Il Black Friday e l’Avversione alla Perdita

Che bello, ci sono gli sconti! La maggior parte delle persone, in questi giorni, è stata colpita da una vera e propria euforia da acquisti e da caccia all’affare: la causa principale è stata il Black Friday, una tradizione americana, legata al Giorno del Ringraziamento, da qualche anno diventata consuetudine anche da noi in Europa. Persino io, appena ho scoperto che le cartucce per la mia stampante erano scontate su Amazon, le ho ovviamente acquistate senza pensarci due volte. Si è trattato di un vero e proprio acquisto impulsivo: in casa, infatti, avevo già una scorta di cartucce. 

Come spesso mi accade, ho iniziato a riflettere sulle dinamiche che ci portano a certi comportamenti. La pancia anche oggi ha vinto: la sola gioia di risparmiare pochi euro mi ha fatto fare un acquisto poco utile. Quante volte nella vita facciamo azioni cosiddette “di pancia”? Se avessi avuto un addetto agli acquisti, mi avrebbe fatto probabilmente notare che avevo già in magazzino delle cartucce; ancora meglio, avrei attivato un programma di acquisto delle cartucce sistematico, in funzione del mio consumo.

Eppure il Black Friday fa leva proprio sulle nostre decisioni d’impulso: stimola i nostri sensi nella direzione del piacere per avere acquistato qualcosa, giocando sulla paura di perdere lo sconto. In Finanza Comportamentale questo sentimento che si scatena in noi è chiamato Avversione alla Perdita. Il timore di mancare l’occasione diventa la leva per fare acquisti senza fare un’analisi approfondita del reale bisogno, proprio come è capitato a me con il mio toner: avrei dovuto fare invece una scelta diversa e più logica.

Su questo contano quegli investitori di Borsa che sfruttano l’euforia, ad esempio, per indurre i piccoli risparmiatori ad acquistare azioni sull’onda dell’entusiasmo; oppure aspettano l’arrivo di notizie negative per far crollare il mercato e poi ricomprare a prezzi più bassi; in entrambi i casi fanno leva sull’avversione alla perdita, che sia perdita di un’opportunità o perdita di capitale. Il risparmiatore si comporta come me con le cartucce: compra perché l’azione va bene e tutti ne parlano come se fosse l’unica cosa da fare – magari le cartucce le avrei trovate scontate anche tra un mese! – oppure viceversa vende per paura, sempre a causa di un fattore emotivo simile. Anche il risparmiatore medio insomma farebbe bene ad avere un addetto agli acquisti che possa fargli fare la scelta giusta o che, ancora meglio, gli crei un automatismo in base alle sue effettive necessità.

L’automatismo migliore, per chi non vuole farsi prendere né dall’euforia né dal panico, è il piano d’accumulo. Conosciuto come PAC, il piano d’accumulo è uno strumento che permette di acquistare in maniera costante sui mercati e che abbatte l’euforia delle risalite; investe sempre la stessa cifra e accentua il valore delle discese; con la stessa cifra acquista più quote, cioè non ci fa acquistare di più con i prezzi alti e ci fa fare in automatico il 3×2 a prezzi bassi. Anche con un automatismo attivo potrebbe essere comunque utile avere un addetto agli acquisti, ovvero un Consulente Finanziario che, in presenza di cali di borsa, attivi il nostro personale black friday, facendoci acquistare quando ci sono gli sconti, appunto durante gli storni di mercato. Quando in Borsa si alza il cortisolo, non è necessario correre in farmacia, ma bisogna avere una cura sistemica (il PAC) e un medico (il consulente) che regoli la dose di antistress. 

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Assicurare il nostro capitale umano

Lo scorso sabato parlavo su queste pagine dell’importanza fondamentale del Capitale Umano. Nel corso dello stesso giorno, l’inserto de Il Sole 24 Ore riportava una ricerca fatta dall’Università di Milano-Bicocca e Doxa per conto di IVASS, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, sulle conoscenze assicurative degli Italiani. I risultati mettono in evidenza, ancora una volta mi viene da dire, come la nostra cultura finanziario/assicurativa sia veramente scarsa.

Un italiano su tre non conosce la differenza tra rischio e incertezza; più del 75 per cento ha parlato del rischio infortuni e malattia, ma nel nostro Paese solo il 10 per cento circa ha polizze in tal senso. Una questione, quella della conoscenza e della cultura, che ho più volte evidenziato, su cui ho scritto e anche tenuto seminari, perché penso che una maggiore conoscenza possa portare beneficio a tutti.

In televisione assistiamo giornalmente a reportage su calamità naturali e di altra natura, ma solo il 5,1 per cento di noi è assicurato in tal senso. Quante risorse si potrebbero liberare per la comunità, se dal 5 passassimo solo al 10 per cento di assicurati contro le calamità? Una cifra che rimarrebbe comunque ancora molto bassa, eppure sarebbe in grado di arrecare benefici a tutti noi. Quando parlo di cultura e conoscenza intendo questo; sapere e fare vuol dire maggior tutela per ciascuno di noi e meno aggravio per la società: vinceremmo tutti.

Quanto costa non essere assicurati? Provate a pensare di lasciare 50 mila euro per coprirvi da eventi non prevedibili. Se investissimo questo capitale, potremmo realizzare nel tempo, ad esempio, un 2 per cento annuo, cioè mille euro. Se l’investimento resta dieci anni, avremo portato a casa un buon rendimento; da questo toglieremo il premio assicurativo, che mettiamo essere di mille euro annui; adesso avrete pensato: ecco, non ci abbiamo guadagnato, anzi, ci abbiamo perso come se l’avessimo lasciato sul conto corrente. Facciamo però che al decimo anno ci succeda un danno stimato di 30 mila euro: nel caso A, soldi investiti e assicurazione, quest’ultima paga e noi abbiamo sempre i nostri 50 mila euro iniziali; nel caso B, ovvero no assicurazione, dobbiamo levare i 30 mila euro dal capitale, con una perdita secca del valore del danno. Dunque è la stessa cosa?

E se non succede nulla? D’accordo, il guadagno ipotetico è stato eroso dal premio assicurativo, ma camminereste su una fune da una parte all’altra del Grand Canyon senza protezione? E quanto sareste disposti a spendere per averla? Non è che perché non vediamo il vuoto che questo non ci sia.

Anche molti abitanti della Sardegna o della Sicilia, martoriati in queste ultime settimane dalle calamità naturali, probabilmente avrebbero voluto pensarci prima, anche il mio vicino di casa che ha avuto un infortunio grave avrebbe voluto pensarci prima, anche il proprietario del cane che ha fatto cadere il ragazzino in scooter voleva pensarci prima… E così via. 

Detto questo e fatti i dovuti scongiuri, è chiaro che noi Italiani non possiamo essere sempre i fanalini di coda della conoscenza finanziaria: per questo vi invito a scaricare la mia Guida sulle Assicurazioni qui e cercare di riflettere sul perché è davvero necessario assicurarsi. Non si parla di prodotti, ma di noi: cerchiamo di capire quello che potrebbe davvero servirci.

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L’importanza di fare scelte consapevoli

In questi giorni ho assistito a un incontro, tenuto da una società di gestione, in cui si è parlato di uno strumento legato all’Uomo, per essere più precisi un fondo di investimento, che investe in situazioni strettamente legate alla vita: dall’istruzione al lavoro, dagli animali da compagnia fino al tempo libero, prendendo perciò in considerazione tutti gli elementi che riguardano la nostra esistenza. In passato ho avuto modo di dire che il capitale più importante è quello umano: oggi più che mai questa realtà è al centro dell’attenzione globale. Anche nell’Agenda 2030, cui ho già fatto cenno, ci sono temi mirati sull’Uomo: dal superamento della povertà fino all’istruzione, passando dalla sconfitta della fame e arrivando alla parità di genere. In questo caso l’investitore comune, quello che percepisce questa tendenza, cosa dovrebbe fare? Perché un conto è parlarne in maniera astratta con bellissimi grafici, un’altra cosa è invece la pratica.

Credo che il risparmiatore debba partire da alcune piccole cose: la prima è difendersi da quelli che possono essere i problemi causati al suo maggior capitale, vale a dire se stesso, attraverso un’adeguata copertura assicurativa (a tal proposito, ti invito a scaricare la mia guida qui), perché come dico sempre assicurarsi è una tutela e non un costo.

La seconda cosa da fare è investire consapevolmente, ma nella pratica cosa vuol dire? Significa formarsi, capire quali sono gli obiettivi di investimento e cercare di conoscere almeno un po’ di più il mondo finanziario, ma anche scegliere ad esempio i risparmi sostenibili, che garantiscono il bene del mondo nel tempo, per avere un’eredità da lasciare ai nostri figli e nipoti.

Fare queste cose tutte insieme naturalmente non è facile: ecco perché ritengo, e anzi ribadisco da tempo, che tutti quanti dovremmo avere un consulente finanziario, non solo per scegliere il titolo migliore sul mercato, ma anche e soprattutto per fare scelte consapevoli, che facciano il bene nostro e di chi ci sta intorno.

A chiusura di questa riflessione vi lascio tre motivi per cui rivolgersi a un consulente:

  1. La tranquillità – Il giorno che il mercato italiano, nel marzo 2020, ha perso il 17 per cento ho mandato un video a tutti i miei clienti nel quale spiegavo perché saremmo usciti da quella crisi e che era sbagliato vendere: il tempo mi ha dato ragione.
  2. La tutela – Il consulente è legato con contratto d’agenzia a un solo intermediario (banca) e risponde in solido se reca danni al cliente.
  3. La corretta pianificazione finanziaria – Conoscere la situazione familiare, lavorativa e personale del cliente è un lavoro che si fa nel tempo e con la giusta sensibilità. Quando mi chiedono perché vedo la maggior parte dei miei clienti a casa loro rispondo: “Solo conoscendo il mondo del mio cliente posso realmente aiutarlo”.

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Meglio l’uovo oggi o la gallina domani?

Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Questo è uno dei dilemmi che l’uomo si porta dentro dalla notte dei tempi.Molto spesso nel mondo finanziario questo dilemma si tramuta nell’affermazione “meglio l’uovo oggi, che la gallina domani”: un modo per evidenziare che il risparmiatore non ha una visione prospettica degli investimenti, ma usa una logica arraffa e scappa in perfetto stile ‘assalto al saloon’ del Far West.

Come sempre, quando si parla di Finanza, dobbiamo tener conto della parte emotiva degli investitori. Ci sono parole che toccano la nostra emotività come amore, gioia, felicità, guadagno. In questi giorni, ad esempio, abbiamo assistito all’ascesa e alla fine di una criptovaluta: Squid Game. I risparmiatori sono caduti nella trappola dei suoi ideatori, che hanno giocato sui sentimenti e sul momento: l’omonima serie televisiva sta avendo infatti un grandissimo successo e sta suscitando anche numerose polemiche. Se ne è parlato e se ne parla ancora talmente tanto che – esperienza insegna – quando sentiamo parlare tanto di qualcosa, anche se non ci interessa direttamente, ne siamo comunque in qualche modo coinvolti.

In una trasmissione radiofonica uno psicologo diceva che molto probabilmente gli investitori avevano usato la logica del “se va bene uno, andrà bene anche l’altro”, anche se stiamo paragonando mele con pere: alla fine gli ideatori della criptovaluta sono scappati con la cassa lasciando gli investitori con un pugno di mosche. Questo comunque non precluderà la visione della serie, segno evidente che le due cose hanno lo stesso nome, ma non sono la stessa cosa. A bocce ferme e dopo quello che è successo possiamo affermare che sicuramente non è stata una scelta razionale e che si poteva prevedere un epilogo del genere, ma a volte le nostre emozioni ci fanno fare scelte che a freddo si possono definire folli.

Questo tipo di logica è riscontrabile tra gli investitori che si affidano a presunti metodi per fare soldi. Provate a mettere sul vostro motore di ricerca “fare soldi con gli investimenti”: troverete ricette per la felicità, idee per guadagnare, come vivere di rendita, come fare soldi senza lavorare… Tutte cose sicuramente importanti, ma che hanno un problema di fondo: chi ve li suggerisce difficilmente vi fa vedere come ha creato la sua ricchezza.

Ci sono guru degli investimenti che hanno fatto i soldi vendendo metodi per fare soldi, ma non con quei metodi. L’unico che ha detto chiaro quello che ha fatto è Warren Buffett, che ha più volte dichiarato di avere orizzonti temporali lunghi e di comprare e dimenticarsi degli investimenti. Ma chi è veramente disposto a fare questo? Decade quindi la logica arraffa e scappa tipica di investimenti come i Bitcoin, ma molto più simile a un titolo da cassetto cioè con tempi lunghi. 

Non ci sono pasti gratis: se vuoi guadagnare tanto nel breve periodo devi assolutamente prenderti dei rischi. Se invece vuoi guadagnare tanto nel lungo periodo devi prenderti del tempo.

È una ricetta facile, ma di difficile esecuzione: resta sempre il dubbio, uovo o gallina? Sicuramente la scelta influenza la vita di ogni persona, che davanti al dilemma decide per l’una o l’altra strada.

Se anche tu vuoi provare a risolvere il dilemma…

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