C’era una volta il Millennium bug

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Vi ricordate del Millennium Bug? Conosciuto anche come Y2K Bug, avrebbe dovuto mandare in tilt tutti i computer del Pianeta allo scoccare della mezzanotte del 1° gennaio 2000. Gli esperti di informatica iniziarono a parlarne già diversi anni prima: anche l’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, mise in guardia la propria nazione sul possibile pericolo che si stava correndo. A distanza di ventidue anni sappiamo ormai che non successe nulla, o quasi: solo pochi programmi manifestarono dei problemi e tra l’altro di non così grave entità.

Ogni volta che all’orizzonte s’intravede un possibile problema, entrano in ballo i catastrofisti che con dovizia di particolari c’informano di come il mondo finirà: anche nel momento in cui stiamo vivendo, ad esempio, ci sono persone che prospettano uno scontro fratricida tra Russia e Ucraina. Certo una guerra del genere è possibile, ma personalmente mi chiedo: a chi conviene veramente spingere verso una tale prospettiva? Non dico che non si debba stare allerta, ma credo anche che tutta quanta l’umanità, Russia compresa, non abbia alcun interesse a estinguersi a causa di una guerra nucleare. Sino ad ora comunque – e con buona pace dei catastrofisti – il mondo non è ancora finito e anzi il progresso continua.

Un’altra tendenza attualmente molto in voga è il caro vecchio ricorso al “si stava meglio quando si stava peggio”. Chiedetevi però se vorreste vivere come un vostro antenato del XIX secolo: aspettative di vita limitate a poco più di cinquant’anni, niente mass-media, telefoni, innovazioni scientifiche, mediche, tecnologiche. Si stava davvero meglio allora? Certamente avere nuovi orizzonti presuppone l’avvento di nuovi problemi, ma anche di nuove opportunità: l’aspettativa di vita che oggi supera gli ottant’anni, una cosa estremamente positiva che comunque nasconde delle criticità. Se si ha la fortuna di vivere oltre quell’età con buona salute e buone risorse è un bene, ma se si vive ad esempio con buona salute, ma senza risorse non è la stessa cosa.

Per rimanere in buona salute possiamo condurre una vita il più possibile salutare, ma la nostra possibilità si riduce a questo; per quanto riguarda le risorse invece è possibile fare molto di più. La settimana scorsa rileggevo sull’inserto di economia de Il Giornale l’intervista ad Annamaria Lusardi, presidentessa del comitato EDUFIN, dal titolo “Italiani bocciati in Finanza: va insegnata alle elementari” e su Il Sole 24 Ore un altro articolo in cui si diceva che gli immobili, gioia e delizia degli Italiani, hanno avuto rendimenti reali negativi per il 6,1% all’anno negli ultimi anni. Huston, abbiamo un problema, dicevano sull’Apollo 13: se gli Italiani vivono di più, le case rendono meno. Non si pianifica perché siamo stati abituati allo Stato che ci garantiva le pensioni, la certezza dei rendimenti e le garanzie del capitale, ma come dice Lusardi tutte queste certezze non ci sono più e dobbiamo pensarci noi.

Non voglio fare come i catastrofisti che sparano notizie tendenziose solo per il piacere di farlo, ma vorrei fare come i ragazzi dell’Apollo 13 che davanti a un problema hanno trovato la soluzione: e per trovare la soluzione si sono impegnati tutti. 

Ecco perché oggi ti chiedo un impegno: iscriviti al mio webinar del 25 febbraio prossimo e fai iscrivere un tuo amico a cui vuoi bene e insieme diremo come il capo missione di Apollo 13: “Non abbiamo mai perso un astronauta nello spazio e di sicuro non ne perderemo uno mentre io sono qui. Il fallimento non è contemplato!”

PS. Se vuoi approfondire questi e altri temi iscriviti al mio gruppo Facebook e se già sei iscritto invita un tuo amico a farlo. E se vuoi leggere il mio libro “La Finanza dei Pomodori”

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