Razionalizzare l’esperienza per farla diventare memoria

È passato ormai un anno dall’inizio della Pandemia di Covid19. In questi ultimi giorni mi sono fermato a riflettere su quello che ho scritto e detto lo scorso anno proprio di questi tempi: una cosasu tutte in particolar modo mi ha colpito, perché sembrava una vera e propria profezia.

Che differenza passa tra esperienza e memoria? Mi chiedevo allora.

Esperienza, nell’enciclopedia Treccani, è definita la conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione. L’esperienza va associata con l’esperimento, specialmente in campo scientifico. Come si può ben capire l’esperienza ha un certo fondamento scientifico: a meno che, come succede nell’epoca che stiamo ancora attualmente vivendo, la conoscenza diretta non abbia anche una forte connotazione emotiva, per cui le emozioni come la paura o l’incertezza nel futuro, ne alterano i risultati.

Ogni qual volta facciamo un’esperienza in campo finanziario, dalla crisi del 2000-2003, alla crisi del 2008, fino a quella che stiamo vivendo oggi, pensiamo che sia diversa, adducendo semprediverse motivazioni.

Nel 2000-2003 si diceva: “Questa è una guerra: adesso ci sarà la Terza Guerra mondiale, Internet è finito”. Facevano sembrare quella crisi diversa da tutte le altre, con paura che finisse il mondo, che l’Umanità si estinguesse come i dinosauri o altro ancora.

Nel 2008 si diceva: “Questa volta è diverso: è una crisi di sistema, non ci si riprenderà più, il sistema bancario è finito e i mercati non si riprenderanno più”. Sembrava fosse arrivata la fine del sistema economico finanziario conosciuto.

Oggi a cavallo della crisi 2020-2021 si dice: “Questa volta è diverso per davvero: il mondo non aveva mai dovuto affrontare prima una pandemia come questa, e non riuscirà a fermarla, l’economia mondiale esploderà, moriremo tutti…”

E mi sono limitato agli accadimenti degli ultimi vent’anni, quelli che ci ricordiamo meglio. Mentre le viviamo, però, tutte le situazioni sembrano nuove e subentra la paura del cambiamento, dell’impossibilità di gestirle, di capirle e chi più ne ha più ne metta.

Se guardiamo oggi alla crisi del 2008, ci limitiamo a verificarne l’impatto economico, rapportiamo i dati con la crisi precedente e analizziamo il drawdown (che non è altro che la correzione percentuale del prezzo di uno strumento finanziario dal suo massimo al suo minimo) e le successive riprese: una volta che la pancia smette di interferire con il cervello, insomma, questo razionalizza e analizza.

Cosa succederà per la crisi attuale? Tra qualche tempo analizzeremo drawdown e ripresa con raziocino e dolori di pancia sempre minori, più la crisi si sarà allontanata. Questo non è altro chel’effetto della memoria: il ricordo di un evento, del suo impatto e delle conseguenze e cosa è successo subito dopo.

Nell’enciclopedia Treccani la Memoria è definita, in generale, come la capacità di conservare traccia più o meno completa e duratura degli stimoli esterni sperimentati e delle relative risposte.

Oggi possiamo ad esempio pensare all’11 settembre 2001 in maniera più razionale: sentiamo un dolore completamente diverso da allora, perché sappiamo come è finita, abbiamo cioè la risposta a tutti gli stimoli esterni che allora ci sono arrivati. In quel momento storico, però, mantenere la barra dritta è stato faticoso, perché l’esperienza non era ancora diventata memoria.

Come imparare a gestire l’esperienza in relazione alla memoria in campo finanziario? La figura del consulente serve proprio a questo: a fare in modo che l’esperienza sia superata nel migliore dei modi e diventi memoria per i propri clienti.

La razionalizzazione delle esperienze passate ormai diventate memoria e lo studio di quanto avvenuto aiutano il consulente a leggere quello che potrà avvenire, e quindi a dare le risposte migliori al proprio cliente.

Se vuoi scoprire se, oltre a una grande esperienza, ho anche una buona memoria.

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