LA STRANA VIA DELLA DECISIONE

Ogni giorno ognuno di noi è chiamato a prendere delle decisioni, siano esse piccole e abitudinarie come la strada da percorrere per arrivare al lavoro, chi accompagna i figli a scuola, cosa preparare per pranzo e cena, organizzare la giornata, oppure più complicate e articolate come l’impostare un progetto di lavoro, prendere una decisione importante a livello famigliare o personale, decidere che scuola frequentare, sposarsi, cambiare macchina, ecc.

La decisione è parte della vita, base di tutte le azioni, e seppur sia  solo una delle componenti che determinano l’avvio del nostro agire, la sua modifica e le modalità intrapresa, è sicuramente importante nel proseguo dei nostri obiettivi e loro raggiungimento.

Quindi possiamo definire la decisione come il risultato di diversi processi che determinano la selezione e individuazione di una via possibile di azione, scelta tra altre disponibili, poiché risulta la più favorevole in quel momento preciso, per gli obiettivi da raggiungere, in relazione alle risorse disponibili e al tempo a disposizione. Come accennato precedentemente è un processo che può essere automatico e breve oppure lungo e complesso, ma in ogni caso la nostra mente opera una selezione tra possibilità.

A livello razionale e “ottimale” il processo decisionale dovrebbe includere varie fasi e passaggi: la definizione degli obiettivi e scopi da raggiungere, l’attuazione di un ragionamento probabilistico ovvero che permetta di stimare la possibilità che un determinato obiettivo sia raggiunto in presenza di alcune condizioni, quindi la valutazione di tutte lo possibili vie da percorrere e loro utilità al fine della soddisfazione desiderata e la scelta dell’opzione che appare più favorevole, e che comporti maggiore probabilità di successo, a seguito di un’applicazione precisa di regole statistiche e vagli di tutte le vie percorribili.

Tutto questo sembra un mondo incantato e a tratti utopistico, poiché anche nelle decisioni più importanti è difficile operare in modo totalmente razionale e in termini probabilistici, seguendo invece vie alternative, scorciatoie mentale, sotto l’influenza di innumerevoli fattori. Solo per citarne alcuni, le decisioni sono influenzate dalle proprie e altrui aspettative, dal contesto, dalla tendenza a “vedere”alcune possibilità e non altre, dalla paura del cambiamento e dall’avversione alle perdita. Ma questo non è tutto poiché andando ancora più nel profondo ci sono elementi apparentemente inesistenti e inconsapevoli ma che possono agire prepotentemente sul nostro processo razionale. Si parla di emozioni e di tutte le sensazioni che l’individuo vive durante il processo, in relazione all’obiettivo e alle opportunità, l’esperienza passata che influenza non solo le nostre azioni e percorso cognitivo ma si fa sentire anche a livello somatico, inviando segnali con quello che Damasio (1994) definì marcatore somatico, la massa e la tendenza al conformismo e l’inesorabile bisogno di certezze e risposte nell’immediato, che portano ad una difficoltà nel percorrere una via nuova, sconosciuta e incerta, in cui le risorse da attivare sono molte, seppur razionalmente essa sia la via migliore.

Ma siamo davvero in balia di tutto questo o possiamo migliorare il nostro processo decisionale, pur considerando tutti i fattori razionali, emotivi e di contesto?

Al fine di migliorare è importante conoscere e agire sulle diverse fasi della decisione, imparare a gestire e controllare l’emotività, aprirsi al cambiamento e acquisire buone abilità di resilienza e reazione alle novità prendendole come opportunità e motivo di crescita e messa in gioco, nonché uscire dal coro e ascoltare se stessi, il proprio volere e sensazione, identificandosi con il proprio scopo e sentendosi parte dello stesso.

Rispetto alle fasi è importante focalizzare il problema, ridefinirlo in termini di obiettivi, analizzare ovvero raccogliere informazioni, organizzarle e individuare gli elementi rilevanti, generare le possibili soluzioni e vie e selezionarne una e infine agire la scelta e osservarne gli effetti, mantenendo sempre un buon livello di flessibilità e apertura al cambiamento di rotta.

Uno degli aspetti fondanti del processo e base del successo è la definizione di un buon obiettivo: quello che si vuole raggiugere con il proprio agire, lo scopo, la meta per  cui attivo il mio percorso di decisione e azione.

Un buon goal setting deve tenere in considerazione l’esistenza di obiettivi oggettivi o ben misurabili, evidenti e tangibili e altri soggettivi che esprimono un’intenzionalità ma sono spesso di carattere qualitativo e meno identificabili da altri e da parametri condivisi, inoltre deve osservare il fattore tempo ovvero del breve, medio e lungo termine e dalla stretta implicazione e legame tra i diversi step, del livello di motivazione e coinvolgimento emotivo e razionale, nonché dal controllo percepito.

Nello specifico si parla di obiettivo S.M.A.R.T. ovvero:

  • Specifico: chiaro e ben definito
  • Misurabile: quantificabile e definibile in modo oggettivo
  • Accessibile: raggiungibile considerato il punto di partenza, le risorse e i limiti
  • Rilevante: deve avere valore per singolo, essere sfidante, né troppo semplice, né troppo complesso
  • Tempo: definizione del tempo a disposizione per raggiungerlo, il termine breve, medio o lungo.

In più deve essere formulato in positivo, emozionante, scritto, gerarchico o suddiviso in sotto-obiettivi con definizione delle priorità, fatto proprio e interiorizzato.

Fondamentale il ruolo delle risorse a diposizione, dei punti di forza e degli ostacoli, della pianificazione, dei feedback e specialmente della motivazione che agisce come spinta sull’origine, direzione, intensità e persistenza dell’azione.

La presa di decisione implica la messa in gioco di risorse e la considerazione di differenti fattori intervenienti, è fondamentale e importante considerare i diversi aspetti, ascoltare il proprio volere, vagliare le differenti opportunità in cui è richiesto in processo raccolta di informazione, in cui spesso il supporto e la consulenza di esperti del settore in cui si vuole operare la scelta (sia essa lavorativa, finanziaria, sportiva….) è importante per non perdere alcune possibilità e soprattutto assumere più consapevolezza di opportunità e rischi delle singole vie.

Ogni decisione comporta un cambiamento, sia esso piccolo o grande, esso va accolto ed affrontato con determinazione e consapevolezza che il percorso preso ha un obiettivo che deve essere ricordato, rinnovato ma soprattutto modificato se necessario.

MILENA ROTA

•Collaboratrice presso Centro Elpis come psicologa dell’eta’ evolutiva (training di potenziamento DSA, disagi emotivi….)

Psicologa •Psicologa dello sport in formazione

•Redattrice su www.Crescita-personale.It

.Collaboratrice in programmi educativi per il benessere del minore o dell’adulto