Torri Gemelle, vent’anni dopo

Quando quell’11 settembre del 2001 arrivò la notizia dell’attacco alle Torri Gemelle, io ero in auto e stavo percorrendo l’autostrada: Radio 24 trasmetteva la notizia, ma era tanto il trasporto dei giornalisti nel comunicarla, che si faticava quasi a capire l’entità dell’attacco. A quei momenti seguirono ore e giorni complicati, in cui si faticava a essere razionali: eravamo tempestati dalle immagini dei due aerei che si schiantavano uno dopo l’altro contro i giganti di cristallo simbolo di una New York fino ad allora inattaccabile, cancellando in un momento centinaia di vite.

Ricordo che quella sera incontrai un cliente, che naturalmente era molto emozionato e scosso da quanto era successo. Avevamo fissato l’appuntamento per fare un piano d’accumulo di una cifra importante: voleva accantonare del denaro per risistemare, di lì a qualche anno, una parte della casa per destinarla a sua figlia. Durante gli incontri precedenti avevamo stabilito quasi tutto, e invece quella sera, quando arrivai, trovai sua moglie talmente impaurita della possibilità di una terza guerra mondiale che non voleva più investire nel mercato che avevamo stabilito, ma da tutt’altra parte.

Restai tre ore a casa loro, cercando di farli ragionare in modo razionale, provando a far loro capire che il mondo probabilmente non sarebbe finito, che lo scossone di quel momento sarebbe stato riassorbito e che acquistare sui ribassi era come andare al supermercato e trovare un 3 per 2; e che il mercato in cui volevano investire – un fondo di liquidità in attesa di capire come sarebbe evoluta la situazione – non era quello adatto.

Uscii con il contratto firmato e un orizzonte temporale, scritto sul frontespizio dalla moglie, che restava comunque scettica.

Nei due anni successivi il mercato scese sino a marzo 2003, cioè sino all’invasione dell’Iraq, e ogni volta che andavo dai miei clienti la moglie era sempre scettica e impaurita e a poco valevano le mie rassicurazioni: però avvenne che la mia determinazione, e probabilmente anche la grande fiducia che riponeva in me suo marito, fecero sì che continuarono a investire come avevo loro consigliato. Nel maggio 2007, quando vendemmo l’investimento, la cifra si era apprezzata tantissimo e la moglie del mio cliente mi disse semplicemente: “Se tu quel giorno non avessi insistito, ora non avremmo avuto questi soldi. Grazie!”

Nel settembre del 2001 non ero tranquillissimo neanche io, ma dovevo razionalizzare quel che succedeva, perché solo usando la ragione si possono analizzare le situazioni e capire quello che può succedere. Il mio lavoro è innanzitutto fare il bene del mio cliente e fargli raggiungere la meta in qualsiasi situazione.

La Storia insegna che dopo una catastrofe l’uomo reagisce e trova una strada e una soluzione e il mondo che troviamo dopo è migliore di quello che abbiamo lasciato. Oggi, a distanza di vent’anni da quel tragico evento, le emozioni si sono affievolite, ma rimane una macchia all’interno della vita di ogni persona che ha vissuto quei momenti. Chi si è fatto prendere dal panico e dalle emozioni, si lecca le ferite perché il Mercato americano praticamente ha triplicato, e chi ha venduto ha consolidato una perdita; chi ha avuto invece l’atteggiamento contrario, ha ottenuto dei guadagni.

Oggi alla radio si staparlando di Afghanistan, un argomento in voga anche nel 2001: mi sono allora chiesto perché l’impatto del ritorno del Governo Talebano sia stato meno dirompente sui mercati oggi rispetto ad allora.

Credo che una chiave di lettura, oltre a tutte le altre, possa essere l’esperienza: i mercati sanno che al problema talebano c’è una soluzione, l’abbiamo vista in questi anni, e quindi lo ritengono un evento, diciamo così, controllabile. Quello che spaventa i mercati è l’incertezza, e quindi Torri Gemelle, Mutui sub-prime, Debito sovrano e Covid19 – per citare i cigni neri più rilevanti degli ultimi vent’anni – portano nel breve a una correzione, che è solo un’interruzione momentanea del processo di crescita del mondo.

A chi storce il naso rispondo solo ricordando che “i settantenni di oggi fanno le cose facevano i cinquantenni solo 50 anni fa, e che il benessere delle persone sia migliorato è innegabile”. Quindi oggi, a distanza di vent’anni, mi restano le lacrime per le vittime di quel barbaro attentato e la consapevolezza che il genere umano si rialza e cerca di migliorare.

Se vuoi qualcuno che possa aiutarti a navigare quando l’onda dell’incertezza arriva…

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