“Primo: non prenderle!” Lo diceva il mitico Enzo Bearzot, commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, Campione del Mondo nel 1982. Cosa c’entra l’affermazione di un allenatore di calcio con la Finanza? Rappresenta una delle logiche più seguite dalle persone. La citazione mi è venuta in mente mentre ascoltavo un informatore energetico, mentre mi raccontava che molte persone stanno decidendo di avere un prezzo bloccato dell’energia elettrica (anche se in questo momento molto alto) con il rischio che il prezzo possa scendere nei prossimi mesi.
La stessa cosa succede parlando di mutui: l’altro giorno parlando con una coppia che vuole comprare casa, la prima cosa che mi hanno detto è stata: “Sceglieremo sicuramente il tasso fisso, non vogliamo sorprese”. Al di là del fatto che ogni situazione è unica, nello specifico con la loro capacità di risparmio e il loro reddito era preferibile un mutuo a tasso variabile, con controllo rata grazie ad aggiuntivi.
Primo non prenderle, appunto; anche se così facendo si aumentano le probabilità di pagare di più, se si parla di finanza, e si diminuiscono le probabilità di vincere, se si parla di calcio. L’incertezza crea stati d’animo che portano le persone a fare scelte che razionalmente non hanno logica: la paura che il costo dell’energia possa continuare a salire e che i tassi possano fare altrettanto spingono a compiere scelte di pancia, che come dico spesso non sono le migliori.
Una dimostrazione la troviamo anche nel mercato. Il mercato azionario odia l’incertezza: la direzione non chiara crea ansia e volatilità. Il mercato preferisce avere informazioni chiare, per poi prendere una direzione. Per assurdo il mercato potrebbe salire nel momento in cui sia conclamata la recessione, e questo per due motivi: l’ha già scontata prima (il mercato infatti anticipa gli eventi) e ha già coscienza di dove andrà. Per spiegare questo apparente paradosso uso la mia passione per la montagna e racconto di quando ho affrontato un sentiero, che ho percorso più e più volte, dopo che una tromba d’aria aveva fatto cadere una serie di piante.
Quando ho cominciato la salita ho avuto una sensazione di ansia: il sentiero era poco visibile, faticavo a orientarmi e la paura di sbagliare strada era tanta; ho fatto ricorso alla mia esperienza e alla mia conoscenza della zona, ho preso per riferimento una roccia e ho proceduto verso di lei fino a quando ho ritrovato il segnale bianco rosso che evidenziava il sentiero; solo nel momento in cui ho raggiunto il sentiero, lo stato d’ansia si è placato e mi sono goduto l’ascesa.
Come succede con il mercato, io mi sono affidato all’esperienza per prendere una direzione: ho percorso più strada del solito, ma alla fine sono arrivato alla meta. Il mercato invece oscilla e alterna giornate di rosso con quelle di verde fino a quando non riesce a ritrovare il sentiero già segnato per poi procedere spedito.
L’esperienza ci insegna che il mercato quando torna a salire raggiunge picchi più alti rispetto ai massimi fatti registrare in precedenza. Qualcuno starà pensando che questa volta sarà diverso e non succederà così. Eppure, quando nei primi Anni Duemila il Nasdaq scese dai 5.000 punti alla metà a causa della crisi Dot-com, molti dicevano che non sarebbe più tornato a quel valore: vent’anni dopo sappiamo com’è andata e ora il Nasdaq viaggia sopra i 10.000 punti.
Amo Bearzot, ma senza uno splendido Paolo Rossi, che a difendere non era proprio bravo, non avremmo vinto quel mondiale. La morale è: non prendiamole, ma non chiudiamoci nemmeno a riccio, altrimenti l’unico rischio che corriamo è di non arrivare alla meta o di non arrivarci nel migliore dei modi.
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