Vi starete chiedendo cosa c’entri Napoleone. Sul contadino invece avrete meno perplessità, perché è molto più semplice ricondurre un buon comportamento alla cara vecchia saggezza popolare, quella che guarda alle stagioni e al loro inesorabile avvicendarsi.
Ogni anno le stagioni hanno la stessa cadenza: inverno, primavera, estate, autunno. L’Uomo si è adattato a questa ciclicità e i contadini, va da sé, hanno anche stabilito con esse un rapporto particolare.
Gli agricoltori ci hanno sempre insegnato che la neve rende fertile il terreno nella stagione calda, che in primavera si semina, che in estate e in autunno si raccoglie e si prepara il terreno per l’inverno.
Così accade in finanza. L’inverno meteorologico, per esempio, può essere tranquillamente paragonato ai cali di mercato, momenti in cui il terreno si riposa e prende forza per una nuova stagione e l’economia prende fiato per una nuova espansione. Questa considerazione è condivisa da tutti gli investitori nei momenti di calma: perché allora, “ad ogni stormir di fronde”, tutti fuggono dal mercato, magari ai minimi?
La risposta è semplice: la paura di perdere tutto attanaglia e oscura la mente, fa perdere la razionalità che invece si palesa nei momenti di calma dei mercati. È un po’ come se il nostro contadino, contravvenendo alla sua proverbiale saggezza, si facesse prendere dal panico quando la temperatura scende sotto lo zero.
Diamo allora un’occhiata a questo grafico, che mostra i vari stati d’animo e le emozioni degli investitori, rapportati ai vari momenti dell’andamento dei cicli di mercato.
L’investitore solitamente vuole entrare nei mercati solo nei momenti di euforia e uscirne nei momenti in cui è terrorizzato oppure si sente sconfitto, facendo esattamente il contrario di ciò che dice la logica e insegna la saggezza popolare. Come fare allora per non incappare in questo errore? La risposta è semplice: diversificare, facendo sempre tesoro dell’esperienza del contadino.
Non esiste un agricoltore che nel suo orto pianta solo un tipo di verdura, ma in esso si troveranno svariati tipi di ortaggi. Se la stagione andrà male per i pomodori, l’agricoltore potrà mangiare le zucchine o altre tipologie di verdure. La stessa cosa va fatta con i nostri soldi: la scelta ottimale sarebbe utilizzare strumenti diversi, per ridurre il rischio di perdere e per difendere
il nostro portafoglio dalle oscillazioni di mercato: cioè non solo dalle nostre emozioni, ma anche dai tassi bassi oppure da entrambi. Una corretta diversificazione deve riguardare non solo il tipo di strumento, ma anche la durata degli stessi. Strumenti a breve termine, come ad esempio i Bot, e strumenti di lungo termine, come un fondo pensione, hanno durate e logiche di investimento diverse, che rendono diversa la loro modalità di utilizzo.
Dobbiamo inoltre tenere in considerazione il posizionamento geografico. Se investo tutto nel mercato europeo, e questo va bene, allora ho fatto centro: ma se va male? Suddividere gli investimenti in varie aree geografiche mi tutela da questo rischio: se va male l’Europa magari trarrò utili dai Paesi emergenti o dall’America.
Sì, ma direte voi: la storia del contadino l’abbiam capita. Cosa c’entra dunque Napoleone?
C’entra perché, arrivati a questo punto, non dobbiamo dimenticare di pianificare. E quando si tratta di farlo, la tattica di un Cristoforo Colombo qualsiasi – ovvero partire con le caravelle così, all’avventura – non è certo la strategia più indicata per programmare il nostro viaggio nel mondo dei mercati e della nostra vita.
Preferibile invece usare una strategia alla Napoleone, che non per niente è conosciuto come uno dei più brillanti strateghi della Storia: Napoleone non lasciava nulla al caso, pianificava ogni mossa e conosceva nel profondo sia gli avversari sia il campo di battaglia. Non solo: ogni soldato del suo esercito aveva la sua collocazione all’interno di un piano ben definito.
I nostri risparmi sono come i soldati di Napoleone: devono essere collocati all’interno del nostro esercito in modo logico e ordinato, secondo una corretta strategia. In prima linea collocherò i soldi che, tra sei mesi, mi serviranno per comprare l’automobile: da questo denaro mi aspetterò un ritorno minimo, ma che non retroceda. A fianco della prima linea, in perfetto stile napoleonico, metterò “la colonna”, cioè il denaro che mi servirà per l’acconto di una casa tra cinque anni e che mi difenderà dalle oscillazioni. In ultimo “il quadrato”, che avrà due funzioni, proteggere e difendere: sarà il denaro cioè che rappresenta gli investimenti a lungo termine e i soldi che potranno essere destinati all’università di mio figlio. Se voglio creare movimento, chiamerò la cavalleria, cioè le azioni che possono creare quel qualcosa in più, ma che devono essere inserite nel modo e nei tempi giusti. In fondo, nelle retrovie, i generali: ovvero il denaro che mi serve per la pensione.
La cosa probabilmente più difficile è dare un nome e un cognome al proprio denaro, ma è quello che bisogna imparare a fare. In Italia, da quando hanno avuto accesso a tutti gli strumenti finanziari che oggi conosciamo, gli investitori hanno commesso una serie di errori: uno su tutti ha visto l’utilizzo delle azioni nella stessa modalità con cui trattavano i Bot, uscendone scottati. Il nostro orto degli investimenti deve avere molte varietà di ortaggi, che non maturano nello stesso periodo e che servono per preparare piatti diversi a seconda di ciò che vogliamo mangiare; e dovremo dividere il nostro orto secondo una strategia degna di Napoleone, questo sarà il modo migliore per raggiungere i nostri obiettivi.
Se volete i consigli di uno stratega contadino, saggio e lungimirante, che sa in quale stagione seminare e raccogliere, ma che non esita a chiamare la cavalleria quando serve, non avete altro da fare che contattarmi, cliccando qui sotto e compilando il form. Arriverò alla carica!
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