Buongiorno a tutti, eccomi qui per il secondo Sorso ………
Questa settimana grosse notizie dal mondo della finanza non
ne sono arrivate, e se escludiamo gli accordi prima italiani e poi europei con
la Cina, e la solita Brexit, direi che avremmo davvero pochi spunti per la
nostra nuova rubrica settimanale.
Ho pensato perciò di parlarvi di una situazione che dava segnali da qualche mese e che la settimana scorsa ha avuto il suo apice, “L’inversione della Curva dei rendimenti” …… Spero che a nessuno sia caduto di mano lo smartphone per lo spavento ma non preoccupatevi non c’è niente di difficile, ve lo spiego come dicevano in quel film ? …… Come a un bambino di sei anni …….
<<Il disegno è stato fatto volutamente a mano per
renderlo più fruibile e chiaro >>.
In finanza, la variabile TEMPO è decisamente importante,
forse la più importante.
Se dovessimo misurare
il rendimento di diversi investimenti, e quindi mettessimo sul un piano
cartesiano, sulle ascisse la durata dell’investimento e sulle ordinate il
rendimento dello stesso, la curva che si
otterrebbe generalmente è in
crescita, quindi la curva nera della figura.
Cioè più allunghiamo la durata di un investimento e maggiore
sarà il rendimento che ne otterremo.
In questo momento, soprattutto sul mercato americano dei
titoli di stato, la curva ha preso un andamento inverso, cioè quello della
curva rossa, e se ci pensate è una cosa anomala. Se un titolo con scadenza tre mesi ha un rendimento maggiore di uno con
scadenza dieci anni, c’è decisamente
un’anomalia, e questa anomalia si chiama INVERSIONE DELLA CURVA DEI RENDIMENTI.
Cosa vuol dire questa cosa ? Pensateci un momento….. un
titolo a tre mesi rende più di un titolo a dieci anni, cosa vorrà significare ?
Presto detto: gli investitori hanno maggior fiducia sui
titoli di lunga durata, perché vedono una congiuntura economica migliore nel
lungo periodo , e per questo motivo li acquistano in maniera pesante. Tutti
sappiamo che quando gli acquisti superano le vendite i prezzi dei beni aumentano,
e la stessa cosa succede anche in
finanza. Il costo dei titoli a 10 anni sale andando ad erodere la cedola di
interesse e quindi il rendimento finale.
Ecco perché la curva rossa scende. Questa non è una situazione normale, si è già verificata diverse volte nel corso
degli anni dando origine a momenti vantaggiosi per investire, quindi dovremo
essere accorti e pronti a cogliere le occasioni che si presenteranno.
Powell, non ha alzato i tassi durante l’ultima riunione
della Fed, e sembra seriamente intenzionato a non rialzarli almeno sino a fine
anno. La decisione nasce dal fatto che l’economia Americana cresce , ma meno
del previsto e l’occupazione resta solida e stabile.
Tutto questo come si ribalta sui nostri soldi?
Per coloro che amano investire i loro risparmi sui titoli di stato, la notizia non è
particolarmente positiva, cioè avranno ancora rendimenti molto bassi, o
addirittura in alcuni stati, negativi.
Per chi invece vuole acquistare casa, la notizia è
sicuramente positiva, infatti i tassi dei mutui rimarranno bassi per molti mesi
e di conseguenza le rate.
Per le aziende vale lo stesso discorso, cioè potranno
finanziare la loro produzione a costi bassi, questo dovrebbe dare linfa al
mondo produttivo.
Mercoledì 14
marzo, nella splendida location del ristorante “2 lanterne” di
Induno Olona, si è svolto l’evento dal titolo “Previdenza
integrativa”.
Alla
previdenza dedico un incontro ogni anno perché sicuramente è uno
degli argomenti più importanti, ma meno conosciuti tra gli
investitori.
L’obiettivo
era di individuare le criticità del sistema
previdenziale, le ragioni di questa situazione, quali sono i
meccanismi che ci bloccano nell’affrontare questa questione ed
analizzare il perché gli italiani sono poco attenti al loro
previdenza, ed in ultima analisi previdenza per nipoti o figli .
Abbiamo
cominciato con analizzare alcuni dati per avere un quadro chiaro del
perché esiste un problema previdenziale.
Dai dati del
bilancio INPS 2017 si evince un delta di 108 milioni di euro tra
entrate ed uscite nell’anno 2016 e, tenendo conto delle uscite totali
si evidenzia il rosso ad oltre 6 miliardi, non penso che queste cifre
abbiano bisogno di commenti .
Il secondo
problema affrontato è quello demografico.
Abbiamo analizzato i dati della natalità e della mortalità in Italia ed emerge che nel 2040 gli over 65 saranno il 30% della popolazione, a fronte di una natalità in diminuzione la domanda nasce spontanea, come verranno pagati i contributi?, ed inoltre“ con la vita media che si allunga e le pensioni che diminuiscono come potremo avere una vecchiaia dignitosa?”
Da questa ultima domanda siamo poi
ripartiti per capire come lo stato tenta di arginare il problema, ed
abbiamo a tal proposito analizzato il sistema contributivo diventato
ormai l’unico sistema previdenziale in Italia, valutando l’impatto
sulle pensioni.
A questo punto avvalendoci di un
video si è passati ad analizzare la quota 100 evidenziando il
rapporto costi benefici dell’andare in pensione con questa
possibilità.
Logico andare poi a valutare quale
potrebbe essere l’ammontare di una pensione media in base ai tagli
dovuti dalla quota 100 e dai tassi di conversione che comunque
continuano ad adeguarsi come ormai succede da anni.
Da questo conteggio si vede come tra
coefficienti e tagli la pensione garantirà un reddito molto più
basso che diminuirà il potere di acquisto una volta in pensione, dai
dati emersi si capisce chiaramente che senza una previdenza
integrativa la vecchiaia sarà meno serena.
Lo stato conscio del problema ci
permette di avere dei benefici dal punto di vista fiscale nel
sottoscrivere una previdenza integrativa, infatti la fiscalità dei
fondi pensione è particolarmente interessante sia in fase di
accumulo che di erogazione.
Procediamo con ordine, in fase di
accumulo, cioè quando versiamo abbiamo la possibilità di portare in
deduzione su Unico/ 730 le somme versate con risparmio fiscale che
varia al variare delle aliquote.
Facciamo un esempio semplice per
capirne la dinamica, una persona con un reddito di 20.000,00 euro e
una aliquota del 23% avrà per ogni 1.000,00 euro versati sul fondo
pensione un risparmio di 230,00 euro, che per chi fa il 730 darà
origine ad un rimborso nella busta di Luglio.
A questo plus aggiungiamo che i
guadagni finanziari sono tassati al 20% a differenza di molti
investimenti che sono tassati al 26%, anche qui un piccolo esempio, a
scadenza il mio piano avrà generato 5.000,00 euro di guadagni, con
il fondo pensione avrò una tassazione di € 10.00,00 con la maggior
parte degli investimenti avrò un esborso di € 1.300,00.
In ultima analisi la tassazione
delle somme versate una volta arrivati alla pensione.
Se ho versato in un fondo pensione
avrò tassazione massima del 15% con un minimo del 9%, vi ricordo
che nel durante abbiamo avuto una deduzione, cioè fiscalmente un
fondo pensione mi crea un guadagno, rifacendomi all’esempio di prima
ogni anno recupero 230,00€ e a scadenza ne pago 150,00 con un
guadagno di 80,00€ ogni 1.000,00 un 8%.
La cosa diventa molto interessante
se si prende in considerazione il TFR, infatti se lascio in azienda
il mio trattamento di fine rapporto sarà tassato minimo al 23%.
Facciamo ordine: prendiamo due dipendenti che hanno fatto due scelte differenti il primo ha lasciato il TFR in azienda il secondo l’ha messo in un fondo pensione, entrambi hanno 20.000,00 euro il primo percepirà al massimo 15.400,00 euro (20.000 – 23%) il secondo percepirà come somma minima 17.000,00 (20.000 – 15%).
Abbiamo evidenziato che questi plus
sono utilizzabili anche da un genitore che voglia versare in un fondo
pensione per il figlio, infatti se un figlio risulta a carico, il
genitore avrà il recupero fiscale ogni anno fin quando il figlio non
sarà economicamente autonomo.
Davanti a dei dati oggettivi non
esiste ragione per cui una persona non debba fare un investimento in
pensione, eppure non è così per una serie di fattori:
la tendenza a procrastinare
alcune decisioni, psicologicamente quando una cosa non la vediamo
vicina non ne percepiamo la paura e neanche la necessità di
pensarci, salvo poi farci prendere dal panico in prossimità della
scadenza.
L’illusione del controllo, se
li metto in un fondo non so cosa succede.
la poca conoscenza del prodotto
e delle possibilità di utilizzo.
A questo punto si sono evidenziati i
costi che si devono sostenere in termini di minor guadagno generati
dal ritardare la decisione nel sottoscrivere la previdenza
integrativa.
Abbiamo inoltre analizzato le
caratteristiche degli strumenti previdenziali entrando in alcuni
tecnicismi, si è evidenziata la possibilità di avere durante la
vita del fondo somme di denaro senza aspettare la scadenza, cioè la
pensione.
Ultimi argomenti l’Ape sociale e
la R.I.T.A rendita generata dal fondo pensione che posso usare per
uscire prima dal mondo del lavoro.
Mentre l’APE nasce da un prestito
che chiedo alle banche, la R.I.T.A viene erogata dal mio fondo
pensione senza doverla rendere come faccio invece con l’Ape, credo
che questa sia la ciliegina sulla torta: non è più possibile
nascondere la testa sotto la sabbia, è il momento di prendere in
mano il proprio futuro.
Abbiamo chiuso parlando di un caso
reale, un investimento di 49 anni di € 4080,00 € oggi sono quasi
160.000,00 e sono passati attraverso una serie di crisi, ma
l’economia è sempre cresciuta ed il denaro con lei, questo perché,
come diceva Einstein “ L’interesse composto è l’ottava meraviglia
del mondo”.
La mia campagna “io non ci sto”
contro la mancanza di educazione finanziaria continua con l’obiettivo
di avere ad ogni serata una persona nuova che voglia uscire dal buio
dell’ignoranza finanziaria.