Perché la cancellazione del debito sarebbe un male per l’Italia?

In questi giorni si parla insistentemente della cancellazione del Debito pubblico: Francia e Italia hanno ventilato la cancellazione del debito detenuto dalle Banche Centrali.

A onor del vero, già il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, in una sua intervista datata 15 novembre 2020 a La Repubblica, l’aveva definita “un’ipotesi interessante”.

Al di là della ventata populista da cavalcare o meno, una situazione del genere potrebbe avere una ripercussione negativa sull’EuroZona in generale e sull’Italia in particolare.

Christine Lagarde, attuale presidentessa della Banca Centrale Europea, si è affrettata a dire che la cancellazione del Debito è illegale ed è inutile, togliendo così ogni velleità a chi vorrebbe cavalcare l’onda: lo vieterebbe infatti l’Articolo 123 del Trattato sull’Unione Europea.

Facciamo l’ipotesi assurda che il Debito sia invece cancellato e vediamo alcuni scenari che potrebbero presentarsi. I Paesi dell’EuroZona vedrebbero cancellati i debiti che sono al momento nella pancia delle Banche Centrali e, se per quanto riguarda i singoli bilanci tutto ciò è un bene, per l’EuroZona invece no, e per due motivi:

  1. Si metterebbero in pancia alla BCE perdite di bilancio ingenti, che potrebbero avere ripercussioni sulle manovre successive di aiuto o di altro genere;
  2. Si minerebbe la credibilità dell’EuroZona, allontanando così gli investitori stranieri.

Analizziamo lo scenario italiano.

Le cose dette per l’Europa valgono anche per l’Italia. La credibilità italiana potrebbe essere anzi minata ulteriormente dal fatto che il nostro Debito è quello più rilevante; inoltre paghiamo la scarsa credibilità del nostro sistema politico.

Gli investitori non verrebbero più volentieri ad investire il loro denaro nel nostro Paese, perché sarebbero portati a credere che, un domani, basterebbe un colpo di spugna a cambiare le carte in tavola. La poca certezza renderebbe troppo rischioso portare denaro nel Belpaese: risorse, queste, che sarebbero destinate ad altri Paesi, magari meno remunerativi, ma più sicuri.

Una delle mie perplessità maggiori è il timore che l’Italia, davanti a una situazione del genere, si potrebbe comportare come quel bambino che non è mai bacchettato per le sue marachelle, ma che è sempre perdonato: quel bambino continuerà allora a fare le sue bischerate sapendo che non ne pagherà mai le conseguenze. Rischiamo perciò di non lavorare per migliorare questa nazione, ma continuiamo a comportarci nello stesso modo ricreando debito e non valore.

Per i risparmiatori, l’azzeramento del Debito potrebbe essere una notizia deleteria per due motivi:

1. Per i possessori dei Titoli di Stato, che non saranno oggetto di cancellazione: si parla infatti di cancellare, come detto prima, solo quelli in pancia alle Banche centrali, che avranno inevitabilmente una ripercussione negativa sul capitale;

2. Chi invece investe in prodotti di risparmio gestito o nelle polizze, vedrebbe i propri fondi subire delle oscillazioni a causa dei titoli italiani in portafoglio che si deprezzerebbero.

Anche per gli imprenditori non sarebbe una bella notizia: non ci sarebbero più capitali esteri in entrata, con ripercussioni su tutta la filiera produttiva e distributiva.

Riassumendo: la cancellazione del Debito non serve alle nazioni per la credibilità, ai risparmiatori per il deprezzamento dei risparmi, agli imprenditori per la mancanza dei flussi di capitali; lasciando da parte le ripercussioni sull’Euro e anche quelle sociali. Proviamo infatti a pensare a un tedesco che veda cancellato gran parte del debito italiano, con contestuale buco di bilancio della BCE che si ribalta anche su di lui: probabile che, in un caso come questo, qualche tensione sia plausibile.

Il Recovery Fund, MES rivisto e corretto come ventilato da qualcuno, e una profonda ristrutturazione della Pubblica Amministrazione e della burocrazia italiana, sono sicuramente le strade virtuose che dobbiamo seguire per migliorare la nostra situazione.

Resta il nodo del debito alto e del rischio di deprezzamento per chi detiene titoli di debito dello Stato Italiano: prima o poi “l’effetto Draghi” diminuirà e si tornerà a parlare di sostenibilità del debito. Qualcuno ha già cominciato e quindi ci aspettano spread e deprezzamento.

Esiste un modo per difendersi da questa situazione? Investire per obiettivi e diversificando. Se vuoi saperne di più:

CONTATTAMI