Una poltrona per due

Siamo quasi a Natale e ci sono due cose che in questo periodo dell’anno non mancano mai, il “Panetun” e Il film “Una poltrone per due”………………

A parte gli scherzi, questo film mi permette di parlare di strumenti finanziari tra i più complessi “Gli Strumenti Derivati”. Tanto bistrattati e spesso oggetto di notizie catastrofiche. Ma se ti domandassi: “Una pistola è buona o cattiva?” la tua risposta dovrebbe essere “Dipende da chi la usa”. Ecco lo stesso vale per i derivati, che non sono né buoni né cattivi, dipende da come vengono utilizzati.

Nati come strumenti di protezione in Olanda già nel ‘500 sono diventati poi strumenti di speculazione.

Un esempio di come possono essere utilizzati per fare speculazione ne è il film, dove sia i Duke & Duke che i nostri “eroi” Valentine e Wintorpe investono in futures. Questi ultimi sono strumenti derivati in cui tramite un contratto specifico due parti si impegnano ad acquistare o vendere ad una data futura una certa quantità di merce, nel nostro caso di succo d’arancia. Ma il sottostante (cioè l’elemento su cui viene stipulato il contratto futures) potrebbe essere qualsiasi cosa, dal petrolio ad un indice di borsa. I nostri “eroi” conoscono la situazione del succo e quindi sanno che la produzione quell’anno sarà buona per cui tanta merce poco prezzo, mentre i Duke, che hanno avuto una stima fasulla, pensano ad una produzione scarsa, quindi prezzo alto. Valentine e Wintorpe aspettano che il prezzo salga spinto anche dall’uomo dei Duke, che pensa di comprare ad un prezzo buono per poi vendere alto, quando arriva a 142 $ vendono il futures sul succo, pur non possedendolo fisicamente (vendita allo scoperto) il succo di arancia per poi ricomprare il futures ad un prezzo più basso quando viene confermata una buona produzione, in questo caso il guadagno è dato dalla differenza tra prezzo di vendita 142 $ e di acquisto 46 $.

Valentine e Wintorpe hanno avuto un guadagno stratosferico senza possedere il succo di arancia, sembra la quadratura del cerchio, guadagno facile e senza rischi. Purtroppo come spesso succede l’apparenza inganna, infatti ci sono alcune controindicazioni. Per primo bisogna avere una “base” detta margine (rappresentata dalla somma versata da Coleman e dalla “Signorina”) per poter partecipare alla contrattazione, ed inoltre la perdita potrebbe essere ingente e va pagata a fine seduta, come successo ai Duke che sono così finiti in bancarotta, quando hanno dovuto pagare per i contratti Futures comprati a prezzo alto. I derivati sono potenzialmente molto rischiosi, sono paragonabili ad una scommessa vera e propria. Ma non sono tutti uguali. Facciamo un esempio di strumento a copertura dei rischi. Nel 1800 il Canada produceva il grano che veniva venduto a Boston. Il problema era che, se la produzione fosse stata favorevole il prezzo sarebbe sceso notevolmente con guadagno dei commercianti americani e perdita per i produttori canadesi, se la produzione fosse stata scarsa sarebbe successo il contrario, il prezzo sarebbe salito con riduzione dei margini degli americani ed un guadagno per gli altri. Come risolvere l’enigma? Stipulando un contratto con un prezzo equo per entrambi, a Boston sapevano quanto avrebbero pagato il covone e i canadesi sapevano quanto avrebbero guadagnato, con buona pace di tutti. Questi contratti sono chiamati Futures. Ma ci sono altre tipologie di derivati che spiegare ora sarebbe lungo e complicato. Se vuoi maggiori informazioni non esitare a contattarmi oppure a partecipare al Corso di Finanza che ho organizzato nel mese di gennaio con il patrocinio del comune di Saronno e che puoi consultare sulla mia pagina Sergio Rota- Consulente finanziario.

Al prossimo Sorso, Ciao.

MES dopo lo SPREAD

Il MES o meglio conosciuto come “Fondo salva stati” entra in vigore nel 2012 con la funzione di contrastare gli choc del debito sovrano nell’eurozona, cioè deve servire ad aiutare i paesi in difficoltà.  Il fondo come detto ha la funzione di stabilizzare le economie in difficoltà attraverso risorse finanziarie garantite dagli altri Stati dell’Eurozona. La nazione che partecipa in maniera più cospicua è la Germania che garantisce il 27% del fondo, l’Italia partecipa per il 18%. Il denaro non viene fisicamente versato, è più che altro un impegno. Comunque questo impegno fa si che il fondo abbia molta più credibilità delle singole nazioni, e può perciò prendere a prestito il denaro a tassi più bassi da prestare alle nazioni in difficoltà.

L’accesso ai fondo salva stati è garantito alle nazioni che hanno comunque i parametri in ordine, come il rapporto tra debito e PIL ad esempio. Il fondo salva stati ha già erogato finanziamenti per Cipro, Grecia e Spagna e dobbiamo dire che ha funzionato perfettamente, tanto che queste nazioni sono quasi fuori dalla crisi. Allora perché tutta questa polemica in Italia? Presto detto. Sappiamo tutti che il nostro paese non ha i parametri solidi, rapporto debito/PIL e soprattutto la crescita negli ultimi anni ci vedono in difficoltà, e quindi non potrebbe in caso di bisognoaccedere al fondo se non a particolari condizioni che adesso vediamo. Negli accordi tra i vari stati si dice che l’accesso è concesso alle nazioni che non hanno procedure di infrazione, un deficit negli ultimi 3 anni inferiore al 3% e un rapporto debito/PIL inferiore al 60%.

Queste misure renderebbero molto difficoltoso per il nostro paese accedere agli aiuti del fondo, anche se potrebbero essere un buon motivo per mettere mano una volta per tutte ai nostri conti pubblici. Inoltre teniamo conto che abbiamo già versato 14  miliardi di euro. Solo in caso di difficoltà perciò, si prospetterebbe per l’Italia la possibilità di una ristrutturazione del debito.  In quel caso risparmiatori possessori di titoli di stato vedrebbero scendere il valore dei titoli che hanno in portafoglio. In questo modo si potrebbero reperire risorse per evitare il default, ma il costo da pagare per i risparmiatori sarebbe ingente. Altro punto nodale, è il timore che la banca centrale europea vedrebbe aumentare il suo potere, togliendo di fatto la possibilità di manovra alle banche nazionali, cosa che nei fatti è già attuale. Non mi voglio addentrare in riflessioni e considerazioni politiche che non mi competono, ma sicuramente l’approvazione di questi nuovi trattati potrebbero essere per il nostro paese un brutto colpo, ma anche uno sprone a cercare di modificare una spirale che da molto tempo, piano piano sta stritolando la nostra economia. Per evitare queste problematiche la diversificazione di portafoglio e l’investimento globale sono le uniche soluzioni. Condividi questo sorso con i tuoi amici, investire consapevolmente riduce i rischi.

Il capitale umano

Incontrando il proprio consulente finanziario ci si aspetta di parlare di interessi, cedole e capitale. Nei discorsi ci dimentichiamo del capitale vero cioè il capitale umano. Recentemente un mio cliente ha avuto suo malgrado un sinistro di una certa entità, che ne ha compromesso l’attività lavorativa.

Nella disgrazia, la fortuna che ha una copertura assicurativa che lo tutela contro gli infortuni, con un capitale di invalidità permanente importante. Il capitale erogato dalla compagnia per la garanzia di invalidità gli permetterà di sostenere le cure di riabilitazione e di non toccare il capitale che faticosamente ha messo da parte.

“assicurazióne s. f. [der. di assicurare]. – 1. a. Il fatto di assicurare, di assicurarsi, cioè di rendere o rendersi certo, o sicuro, o protetto”. Queste sono le prime parole che trovate sulla Treccani per definire assicurazione. Ci sono due vocaboli sui quali mi soffermerei, “sicuro e protetto”, chiediamo a gran voce la protezione del capitale finanziario e non lo facciamo per il capitale che lo genera: l’uomo. Quando penso all’assicurazione mi viene in mente il concetto italiano di assicurazione: “mi ripago il cancello se si rompe”, “cambio la televisione se si fulmina”, “se cado in negozio prendo la diaria” concetti ripetuti da molti, come se il fine ultimo dell’assicurazione fosse recuperare i soldi del premio. Aggiungiamoci poi che vediamo l’assicurazione come un costo e spesso evitiamo di assicurarci perché “sono soldi buttati via, se non mi succede nulla?”. Mi capita spesso di sentire queste parole, ma se chiedete al mio cliente cosa pensa del premio assicurativo di 700,00 € annui pagato per 13 anni che oggi gli permette di curarsi in clinica e di non avere assilli finanziari non potrà far altro che dirvi, “I soldi meglio spesi nella mia vita”. Non basta pensare che le probabilità che succeda a me sono poche, fino a cinque secondi prima lo pensava anche lui.

Gli italiani sono un popolo fatalista, che preferisce accantonare risparmi in vista degli imprevisti ma esita a coprirsi dai rischi”, (Il sole 24 ore- Giorgio Gaia Fedi 25 maggio 2019). Nell’ articolo si fa riferimento ad un retaggio culturale ed alla poca informazione. Purtroppo ci collochiamo anche in campo assicurativo tra gli ultimi in Europa, dati ANIA (Associazione italiana imprese assicuratrici) solo il 45% delle case è assicurato malgrado l’80% della popolazione sia proprietario di casa, solo Portogallo e Grecia peggio di noi. Si scende poi al 24% sugli infortuni e ad un misero 6% per quanto riguarda la premorienza. Sempre nello stesso periodo il “Corriere della sera” evidenziava come la mancanza di cultura finanziaria portasse l’italiano a non assicurarsi, ma a preferire tenere i soldi in conto per tutelarsi. Anche questa settimana non bastano le corna a salvarci, bisogna assolutamente ripianificare la propria posizione assicurativa, ma non da soli, in quanto l’emotività potrebbe crearci brutti scherzi.