Cinque errori da non commettere negli investimenti. Overconfidence.

“Overconfidence”, in italiano eccesso di confidenza.
L’overconfidence (essere troppo sicuri di sé) è un tipo di bias (errore/distorsione) che riguarda il grado di cognizione relativo alle proprie abilità e la consapevolezza dei propri limiti, il che porta ad un’eccessiva fiducia nei propri mezzi e ad una sopravvalutazione di sé, portandoci spesso a sentirci più bravi degli altri.
Il più classico esempio di overconfidence è la guida.
Appena patentati salivamo in macchina e nell’ordine facevamo le seguenti operazioni: sedile, cinture, specchietti, freccia, partenza, e durante il tragitto, frecce alle rotonde, nessuna distrazione con cellulari o altro, attenzione massima a tutte le operazioni da fare.
Dopo anni di guida nell’ordine: partenza, cintura, durante il tragitto cellulare, frecce… “non sono mica un indiano”, e tutte le altre cose che non dovremmo assolutamente fare.
L’eccesso di confidenza dovuto all’utilizzo massiccio dell’auto ci porta ad abbassare molto la soglia di attenzione, perché ci consideriamo “ESPERTI”, perciò tutto quello che il buon senso ci dice di fare, lo tralasciamo.
Una cosa molto simile avviene per quelle persone che con gli investimenti arrivano allo stesso stadio di confidenza, tanto da abbassare le soglie di attenzione in quanto “ESPERTI”.
Se si approccia il mercato, facendo trading, che fra l’altro è molto in voga in questo momento su piattaforme che pubblicizzano guadagni facili e senza rischio, oppure semplicemente con acquisti una tantum, bisognerebbe sempre rispettare la propria propensione alla volatilità e all’accettazione di eventuali perdite.
Nella fase iniziale degli acquisti si rispettano queste regole, ma ad un certo punto, specialmente se si ottengono discreti risultati, si comincia a pensare di aver trovato “il metodo giusto” e quindi si comincia a derogare dai propri standard di volatilità/perdite.
La sensazione di sentirsi “esperti” è uguale all’usare il cellulare guidando, si aumenta cioè in maniera considerevole la possibilità di avere incidenti durante il percorso.
Spesso e volentieri l’overconfidence ci viene indotta dal classico amico che ci elenca l’innumerevole lista di successi che ha avuto negli investimenti, tralasciando, non per cattiveria, ma perché la mente cerca di rimuovere questi ricordi, gli errori. Cosi finiamo per accettare i suoi consigli, considerandolo “esperto”, salvo poi spesso svegliarci con un brutto risultato, e la giustificazione è la classica: “è la prima volta che mi succede”.
Evitare l’overconfidence si può, grazie all’aiuto di chi ci può dare una mano nello stabilire il nostro limite volatilità/perdita, impedendoci di andare oltre questo parametro fondamentale per non incorrere in incidenti di percorso dolorosi.
Dobbiamo inoltre tener conto che non esiste l’esperto che non prende mai una cantonata durante la sua vita da investitore. Lo stesso Warren Buffett, riconosciuto a livello mondiale come il più grande investitore in borsa, ha ammesso in alcune interviste di non avere il 100% di risultati positivi nel suo curriculum.

Altro tipo di Overconfidence che sembra, almeno in apparenza meno dannosa è la liquidità, lasciare il denaro sul conto pensando di non perdere è una pia illusione, il potere di acquisto infatti diminuisce a causa dell’inflazione.
La diversificazione resta l’unica difesa da questo comportamento, sfruttando anche strumenti che utilizzano questo sistema come regola fondamentale.

Cinque errori da non commettere negli investimenti. Ancoraggio

“Ancoraggio”.

“Andreste in macchina guardando solo lo specchietto retrovisore? Naturalmente la risposta è no.”

L’Ancoraggio negli investimenti ha la stessa logica, cioè continuiamo a guardare indietro a quello che ci è successo, spesso questo atteggiamento ci porta a non fare investimenti perché esperienze passate, magari negative, ci bloccano.

Cerco di essere più chiaro. Alla la fine degli anni 2000 molti italiani si sono avvicinati alle mondo delle azioni con la prospettiva di guadagnare facilmente con i mercati azionari, purtroppo complice la bolla internet, le torri gemelle ed altro sino al 2003 i mercati sono scesi, gli investitori “fai da te” sono usciti dal mercato azionario con gravi perdite e la convinzione che con le azioni si perde. Niente di più sbagliato. E’stato il loro modo di rivolgersi a questo mondo che li ha penalizzati. Come si dice spesso “In finanza non ci sono pasti gratis”.

Uno studio fatto da Euler Hermes per Wall Street Italia, dimostra che gli italiani, pur risparmiando di più rispetto agli altri europei hanno meno ricchezza finanziaria, questo è dovuto, secondo la ricerca ad un modo diverso di investire.

La scarsa conoscenza degli strumenti e dei mercati unita alla convinzione che, con le azioni si perde ha tenuto lontano gli italiani dagli investimenti più redditizi.

Il mercato azionario non deve essere considerato come la roulette su cui puntare rosso o nero, ma come un mercato appunto legato alla legge della domanda e dell’offerta, bisogna comunque usare metodi e strumenti adatti per investire.

Quello appena descritto è un classico esempio di ancoraggio, che guida le nostre scelte di investimento facendoci perdere occasioni.

Tra gli investimenti prediletti dagli italiani troviamo le obbligazioni bancarie che, sino a poco tempo fa, erano considerate sicure e quindi da avere in portafoglio.

Le ultime vicende, da Banca Etruria sino alla più recente popolare di Bari, ci hanno messo di fronte ad una realtà molto diversa, malgrado questa situazione gli italiani sono sempre convinti che le obbligazioni bancarie ed i titoli di stato siano sicuri, questo è dovuto all’esperienza che ci fa dire “è sempre andata così ed andrà sempre così”, purtroppo non è sempre vero.

Questo è un altro ancoraggio comportamentale.

Ritorno al futuro I serata

Mercoledì 05 febbraio 2020 nella splendida location del ristorante “2 Lanterne” di Induno Olona si è svolto l‘incontro dal titolo “Ritorno al futuro”.

Dopo aver illustrato le novità della campagna “UN ANNO DA OSCAR”che caratterizzerà tutto il 2020 con una serie di appuntamenti in cui si parlerà di finanza, si è entrati nel vivo della serata.

Per prima cosa una scena del film che dà il titolo alla serata, che ci porta ad una riflessione:

quello che si ipotizzava nel 1985 anno del film, cioè di alimentare la gloriosa DeLorean con bucce di banana, birra e rifiuti vari, era considerato futuristico, invece ormai possiamo considerarlo realtà, infatti si sta testando il Biocarburante derivato dai rifiuti.

Siamo poi entrati nel viaggio virtuale, che si svolgerà in due serate, tra il 2010 ed il 2030 da dove siamo partiti, dove siamo e dove andremo.

Abbiamo iniziato con l’analizzare cosa è successo nell’ultimo decennio grazie ad un breve filmato, si è constatato che sono successe tantissime cose, ma che facciamo fatica a ricordarle tutte.

Negli avvenimenti dell‘ultimo decennio hanno avuto un ruolo fondamentale uomini e fatti che più di altri hanno contribuito a ciò che è successone abbiamo evidenziati quattro, due uomini e due eventi, Draghi, Monti, la Brexit e la guerra dei dazi tra Cina e USA.

E’ importante in un viaggio capire dove si era quando si è partiti, perciò rivedere le immagini e cosa è successo nel 2008,cioè crisi dei mutui SubPrime, ci ha aiutato a dare una base di partenza per l’analisi del periodo 2010/2020.

Il secondo concetto che si è voluto evidenziare è la logica macroeconomica che ha contraddistinto le politiche delle banche centrali per sostenere l’economia e le manovre che ancora si stanno mettendo in atto per dare ulteriore spinta ad economia e mercati.

Si è poi affrontato un argomento molto attuale, il Corona Virus.

Non mettendole in discussione, ma partendo dalle implicazioni sanitarie ed emotivesi è voluto fare un parallelismo tra queste e quelle economiche per capire come le altre pandemie simili a questa che abbiamo vissuto anche nello scorso decennio, abbiano influito sui mercati finanziari.

Sfruttando questa analisi è stato evidenziato come i mercati siano saliti nell’ultimo decennio malgrado 32 possibili momenti di panico dovuti sia a pandemie che ad altri eventi politici e non solo.

La riflessione successiva ci ha portato ad analizzare una ricerca “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, 2019” che ha evidenziato che dal 2009 ad oggi gli italiani hanno aumentato la richiesta di sicurezza investendo in titoli di stato, malgrado questi ultimi abbiano in Europa per la maggior parte rendimenti negativi.

Nel proseguire la nostra analisi ci siamo chiesti perchè gli italiani continuano ad evitare i mercati finanziari. 

Da unindagine IPSOS si è scoperto che gli italiani possono vantare un altro primato, cioè che hanno una percezione della realtà sbagliata, questo li porta ad avere paura e perciò ad investire solo in strumenti che ritengono “sicuri”.

Anche in sala, alcune domande poste ai presenti hanno evidenziato come la percezione di eventi, anche non di natura economica, ad esempio numero di mussulmani ogni 100 persone o ragazzi colpiti da diabete tra i 20 e i 29 anni ed altro, sia maggiore di quanto effettivamente in realtà, infatti le risposte discordavano dai dati statistici.

Le notizie ci portano ad avere una visione del mondo diversa da quello che i dati evidenziano, e in finanza questo si trasforma, come abbiamo visto, in ricerca di sicurezza.

Non potevamo poi non parlare del debito pubblico italiano, grazie al video di un “esperto (Enrico Brignano), che con la sua caratteristica simpatia ci ha ricordato il nostro debito. Partendo dalle considerazioni del filmato ho voluto evidenziare come gli italiani hanno una ricchezza individuale pari al debito pubblico, peccato che spesso sia rappresentata da soluzioni “illiquide” come gli immobili, questo perchè la nostra scarsa conoscenza di finanza ci tiene lontano dagli investimenti mobiliari, quindi gli altri europei, malgrado abbiano meno patrimonio abbiano avuto una rivalutazione maggiore dello stesso.

Prima di cominciare la proiezione nel futuro abbiamo analizzato le variabili che portano alla recessione, visto che oggi se ne fa un gran parlare.

Al momento gli indicatori macroeconomici tipici delle recessioni non sono così marcati da far pensare ad una imminente correzione dei mercati.

Infine siamo finalmente giunti a parlare del futuroanalizzando innanzi tutto il più prossimopartendo dagli indicatori sulle aspettative del 2020.

I parametri analizzati sono PIL, inflazione e tassi. I dati ci indiano una crescita del Pil mondiale intorno al 3%,l’inflazione bassa e tassi che, visto il momento economico, non cresceranno e resteranno perciò contenuti.

I dati degli indicatori dovrebbero sostenere una crescita nel 2020 al netto del Corona Virus, che dovrebbe secondo gli economisti erodere un punto del PIL Cinese.

Ultimo argomento l’accenno ai punti fermi e alle aspettative per il decennio 2020/2030.

L’analisi dei trend e le conseguenze sugli investimenti saranno argomento del prossimo incontro del 4 marzo 2020, a cui non si può mancare.

Cinque errori da non commettere negli investimenti. Bias domenistico.

“Bias Domestico.”

Potrei cominciare il sorso di oggi con il proverbio “Moglie e buoi dei paesi tuoi“.
Gli italiani hanno la predilezione per gli investimenti di casa nostra, amano strumenti che conoscono come i BTP,  i titoli obbligazionari della propria banca o ancora alcune azioni di aziende italiane, le più conosciute e pubblicizzate.
Questo tipo di investimento dà loro sicurezza perché la vicinanza con l’emittente, sia esso lo stato, una banca, o un azienda, dona loro l’illusoria convinzione di avere un certo controllo sull’investimento.

L’investitore è convinto di avere un controllo maggiore sul proprio investimento se l’emittente è a portata di mano, come se potesse intervenire in tempi brevi sulle scelte del governo o sulle politiche aziendali.
Gli esperti psicologi chiamano questo tipo di comportamento “Bias”  (distorsione) domestico.
Vorrei però fare una riflessione su questo tipo di comportamento.  La maggior parte degli italiani ama avere il lavoro vicino a casa, è proprietario/a di casa/e in Italia, ha gli affetti nel nostro paese. A tutto questo aggiungiamo che anche il denaro viene investito nei mercati italiani.

La domanda che mi sorge spontanea è: “concentrare tutto in un unico paese non potrebbe essere rischioso?”.

Nell’autunno 2018 una nota società di rating ha deciso di restare neutrale, per quanto riguarda il suo giudizio sull’Italia, cioè non ha dato suggerimento di vendere i titoli di stato italiani. Qualora lo avesse fatto il rating dell’Italia sarebbe sceso, i nostri titoli sarebbero diventati, come si dice in gergo finanziario “Junk” cioè titoli spazzatura e quindi per le regole europee avrebbero dovuto essere venduti dalle banche, dalle assicurazioni, etc che non avrebbero più potuto detenerli in portafoglio.

Vi immaginate cosa avrebbe voluto dire? Lo stato non avrebbe avuto la possibilità di ricomprare i propri titoli, quindi la prospettiva degli investitori sarebbe stata quella trovarsi in tasca titoli come minimo deprezzati, senza dimenticarsi che avrebbe potuto essere dichiarato addirittura il cosiddetto default, cioè il fallimento.

Quindi ricapitolando uno scenario non proprio allettante; alta possibilità di perdere il lavoro, valore degli immobili/case diminuito, e i nostri risparmi? Anch’essi investiti in Italia. Ecco quindi perché dare ascolto a chi ci suggerisce di ripartire il nostro patrimonio in diverse aree del mondo, perché ci aiuta a limitare o addirittura ad eliminare uno dei rischi più grossi in campo finanziario, cioè la concentrazione di interessi.

Come posso aiutarti? Usando la diversificazione e altri strumenti che mi permettono di darti il meglio in base alle tue esigenze ed obiettivi. Come sempre lo strumento finanziario non è il fine, ma il mezzo.

Quello che abbiamo trattato oggi è il primo dei 5 errori in campo finanziario che andremo a ad affrontare nei prossimi Sorsi.

Sabato prossimo parleremo di “ancoraggio” un altro dei comportamenti errati quando si investe.

Buon sabato

Over confidence-Effetto gregge-More information

Cosa ci può insegnare Esopo?

Ricordate la favola della “Gallina dalle uova d’oro” di Esopo ?

C’era un contadino che aveva molte galline, una mattina si recò nel pollaio per raccogliere le uova del giorno prima, e si accorse che una gallina aveva deposto un uovo tutto dorato. Lì per lì pensò si trattasse dello scherzo di un vicino, ma quando si recò al mercato per vendere le uova, scoprì che quello dorato era veramente di oro massiccio. La mattina dopo si alzò di buon’ora e andò nel pollaio e trovò un altro uovo d’oro. Fece così per diverse mattine e regolarmente trovava un bellissimo uovo d’oro.

Un bel giorno pensò che non era il caso di aspettare, così decise di uccidere la gallina e di prendere tutte le uova in un colpo solo.  Ma quando aprì la gallina non trovò le uova che pensava ci fossero.

Credo che la morale di questa storia sia chiara a tutti. Come dice l’antico proverbio popolare “Chi troppo vuole nulla stinge”. Malgrado sia una favola scritta molto molto tempo fa, rispecchia perfettamente quella che è la società moderna.

Anche in campo finanziario poi, sempre più persone hanno la brama di avere le “uova” subito, cioè il guadagno immediato, ma il vero problema è espresso nella massima sopra citata, che la saggezza popolare ci spiega con poche parole. Proviamo a pensare se il contadino della favola di Esopo al posto di farsi prendere dall’avidità avesse continuato a far deporre le uova d’oro alla gallina accantonandole e accumulandole?  Sicuramente la sua ricchezza sarebbe cresciuta, ma avrebbe dovuto attendere per un periodo di tempo decisamente più lungo.

Anche in finanza spesso si ha la convinzione di utilizzare i titoli azionari per il guadagno immediato. Ma è una pura illusione perché il loro valore può salire ma può anche scendere. Ma soprattutto, con quale criterio scegliamo un titolo piuttosto che un altro? Perché ce l’ha consigliato il vicino di casa? La scelta dovrebbe essere molto più ragionata e dovrebbe ricadere sui titoli delle aziende più solite e che producendo utili possono ricambiare la nostra fiducia con dividenti alti e stabili nel tempo.

Le azioni rappresentano il capitale delle aziende, e se queste fanno programmi di crescita e sviluppo di diversi anni, quello dovrebbe essere anche il nostro obiettivo temporale. Il fatto di guadagnare in poche settimane o pochi mesi non è una cosa certa, ma solo fortuna, perché allo stesso modo nel breve termine il valore potrebbe scendere e noi potremmo subire delle perdite.

Investire vuol dire usare gli strumenti giusti nei tempi e nei modi corretti. L’unico modo per investire correttamente è quello di pianificare gli investimenti con una logica temporale del tutto personale, usando ancora la saggezza popolare come spunto di riflessione. “La pazienza è la virtù’ dei forti”, e io aggiungerei anche dei ricchi.

Non facciamo gli struzzi

Una delle certezze che ha caratterizzato la storia italiana è sicuramente la pensione. Il welfare italiano ha sempre avuto nella nostra realtà una posizione importante.

Questa situazione, la poca cultura finanziaria e la scarsa certezza nel futuro, associate ad un’elevata incertezza politica, hanno supportato il fatto una poca preoccupazione dei lavoratori italiani verso l’integrazione della propria pensione durante la vita lavorativa.

Tuttavia, negli ultimi anni purtroppo la rotta è cambiata, mettendoci di fronte ad una nuova realtà in cui la pensione non è più una certezza, specialmente nel suo ammontare oltre che nel suo essere un valore garantito a fine carriera.

Nello specifico lo stato, rendendosi conto della difficoltà nel garantire una vecchiaia dignitosa alle persone, ha deciso, con la riforma Maroni del 2005, di dare una forte incentivazione alla previdenza privata come mezzo per contrastare la povertà. In particolare, con l’entrata in vigore a livello operativo del 1° gennaio 2007, la riforma apporta novità nella tassazione, nel TFR e nei fondi.

Volendo aiutare i lettori a fare chiarezza e mettere ordine è bene sottolineare che, prima de decreto i lavoratori dipendenti potevano destinare il loro TFR nei fondi di categoria o lasciarlo in azienda, con i nuovi regolamenti invece essi possono destinare il loro trattamento di fine rapporto anche nei fondi privati, che fino ad allora non potevano essere utilizzati, ad eccezione e unicamente per i versamenti volontari, differenti dal TFR.

La domanda da porsi alla luce di questi cambiamenti è quini perché un lavoratore dovrebbe indirizzare il proprio TFR in un fondo privato o di categoria piuttosto che lasciarlo in azienda o al fondo tesoreria dell’INPS? Cosa cambia nelle due formule possibili?

La risposta è semplice e risiede in un ragionamento di carattere fiscale, nonché nella possibilità di avere un maggior controllo del proprio investimento.

In particolare, dal punto di vista fiscale, lasciare il TFR in azienda comporta, una volta entrato in pensione, il pagamento di una tassa che è legata al reddito percepito: pertanto con reddito lordo non elevato si avrà un’aliquota bassa, diciamo tra il 20 e il 25%, ma in caso di reddito alto essa può arrivare anche al 40%. Per i fondi pensione, invece, esiste un’aliquota massima del 15%, quindi già più bassa in partenza, e che può ulteriormente ridursi se si ha effettuato versamenti in un fondo per molti anni, vale la regola del più anni mantengo l’investimento e meno pago.

Rispetto alla seconda ragione invece è bene notare che accumulando il TFR in un fondo privato si può avere un maggior controllo, una trasparenza maggiore sui fondi, ed una maggior possibilità di incontrare risposte alle esigenze personali, sia in termini di controllo che rischio, specialmente grazie alla consulenza diretta di esperti del settore.

Poiché in questa questione delicata giocano un ruolo fondamentale anche le aziende, è bene osservare le cose anche dal loro punto di vista. In primo luogo, è da notare che, poiché queste entità stanno già affrontando un periodo economico non facile, può risultare ulteriormente difficile ridurre la propria liquidità di cassa per accantonare il TFR dei dipendenti. Alla luce di questo quindi è bene cercare di comprendere se e come le aziende possano avere un vantaggio nel versare il TFR. Sicuramente sì perché effettuare questa operazione diminuirebbe, o quanto meno non aumenterebbe il bilancio, non genererebbe una situazione di debito verso i dipendenti, cosa che invece il TFR rappresenta per le aziende e inoltre rappresenterebbe un costo e quindi a livello di bilancio un beneficio.

Bene, analizzato il TFR nelle sue sfaccettature, un’analisi meritano i contributi personali versati, al fine di chiarire il quadro.

Il decreto Maroni, oltre ai cambiamenti in materia di trattamento di fine rapporto, ha portato a 5164,27 euro, la cifra che può essere dedotta dall’unico o dal 730, a seconda della dichiarazione che si presenta.

Facciamo un paio di esempi. Un lavoratore dipendente oltre al TFR può inserire nel suo fondo pensione anche un contributo personale, il quale creerà un risparmio fiscale. Ad esempio, un lavoratore che ha un’aliquota Irpef (base di calcolo per le imposte) intorno al 30% (circa 30.000,00 euro lordi) versando 2000,00 € nel fondo pensione avrà un risparmio fiscale di € 600,00 (2000,00 x 30%).

Di contro un lavoratore autonomo non avrà TFR, ma si presuma possa avere un reddito più alto potendo quindi accantonare una cifra più alta, con un beneficio in dichiarazione più importante. Il versamento del contributo personale può, infatti, essere considerato come una “fattura” che abbatte l’imponibile.

Da sottolineare che anche al contributo personale si applica, a scadenza, una tassazione sui versamenti dedotti con un’aliquota massima del 15% con un minimo del 9%.

Un lavoratore autonomo con un‘ aliquota del 40% (percentuale di tassazione) che versa nel fondo per 35 anni avrà un vantaggio del 31% (40-9%) cioè ogni 1000,00 € versati generano 310,00 € di guadagno fiscale, tenendo inoltre in considerazione che il 40% lo si recupera ogni anno e il 9 % lo si paga solo a scadenza.

A questo punto sembra impossibile che siano così pochi i sottoscrittori di fondi pensione. Tuttavia, purtroppo i risparmiatori conoscono poco i fondi pensione e hanno la convinzione di perdere il possesso del loro denaro per troppo tempo, cosa non del tutto vera poiché, durante la vita del fondo, per particolari esigenze, è possibile avere degli anticipi.

In finanza come nella vita conoscere rende liberi, nel caso dei fondi pensione la libertà sta nel poter scegliere se arrivare senza copertura alla pensione o prendere provvedimenti per tempo permettendosi una maggiore tranquillità finanziaria in età avanzata.

Il mese di ottobre per il secondo anno consecutivo è stato dichiarato “Mese Del Risparmio”. Lo Stato è cosciente che per evitare un “Terremoto Sociale” deve educare i risparmiatori su come creare il loro “Secondo Pilastro”

Indici e pandemie

Questo 2020 era iniziato in maniera troppo tranquilla con gli accordi firmati tra Trump e Xi Jinping e la ritrovata stabilità del nostro governo governo. Quindi ci voleva qualcosa per scuotere un po’ i mercati.

Potevamo farci mancare una bella pandemia, una epidemia virale a livello globale ? Basta dirlo ed eccoci serviti.

I mercati questa volta si sono dimostrati meno originali del passato, infatti come puoi vedere dalla foto, gli avvenimenti come quello in corso legato ad un’infezione virale del ormai famoso “Corona Virus” nell’ultimo secolo sono stati diversi. Alcuni di questi avvenimenti, diverse decine di anni fa, ma altri decisamente più recenti, la famosa SARS del 2002 2003, l’influenza Aviaria e la Mucca Pazza.  Tutti quanti sono passati con un po’ di apprensione generale, qualche bistecca e qualche coscia di pollo in meno sulle nostre tavole, e ormai non ce ne ricordiamo quasi più, anche se nel momento topico sembrava, come dalle notizie di questi giorni, che il mondo fosse destinato ad una fine imminente, figlia di una emotività legata più alla vicinanza con le vittime che ad un rischio vero e proprio.

Certamente, anche i mercati in quei momenti se ne erano accorti, eccome. E’ sufficiente guardare il grafico in corrispondenza dei fatti citati e vedere i cali anche repentini.

Come in passato tra qualche mese quando i ricercatori avranno individuato l’antidoto per questo nuovo virus e i malati saranno guariti, anche i mercati si rimetteranno in carreggiata e ricominceranno a correre. Se ti ricordi del Sorso del 25 maggio scorso  (https://www.sergiorotaconsulenza.it/2019/05/25/montagne-russe-dei-mercati-che-fare/), aperto con l’immagine di un ottovolante, ti proponevo una ricetta per azzerare o quanto meno smussare le montagne russe dei  mercati. Ecco, la ricetta non è cambiata. Anzi proprio l’immagine che hai di fronte che mette in evidenza un percorso di montagne russe di quasi un secolo dimostra la bontà della mia ricetta. Con questo non voglio dire né che dobbiamo snobbare quello che sta succedendo a livello sanitario né che dobbiamo incominciare a fare speculazione finanziaria. Dico soltanto che ogni momento è buono per investire, senza temere che gli avvenimenti del momento possano stravolgere i nostri piani e i nostri obiettivi, ma consapevoli che comprare a prezzi più bassi e quindi più convenienti ci consentirà risultati migliori e più in fretta. Avrai un’ulteriore dimostrazione di quanto dico, se parteciperai alle due serate “Ritorno al Futuro” del 05 febbraio e 04 marzo. Perciò non perderti questa occasione.