Enpam e le altre casse lasciano il mattone

Fin dal dopoguerra, con lo sviluppo economico e industriale, la ricchezza prodotta sotto forma di risparmio delle famiglie è stata indirizzata in grande quantità sull’asset immobiliare. Tant’è che degli oltre 10.000,00 miliari di euro di patrimonio accumulato negli anni, oltre il 60 per cento è composto da immobili di vario genere.

L’Italia si colloca in Europa al primo posto nel rapporto tra case possedute e numero di abitanti, che è pari al 72 per cento. Tra gli Anni Sessanta e gli Anni Novanta, Enpam, l’Ente di Previdenza di Medici e Odontoiatri, ha incamerato svariati milioni di euro di immobili che poi ha recentemente venduto, realizzando una plusvalenza di circa 156 milioni di euro. Messa in questo modo sembrerebbe una grande mossa da parte di Enpam, che ha incassato 842 milioni di euro: peccato che solo due anni fa lo stesso patrimonio immobiliare valesse 1,077 miliardi di euro.

Se analizziamo inoltre il guadagno percentuale sull’investimento, notiamo che nel caso migliore, cioè immobili acquistati negli Anni Novanta, la plusvalenza percentuale sarebbe di circa l’1 per cento, cioè 156 milioni di utile su 686: e se mettessimo le date reali di acquisto questo dato si abbasserebbe.

Il fenomeno della vendita degli asset immobiliari da parte delle casse è cominciato già dal 2013: infatti le casse hanno ridotto dal 30 al 20 per cento la presenza di immobili nel loro patrimonio. Le casse che non hanno ancora venduto, e detengono il 50 per cento in portafoglio, hanno visto il valore scendere negli ultimi anni, mentre le più virtuose, che hanno portato al 10 per cento la presenza di immobili, hanno subito meno il crollo delle valutazioni del post mutui subprime.

Il mercato immobiliare è in crescita solo per quanto riguarda gli immobili green e solo in alcune zone. La prima casa resta ancora un bene appetito dagli Italiani, anche se alcuni studi evidenziano la crescente presenza di maxi fondi per la gestione degli immobili, che attraverso economie di scala, cioè riduzione dei costi, hanno ancora convenienza a gestire immobili. La seconda casa e la terza non pagano più: il rapporto costo/rendimento non è più conveniente, e l’Enpam stesso ha venduto per non sopportare più i costi di gestione.

In un articolo de Il Sole 24 Ore del maggio 2017 si affermava che la casa non ha battuto l’inflazione negli ultimi 25 anni. Se paragoniamo il rendimento a quello di uno dei mercati azionari più bistrattati, cioè la Borsa Italiana, vediamo che, malgrado questa sia cresciuta meno degli altri mercati azionari, il suo rendimento medio ha comunque superato il 5 per cento annuo. Dal 1980 a oggi in nessun Paese al mondo l’asset immobiliare ha superato quello azionario, malgrado tutte le crisi passate, Torri Gemelle e Mutui Subprime compresi.  Attenzione: lungi da me sostenere che l’investimento in azioni sia l’unico, come sempre diversificare.

Per concludere torniamo al solito discorso della componente emotiva, che accompagna il mondo degli investimenti e che, se aggiunta alla scarsa conoscenza finanziaria, porta spesso i risparmiatori a commettere errori importanti e a conseguenze in termini di rendimento altrettanto importanti. Nella fattispecie, interviene uno dei 5 Errori di cui ho parlato nella mia nuova Guida (puoi scaricarla gratuitamente qui), ed esattamente il quinto, che gli psicologi comportamentali chiamano Bias Domestico, cioè: compro solo quello che posso raggiungere. Negli investimenti, “mogli e buoi dei paesi tuoi” non è un buon consiglio. 

Oggi più che mai il risparmio deve essere accompagnato da scelte ponderate che non sempre si è in grado di compiere in autonomia. Se hai bisogno di una consulenza,

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Vuoi il bene del Pianeta? Investi bene e mangia meglio

Nei giorni scorsi stavo analizzando un fondo che si occupa di nutrizione, e che quindi ha al suo interno azioni di aziende che si occupano di nutrizione. Come sempre succede, il driver che mi spinge nella scelta dei comparti da dare ai miei clienti è la sostenibilità. Oggi non è più ammissibile avere nel proprio portafoglio aziende che non abbiano un fondamento etico e che quindi rispettino quelle che sono le regole dell’Agenda 2030 sulla Sostenibilità.

Le regole che muovono le aziende sostenibili nel campo alimentare sono l’impatto ambientale zero o positivo, il miglioramento climatico, l’accessibilità al cibo, la perdita di biodiversità. Per quanto riguarda gli argomenti che interessano gli investimenti, si guarda a cosa mangiamo, come lo acquistiamo e come lo produciamo, cioè tutta la filiera è sotto la lente di ingrandimento.

Il risparmiatore cosa può fare? Investire in fondi che si occupano di nutrizione è un primo passo per fare del bene al Pianeta, il secondo è alimentarsi in modo corretto e sostenibile: la tanto vituperata dieta mediterranea, che qualcuno cerca di spacciare come non sostenibile, ne è un classico esempio. Prediligere un alimento nostrano, il pomodoro per esempio, a discapito di uno che per arrivare sulle nostre tavole debba fare migliaia di chilometri è un classico esempio di sostenibilità.

Quando pensiamo ad aziende sostenibili pensiamo a piccole realtà, ma dobbiamo sapere che anche grandi realtà, magari non molto amate dai campioni di calcio che le criticano durante le conferenze stampa, fanno la loro parte nella sostenibilità. La ben nota azienda cui faccio riferimento ha per esempio dichiarato che entro il prossimo decennio diminuirà l’emissione di CO2 nell’aria attraverso il riciclo della plastica e che più del 50 per cento delle bottiglie saranno di plastica riciclata: il modo migliore di parlare di economia circolare. L’economia circolare va a braccetto con l’alimentazione, infatti il packaging riciclato è uno degli argomenti principe quando si parla di economia sostenibile.

Torniamo per un attimo al concetto della nutrizione: mentre studiavo il fondo e pensavo al concetto di nutrizione in sé mi sono venute in mente una serie di modi di dire: da “Il sacco vuoto non sta in piedi”, che usava spesso mio nonno, dove la logica è metti qualcosa in pancia, non importa cosa, sino alla più moderna “Il nostro corpo è un motore perfetto e necessita di un carburante perfetto” che usa spesso un mio caro amico.

La nostra automobile, per logica, la dovremmo portare dal meccanico specializzato in quella marca, ma spesso la portiamo dall’amico che la ripara nel garage del palazzo magari come hobby. Pur bravo che sia, magari il nostro amico non ha tutti gli strumenti che servono ad aggiustarla. Per la nostra nutrizione e per il nostro benessere dovremmo per logica rivolgerci a professionisti che lo fanno di mestiere, invece spesso ci rivolgiamo ad esperti improvvisati che ci consigliano in base a semplici abitudini o convinzioni personali o magari ancor peggio per mero guadagno. Tanti prodotti disponibili sul mercato sono sicuramente buoni, ma dobbiamo sapere come usarli: quando parliamo di denaro per logica dovremmo rivolgerci a persone che lo fanno di mestiere, magari con strumenti di analisi all’avanguardia, ma anche qui spesso ci rivolgiamo all’amico che ne sa, magari perché per puro diletto legge qualcosa di finanza o ama i grafici dell’analisi fondamentale. Come scrivevo nel mio gruppo Facebook qualche tempo fa: “OGNI OFELÈ FA EL SO MESTÈ”. Questo proverbio milanese sottolinea che ogni pasticciere, estendendolo ogni artigiano, deve fare ciò che gli compete e non fare lavori di cui non sa. 

Se è vero che la salute passa anche dall’alimentazione e che la salute e il denaro sono le cose più importanti, perché prima di ingerire un alimento o di comprare uno strumento finanziario non ci rivolgiamo a chi ne sa più di noi? Volete fare del bene a voi e al Pianeta? Investite e nutritevi bene, magari chiedendo prima ad un esperto.

Buon appetito!

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Investire controcorrente senza mai perdere la rotta

Lo scorso anno scrivevo: “Andare contro corrente a volte può sembrare un atteggiamento da pazzi, ma spesso e volentieri chi si comporta in questo modo lo fa per una ragione, uno scopo o un sogno ben preciso. Avete mai pensato agli uccelli migratori? Ci sono specie come le oche selvatiche, che volano anche mesi e per distanze incredibili sino a 70.000 km, sembrerebbe da pazzi farlo, ma lo scopo del volatile è arrivare a destinazione e anche se la logica dice il contrario ce la fanno. Non senza difficoltà, sfidando pericoli e situazioni metereologiche di ogni tipo”.

Scrivevo questo quando i Mercati crollavano e io consigliavo di star tranquilli, perché ci sarebbe stata una fine del tunnel-pandemia. Nello stesso periodo facevo notare, sempre andando controcorrente, che i Bitcoin erano rischiosi, e che solo una parte marginale del proprio patrimonio andava investito in questo strumento. Alcuni clienti, malgrado i miei consigli, hanno voluto investire un po’ del loro denaro in bitcoin. Ho sempre detto loro di stare attenti perché, nel momento in cui le Banche Centrali si fossero mosse sulle monete virtuali, ci sarebbe stato uno scossone sul Mercato delle Criptovalute.

Ho sempre affermato di non essere un consulente speculativo e lo ribadisco oggi. Non investire in Bitcoin è una scelta protettiva verso i clienti. Non voglio farli cadere in due degli errori che ho spiegato nella mia nuova Guida sugli investimenti (puoi scaricarla gratuitamente qui) e cioè: uno, tutti scrivono della bontà dell’investimento in bitcoin senza tener conto dell’investitore, del suo orizzonte temporale e della capacità di accettare le oscillazioni; due, il cosiddetto Effetto Gregge, la logica che, se lo fanno tutti, è sicuramente corretto: non sempre il sentimento comune è giusto, e la storia è colma di “effetti gregge” e non solo in campo finanziario.

È di questa ultima settimana la notizia che la prima Banca Centrale, nella fattispecie quella cinese, si sta muovendo anche sulle criptovalute. Il solo parlarne ha creato uno scossone ai bitcoin, che a oggi sono la criptovaluta più nota e che hanno avuto una contrazione del 20 per cento nell’arco di appena sette giorni.

Quando assisto un cliente e parlo con lui, la prima cosa che voglio capire è la sua capacità di accettare una correzione così importante in così poco tempo. Questa mia prudenza – la diversificazione e l’attenzione alla capacità di sopportazione del rischio da parte del mio cliente e la sua fiducia nelle scelte che ho fatto per lui – ha spesso permesso di subire meno le oscillazioni di mercato.

Non voglio demonizzare i bitcoin, ma voglio affermare che non sono per tutti, come spesso invece potrebbe sembrare dalle varie pubblicità che compaiono qua e là sui siti Internet e sui social. Si potrebbe obiettare che basta entrare e uscire quando si è raggiunto un certo guadagno, ma purtroppo spesso in questo caso subentra un altro errore di cui ho parlato nella mia nuova Guida sugli investimenti (puoi scaricarla gratuitamente qui): l’Overconfidence, cioè il credere di sapere dove andrà il Mercato; un errore, questo, che porta inevitabilmente a sottoppesare o sovrappesare le posizioni di investimento.

La storia del Fondo Magellan degli Anni ’90 ci insegna che l’investimento è una questione di pazienza. Il fondo, nel giro di dieci anni, guadagnò sempre, ma la maggior parte degli investitori perse: come è stato possibile? Semplicemente sbagliando i momenti di entrata e di uscita: gli investitori che entravano perché tutti parlavano del Fondo, spesso compravano con alte valutazioni e uscivano con basse valutazioni.

Per ottenere un risultato, quindi, l’importante è valutare quanto sono confidente al rischio e che orizzonte di investimento posseggo. Sembra facile, vero? La risposta è: NO!

 Ecco perché avere un consulente al proprio fianco può farci volare controcorrente, ma non rischiare di perdere la rotta.

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I 5 Errori dell’Investitore

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Volevo fare lo psicologo. Mi hanno sempre incuriosito la mente e le reazioni umane. 

Il mio professore di Letteratura delle superiori diceva sempre: “Se voglio le emozioni leggo una poesia, se voglio un consiglio leggo un manuale, l’una tutte emozioni, l’altro tutto raziocino. Non esiste però un manuale per l’amore: dovrete sempre soffrire”. Una frase che allora mi faceva sorridere, ma la cui verità profonda ho ritrovato, e con la quale mi scontro giornalmente, nel mio lavoro.

La riflessione del mio professore si sposa perfettamente alla Finanza. Gli investitori che basano le loro scelte solo sulle emozioni saranno infatti sempre destinati a soffrire; di contro invece gli investitori che baseranno il loro rapporto con il denaro solo su un manuale non avranno mai la gioia. Charles Spurgeon diceva: “Non è quanto abbiamo, ma quanto lo apprezziamo a renderci felici”. Come dico sempre, il denaro è il mezzo, non il fine.

Quando sono diventato Consulente ho abbracciato la Finanza Comportamentale, una neuroscienza che studia il comportamento umano in rapporto ai propri risparmi e ai propri investimenti; questo proprio perché mi sono reso conto che il risultato dei nostri investimenti dipende più dalle nostre emozioni che dai mercati finanziari

Nella mia esperienza ho imparato che non esistono gli investitori completamente razionali, perché la nostra emotività entra sempre in gioco. In tutti questi anni di lavoro, ho avuto modo di riscontrare cinque errori che le persone commettono nel loro essere investitori, tutti creati dall’emotività che è accentuata da fattori esterni quali le notizie di pubblico dominio, le opinioni delle persone che ci stanno intorno, la paura di ciò che non ci è vicino oppure, più banalmente, le nostre abitudini o le nostre esperienze. Le soluzioni a questi errori esistono, ma prima di riuscire a risolverli bisogna riconoscerli, perché solo la consapevolezza di ciò che si sbaglia può portarci a non sbagliare più.

Mi ricordo che una sera, parlando con un amico dei problemi della vita, gli dicevo: se hai una soluzione, allora hai un problema, se non ce l’hai allora è un dato di fatto. Filosofammo a lungo su questa affermazione tanto cara a chi si occupa di PNL. Vorrei aggiungere che, se il problema non lo conosco, non posso neanche avere la soluzione: quando sono cosciente del problema lo posso infatti risolvere.

Questo discorso, che sembra quasi fine a se stesso, ha invece una grande risonanza tra gli investitori, che spesso non sanno esattamente quale sia la loro situazione e, non conoscendo né la soluzione né il problema, non affrontano gli investimenti e perdono occasioni.

Nel tentativo di permettere alle persone di conoscere (e riconoscere) alcuni tra gli errori più classici in Finanza, ho scritto la nuova Guida di Parla di Finanza Come Mangi: I 5 ERRORI DELL’INVESTITORE. Perché, come diceva Socrate, la conoscenza rende liberi: anche di fare le scelte giuste per i propri investimenti. In questa nuova guida, molto breve e priva di troppi tecnicismi, ho descritto gli errori che ho più spesso ritrovato in questi anni sulla mia strada di consulente e che attraverso il mio Metodo SFIDE, cerco di risolvere con tutte le persone che entrano in contatto con me. 

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Buona lettura!

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Si può investire e non rinunciare ai propri valori

Sabato ero anch’io davanti al televisore a guardare la partita Danimarca-Finlandia, quando il giocatore danese Christian Eriksen si è accasciato al suolo, colpito da un malore improvviso. È stato un momento emotivamente difficile e quello che è successo nel giro di una manciata di minuti al campione che milita nel campionato italiano mi ha fatto riflettere: i giocatori della sua squadra hanno tenuto un comportamento esemplare, prima facendo in modo che fosse in sicurezza e non soffocasse durante gli interminabili attimi che hanno preceduto l’arrivo dei medici sul campo; poi stringendosi attorno al proprio compagno e facendogli da scudo in quei momenti così difficili per lui, letteralmente a cavallo tra la vita e la morte. Anche per questo, nelle ore e nei giorni successivi, si è fatto un grande parlare di valori come l’amicizia e il senso di appartenenza.

I valori sono i mattoni che i nostri genitori ci danno quando siamo piccoli e che ci portiamo dentro per tutta la vita. Violare o non mantenere i propri valori è una cosa che emotivamente ci pesa: essi sono i simboli che animano le persone, tanto è vero che al mondo ci sono molte più persone disposte a morire per un’idea e un valore che per una cassa piena zeppa di denaro.

Mentre riflettevo ancora su tutto questo, mi è capitata tra le mani un’indagine di Schroders nella quale si affermava che il 77 per cento dei risparmiatori italiani non è disposto ad andare contro i propri principi negli investimenti: tre nostri connazionali su quattro, insomma, non sono disposti a fare investimenti contro la propria etica, anche a costo di guadagnare di meno. Sicuramente qualcuno potrebbe obiettare che uno su quattro lo farebbe: è vero, ma preferisco concentrarmi sulle cose positive. Credo che, come sempre è successo, un movimento positivo vince sempre su uno negativo e del resto la Storia ce lo insegna: negli investimenti vale e deve valere lo stesso. Un investitore che è contro la guerra non può pensare di dare il proprio denaro a un fondo che investe nell’industria bellica: lo stesso vale per una persona che vuole liberare il mondo dagli idrocarburi enon può eticamente investire in un fondo petrolifero.

Affermo da tempo che il denaro non può mai essere il fine. È dimostrato che, anche se nel breve periodo, uno può averla vinta: ma nel lungo periodo non riuscirà a reggere. Per chi storce il naso poco convinto, avete mai visto il film Wall Street? Il senso di quasi completa onnipotenza contraddistingue molti passaggi della pellicola, ma alla fine i valori hanno sempre la meglio. Persino il più avido dei protagonisti, davanti al nipote, si redime. La morale? Dobbiamo ricordare che non lasciamo il ricordo per quanto denaro abbiamo, ma per come lo abbiamo usato.

La scelta del proprio consulente deve partire anche da queste basi, cioè dai valori che ci contraddistinguono. Ad esempio io non investirei mai nell’industria bellica, perché sono contro la violenza: quindi se voleste speculare in quel settore, io non sono il consulente che fa per voi. Credo invece sia un nostro dovere lasciare ai nostri figli un mondo migliore e più vivibile: ecco perché da tempo professo che gli investimenti sull’ambiente, il riciclo e tutto ciò che può migliorare il mondo siano la base per un Pianeta meglio gestito in termini di clima e ambiente. Credo soprattutto nel rispetto nei confronti dei miei clienti e nel lavorare con competenza e passione per raggiungere con loro gli obiettivi che di volta in volta si prefissano.

Se anche tu pensi che i valori siano la cosa più importante e che il denaro sia il mezzo per arrivare ad un fine più alto – l’istruzione dei nostri figli, una vecchiaia serena senza pesare su nessuno o anche, perché no, una casa per le vacanze; se hai il tuo sogno, la tua aspirazione, allora chiamami: scoprirai che investire nell’industria Green, oltre a essere etico, è anche remunerativo.

Investi in Cina, perché ti voglio bene

Shanghai 1990/2010 Immagine GlobeTrotters

“Sai che non amo molto l’azionario e temo che la Cina mi faccia prendere una cantonata, eppure tu continui a dirmi che il Mercato Cinese è un investimento che, se fatto in modo graduale nella mia pianificazione, ci può stare. Perché lo fai?” 

“Perché ti voglio bene”.

Questa la sintesi del discorso intercorso tra me e un mio cliente l’altro giorno. A parte esprimere il mio affetto nei confronti di chi seguo con soddisfazione e dedizione lavorativa da tanti anni, ho cercato anche di argomentare sul perché insisto col Mercato Cinese, e in particolare con quello dei consumi. 

Il motivo di partenza è molto semplice. Nel 2023 si aggiungeranno un altro miliardo di persone al ceto medio e di questi il 90 per cento sarà collocato nell’area Asia-Pacifico. Si presume che il reddito pro-capite cinese salirà da 10.000,00 $ odierni a 15.000,00 $ nel 2030. Il denaro in più nelle tasche dei Cinesi sarà speso per aumentare i consumi: un po’ come successe nel nostro Paese nel dopoguerra, quando con l’aumento del reddito pro-capite si arrivò ad avere un televisore e un frigorifero in ciascuna casa italiana e da lì molti altri beni di consumo.

Il governo cinese ha inoltre stanziato moltissimo denaro per incentivare i consumi interni, in modo da creare un mercato nazionale che possa quindi viaggiare in autonomia, senza bisogno necessariamente delle esportazioni. Il miglioramento dello stile di vita porta inevitabilmente, oltre che a un aumento dei consumi, anche al risparmio: e di questo ne trarrà naturale giovamento il settore bancario.

Il movimento demografico dalle campagne alla città porterà a un’incentivazione del mercato immobiliare: è emblematica, a questo proposito, la fotografia di Shanghai, che mostra come la città sia radicalmente cambiata in poco più di trent’anni. Un altro settore che in Cina sta letteralmente esplodendo è quello alimentare: si pensi che i soli condimenti per il cibo, in questi ultimi anni, hanno triplicato la domanda. Del resto, ho già affrontato la questione del Mercato Cinese molte altre volte: l’ultima parlando delle opportunità obbligazionarie, che oggi apre una finestra importante sui consumi.

Per chiudere la quadratura del cerchio, vi racconto che, nello stesso giorno in cui ho parlato di Cina con il mio cliente, ho incontrato anche un advisor che si occupa di obbligazioni, che mi ha parlato di un mercato che al momento ha poche opportunità. 

Il mercato obbligazionario è infatti appetibile perché ha il capitale garantito e perché dà cedole: queste ultime però sono al momento basse, purtroppo, e per avere rendimento bisogna alzare il rischio. Unendo le due cose possiamo affermare che la sicurezza dell’investimento oggi è dato dal potere di crescita del mercato, il quale allo stesso tempo regala rendimenti interessanti. 

Un esempio? Un ragazzo che lavora e che ha un orizzonte in espansione, oltre alla pensione, potrebbe pensare di accumulare risparmio su un fondo che investe nei consumi cinesi. Otterrebbe così ottimi risultati su entrambi i fronti. 

Noi Italiani abbiamo fatto la fortuna del nostro Paese facendo accantonamenti da 100.000,00 £ e diventando per antonomasia il Paese dei navigatori, dei santi e dei risparmiatori. Rispolverare il vecchio “Metti via 100,00 € al mese” potrebbe far bene anche al futuro dei Millenials.

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Orizzonti temporali tra realtà e percezione

Quando esco a passeggio col mio cane e gli metto la museruola, come dovrebbe essere fatto con tutti i cani di grossa taglia, le persone attraversano la strada, evitandoci. Non posso certamente biasimarle: vedere un cane con la museruola lo fa sembrare aggressivo, anche se nella realtà il mio cane non ha mai morso o attaccato in alcun modo nessun essere umano. Quello che percepiamo spesso è una realtà distorta o è semplicemente quella che ci costruiamo perché ci sta bene così: ci limitiamo ad attraversare la strada, senza pensare alle conseguenze.

Succede lo stesso anche con gli investimenti. Un esempio per tutti: abbiamo la percezione che tutti gli investimenti che hanno un rimborso a scadenza garantito siano sicuri e che invece quelli a capitale variabile siano rischiosi. Concettualmente non fa una piega, se non fosse che gli investitori, in nome di una sicurezza che è spesso solo presunta, si comportano in maniera contraria rispetto a quanto affermano. 

Nel 2019 un’indagine di Invesco sugli orizzonti temporali degli investitori europei fece emergere che mediamente gli investitori del Vecchio Continente hanno un orizzonte di 6,9 anni, con il massimo di 10,2 anni degli Olandesi e un minimo di 4,9 anni degli – udite, udite! – Italiani. Gli stessi Italiani, che hanno 4,9 anni di orizzonte temporale, investono poi in BTP con durate che arrivano addirittura ai cinquant’anni. Questa sembra una contraddizione, e concettualmente lo è: ha le sue radici nella credenza di cui parlavo prima, e cioè che quando il capitale è garantito a scadenza allora è sicuro; il capitale variabile, invece, deve essere per forza di cose rischioso.

A investire in un titolo con cedola fissa, e ultimamente spesso anche bassa, di così lunga durata dovrebbe essere un investitore evoluto, che è disposto ad accettare oscillazioni anche importanti del capitale, dovute ai movimenti dei tassi. Sono purtroppo gli investitori che hanno una repulsione al rischio a investire spesso e volentieri in questo modo: non si rendono conto, perché sino a oggi hanno guadagnato sulla variazione dei prezzi, di quanto un innalzamento dei tassi potrebbe pesare sul loro capitale.

Quando faccio notare loro questa cosa, solitamente mi rispondono che comunque hanno il capitale garantito. È vero: ma tra quanti anni? 

La mancanza di una reale educazione finanziaria (e sappiamo che anche in questo campo noi Italiani siamo un triste fanalino di coda) ci porta a prendere rischi che, grazie a una corretta diversificazione, sarebbero altrimenti facilmente evitabili; e a ottenere rendimenti che, in futuro, saranno sicuramente inferiori rispetto a quelli che gli investimenti in capitale variabile avrebbero garantito.

A conferma di questo fatto, basterebbe analizzare l’MSCI, ovvero il più grande indice azionario mondiale: noteremmo che, a vent’anni, il rendimento minimo è stato del 3,7 per cento annuo, che sale al 5,9 per cento a trent’anni. Tutti rendimenti al di sopra di quelli dei Bond, che negli ultimi vent’anni non superano il 2,7 per cento.

Quindi è sempre molto importante avere ben presente che solo una corretta pianificazione temporale ci può far creare un giusto mix di azioni e obbligazioni che ci permetteranno di ottenere il massimo risultato in tutti gli orizzonti. 

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