INDICI E PANDEMIE 2. LA CONFERMA.

Si sta avvicinando a lunghe falcate il mese di ottobre che per il terzo anno consecutivo è stato dichiarato “Mese dell’educazione Finanziaria”, perciò ho pensato di riproporre un sorso di inizio anno, che aveva come logica la Finanza Comportamentale, che è uno dei pilastri dell’Educazione Finanziaria.

Dal primo di febbraio quando questo articolo è stato pubblicato ad oggi ne abbiamo viste di ogni, cali a due cifre dei mercati e riprese altrettanto veloci degli stessi. Più volte avevo parlato di ripresa a V, nel grafico qui sotto vediamo che la ripresa c’è stata anche se non è ancora conclusa, complice anche il fatto che l’indice è in dollari.

Chi ha seguito i consigli e non si è fatto prendere dal panico, mantenendo le posizioni, oggi ha praticamente azzerato le oscillazioni mentre chi ha lasciato che l’emotività prendesse il comando oggi si lecca ancora le ferite.

Oggi sentiamo parlare ancora di lockdown, ma non dobbiamo dimenticarci che non sono ancora entrati in azione gli aiuti, perciò non è il momento di far ripartire la paura, ma è il momento di ragionare, vedremo volatilità nel breve, ma crescita nel lungo termine, perciò manteniamo la barra dritta.

Rileggi quello che ho scritto qualche mese fa e vedrai che i miei pensieri non erano campati per aria, una volta trovato il vaccino si ridurrà la volatilità e tornerà il sereno.

Se pensi che ti possa essere utile per governare meglio le tue emozioni contattami.

INDICI E PANDEMIE

Questo 2020 era iniziato in maniera troppo tranquilla con gli accordi firmati tra Trump e Xi Jinping e la ritrovata stabilità del nostro governo governo. Quindi ci voleva qualcosa per scuotere un po’ i mercati.

Potevamo farci mancare una bella pandemia, una epidemia virale a livello globale? Basta dirlo ed eccoci serviti.

I mercati questa volta si sono dimostrati meno originali del passato, infatti come puoi vedere dalla foto, gli avvenimenti come quello in corso legato ad un’infezione virale del ormai famoso “Corona Virus” nell’ultimo secolo sono stati diversi. Alcuni di questi avvenimenti, diverse decine di anni fa, ma altri decisamente più recenti, la famosa SARS del 2002 2003, l’influenza Aviaria e la Mucca Pazza.  Tutti quanti sono passati con un po’ di apprensione generale, qualche bistecca e qualche coscia di pollo in meno sulle nostre tavole, e ormai non ce ne ricordiamo quasi più, anche se nel momento topico sembrava, come dalle notizie di questi giorni, che il mondo fosse destinato ad una fine imminente, figlia di una emotività legata più alla vicinanza con le vittime che ad un rischio vero e proprio.

Certamente, anche i mercati in quei momenti se ne erano accorti, eccome. E’ sufficiente guardare il grafico in corrispondenza dei fatti citati e vedere i cali anche repentini.

Come in passato tra qualche mese quando i ricercatori avranno individuato l’antidoto per questo nuovo virus e i malati saranno guariti, anche i mercati si rimetteranno in carreggiata e ricominceranno a correre. Se ti ricordi del Sorso del 25 maggio scorso (https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/05/25/montagne-russe-dei-mercati-che-fare/), aperto con l’immagine di un ottovolante, ti proponevo una ricetta per azzerare o quanto meno smussare le montagne russe dei mercati. Ecco, la ricetta non è cambiata. Anzi proprio l’immagine che hai di fronte che mette in evidenza un percorso di montagne russe di quasi un secolo dimostra la bontà della mia ricetta. Con questo non voglio dire né che dobbiamo snobbare quello che sta succedendo a livello sanitario né che dobbiamo incominciare a fare speculazione finanziaria. Dico soltanto che ogni momento è buono per investire, senza temere che gli avvenimenti del momento possano stravolgere i nostri piani e i nostri obiettivi, ma consapevoli che comprare a prezzi più bassi e quindi più convenienti ci consentirà risultati migliori e più in fretta.

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La Fine di un Amore

Che il mondo stia cambiando è chiaro, stanno venendo meno  alcune delle certezze che hanno contraddistinto la nostra storia. Anche una certezza come la “Posta” sta cambiando, perché?

Fino a qualche anno fa lasciare vincolati i propri risparmi per lungo tempo, sotto forma di obbligazioni bancarie o ancora meglio di buoni postali voleva dire portarsi a casa rendimenti decisamente interessanti. 

I nostri “vecchi” dicevano: porta i dané in Posta e vedrai che dopo tot anni, raddoppiano o addirittura triplicano di valore. In effetti era così. Ma purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, le condizioni sono cambiate anche per la Posta. Innanzi tutto la cosiddetta Posta è ormai una SPA a tutti gli effetti anche se a maggioranza statale, le regole e le condizioni del mercato valgono per lei allo stesso modo degli altri istituti.  “Il Sole 24 Ore” qualche settimana pubblicava questa tabella sui rendimenti dei titoli postali dove si vede un crollo dei rendimenti. Se ci pensate bene, perché una società quotata in borsa che non ha problemi di di debiti, dovrebbe offrire re rendimenti diversi dal mercato ?L’altro giorno un signore dichiarava che lui in Posta guadagnava di più,peccato che il prodotto che sventolava non fosse un buono, ma uno strumento un po’ più rischioso, altro dato che fa capire che la posta colloca strumenti simili agli altri istituti.

Non più tardi di qualche giorno fa, sentivo per radio uno spot pubblicitario che evidenziava il fatto che Poste Spa ha stipulato un accordo con una delle prime è più serie società indipendenti di Consulenza Finanziaria cioè Money Farm, per offrire ai suoi clienti la possibilità di operare online su prodotti e strumenti di risparmio gestito. Fondi, gestione patrimoniali, ETF. Ne più nemeno di quello che si fa in qualsiasi banca o rete italiana oggi.

Una cosa di cui forse un investitore dovrebbe tenere conto è la professionalità di chi assiste il cliente nell’offerta di strumenti finanziari. Non voglio dire che in Posta manchi la professionalità, anzi, ma da questo punto di vista penso che in Posta l’esperienza sia ancora un tantino da testare, perché se le banche è le reti da decenni propongono investimenti strutturati e sofisticati, in Posta solo da pochi anni vengono trattati certi argomenti, e quindi l’esperienza al riguardo sarà sicuramente inferiore ad altre realtà. Dopotutto in un mercato a tassi zero era normale che anche il soggetto che veniva ritenuto tra i più sicuri in assoluto dovesse orientarsi verso strumenti che gli consentono di diversificare maggiormente la sua offerta a favore dei clienti, a scapito perciò della sicurezza.

Per concludere mi viene da dire come dico spesso, che in finanza non ci sono pasti gratis pertanto rivolgiamoci all’operatore che prediligiamo, ma non facciamoci abbindolare da risultati e numeri fuori dagli schemi.

Se vuoi evitare sorprese spiacevoli sai a chi devi rivolgerti.

Strategia e tattica

Quando si parla di strategia e tattica pensiamo subito a qualcosa legato al mondo militare o al massimo relativo ad una squadra di calcio o ad un team sportivo in genere, cosa c’entrano quindi la tattica e la strategia con gli investimenti finanziari? 

La strategia rappresenta il perché si fanno le cose, la tattica il come queste cose vengono fatte.

Quando si approccia un investimento finanziario di solito si predilige la tattica alla strategia, si identifica cioè lo strumento e in quello si va ad investire.

Pensare ad una manovra militare in cui si sa perfettamente come fare le cose, ma non si è a conoscenza del perché farle, avrà certamente vita breve, cioè sappiamo che dobbiamo attaccare in una certa direzione ma non sappiamo perché in quella direzione e a cosa porterà questa scelta.

I maggiori condottieri del mondo sono riconosciuti come strateghi e non come tattici, perché è molto più complesso fare una strategia che fare una tattica, la quale è una conseguenza della prima.

Sun Tzu nel suo libro “L’arte della guerra” scriveva “Tutti possono vedere le mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia”

Ecco perché è così difficile all’interno degli investimenti finanziari creare degli obiettivi, cioè il perché faccio le cose, strategia, piuttosto che acquistare strumenti che mi possono dare più o meno risultati, tattica.

Quale potrebbe essere un approccio importante per creare una strategia adatta alle nostre esigenze ecco la domanda da porsi.

Bisogna partire dal concetto che la strategia è un piano, più approfonditamente si dettaglia il piano di azione e più sene creano e maggiore sarà il successo.

Quando chiedo ai clienti perché fanno un fondo per i nipoti per esempio,  mi rispondono che lo fanno perché li potrà aiutare se vogliono acquistare casa, o negli studi, o per il matrimonio o……

Questa è la prima parte della strategia, cioè individuazione del problema, aiutare i nipoti.

Seconda parte della strategia è individuare per ogni sotto problema, la quantità di denaro da accantonare, non è lo stesso per una casa o per lo studio quindi  individuare l’obiettivo, o i piani d’azione.

Facile non credo proprio, ma una buona strategia permette di variare in corsa l’obiettivo finale con una fatica minore rispetto a non avere nessuna strategia.

Facciamo un esempio, accantono senza uno scopo e metto da parte per mio nipote 100 € al mese per 15 anni, cioè 18.000,00 euro totali, bastano per l’università? Forse si, ma forse no dipende dall’Università se la fa in Italia o meno, se deve alloggiare o meno….

Un l’analisi dei costi presunti fatta a priori potrebbe stabilire ad esempio che mediamente una università costi per 5 anni 5.000,00 di tasse all’anno e che un appartamento condiviso 300 euro mese cioè 2.700,00 all’anno per 9 mesi o 3.600,00 per 12 cioè 13.500,00 o 18.000,00 da aggiungere ai 25k di tasse, e mi fermo quì, naturalmente le cifre sono ipotetiche ed inventate.

Sul corriere della sera Manuela Gabanelli parlava di 27.000,00 € per una triennale e 45.000,00 € per una magistrale, quindi le mie cifre non sono poi molto sbagliate.

Il nonno prima scoprirà che i suoi 100,00 € se vuole aiutare in toto il nipote sono pochi, e che sono meglio 250,00 € mese e prima potrà variare il piani d’azione.

Proviamo a pensare se il nipote decide di andare all’estero con un aggravio di circa 20.000,00 € il nonno 1 coprirebbe il 27% delle spese, mentre quello che no ha accantonati 250,00€ il 69%, per quest’ultimo aggiustare il tiro è molto più semplice.

Una buona strategia di investimento data da una buona pianificazione potrebbe portare più facilmente l’investitore ad ottenere i risultati sperati. 

Un grande stratega ha il perché, ma a mettere a terra il perché ci pensa chi la strategia la elabora, ecco perché si possono avere obiettivi grandi, ma senza chi ci aiuta a metterli in atto resteranno solo desideri, ecco l’utilità di un consulente.

Prendere la strategia elaborarla, aggiungere la tattica e puntare al risultato.

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Sprint o grande giro?

Il Marketing telefonico è diventato sempre più ossessivo e ormai si è spinto anche su servizi non propriamente indirizzati a tutti. Ma forse lo scopo è proprio questo …

Con la pandemia sono tornati di moda il Gatto e la Volpe di Pinocchio.

Ogni volta che ci sono delle crisi economiche che spesso diventano anche finanziarie, le persone perdono la loro sicurezza e le paure prendono il sopravvento sulla ragione.  In questi contesti si inseriscono puntualmente quelle persone che approfittando della situazione, pubblicizzano facili rendimenti a due cifre attraverso l’ormai famoso “Trading on Line”.

Cominciamo col ricordare, che non si tratta ti un titolo o di uno strumento, ma di un metodo di una modalità per effettuare compravendita di strumenti finanziari. Quindi oltre a conoscere quello che si dovrebbe comprare e vendere, bisognerebbe essere pratici anche di come si fa.

Queste persone sanno perfettamente che dopo le crisi i mercati hanno dei momenti di ripresa, in quel frangente hanno l’obiettivo di far salire sul loro carro più persone possibile per poi convincerle della bontà di quello che offrono. Gente che vende fumo.

Le persone attratte dai facili guadagni, in difficoltà, in un momento dove non vedono futuro, sono facilmente influenzabili da questa possibilità di guadagno “semplice”.

Però come dico spesso, “In finanza non ci sono pasti gratis”, per cui il metodo ha dei costi, e non intendo quelli legati all’operatività che già non sono da trascurare  o quello di affiliazione, ma quelli legati al fatto che sino a quando il mercato va bene tutto ok, ma nel momento che il mercato corregge o addirittura storna in modo repentino come è successo spesso negli ultimi decenni, la poca conoscenza delle dinamiche del metodo e dei mercati, porta a continuare gli investimenti in maniera inconsapevole con il risultato di ottenere perdite ingenti.

Il gatto e la volpe sanno che durante la crescita dei mercati post crisi i rendimenti saranno interessanti e quindi il cliente sarà invogliato ad investire e ad aumentare le transazioni e li esortano ad investire, ogni transazione un guadagno per loro.

Molti studi a livello statistico hanno evidenziato che l’80% delle persone non giungono a 2 anni di attività nel Trading con perdite non solo economiche, ma anche di stima in sé stessi.  Questo perché fare trading non è così facile e chi lo fa per lavoro, come mi ha confessato un trader professionista, rischia l’esaurimento nervoso, dovendo stare attaccato al PC praticamente 24 h su 24 perché i mercati sono sempre aperti.

Queste persone non so come vengano chiamate in termini finanziari, ma in italiano si chiamano Speculatori.

Un investitore con la “I” maiuscola ha come strada maestra, solo la pianificazione basata sul valore e il tempo e gli obiettivi, per avere soddisfazioni dal proprio denaro.

La differenza tra un trader ed un investitore è la stessa che c’è tra uno sprinter ed un atleta in grado di correre su ogni terreno e su qualsiasi distanza.

Lo sprinter potrà vincere qualche tappa di un grande giro, ma è l’atleta completo che vince la corsa del tempo, cioè a classifica finale.

Puoi decidere se vincere uno sprint o un grande giro, è sufficiente rivolgersi al Coatch giusto.

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Andare controcorrente

Il gigante che da anni sembra addormentato, nonostante le notizie politiche proiettino delle ombre inquietanti sul suo futuro, sembra dare segni si risveglio.

Ci sono due notizie che hanno come riferimento il Giappone che in questi giorni mi hanno incuriosito, perché tecnicamente non sono collegate, ma la tempistica è a dir poco strana.

La prima riguarda le dimissioni di Shinzò Abe da primo ministro del Giappone per motivi di salute e la seconda che Warren Buffett, “l’oracolo di Omaha”, l’uomo diventato miliardario dal nulla grazie alle sue intuizioni, abbia deciso di investire sul Paese del Sol levante, nonostante negli ultimi 32 mesi tuti gli investitori hanno fatto il contrario, con deflussi di oltre 132 mld di dollari di investimenti dai mercati dal Giappone.

Buffett domenica ha compiuto 90 anni, da tempo era interessato al mercato Giapponese, aveva visitato il paese nel 2011 dopo il disastro di Fukushima, e nel 2019 ha acquistato obbligazioni corporate (emesse da aziende) in Yen.

Come sempre il guru della finanza, criticato, ma sempre preso ad esempio, ha sorpreso tutti facendo una scelta controcorrente, acquistando cioè aziende che si occupano di trading di materie prime, società che per anni hanno aiutato l’economia e l’industria giapponese reperendo sul mercato le materie necessarie al mondo produttivo.

Al di là delle partecipazioni delle primarie aziende giapponesi che il finanziere americano ha acquistato, la cosa che sorprende che all’alba dei suoi 90 anni continui ad operare usando la strategia che l’ha reso uno degli uomini più ricchi del mondo, cioè la filosofia Value Investing, che ha come obiettivo la creazione di valore nel lungo periodo.

Apparentemente le dimissioni di Abe e l’investimento di Buffett sono in antitesi, infatti molti credono che le dimissioni del primo ministro creeranno non pochi problemi all’economia giapponese.  Quindi mi sono chiesto “perché Buffett ha investito lo stesso?”

Mi sono fatto l’opinione leggendo qua e là, che il finanziere americano sia arrivato alla conclusione che Abe abbia in questi anni svolto un lavoro talmente buono, che l’economia nipponica dopo anni di sofferenza possa tornare a crescere stabilmente, ecco il perché della sua scelta.

Solo una sana e consapevole pianificazione finanziaria che comprende anche una logica e delle scelte in senso geografico può far sì che il gran lavoro di Abe sia di beneficio non solo a Buffett, ma anche a tutta l’economia mondiale e in ultimo a noi.

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