possano vivere in un mondo che negli ultimi 20 anni è cambiato.

Se non vuoi essere solo un numero devi fare la tua parte aumentando la tua conoscenza finanziaria e trovando il consulente giusto per te, mi rendo conto che è difficile uscire dalla propria zona di confort, ma è l’unico modo per non sentir dire -Che faccio, lascio?-


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